ABAZIA DI PASSIGNANO

in Val di Pesa (S. Michele)

sulle pendici orientali di una collina due miglia toscane alla destra del fiume pesa, nella parrocchia di S. Biagio a Passignano, piviere di Sillano, Comunità Giurisdizione e circa 6 miglia toscane a greco di Barberino di Val d'Elsa, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze, da cui è miglia toscane 16 a ostro.
Il magnifico edifizio di questa celebre e ricca Badia, stata capo di una Congregazione di Vallombrosani, offre da lungi l'aspetto di un munito castello, e nel suo tempio si conservano le più bell'opere del Passignano, del Sorri suo genero che vi lasciò molti saggi del suo grazioso pennello, ed altre parimente di eccellenti pittori. È pure in questo santuario, dove si venera il teschio del S.
Fondatore dell'ordine di Vallombrosa racchiuso in un argenteo busto lavorato a nielli di squisita finezza.
Erano raccolte nel suo archivio non meno di 6600 pergamene, riunite per provvida disposizione del GRAN LEOPOLDO a quelle 140,000 che oggi possiede il Regio Archivio Diplomatico di Firenze. Giovano quelle a far conoscere i numerosi possessi in vari tempi per pia elargità, per via di compre o di permute acquistati dal monastero in questione. Il più antico istrumento fu rogato in Passignano nel marzo dell'anno 884, alla presenza di Willerado Scabino. – Sebbene vi manchi quello relativo alla fondazione della Badia pubblicato dal P. Fedele Soldani (Historia Passignanensis) sotto l'anno 890, avvi però altro documento del 27 marzo, anno 903, atto a dimostrare che a quest'epoca l'oratorio di S. Michele di Passignano era fornito di una famiglia monastica preseduta da due dignitari, l'abate ed il proposto. Giunti alla metà del secolo XI vi si recò S. Giovanni Gualberto invitato dal quarto proposto Leto, che fu nominato ivi primo abate della Riforma Vallombrosana; ed è quello stesso cui è diretta dal pontefice Gregorio VII, anno 1073, una bolla, con la quale ad istanza di Guglielmo vescovo di Fiesole ricevé la Badia di S. Michele a Passignano sotto la protezione della Santa Sede.
Godeva sino d'allora un esteso patrimonio nei pivieri di Sillano, di Campoli, di Cintoja, ec. Con la giurisdizione di diversi ospedali fondati in pian Alberti, sul Cestio nel Val d'Arno superiore, a Combiate in Val di Marina, e a Siena fuori di Porta Camullia, oltre il giuspadronato delle chiese di S. Maria a Vigesimo presso Barberino di Mugello, di S.
Bartolommeo a Scampata presso Figline, di S. Michele a S. Donato in poggio dentro Siena, e di non poche altre.
Continuarono le offerte e le investiture anche al tempo degli abati Rodolfo ed Ugo successori immediati di Leto.
Furono nel numero dei donatari assai frequenti i nomi degli ascendenti dei Cattani di Combiate, dei conti Alberti, dei conti Cadolingi, dei Benzi di Figline, degli Ubertini di Gaville, dei Cavalcanti delle Stinche, dei Firidolfi di Panzano, dei Gherardini di Sillano, e dei Buondelmonti e Scolari di Montebuoni. Sennonchè ben pochi fra questi rinunziavano all'utile dominio de'terreni, corti e castelli donati; anzi la loro elargità era mossa non di rado dalla speranza di farla da arbitri assoluti sul pingue patrimonio dei monaci di Passignano per mezzo di qualche figlio od affine cui indossarono bene spesso la vallombrosana cocolla. – Di tal fatta fu la reggenza di quel Ruggiero de’Buondelmonti, che ancora imberbe, con l'assistenza dei Ghibellini già resi prepotenti in Toscana dopo la vittoria ottenuta nei campi dell'Arbia, si fece nominare VI abate di Passignano.
E se, la riedificazione assai più solida e grandiosa del monastero, come apparisce dall'indicazione dell'anno 1294 scolpita nell'architrave della bella porta della clausura, è frutto del suo lungo governo, ha l'istoria altresì tramandato alla posterità gli atti arbitrarj ch'esso e i suoi nipoti operarono a danno di quei claustrali, e dei loro averi. – Né giovarono i frequenti reclami dei vassalli presso la corte di Roma e avanti i Reggitori del comune di Firenze, tosto che questi ultimi accordarono agli abati il diritto di eleggere il potestà nel vicino castello di Poggioavento come feudo de'monaci di Passignano!.
Giunto il giorno di morte (14 agosto 1316) Ruggiero, che già da 18 anni era salito al primo gradino della gerarchia Vallombrosana, si vide astretto a restituire al monastero di Passignano per 5 sesti, e a quello di Va llombrosa per un sesto, i molti denari, argenti, vasi ed altri preziosi arredi, che si era arbitrariamente usurpato. (ARCH. DIPL. FIOR.
Badia di Passignano) – Può dare una qualche idea delle vaste possessioni di Passignano una deliberazione emanata il 30 settembre 1370 dal vicario dell'esecutore degli ordinamenti della giustizia del Comune di Firenze, con la quale furono costretti i popolani della chiesa parrocchiale di S. Pietro in Sillano a condurre in affitto i poderi di questa Badia posti nella detta parrocchia, a motivo che erano stati condannati e banditi i lavoratori e coloni del monastero. Per il quale effetto fu stabilito un canone annuo di 320 moggia di grano.
Non meraviglia pertanto che Lorenzo il Magnifico facesse istanza al pontefice Sisto IV affinchè conferisse in commenda unitamente alle Badie di Coltibuono e di Vajano anche questa al di lui figlio Giovanni, poi Leone X, il quale rinunziò nel 1499 al generale di Vallombrosa mediante una pensione di 2000 scudi.
La Badia di Passignano serve ora di refugio ai monaci più venerandi dell'istituto Vallombrosano, ed ha potuto conservare ad onta delle passate vicende un'estensione territoriale in un raggio di quasi due miglia in tutte le direzioni, a partire dal monastero, nella quale periferia sono compresi 41 poderi con vasti boschi di querce che forniscono oltre 200000 libbre di carbone.
La chiesa parrocchiale di S. Biagio fabbricata sino dal 1080 a contatto dalla clausura ha riunito le due parrocchie di S. Brizio a Materaja, e di S. Andrea a Poggioavento o a Callebuona, cadute entrambe in rovina con il totale deperimento dei nominati castellucci.
S. Biagio a Passignano conta attualmente 369 abitanti.
Passignano fu patria, e diede il suo nome al villico poi cavaliere Domenico Cresti, pittore famoso.
Meritano di essere rammentate per la storia letteraria tre pergamene della stessa Badia.
La prima dell'aprile 1112, relativa ad un Girolamo Chierico e Pittore.
La seconda del 22 aprile 1309 è una condanna pronunziata da Messere Albertino Musatto de'Mussi da Padova Esecutore degli Ordinamenti della Giustizia in Firenze, impiego ignorato da Tiraboschi, il quale tentò di rintracciare nelle opere di Albertino Musatto la vita di questo famoso ghibellino seguace e storiografo di Arrigo VII di Lussemburgo. La terza carta del 12 aprile 1372 è una convenzione stabilita fra l'abate D. Martino e Jacopo del fu Mino pittore della parrocchia di S. Antonio del Terzo di Camullia di Siena, per la quale Jacopo si obbliga dipingere nel tempo e termine di sette mesi per il prezzo di fiorini 80 d'oro una tavola di braccia 5 alta, e braccia 4 e un quarto larga per la chiesa di Passignano nel modo e con le figure dei Santi ivi descritte. (Vedere GUGLIELMO DELLA VALLE Letter. Senesi).
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 21.