CANA

in Val d’Ombrone senese.

Castello con due subborghi e pieve (S. Martino) nella Comunità Giurisdizione e circa 5 miglia toscane a ponente di Roccalbegna, Diocesi di Sovana, Compartimento di Grosseto. – Risiede sui poggi che propagansi a ponente dal monte Labro fra i torrenti Trasubbio e Trasubbino.
È forse quel casale di Cannule del contado di Sovana, del quale si fa parola in una carta della badia Amiatina scritta in Sorano nel mese di novembre dell’819. (ARCH. DIPL.
FIOR. Carte della Badia sudd.) Questo castello faceva parte dello Stato Aldobrandesco toccato al ramo dei conti di S. Fiora mediante l’atto di divise fatto nel dì 11 dicembre 1272. In seguito la signoria di Cana passò nella famiglia Tolomei di Siena, da un individuo della quale (Giorgio) l’acquistò la Repubblica nel 1410 insieme col suo distretto. (ARCH. DIPL. SEN.
Kaleffo nero.) Li statuti comunitativi nel castello di Cana furono redatti nel 1486, due anni prima che fosse fatta una convenzione fra la Repubblica Senese e i terrazzani di Cana, fra i di cui capitoli eravi l’obbligo di un palio del valore di lire 30 da portarsi ogni anno per la festa di agosto a Siena.
La pieve di S. Martino a Cana, nel 1594 comprendeva 589 abitanti; nel 1640 ne aveva 462, e nell’anno 1833 contava 542 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 441.