CAMPAGNATICO
(Campaniaticum) nella Valle dellâOmbrone senese.
Piccola Terra, o piuttosto Castello capoluogo di ComunitĂ , e di Potesteria, con pieve (S.
Giovanni Batista) nella Diocesi e Compartimento di Grosseto.
Risiede sulla sommitĂ di un poggio fra la strada Regia grossetana e il fiume Ombrone che ne lambisce intorno la base da greco a libeccio, nel grado 28° 26â 5â di longitudine e 42° 53â di latitudine 14 miglia toscane a grecale di Grosseto, 22 a libeccio di Montalcino 34 a ostro di Siena, valutando le miglia toscane alla consueta misura fiorentina, alquanto piĂš lunga del miglio senese. â Trovasi a una elevatezza di 480 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
Campagnatico sino dal secolo X era signoreggiato dai conti Aldobrandeschi di Sovana e di Grosseto, cui appartenere doveva quel marchese Lamberto figlio dâIldebrando, il quale mentre risedeva nel suo castello di Valiano sullâOmbrone alienò, per atto pubblico del 18 aprile 973, allâAbazia di S. Salvadore sul Montamiata 45 fra corti e castelli situati, parte in Lombardia, e molti altri in Toscana, fra i quali Grosseto e Campagnatico.
Tale cospicua alienazione di allodiali, in cui furono compresi immobili, bestiami, servi, aldi, aldiane, e tuttociò che faceva parte di stime vive e morte, pochi anni dopo fu redenta da Ermengarda di Ranieri vedova del marchese Lamberto. La quale donna con atto pubblico fatto in Lattaja, li 17 aprile 989, ricomprò per la stessa somma di diecimila lire i beni dal marito alienati. (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte Amiat.) Mentre il marchese Lamberto disponeva dellâutile dominio della sua corte e castello di Campagnatico, nellâanno medesimo 973, e nello stesso mese di aprile, il conte Ridolfo, figlio del fu Gherardo Conte del Palazzo, risedendo nella torre di Lattaja testè nominata, comprava da altro possessore due pezzi di terra vignata nel distretto di Campagnatico. (loca citata) In Campagnatico possedeva pure una tenuta o grancia la badia di S. Salvadore sul Montamiata, confermatagli da Corrado II con due privilegi del 1026 e 1037. Anche la Corte di Roma aveva qualche giurisdizione in Campagnatico, siccome lo si deduce dal registro Vaticano di Cencio Camarlingo. (MURAT. Ant. M. Aevi, T. V) Finora dei possessi territoriali. In quanto alla giurisdizione feudale, la storia restò muta per noi sino al secolo XIII.
Il primo documento relativo a ciò, consiste in una deliberazione presa nel 1248 dai reggitori del Comune di Siena, ad oggetto di liberare dal pedaggio e da altre vessazioni, cui erano esposti, i Senesi, quante volte alla spicciolata passavano per Campagnatico. A dare effetto alla quale deliberazione furono destinate guardie lungo quella strada, e ridotti gli uomini di Campagnatico allâubbidienza di un potestĂ senese. (ARCH. DIPL.
SENES.) Fra i dominatori di Campagnatico eranvi in quella etĂ due famiglie magnatizie della Maremma senese, una della dinastia Visconti di Campiglia in Val dâOrcia, lâaltra degli Aldobrandeschi di Sovana e di S. Fiora.
Apparteneva ai Visconti di Campiglia quel conte Ugolino, il quale dopo aperte ostilitĂ per la mediazione degli Orvietani, nel 1257, fu riammesso in Campagnatico al possesso dei suoi diritti e giurisdizioni, con ingiunzione ai terrazzani di non alienare nĂŠ di cedere cosa alcuna al conte preaccennato. â Lâaltro piĂš famigerato nella storia è quel conte Omberto di Campagnatico, figlio del conte Guglielmo di S. Fiora, e condomino col cugino Conte Aldobrandino di Sovana; il quale Omberto con i suoi sgherri assaliva alla strada tutti gli amici della Repubblica senese, fra i quali nel 1256 alcuni ambasciatori, che tenne prigioni nella torre del suo castello, sino a che esso stesso, nel 1259, da alcuni nobili fuoriusciti di Siena, sotto mentite spoglie fratesche introdottisi nel cassero, uccisero quel tiranno, che Dante figurò dâincontrare nel Purgatorio fra i superbi, mentre gli pose in bocca le seguenti parole: Lâantico sangue e lâopere leggiadre Deâmiei maggior mi fer sĂŹ arrogante Che non pensando alla comune madre, Ognâuomo ebbi in dispetto tanto avante, Châio ne morii, come i Senesi sanno; E sallo in Campagnatico ogni fante.
Io son Omberto: e non pur a me danno Superbia fè che tutti i miei consorti Ha ella tratto seco nel malanno.
(PURGAT. Cant. XI) Fra i consorti di Omberto, oltre il conte Ugolino, altri magnati signoreggiavano in Campagnatico. Alle parole dellâAlighieri accresce fede una provvisione del potestĂ di Siena del 1270, mercè cui la Repubblica sâinterpose a metter pace fra i terrieri e i varj condomini di Campagnatico.
Era nel numero di questi signori un Donusdei di Lotteringo Tolomei per enfiteusi ottenuta dai monaci Vallombrosani di S. Mustiola a Torri. I quali, nel 1272, per la piccola retribuzione annua di una libbra di pepe, diedero a livello perpetuo la terza parte pro indiviso del castello, corte e territorio di Campagnatico. In vista di ciò, il dÏ 13 aprile del 1274, seguÏ la divisione, e si stabilirono i respettivi confini fra il nuovo feudatario Tolomei e i Visconti Pepone, Monaldo, Salinguerra ed altri compatroni di quel territorio.
Nel 1282 (8 giugno) Donna Folchina vedova di Donusdei, piĂš noto col nome di Deo Tolomei, come tutrice dei figli pupilli, vendè alla Repubblica di Siena 22 delle 30 parti di quel feudo per la somma di lire 10815, oltre il censo della libbra di pepe da pagarsi ai monaci di Torri. Ciò avvenne quasi nel tempo stesso (27 giugno 1282) che il Comune di Campagnatico oppignorava alla stessa Repubblica la metĂ dei mulini e gualchiere poste sul fiume Ombrone per lâimprestito di 2000 lire.
In questo stesso anno 1282 il Comune di Campagnatico accordò con i reggitori della Repubblica senese, di essere allirato nella somma di lire tremila di capitale e non piĂš, a condizione di non imporre dazj e gabelle maggiori di quelle convenute, e obbligandosi per anni 15 di portare a Siena lâofferta di un cero di libbre 25, con altri patti.
Nel 1296 (27 aprile) Tancredi figlio di Pepone Visconti col consenso del padre vendè al Comune di Siena otto parti di Campagnatico delle 30 giĂ sopra indicate nei designati confini per il prezzo di lire 3400. â Lo stesso fecero poco dopo (26 aprile 1298) per la loro porzione Donna Mina di Guicciardo di Napoleone da Civitella, vedova di Niccola deâVisconti per la valuta di 1800 lire, e Donna Emilia vedova deâSalinguerra (21 novembre 1299) per lire 2000. â In conseguenza delle quali alienazioni i diritti e terreni posseduti dai vari Visconti e feudatari di Campagnatico furono nel giro di ventâanni acquistati tutti dalla Repubblica di Siena, alla quale toccò parimenti il padronato della pieve di quel castello. (ARCH. DIPL.
SENES.) Nelli statuti di Campagnatico, scritti al tempo di Leone X, è fatta menzione di una fiera nel mese di settembre, del palio di lire 20 da recarsi a Siena a mezzâagosto, dei pascoli comunali, del numero e conservazione delle fonti di campagna per abbeverare i bestiami, dello spedale e dello spedalingo di S. Antonio Abate sulla via grossetana, degli operaj della pieve di S. Giovanni, e della chiesa parrocchiale di S. Maria, soppressa sul declinare del secolo XVIII.
I ruderi della pieve vecchia e del suo cimitero sussistono tuttora in un effetto del signor Rossi di Campagnatico alla base meridionale del poggio, e circa un miglio sotto il castello.
Il castello di Campagnatico nel 1363 fu occupato dalla masnada capitanata da Niccolò di Montefeltro, la quale recò gravissimi danni allo Stato senese.
Campagnatico, dopo la guerra che decis e della sorte di Siena, seguÏ i destini della madre patria, e deteriorò sensibilmente le sue condizioni fisiche e morali, sino a che LEOPOLDO I acquistò, per rivendere ripartitamente agli inquilini con favorevoli condizioni, la estesissima fattoria dei nobili Cotoni, nel tempo che rindennizzava i terrieri del terzo e anco della metà delle spese fatte nella costruzione di nuove abitazioni, per le quali Campagnatico cangiò di aspetto e divenne una Terra piÚ ridente e meglio fabbricata di quella parte di Maremma.
ComunitĂ di Campagnatico. â La ComunitĂ di Campagnatico ha una superficie territoriale di 103647 quadrati, dei quali 3275 sono occupati da strade, da alvei di fiumi, torrenti e da altri corsi di acqua.
Ha una popolazione permanente di 3136 individui, a ragione di 25 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
La forma iconografica del suo distretto è tre volte maggiore nella lunghezza che nella larghezza.
Questâultima nella direzione da levante a ponente è talmente angusta presso al suo centro che, verso Paganico, non oltrepassa le tre miglia, mentre la sua lunghezza si accosta alle 20 miglia.
Confina con 9 ComunitĂ . A levante tocca quella di Montalcino mediante il fiume Ombrone, dalla confluenza della Merse sino a bocca dâOrcia. Ivi subentra la ComunitĂ di Cinigiano, con la quale si accompagna lungo lâOmbrone medesimo sino al confluente Melacce, rimontando il corso del quale torrente prosegue nella direzione da ponente a levante fino allo sbocco del Melacciole, dove per brevissimo tragitto tocca la ComunitĂ di Arcidosso. CostĂ volgendo la fronte a scirocco varca il Melacce, sale i poggi deâMelangoli e degli Scopeti, avendo a confine la ComunitĂ di Scansano, con la quale si accompagna per il crine dei monti nel fosso Fronsina, e con esso entra nel torrente Trasubbie voltando la faccia a ostro per scendere lungo il torrente medesimo nel fiume Ombrone, dove lascia la ComunitĂ di Scansano, e trova nella sinistra ripa quella di Grosseto.
Con questâultima entra nel borro Siletto, quindi piegando a libeccio costeggia la via comunale che entra nella Regia grossetana allâosteria delle Capannelle, dove prosegue sul fianco meridionale di Montorsajo sino a che al colle di Finocchiaja presso Monte Leone subentra la ComunitĂ di Roccastrada. Con questâultima presenta la faccia a maestro per entrare di conserva nel torrente Gretano, il cui corso rimonta sino al poggio di Selvapiana. CostĂ piegando verso settentrione lascia fuori il Gretano per varcare nel vallone del Lanzo che seconda per breve tragitto, quindi attraversa davanti al poggio del Casale di Pari, che oltrepassa per entrare in Val dâAspra sul fianco orientale del monte di Belagajo, di dove scende nel torrente Farma. Ivi cessa la ComunitĂ di Roccastrada, ed entra a confine quella di Monticiano, con la quale passa Petriolo, e di lĂ per il torrente medesimo sbocca nel fiume Merse, dove subentra la ComunitĂ di Murlo. Con essa fronteggia dal lato di grecale per il corto tragitto di un miglio, quanto è appunto la via che resta da percorrere al fiume Merse nel proprio alveo prima di vuotarsi nellâOmbrone; al cui sbocco la ComunitĂ di Campagnatico ritorna a contatto con quella di Montalcino.
Fra le strade rotabili che attraversano lâesteso territorio di questa ComunitĂ contasi per prima la Regia grossetana, la quale percorre nel territorio di Campagnatico per quasi 18 miglia toscane, a partire verso settentrione dal ponte di Petriolo sino alla Novelletta di lĂ dallâosteria delle Capannelle, che trovasi circa 10 miglia innanzi di arrivare a Grosseto.
Ă provinciale la via che si stacca dalla Regia grossetana allâalbergo deâCannicci per dirigersi dal lato di grecale alla confluenza dellâOrcia collâOmbrone, e di lĂ a Montalcino.
Sono strade comunitative rotabili quelle che si staccano dalla Regia grossetana per andare a MontâOrsajo, a Campagnatico, al Sasso di Maremma, a Civitella e a Pari.
Da Campagnatico parte un braccio di strada rotabile per scendere alla pieve vecchia e alla barca dellâOmbrone.
I fiumi che percorrono o lambiscono lo stesso territorio sono i giĂ nominati Ombrone e Merse. Nel numero dei torrenti maggiori si contano, a settentrione la Farma, a ponente il Lanzo e il Gretano, a ostro il Trasubbie, e a levante il torrente delle Melacce.
La contrada è coperta da una duplice diramazione di monti che intersecano la Valle inferiore dellâOmbrone, tanto a destra che a sinistra del fiume. Vengono dal lato di ponente i contrafforti che propagansi da Montieri, da Sassoforte e da Rocca Tederighi sino alla destra ripa dellâOmbrone, dove si associano e si confondono con i poggi che dallâopposta riva del fiume medesimo fanno corona e barbacane alla gran massa trachitica che emerge dalla cima del Monte Amiata.
Fra i punti piĂš elevati di tali diramazioni si distinguono, a ponente il Monte Leone e MontâOrsajo; a settentrione il poggio di Belagajo e il varco allâosteria del Leccio presso Pari. Non è ancora nota lâaltezza assoluta di Monte Leone e di Belagajo, lâultimo dei quali supera tutti gli altri del territorio. Quelle segnalate dal chiarissimo astronomo P.
Inghirami sono, al poggio del Leccio che è a 713 braccia sopra il Mediterraneo, e sul MontâOrsajo, preso dalla sommitĂ del campanile, il quale trovasi a 677,7 braccia di elevatezza.
La qualitĂ e struttura fisica del terreno stratiforme compatto di questa ComunitĂ presenta in generale tali caratteri, che sensibilmente lo distinguono da quello appartenente alla catena centrale dellâAppennino.
ImperocchĂŠ, tanto la linea dei monti che le fanno spalliera dal lato di settentrione, quanto quelli che attraversano nella direzione da maestro a levante-scirocco la ComunitĂ di Campagnatico, appartengono a una calcarea di origine sedimentaria sĂŹ, ma in molte parti cellulosa, di una tessitura semigranosa, attraversata da frequenti filoni di spato candido e cristallino, o anche da vene di solfo e metallifere, come quelle che racchiudono ossidi e solfuri di manganese, di ferro, di rame o di qual sia altro minerale. Anche il macigno, che in molti luoghi alterna, e sovente ricuopre una simile calcarea, trovasi cangiato in steaschisto lucente, in roccia siliceo-calcarea, in petroselce o in diaspro. Nella qual formazione sâincontrano bene spesso intarsiati a larghe dimensioni depositi di una breccia calcarea di vario colore, cementata da un abbondante sugo quarzoso scaturito dalle viscere di quel terreno.
Tali masse di origine sedimentaria mostrano pertanto di avere sofferto, non tanto una modificazione nei loro elementi, quanto nella loro struttura, nella irregolaritĂ , contorsione e andamento dei loro strati, accadute in unâepoca posteriore a quella del loro primitivo consolidamento. Ă questa una delle tante misteriose operazioni della natura, di cui sarebbe ardire lâavventurarsi a spiegarne il mistero; come che sia lecito di congetturare essere state tali masse stratiformi sconvolte e alterate in conseguenza del sollevamento delle rocce plutoniane, le quali emersero per varj punti di trabocco, i di cui centri di azione non furono molto lungi dal distretto di Campagnatico.
I gruppi piĂš marcati di una simile catastrofe si manifestano, dal lato orientale, nelle masse cristalline tifoniane del MontâAmiata; a occidente-maestro nelle rocce serpentinose di Rocca Tederighi e di Sassofortino; a settentrione nei gabbri di Montautolo di Pari, e di Belagajo.
E da queste rocce, iniettate da filoni solfureo-metallici, donde scaturiscono tanti vapori, tante acque termali. Ă costĂ dove si nascondono quelle vene metallifere di rame nativo, o carbonato o solforato: di ferro oligisto, magnetico, ossidato: di piombo argentifero, di manganese ossidato ecc. â Vedere MONTAUTOLO di PARI, MONTORSAJO e MINIERE della TOSCANA.
Lâagricoltura in questa ComunitĂ languisce anzi che nò, e può dirsi stazionaria, ad eccezione di poche localitĂ prossime ai castelli meno disabitati; mentre la selva forte copriva per due terzi questo vasto distretto innanzi che le foreste vestite della pianta indigena delle nostre maremme (Quercus Suber) venissero con poca caritĂ e minore economia atterrate per far potassa e dogherelle, senza aver fatto subentrare coltivazione che lâocchio, ma piĂš lâinteresse pubblico e privato soddisfacesse.
I monti però di Belagajo e quelli del Leccio a settentrione; i poggi di Casenovole e di MontâAntico a levante; e quello di MontâOrasajo a ponente verdeggiano tuttora e sono generalmente ben vestiti di lecci, di cerri, di carpini, di scope arboree, di mortelle, di sondri e di albatri. Ma del loro frutto se ne giovano a sazietĂ i volatili e gli animali quadrupedi piuttosto che gli uomini per ritrarne carbone o legname, scoraggiti dalla mancanza di consumatori vicini, o dalla spesa per lontani trasporti.
I poggi di Civitella si distinguono in mezzo a tanto deserto per la coltura dellâulivo e della vite, piante che formavano un dĂŹ la ricchezza delle Maremme.
Anche nei dintorni di Campagnatico migliorò la stato agrario dopo che la munificenza di LEOPOLDO I ripartÏ fra molti piccoli possidenti del luogo un vasto spazio di terreno selvoso e incolto ridotto in seguito a domestico.
Dopo che quei terrazzani sostituirono alla macchia vigorosi oliveti, campi sativi, e vigneti, si videro i dintorni di Campagnatico formare un imponente contrasto con la vicina deserta pianura di Paganico. Lo che può fare prova convincentissima e manifesta della differenza che passa fra un latifondo posseduto da un solo proprietario, cui basta decimare con la sementa triennale le vaste tenute, lasciando in abbandono due terzi e forse piÚ di suolo per natura rigoglioso e ferace, di confronto ai maggiori prodotti di piccoli predj divisi fra molti possidenti e con diligenza dai proprj padroni diretti e coltivati.
Le fide per i pascoli nelle buone stagioni costituiscono il maggiore prodotto dei possessori di boschi; e il bestiame grosso e minuto forma il ramo quasi unico delle loro entrate. Dissi, nelle buone stagioni, poichĂŠ se costĂ restano stazionarie le bestie bovine, cavalline e porcine, emigrano altronde da mezzo giugno a mezzo ottobre col gregge lanuto le persone avventizie, pastori, taglialegne, agricoltori, cacciatori e artigiani, i quali fuggono di costĂ come si fuggirebbe dalle piĂš basse maremme. Ciò non ostante in Campagnatico, in Civitella, e in altri castelli situati nelle sommitĂ dei poggi, lâaria non può dirsi per sĂŠ stessa maligna; comecchè MontâOrsajo e Pari, rapporto a salubritĂ di clima abbiano la preferenza, sopra tutti gli altri paesi della stessa ComunitĂ .
La cacciagione costituisce un altro non dispregevole scopo di occupazione, di sollievo e di lucro agli abitanti stazionari e a quelli foranei che, da Lucca, da Pisa e da Fucecchio si diramano per le Maremme a procurare guadagno col selvaggiume, che in mezzo a tante macchie signoreggia e si propaga.
I quadrupedi piĂš infesti alle mandre sono i lupi, le faine e le volpi. Il cignale, che è rimasto, dopo lâestirpazione degli orsi, il re delle selve maremmane, forma lo scopo di festose caccie collettizie fra gli abitanti di questa contrada, mentre isolatamente vanno in cerca delle lepri, dei caprioli, delle starne, quaglie e beccaccie, copiosissime fra loro, siccome lo è la caccia degli uccelli minori lasciata alla cura dei forestieri, i quali sogliono far uso dei lacci, del visco, e delle reti piĂš che del fucile.
Tra i favori accordati dal Gran Duca LEOPOLDO I fu quello di erigere presso lâantico cassero di Campagnatico un pretorio per stabilirvi un potestĂ , la cui giurisdizione civile non abbraccia che le popolazioni del capoluogo, di MontâOrsajo e di Paganico; mentre Casenovole, Montâantico, Civitella e Pari dipendono dal potestĂ di questâultimo castello.
Per gli atti di polizia e per le cause criminali, lâuno e lâaltro guisdicente dipende dal Vicario Regio di Grosseto, dove è la sua cancelleria Comunitativa, lâufizio dellâEsazione del Registro, lâIngegnere di Circondario, la Conservazione delle Ipoteche e la Ruota.
La ComunitĂ mantiene un medico in Campagnatico, un chirurgo in MontâOrsajo, un medico a Civitella e un chirurgo in Pari. In tutti i suddetti vi è pure un maestro di scuole elementari.
Non vi sono in Campagnatico fiere nĂŠ mercati; solamente un mercato settimanale nel mese di marzo si tiene in Paganico per gli animali neri, e una qualche fiera annuale.
â Vedere PAGANICO.
Campagnatico nei secoli scorsi non ha fornito alla Repubblica letteraria alcun uomo distinto; e appena conta tra i suoi bravi un Vittorio da Campagnatico mediocre poeta latino, che pubblicò nel 1477, a Venezia, un poemetto sul gioco della pugna dei Senesi.
POPOLAZIONE della ComunitĂ di CAMPAGNATICO a tre epoche diverse.
- nome del luogo: CAMPAGNATICO, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista (Pieve) e annesso, diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti del 1640: n° 503, abitanti del 1745: n° 288, abitanti del 1833: n° 880 - nome del luogo: Casale di Pari, titolo della chiesa: S.
Donato (idem), diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti del 1640: n° -, abitanti del 1745: n° 150, abitanti del 1833: n° 206 - nome del luogo: Casenovole, titolo della chiesa: S.
Giovanni Evangelista (P.), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 127, abitanti del 1745: n° 96, abitanti del 1833: n° 130 - nome del luogo: Civitella dell'Ardenghesca, titolo della chiesa: S. Maria in Monti (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 530, abitanti del 1745: n° 153, abitanti del 1833: n° 602 - nome del luogo: Mont'Antico, titolo della chiesa: S.
Tommaso (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 100, abitanti del 1745: n° 145, abitanti del 1833: n° 203 - nome del luogo: Mont'Orsajo, titolo della chiesa: S.
Cerbone (idem), diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti del 1640: n° 281, abitanti del 1745: n° 114, abitanti del 1833: n° 265 - nome del luogo: Paganico, titolo della chiesa: S.
Michele (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 391, abitanti del 1745: n° 84, abitanti del 1833: n° 238 - nome del luogo: Pari, titolo della chiesa: S. Biagio (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 523, abitanti del 1745: n° 463, abitanti del 1833: n° - Totale abitanti del 1640: n° 2455 - Totale abitanti del 1745: n° 1493 - Totale abitanti del 1833: n° 3129 Frazione di popolazione la cui chiesa appartiene ad altra Comunità - nome del luogo: Cana, titolo della chiesa: S. Martino (Pieve), Comunità nella quale è situata: Rocca Albegna, abitanti del 1833: n° 7 - Popolazione totale nell'anno 1833: n° 3136
Giovanni Batista) nella Diocesi e Compartimento di Grosseto.
Risiede sulla sommitĂ di un poggio fra la strada Regia grossetana e il fiume Ombrone che ne lambisce intorno la base da greco a libeccio, nel grado 28° 26â 5â di longitudine e 42° 53â di latitudine 14 miglia toscane a grecale di Grosseto, 22 a libeccio di Montalcino 34 a ostro di Siena, valutando le miglia toscane alla consueta misura fiorentina, alquanto piĂš lunga del miglio senese. â Trovasi a una elevatezza di 480 braccia sopra il livello del Mediterraneo.
Campagnatico sino dal secolo X era signoreggiato dai conti Aldobrandeschi di Sovana e di Grosseto, cui appartenere doveva quel marchese Lamberto figlio dâIldebrando, il quale mentre risedeva nel suo castello di Valiano sullâOmbrone alienò, per atto pubblico del 18 aprile 973, allâAbazia di S. Salvadore sul Montamiata 45 fra corti e castelli situati, parte in Lombardia, e molti altri in Toscana, fra i quali Grosseto e Campagnatico.
Tale cospicua alienazione di allodiali, in cui furono compresi immobili, bestiami, servi, aldi, aldiane, e tuttociò che faceva parte di stime vive e morte, pochi anni dopo fu redenta da Ermengarda di Ranieri vedova del marchese Lamberto. La quale donna con atto pubblico fatto in Lattaja, li 17 aprile 989, ricomprò per la stessa somma di diecimila lire i beni dal marito alienati. (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte Amiat.) Mentre il marchese Lamberto disponeva dellâutile dominio della sua corte e castello di Campagnatico, nellâanno medesimo 973, e nello stesso mese di aprile, il conte Ridolfo, figlio del fu Gherardo Conte del Palazzo, risedendo nella torre di Lattaja testè nominata, comprava da altro possessore due pezzi di terra vignata nel distretto di Campagnatico. (loca citata) In Campagnatico possedeva pure una tenuta o grancia la badia di S. Salvadore sul Montamiata, confermatagli da Corrado II con due privilegi del 1026 e 1037. Anche la Corte di Roma aveva qualche giurisdizione in Campagnatico, siccome lo si deduce dal registro Vaticano di Cencio Camarlingo. (MURAT. Ant. M. Aevi, T. V) Finora dei possessi territoriali. In quanto alla giurisdizione feudale, la storia restò muta per noi sino al secolo XIII.
Il primo documento relativo a ciò, consiste in una deliberazione presa nel 1248 dai reggitori del Comune di Siena, ad oggetto di liberare dal pedaggio e da altre vessazioni, cui erano esposti, i Senesi, quante volte alla spicciolata passavano per Campagnatico. A dare effetto alla quale deliberazione furono destinate guardie lungo quella strada, e ridotti gli uomini di Campagnatico allâubbidienza di un potestĂ senese. (ARCH. DIPL.
SENES.) Fra i dominatori di Campagnatico eranvi in quella etĂ due famiglie magnatizie della Maremma senese, una della dinastia Visconti di Campiglia in Val dâOrcia, lâaltra degli Aldobrandeschi di Sovana e di S. Fiora.
Apparteneva ai Visconti di Campiglia quel conte Ugolino, il quale dopo aperte ostilitĂ per la mediazione degli Orvietani, nel 1257, fu riammesso in Campagnatico al possesso dei suoi diritti e giurisdizioni, con ingiunzione ai terrazzani di non alienare nĂŠ di cedere cosa alcuna al conte preaccennato. â Lâaltro piĂš famigerato nella storia è quel conte Omberto di Campagnatico, figlio del conte Guglielmo di S. Fiora, e condomino col cugino Conte Aldobrandino di Sovana; il quale Omberto con i suoi sgherri assaliva alla strada tutti gli amici della Repubblica senese, fra i quali nel 1256 alcuni ambasciatori, che tenne prigioni nella torre del suo castello, sino a che esso stesso, nel 1259, da alcuni nobili fuoriusciti di Siena, sotto mentite spoglie fratesche introdottisi nel cassero, uccisero quel tiranno, che Dante figurò dâincontrare nel Purgatorio fra i superbi, mentre gli pose in bocca le seguenti parole: Lâantico sangue e lâopere leggiadre Deâmiei maggior mi fer sĂŹ arrogante Che non pensando alla comune madre, Ognâuomo ebbi in dispetto tanto avante, Châio ne morii, come i Senesi sanno; E sallo in Campagnatico ogni fante.
Io son Omberto: e non pur a me danno Superbia fè che tutti i miei consorti Ha ella tratto seco nel malanno.
(PURGAT. Cant. XI) Fra i consorti di Omberto, oltre il conte Ugolino, altri magnati signoreggiavano in Campagnatico. Alle parole dellâAlighieri accresce fede una provvisione del potestĂ di Siena del 1270, mercè cui la Repubblica sâinterpose a metter pace fra i terrieri e i varj condomini di Campagnatico.
Era nel numero di questi signori un Donusdei di Lotteringo Tolomei per enfiteusi ottenuta dai monaci Vallombrosani di S. Mustiola a Torri. I quali, nel 1272, per la piccola retribuzione annua di una libbra di pepe, diedero a livello perpetuo la terza parte pro indiviso del castello, corte e territorio di Campagnatico. In vista di ciò, il dÏ 13 aprile del 1274, seguÏ la divisione, e si stabilirono i respettivi confini fra il nuovo feudatario Tolomei e i Visconti Pepone, Monaldo, Salinguerra ed altri compatroni di quel territorio.
Nel 1282 (8 giugno) Donna Folchina vedova di Donusdei, piĂš noto col nome di Deo Tolomei, come tutrice dei figli pupilli, vendè alla Repubblica di Siena 22 delle 30 parti di quel feudo per la somma di lire 10815, oltre il censo della libbra di pepe da pagarsi ai monaci di Torri. Ciò avvenne quasi nel tempo stesso (27 giugno 1282) che il Comune di Campagnatico oppignorava alla stessa Repubblica la metĂ dei mulini e gualchiere poste sul fiume Ombrone per lâimprestito di 2000 lire.
In questo stesso anno 1282 il Comune di Campagnatico accordò con i reggitori della Repubblica senese, di essere allirato nella somma di lire tremila di capitale e non piĂš, a condizione di non imporre dazj e gabelle maggiori di quelle convenute, e obbligandosi per anni 15 di portare a Siena lâofferta di un cero di libbre 25, con altri patti.
Nel 1296 (27 aprile) Tancredi figlio di Pepone Visconti col consenso del padre vendè al Comune di Siena otto parti di Campagnatico delle 30 giĂ sopra indicate nei designati confini per il prezzo di lire 3400. â Lo stesso fecero poco dopo (26 aprile 1298) per la loro porzione Donna Mina di Guicciardo di Napoleone da Civitella, vedova di Niccola deâVisconti per la valuta di 1800 lire, e Donna Emilia vedova deâSalinguerra (21 novembre 1299) per lire 2000. â In conseguenza delle quali alienazioni i diritti e terreni posseduti dai vari Visconti e feudatari di Campagnatico furono nel giro di ventâanni acquistati tutti dalla Repubblica di Siena, alla quale toccò parimenti il padronato della pieve di quel castello. (ARCH. DIPL.
SENES.) Nelli statuti di Campagnatico, scritti al tempo di Leone X, è fatta menzione di una fiera nel mese di settembre, del palio di lire 20 da recarsi a Siena a mezzâagosto, dei pascoli comunali, del numero e conservazione delle fonti di campagna per abbeverare i bestiami, dello spedale e dello spedalingo di S. Antonio Abate sulla via grossetana, degli operaj della pieve di S. Giovanni, e della chiesa parrocchiale di S. Maria, soppressa sul declinare del secolo XVIII.
I ruderi della pieve vecchia e del suo cimitero sussistono tuttora in un effetto del signor Rossi di Campagnatico alla base meridionale del poggio, e circa un miglio sotto il castello.
Il castello di Campagnatico nel 1363 fu occupato dalla masnada capitanata da Niccolò di Montefeltro, la quale recò gravissimi danni allo Stato senese.
Campagnatico, dopo la guerra che decis e della sorte di Siena, seguÏ i destini della madre patria, e deteriorò sensibilmente le sue condizioni fisiche e morali, sino a che LEOPOLDO I acquistò, per rivendere ripartitamente agli inquilini con favorevoli condizioni, la estesissima fattoria dei nobili Cotoni, nel tempo che rindennizzava i terrieri del terzo e anco della metà delle spese fatte nella costruzione di nuove abitazioni, per le quali Campagnatico cangiò di aspetto e divenne una Terra piÚ ridente e meglio fabbricata di quella parte di Maremma.
ComunitĂ di Campagnatico. â La ComunitĂ di Campagnatico ha una superficie territoriale di 103647 quadrati, dei quali 3275 sono occupati da strade, da alvei di fiumi, torrenti e da altri corsi di acqua.
Ha una popolazione permanente di 3136 individui, a ragione di 25 abitanti per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
La forma iconografica del suo distretto è tre volte maggiore nella lunghezza che nella larghezza.
Questâultima nella direzione da levante a ponente è talmente angusta presso al suo centro che, verso Paganico, non oltrepassa le tre miglia, mentre la sua lunghezza si accosta alle 20 miglia.
Confina con 9 ComunitĂ . A levante tocca quella di Montalcino mediante il fiume Ombrone, dalla confluenza della Merse sino a bocca dâOrcia. Ivi subentra la ComunitĂ di Cinigiano, con la quale si accompagna lungo lâOmbrone medesimo sino al confluente Melacce, rimontando il corso del quale torrente prosegue nella direzione da ponente a levante fino allo sbocco del Melacciole, dove per brevissimo tragitto tocca la ComunitĂ di Arcidosso. CostĂ volgendo la fronte a scirocco varca il Melacce, sale i poggi deâMelangoli e degli Scopeti, avendo a confine la ComunitĂ di Scansano, con la quale si accompagna per il crine dei monti nel fosso Fronsina, e con esso entra nel torrente Trasubbie voltando la faccia a ostro per scendere lungo il torrente medesimo nel fiume Ombrone, dove lascia la ComunitĂ di Scansano, e trova nella sinistra ripa quella di Grosseto.
Con questâultima entra nel borro Siletto, quindi piegando a libeccio costeggia la via comunale che entra nella Regia grossetana allâosteria delle Capannelle, dove prosegue sul fianco meridionale di Montorsajo sino a che al colle di Finocchiaja presso Monte Leone subentra la ComunitĂ di Roccastrada. Con questâultima presenta la faccia a maestro per entrare di conserva nel torrente Gretano, il cui corso rimonta sino al poggio di Selvapiana. CostĂ piegando verso settentrione lascia fuori il Gretano per varcare nel vallone del Lanzo che seconda per breve tragitto, quindi attraversa davanti al poggio del Casale di Pari, che oltrepassa per entrare in Val dâAspra sul fianco orientale del monte di Belagajo, di dove scende nel torrente Farma. Ivi cessa la ComunitĂ di Roccastrada, ed entra a confine quella di Monticiano, con la quale passa Petriolo, e di lĂ per il torrente medesimo sbocca nel fiume Merse, dove subentra la ComunitĂ di Murlo. Con essa fronteggia dal lato di grecale per il corto tragitto di un miglio, quanto è appunto la via che resta da percorrere al fiume Merse nel proprio alveo prima di vuotarsi nellâOmbrone; al cui sbocco la ComunitĂ di Campagnatico ritorna a contatto con quella di Montalcino.
Fra le strade rotabili che attraversano lâesteso territorio di questa ComunitĂ contasi per prima la Regia grossetana, la quale percorre nel territorio di Campagnatico per quasi 18 miglia toscane, a partire verso settentrione dal ponte di Petriolo sino alla Novelletta di lĂ dallâosteria delle Capannelle, che trovasi circa 10 miglia innanzi di arrivare a Grosseto.
Ă provinciale la via che si stacca dalla Regia grossetana allâalbergo deâCannicci per dirigersi dal lato di grecale alla confluenza dellâOrcia collâOmbrone, e di lĂ a Montalcino.
Sono strade comunitative rotabili quelle che si staccano dalla Regia grossetana per andare a MontâOrsajo, a Campagnatico, al Sasso di Maremma, a Civitella e a Pari.
Da Campagnatico parte un braccio di strada rotabile per scendere alla pieve vecchia e alla barca dellâOmbrone.
I fiumi che percorrono o lambiscono lo stesso territorio sono i giĂ nominati Ombrone e Merse. Nel numero dei torrenti maggiori si contano, a settentrione la Farma, a ponente il Lanzo e il Gretano, a ostro il Trasubbie, e a levante il torrente delle Melacce.
La contrada è coperta da una duplice diramazione di monti che intersecano la Valle inferiore dellâOmbrone, tanto a destra che a sinistra del fiume. Vengono dal lato di ponente i contrafforti che propagansi da Montieri, da Sassoforte e da Rocca Tederighi sino alla destra ripa dellâOmbrone, dove si associano e si confondono con i poggi che dallâopposta riva del fiume medesimo fanno corona e barbacane alla gran massa trachitica che emerge dalla cima del Monte Amiata.
Fra i punti piĂš elevati di tali diramazioni si distinguono, a ponente il Monte Leone e MontâOrsajo; a settentrione il poggio di Belagajo e il varco allâosteria del Leccio presso Pari. Non è ancora nota lâaltezza assoluta di Monte Leone e di Belagajo, lâultimo dei quali supera tutti gli altri del territorio. Quelle segnalate dal chiarissimo astronomo P.
Inghirami sono, al poggio del Leccio che è a 713 braccia sopra il Mediterraneo, e sul MontâOrsajo, preso dalla sommitĂ del campanile, il quale trovasi a 677,7 braccia di elevatezza.
La qualitĂ e struttura fisica del terreno stratiforme compatto di questa ComunitĂ presenta in generale tali caratteri, che sensibilmente lo distinguono da quello appartenente alla catena centrale dellâAppennino.
ImperocchĂŠ, tanto la linea dei monti che le fanno spalliera dal lato di settentrione, quanto quelli che attraversano nella direzione da maestro a levante-scirocco la ComunitĂ di Campagnatico, appartengono a una calcarea di origine sedimentaria sĂŹ, ma in molte parti cellulosa, di una tessitura semigranosa, attraversata da frequenti filoni di spato candido e cristallino, o anche da vene di solfo e metallifere, come quelle che racchiudono ossidi e solfuri di manganese, di ferro, di rame o di qual sia altro minerale. Anche il macigno, che in molti luoghi alterna, e sovente ricuopre una simile calcarea, trovasi cangiato in steaschisto lucente, in roccia siliceo-calcarea, in petroselce o in diaspro. Nella qual formazione sâincontrano bene spesso intarsiati a larghe dimensioni depositi di una breccia calcarea di vario colore, cementata da un abbondante sugo quarzoso scaturito dalle viscere di quel terreno.
Tali masse di origine sedimentaria mostrano pertanto di avere sofferto, non tanto una modificazione nei loro elementi, quanto nella loro struttura, nella irregolaritĂ , contorsione e andamento dei loro strati, accadute in unâepoca posteriore a quella del loro primitivo consolidamento. Ă questa una delle tante misteriose operazioni della natura, di cui sarebbe ardire lâavventurarsi a spiegarne il mistero; come che sia lecito di congetturare essere state tali masse stratiformi sconvolte e alterate in conseguenza del sollevamento delle rocce plutoniane, le quali emersero per varj punti di trabocco, i di cui centri di azione non furono molto lungi dal distretto di Campagnatico.
I gruppi piĂš marcati di una simile catastrofe si manifestano, dal lato orientale, nelle masse cristalline tifoniane del MontâAmiata; a occidente-maestro nelle rocce serpentinose di Rocca Tederighi e di Sassofortino; a settentrione nei gabbri di Montautolo di Pari, e di Belagajo.
E da queste rocce, iniettate da filoni solfureo-metallici, donde scaturiscono tanti vapori, tante acque termali. Ă costĂ dove si nascondono quelle vene metallifere di rame nativo, o carbonato o solforato: di ferro oligisto, magnetico, ossidato: di piombo argentifero, di manganese ossidato ecc. â Vedere MONTAUTOLO di PARI, MONTORSAJO e MINIERE della TOSCANA.
Lâagricoltura in questa ComunitĂ languisce anzi che nò, e può dirsi stazionaria, ad eccezione di poche localitĂ prossime ai castelli meno disabitati; mentre la selva forte copriva per due terzi questo vasto distretto innanzi che le foreste vestite della pianta indigena delle nostre maremme (Quercus Suber) venissero con poca caritĂ e minore economia atterrate per far potassa e dogherelle, senza aver fatto subentrare coltivazione che lâocchio, ma piĂš lâinteresse pubblico e privato soddisfacesse.
I monti però di Belagajo e quelli del Leccio a settentrione; i poggi di Casenovole e di MontâAntico a levante; e quello di MontâOrasajo a ponente verdeggiano tuttora e sono generalmente ben vestiti di lecci, di cerri, di carpini, di scope arboree, di mortelle, di sondri e di albatri. Ma del loro frutto se ne giovano a sazietĂ i volatili e gli animali quadrupedi piuttosto che gli uomini per ritrarne carbone o legname, scoraggiti dalla mancanza di consumatori vicini, o dalla spesa per lontani trasporti.
I poggi di Civitella si distinguono in mezzo a tanto deserto per la coltura dellâulivo e della vite, piante che formavano un dĂŹ la ricchezza delle Maremme.
Anche nei dintorni di Campagnatico migliorò la stato agrario dopo che la munificenza di LEOPOLDO I ripartÏ fra molti piccoli possidenti del luogo un vasto spazio di terreno selvoso e incolto ridotto in seguito a domestico.
Dopo che quei terrazzani sostituirono alla macchia vigorosi oliveti, campi sativi, e vigneti, si videro i dintorni di Campagnatico formare un imponente contrasto con la vicina deserta pianura di Paganico. Lo che può fare prova convincentissima e manifesta della differenza che passa fra un latifondo posseduto da un solo proprietario, cui basta decimare con la sementa triennale le vaste tenute, lasciando in abbandono due terzi e forse piÚ di suolo per natura rigoglioso e ferace, di confronto ai maggiori prodotti di piccoli predj divisi fra molti possidenti e con diligenza dai proprj padroni diretti e coltivati.
Le fide per i pascoli nelle buone stagioni costituiscono il maggiore prodotto dei possessori di boschi; e il bestiame grosso e minuto forma il ramo quasi unico delle loro entrate. Dissi, nelle buone stagioni, poichĂŠ se costĂ restano stazionarie le bestie bovine, cavalline e porcine, emigrano altronde da mezzo giugno a mezzo ottobre col gregge lanuto le persone avventizie, pastori, taglialegne, agricoltori, cacciatori e artigiani, i quali fuggono di costĂ come si fuggirebbe dalle piĂš basse maremme. Ciò non ostante in Campagnatico, in Civitella, e in altri castelli situati nelle sommitĂ dei poggi, lâaria non può dirsi per sĂŠ stessa maligna; comecchè MontâOrsajo e Pari, rapporto a salubritĂ di clima abbiano la preferenza, sopra tutti gli altri paesi della stessa ComunitĂ .
La cacciagione costituisce un altro non dispregevole scopo di occupazione, di sollievo e di lucro agli abitanti stazionari e a quelli foranei che, da Lucca, da Pisa e da Fucecchio si diramano per le Maremme a procurare guadagno col selvaggiume, che in mezzo a tante macchie signoreggia e si propaga.
I quadrupedi piĂš infesti alle mandre sono i lupi, le faine e le volpi. Il cignale, che è rimasto, dopo lâestirpazione degli orsi, il re delle selve maremmane, forma lo scopo di festose caccie collettizie fra gli abitanti di questa contrada, mentre isolatamente vanno in cerca delle lepri, dei caprioli, delle starne, quaglie e beccaccie, copiosissime fra loro, siccome lo è la caccia degli uccelli minori lasciata alla cura dei forestieri, i quali sogliono far uso dei lacci, del visco, e delle reti piĂš che del fucile.
Tra i favori accordati dal Gran Duca LEOPOLDO I fu quello di erigere presso lâantico cassero di Campagnatico un pretorio per stabilirvi un potestĂ , la cui giurisdizione civile non abbraccia che le popolazioni del capoluogo, di MontâOrsajo e di Paganico; mentre Casenovole, Montâantico, Civitella e Pari dipendono dal potestĂ di questâultimo castello.
Per gli atti di polizia e per le cause criminali, lâuno e lâaltro guisdicente dipende dal Vicario Regio di Grosseto, dove è la sua cancelleria Comunitativa, lâufizio dellâEsazione del Registro, lâIngegnere di Circondario, la Conservazione delle Ipoteche e la Ruota.
La ComunitĂ mantiene un medico in Campagnatico, un chirurgo in MontâOrsajo, un medico a Civitella e un chirurgo in Pari. In tutti i suddetti vi è pure un maestro di scuole elementari.
Non vi sono in Campagnatico fiere nĂŠ mercati; solamente un mercato settimanale nel mese di marzo si tiene in Paganico per gli animali neri, e una qualche fiera annuale.
â Vedere PAGANICO.
Campagnatico nei secoli scorsi non ha fornito alla Repubblica letteraria alcun uomo distinto; e appena conta tra i suoi bravi un Vittorio da Campagnatico mediocre poeta latino, che pubblicò nel 1477, a Venezia, un poemetto sul gioco della pugna dei Senesi.
POPOLAZIONE della ComunitĂ di CAMPAGNATICO a tre epoche diverse.
- nome del luogo: CAMPAGNATICO, titolo della chiesa: S. Giovanni Batista (Pieve) e annesso, diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti del 1640: n° 503, abitanti del 1745: n° 288, abitanti del 1833: n° 880 - nome del luogo: Casale di Pari, titolo della chiesa: S.
Donato (idem), diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti del 1640: n° -, abitanti del 1745: n° 150, abitanti del 1833: n° 206 - nome del luogo: Casenovole, titolo della chiesa: S.
Giovanni Evangelista (P.), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 127, abitanti del 1745: n° 96, abitanti del 1833: n° 130 - nome del luogo: Civitella dell'Ardenghesca, titolo della chiesa: S. Maria in Monti (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 530, abitanti del 1745: n° 153, abitanti del 1833: n° 602 - nome del luogo: Mont'Antico, titolo della chiesa: S.
Tommaso (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 100, abitanti del 1745: n° 145, abitanti del 1833: n° 203 - nome del luogo: Mont'Orsajo, titolo della chiesa: S.
Cerbone (idem), diocesi cui appartiene: Grosseto, abitanti del 1640: n° 281, abitanti del 1745: n° 114, abitanti del 1833: n° 265 - nome del luogo: Paganico, titolo della chiesa: S.
Michele (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 391, abitanti del 1745: n° 84, abitanti del 1833: n° 238 - nome del luogo: Pari, titolo della chiesa: S. Biagio (idem), diocesi cui appartiene: Siena, abitanti del 1640: n° 523, abitanti del 1745: n° 463, abitanti del 1833: n° - Totale abitanti del 1640: n° 2455 - Totale abitanti del 1745: n° 1493 - Totale abitanti del 1833: n° 3129 Frazione di popolazione la cui chiesa appartiene ad altra Comunità - nome del luogo: Cana, titolo della chiesa: S. Martino (Pieve), Comunità nella quale è situata: Rocca Albegna, abitanti del 1833: n° 7 - Popolazione totale nell'anno 1833: n° 3136
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 406.
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