ABAZIA DI S. BENEDETTO IN ALPE, o IN BIFORCO

Sulla sinistra costa d'Apennino, sotto quel fiume che suso avante appellasi Acquacheta, e più in basso perde il suo nome nel Montone, risiede questo monastero, che al dire di Dante dovea per mille esser ricetto. Trovasi a ponente della nuova strada regia che per l'Alpe di S. Gaudenzio penetra nella valle del Montone, Diocesi di Faenza, Comunità e sei miglia toscane a libeccio di Portico, Giurisdizione della Rocca S.
Casciano, Compartimento di Firenze. Si disse in Biforco dalla congiunzione di due torrenti Acquacheta e Rio Destro, presso al cui influente esiste il paese di S.
Benedetto poco sotto al monastero. – La sua origine risale ai tempi di Ottone III, poiché esisteva quivi presso un Eremo, quando vi si recò la prima volta, nel 989, S.
Romualdo da Ravenna, e la seconda volta nel 1021 per restituire alla Badia di Biforco la rilassata disciplina eremitica. A favorire le mire del santo Institutore concorse la generosità di Arrigo II, con un suo Diploma dato in Ravenna il 31 dicembre 1022 a favore del monastero di S. Benedetto, costruito in un terreno della Corona. Privilegiato dagli arcivescovi di Ravenna, aumentò in seguito di sostanze e di territorio per elargizioni fatte dai conti Guidi, dai nobili della Rocca S.
Casciano, e da altri Signori di quell'apennino, i quali cederono alla Badia di Biforco il giuspadronato di molte pievi e chiese con le dipendenti possessioni. Nel 1124 Calisto II prese sotto la protezione della Santa Sede il monastero con tutto il suo Territorio, del quale ivi si descrivono i limiti.
Nel 1499 Alessandro VI v'introdusse i Vallombrosani, che vi stettero fino al 1529, epoca nella quale Clemente VII l'ammenso alla Collegiata di S. Lorenzo di Firenze, che ne conserva sempre il padronato, e nomina il rettore di quella parrocchia, cui serve di abitazione una parte dell'antico monastero. Ha una popolazione di 770 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 6.