BADIA DI MONTE CRISTO o di S. MAMILIANO
Antichissimo monastero di basiliani fondato sino dal secolo V dell’Era volgare nell’Isola di Monte Cristo dell’Arcipelago toscano, Diocesi di Massa marittima, Compartimento di Grosseto.
Esso ripete i suoi primordii dal vescovo di Palermo S.
Mamiliano, dai Vandali espulso dalla Sicilia con altri compagni che si refugiarono in questo isolotto, dove quel santo terminò di vivere, e solamente alla metà del secolo IX vennero tolte di là le sue reliqui e per trasportarle a Sovana e a Civitavecchia.
Al monastero di Monte Cristo riferiscono alcuni istrumenti dei secoli X e XI, uno dei quali del 1034 è scritto in volgare. (MURAT. Ant. M. Aevi T. II).
Nell’anno 951 la contessa Matilde del conte Neri, stando nel casale Cucovello, piviere di Pugnano, dispose a favore di questo monastero di alcune sue terre.
Fu privilegiato da vari pontefici, fra i quali Galesio II, con bolla del 1 ottobre 1119, diretta da Pisa ad Enrico abate di S. Mamiliano a Monte Cristo, cui conferma tutto ciò che questo cenobio possedeva nelle isole di Sardegna, della Corsica, Elba e Pianosa, ricevendo il monastero di Monte Cristo sotto la protezione immediata della Sede Apostolica.
Nel 1232 il pontefice Gregorio IX con breve del 10 marzo ordina al Vescovo di Massa l’incorporazione del monastero di S. Mamiliano all’ordine Camaldolense. – Il maggiore di Camaldoli avendo ricusato una tale unione, lo stesso pontefice, che voleva ad ogni costo togliere il dominio di Monte Cristo ai Benedettini, con altro breve dell’8 decembre 1237 commesse la riforma di questa badia all’abate Camaldolense di Candeli; e posteriormente (7 marzo 1238) al potestà e Comune di Piombino per costringere i monaci di Monte Cristo a ubbidire all’abate di S. Michele in Borgo di Pisa, cui finalmente diresse altro breve in data del 19 febbrajo 1239.
Le frequenti incursioni dei pirati in quello scoglio sprovvisto di difesa costrinsero que’pochi cenobiti dell’isola di Monte Cristo ad abbandonare quel famoso asilo, oggidì dalle sole capre salvatiche abitato. – Vedere ISOLA DI MONTECRISTO.
Esso ripete i suoi primordii dal vescovo di Palermo S.
Mamiliano, dai Vandali espulso dalla Sicilia con altri compagni che si refugiarono in questo isolotto, dove quel santo terminò di vivere, e solamente alla metà del secolo IX vennero tolte di là le sue reliqui e per trasportarle a Sovana e a Civitavecchia.
Al monastero di Monte Cristo riferiscono alcuni istrumenti dei secoli X e XI, uno dei quali del 1034 è scritto in volgare. (MURAT. Ant. M. Aevi T. II).
Nell’anno 951 la contessa Matilde del conte Neri, stando nel casale Cucovello, piviere di Pugnano, dispose a favore di questo monastero di alcune sue terre.
Fu privilegiato da vari pontefici, fra i quali Galesio II, con bolla del 1 ottobre 1119, diretta da Pisa ad Enrico abate di S. Mamiliano a Monte Cristo, cui conferma tutto ciò che questo cenobio possedeva nelle isole di Sardegna, della Corsica, Elba e Pianosa, ricevendo il monastero di Monte Cristo sotto la protezione immediata della Sede Apostolica.
Nel 1232 il pontefice Gregorio IX con breve del 10 marzo ordina al Vescovo di Massa l’incorporazione del monastero di S. Mamiliano all’ordine Camaldolense. – Il maggiore di Camaldoli avendo ricusato una tale unione, lo stesso pontefice, che voleva ad ogni costo togliere il dominio di Monte Cristo ai Benedettini, con altro breve dell’8 decembre 1237 commesse la riforma di questa badia all’abate Camaldolense di Candeli; e posteriormente (7 marzo 1238) al potestà e Comune di Piombino per costringere i monaci di Monte Cristo a ubbidire all’abate di S. Michele in Borgo di Pisa, cui finalmente diresse altro breve in data del 19 febbrajo 1239.
Le frequenti incursioni dei pirati in quello scoglio sprovvisto di difesa costrinsero que’pochi cenobiti dell’isola di Monte Cristo ad abbandonare quel famoso asilo, oggidì dalle sole capre salvatiche abitato. – Vedere ISOLA DI MONTECRISTO.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 184.
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