ABAZIA DI MONTE SCALARI
già detta di Monte Scalajo
sotto l'invocazione di S. Cassiano, attualmente parrocchia congruata sul vertice di una diramazione dell'Apennino che stendesi per le gole del Ponte a Rignano, ed è quasi scala fra il Val d'Arno superiore, e il Val d'Arno fiorentino dal lato del fiume Greve, nel piviere di (ERRATA: Gaville) Cintoja, sul confine delle Comunità di Greve e di Figline, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze, da cui la chiesa di Monte Scalari è circa 12 miglia toscane a libeccio. – Era già monastero di chierici secolari, situato in una folta abetina, quando nel gennajo del 1040 i nobili del vicino castello di Cintoja offrirono a questi conventuali vari appezzamenti di terreni situati nelle sue vicinanze. Fu dopo nuove donazioni offerto a S.
Gualberto che v'introdusse la Regola dei vallombrosani sotto la direzione di Eppone suo discepolo. Le memorie di questo abate principiano all'anno 1078. Col retratto delle rendite livellarie e di non piccolo numero di poderi, selve e molini posti nella gola dell'Arno presso il Ponte a Rignano, e lungo il torrente Ema, furono in grado i suoi monaci di prestare i loro buoni uffici negli spedali che essi costruirono nei passaggi più frequentati. È uno dei più antichi quello edificato nel castello di Montebuoni sulla strada romana 5 miglia toscane a ostro di Firenze.
Anche questa Badia servì talvolta ad accrescere le rendite di qualche prelato, mentre nel 1465 fu da Pio II conferita a Giovanni cardinale del titolo di S. Prassede. La chiesa attuale di Montescalari costruita di pietre quadrate conta 600 e più anni, stando a un'iscrizione ivi esistente, e che rammenta l'anno della sua consacrazione (1212). È di una mediocre grandezza con tre altari ridotti attualmente ad uno. Semplice ma regolare e assai comoda è la fabbrica del monastero rifatto dai fondamenti tra il 1589 ed il 1613 con il disegno di Alfonso Parigi. Ma l'oggetto più raro esisteva nella contigua torre o campanile costruito di pietra serena a grandi bozze; voglio dire della grossa campana lavorata a bassirilievi con figure ed ornati dall'artista insigne Andrea del Verrocchio, che la fuse a Montescalari nell'ottobre del 1474. I dettagli relativi a quest'opera perduta, raccolti dal Padre Don Fulgenzio Nardi, si conservano Mss. nella biblioteca del Seminario di Firenze. Dopo la soppressione della famiglia Vallombrosana traslocata nel 1775 nel monastero di S.
Vigilio a Siena, la campana del Verrocchio fu acquistata dal pievano di S. Pancrazio nel Val d'Arno superiore, dove nel 1815 si ruppe, e quindi fu ignorantemente rifusa.
Lo scosceso monte su cui risiede la Badia di S. Cassiano non più conserva le antiche folte boscaglie che ne rivestivano il dorso e i fianchi. Queste furono per la maggior parte nel cadere del secolo XVIII abbattute dai privati acquirenti del patrimonio di detta Badia per sostituirvi una sterile coltura di cereali.
La chiesa di Montescalari fu dichiarata cura nel 1787 dipendente dalla pieve di (ERRATA: S. Romolo a Gaville) S. Pietro Cintoja. Comprende 55 abitanti.
Gualberto che v'introdusse la Regola dei vallombrosani sotto la direzione di Eppone suo discepolo. Le memorie di questo abate principiano all'anno 1078. Col retratto delle rendite livellarie e di non piccolo numero di poderi, selve e molini posti nella gola dell'Arno presso il Ponte a Rignano, e lungo il torrente Ema, furono in grado i suoi monaci di prestare i loro buoni uffici negli spedali che essi costruirono nei passaggi più frequentati. È uno dei più antichi quello edificato nel castello di Montebuoni sulla strada romana 5 miglia toscane a ostro di Firenze.
Anche questa Badia servì talvolta ad accrescere le rendite di qualche prelato, mentre nel 1465 fu da Pio II conferita a Giovanni cardinale del titolo di S. Prassede. La chiesa attuale di Montescalari costruita di pietre quadrate conta 600 e più anni, stando a un'iscrizione ivi esistente, e che rammenta l'anno della sua consacrazione (1212). È di una mediocre grandezza con tre altari ridotti attualmente ad uno. Semplice ma regolare e assai comoda è la fabbrica del monastero rifatto dai fondamenti tra il 1589 ed il 1613 con il disegno di Alfonso Parigi. Ma l'oggetto più raro esisteva nella contigua torre o campanile costruito di pietra serena a grandi bozze; voglio dire della grossa campana lavorata a bassirilievi con figure ed ornati dall'artista insigne Andrea del Verrocchio, che la fuse a Montescalari nell'ottobre del 1474. I dettagli relativi a quest'opera perduta, raccolti dal Padre Don Fulgenzio Nardi, si conservano Mss. nella biblioteca del Seminario di Firenze. Dopo la soppressione della famiglia Vallombrosana traslocata nel 1775 nel monastero di S.
Vigilio a Siena, la campana del Verrocchio fu acquistata dal pievano di S. Pancrazio nel Val d'Arno superiore, dove nel 1815 si ruppe, e quindi fu ignorantemente rifusa.
Lo scosceso monte su cui risiede la Badia di S. Cassiano non più conserva le antiche folte boscaglie che ne rivestivano il dorso e i fianchi. Queste furono per la maggior parte nel cadere del secolo XVIII abbattute dai privati acquirenti del patrimonio di detta Badia per sostituirvi una sterile coltura di cereali.
La chiesa di Montescalari fu dichiarata cura nel 1787 dipendente dalla pieve di (ERRATA: S. Romolo a Gaville) S. Pietro Cintoja. Comprende 55 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 18.
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