BADIA DI TORRITA

o DI SS. FLORA E LUCILLA.

All’ingresso settentrionale della Val di Chiana attualmente parrocchia del piviere di S. Mustiola a Quarto, Comunità Giurisdizione Diocesi e Compartimento di Arezzo, da cui è tre miglia a ostro. – Ebbe nome da un monastero di Benedettini prima che si recassero ad abitare la Badia di S. Flora di Arezzo.
Giaceva sopra una collinetta detta tuttora di S. Fiora fra la strada Regia perugina e il canale maestro della Chiana, presso Capo di Monte e la Chiusa de’Monaci. È stato senza dubbio questo uno dei più antichi e più celebri monasteri che i Cassinensi contassero nella Toscana; poiché non ostante manchi l’età precisa della sua fondazione, si sa che esso esisteva sino dal principio del secolo X, da due diplomi concessi, nel 933 e 939, a suo favore dai Re Ugo e Lotario. Col primo diploma, ad istanza del vescovo di Arezzo fu conferito alla congregazione monastica di S. Flora e S. Lucilla la chiesa di S. Maria di Montione nel piano di Arezzo, le terre di monte Florentino acquistate dalla regina Berta loro madre, una parte della selva di Mugliano a Capo di Monte e a Querceto, la chiesa di Campo Regi ec. L’altro privilegio dato in Perugia ai 31 Maggio del 939, sembra una conferma e ampliazione dell’antecedente (ANNAL.
BENEDETT.) – Il Muratori che scuoprì nell’archivio di S. Flora di Arezzo il privilegio del 933, che fu pure la più antica pergamena da esso trovata in quel monastero, riportò nelle sue Antichità Estensi vari placiti relativi alla Chiusura, o bandita denominata Obertenga, una porzione della quale Chiusa fu donata alla Badia di S. Flora sino dai suoi primordii. – Vedere CHIUSURA OBERTENGA.
Nel 1010 ai 24 marzo, nel palazzo di Cesa in Val di Chiana, davanti al vescovo di Arezzo Elemberto, fu promosso una lite per un podere situato nel casale di Quarto in Val di Chiana reclamato dai monaci di S. Flora di Torrita contro l’usurpatore col reclamare il barbaro giudizio, detto della Pugna. (MURAT. Ant. M. Aevi) – Nel marzo 1071 fu dato un placito nella chiesa della Badia di Capolona a favore dell’abate e monastero di S.
Fiora, presente fra gli altri magnati Uberto figlio del fu Uberto di Soffena, rammentato da S. Pier Damiano. – Vedere BADIA di SOFFENA.
Sino dal secolo XI i Cassinensi di S. Flora di Torrita cominciarono a tenere un ospizio dentro la città di Arezzo, dopo che il vescovo Immone gli assegno (anno 1043) la chiesa di S. Pietro maggiore, ripresa posteriormente dal vesovo Guglielmino Ubertini per innalzarvi nel suo locale la Cattedrale di Arezzo. – Vedere Arezzo.
L’altra chiesa di San Pier piccolo, situata presso alle mura del primo cerchio della stessa città, era stata data da’CC.di Montauto e di Chitignano alla loro Badia di Selvamonda, allorché nel 1204 passò in permuta ai monaci di S. Flora già stanziati in Arezzo (ANNAL.
CAMALD.).
La parrocchia dell’Abazia di Torrita fu per lunga età amministrata da un monaco della famiglia di Arezzo, sino a che soppressa anche questa Badia nel 1810 venne assegnata la congrua ad un parroco inamovibile.
Essa conta 286 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 199.