ARNACCIO, RIO ARNONICO e DI POZZALE

Rivus Rinonicus.

Gran fosso o canale attualmente divenuto inutile, già destinato a riparare la pianura fra Pisa e Livorno dalle alluvioni dell’Arno, di cui riceveva una porzione fra le Fornacette e la Madonna dell’Acqua, dirigendosi per il palude di Stagno alla Bocca di Calambrone. Scavato e munito di torri dai Pisani, nel 1176, servì un tempo a riparare quelle campagne dalle scorrerie del nemico, sebbene altri diano a questo gran fosso un’origine più antica, col supporlo uno dei tre rami, nei quali l’Arno secondo Strabone si suddivideva prima di giungere a Pisa. – Vedere Arno.
Che l’Arno in tempi remotissimi possa avere avuto nella pianura pisana una direzione, se non totale, almeno parziale e diversa da quella che egli tiene da molti secoli fino a oggidì, è un tal vero che, senza contare le ipotesi di Cluverio, di Sanson, di Muratori, fu a parer mio sino all’evidenza dimostrato da Giovanni Targioni Tozzetti. Il quale, avendo esaminato la faceia dei luoghi, la struttura e la pendenza naturale del suolo, vide l’ostacolo che l’Arno incontrava dal lato del Monte Pisano mercè le sue propagini che ne intralciano il corso e lo trattengono, mentre che libero passo gli si presenterebbe e un maggior declive, se impedito non fosse dai dispendiosi perpetui ripari che l’arte gli oppone, e un vigile magistrato (l’ufizio de’fossi) a tali cure destinato provvede. – Vedere PISA.
Presso alle Fornacette esiste tuttora il ponte, o Regolatore, composto di 31 archi, lungo 200 passi e largo passi 5, la di cui larghezza cresce però del doppio ne’3 archi centrali forniti di pilastri con rinforzo di sproni.
È ignoto l’anno di tale edifizio, fatto ad oggetto che non venisse impedito il passo per la strada Regia pisana nel tempo che costumavasi di rompere il vicino argine del Trabocco per deviare una porzione delle acque dell’Arno nell’Arnaccio.
Il matematico Pietro Ferroni, in una sua relazione del 1773 sopra la pianura meridionale pisana, fondato sulle espressioni di un antico statuto della Repubblica pisana dell’anno 1161, si mostrò propenso a credere che fino al secolo XII il Comune di Pisa conservasse ad arte costà un diversivo alle grandi escrescenze dell’Arno, ad oggetto di liberare quella città dalle inondazioni, e di colmare nel tempo stesso la bassa pianura. Forse in questo diversivo l’Arno si gettò nella piena del 1167, quando rovinò il ponte che cavalcava il fosso di Arnaccio allo Stagno di Calambrone; nel modo che nell’alluvione del 1333 il fiume stesso erasi introdotto, per asserto di G. Villani, nel Fosso Rinonico.
Cosimo degli Albizzi altro valente matematico del secolo XVI ne informa che, ancora ai tempi suoi mantenevasi in attività il canale di diversione per Arnaccio, il quale in epoche posteriori fu allineato e ridotto in forma regolare.
Il celebre Viviani, in una sua relazione de’12 aprile 1684 al Gran Duca Cosimo III, da quel grand’uomo ch’egli era, disse di doversi tralasciare l’uso del Trabocco, come quello che reputava tanto inutile alla città di Pisa, quanto dannoso alla pianura del suo Val d’Arno (Raccolta degli autori sul moto delle acque T. I) Non ostante ciò Arnaccio, come fosso di diversione è stato mantenuto in pratica fino al 1761, quando per l’ultima volta fu rotto il Trabocco alle Fornacette per ordine di Lorenzo Guazzesi provveditore dell’Ufizio de’fossi di Pisa.
L’alveo che formava il Fosso di Diversione fu posteriormente alienato e colamto, e in luogo di esso si osservano oggi ubertose coltivazioni, le quali si vanno ogni giorno più migliorando, mentre lungo il fosso Chiaro, nell’argine di Arnaccio, si è tracciata una via rotabile fra le Fornacette e i ponti di Stagno per Livorno, nota sotto il nome di Via di Arnaccio. La quale strada è più corta di circa due miglia di quella dello Zannone o del Fosso Reale, ma impraticabile nell’inverno dalle vetture.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 136.