CASTIGLION UBERTINI

(Castellio Ubertinorum) nel Val d'Arno superiore.

Villaggio di poche case denominato altre volte, il Palazzo di Castiglion Ubertini. Fu un castelluccio da cui ha preso il vocabolo la parrocchia di S.
Stefano a Castoglion Ubertini, alla quale si limita il circondario della sua Comunità, detta volgarmente del Pian di Castiglione Ubertini, nella potesteria e 3 miglia toscane a grecale di Montevarchi, Diocesi e Compartimento di Arezzo, da cui é 15 miglia toscane a ponente-scirocco.
È situato alla destra dell'Arno, dirimpetto al borgo di Levane, che é nell'opposta riva del fiume, sull'orlo dell'alto-piano della valle fra Terranuova e Laterina, nel grado 43° 31’ 7” di latitudine e 29° 17’ 6” di longitudine.
Questa bicoccuccia, che appena ha l'ombra di essere stata una rocca, meritò una commemorazione negli anni 1288 e 1342 da Giovanni Villani. Il quale ricorda la causa della sua prima rovina accaduta nel luglio dell'anno 1342, quando Francesco di Guido degli Ubertini, fratello di Buoso vescovo di Arezzo, ribellò al Comune di Firenze questo Castiglione, salvo la torre posta in su la porta, guardata dal castellano che v'era per il duca d'Atene signore della Repubblica In pena della quale sommossa Francesco Ubertini fu preso, menato a Firenze e mozzagli la testa, e il paese di Castiglione rubato e poi arso e disfatto. (G. VILLANI, Cronc. lib. XII c. 5) Che per l'altro il castello non restasse atterrato, ci da motivo di dubitarne lo storico medesimo, tosto che due anni dopo il vescovo Buoso degli Ubertini, volendo stringere amicizia con i reggitori del Comune di Firenze, in pegno della lega fatta nel gennajo 1345, consegnò alla repobblica per dieci anni varie castella, fra le quali fu compreso il Palagio nel piano di Castiglione degli Ubertini.
In qual Palagio era steto poco innanzi venduto agli Ubertini da Doncione Bosticchi ufiziale messo dal duca di Atene, che in pena di ciò fu impiccato per la gola.
(AMMIR. Stor. Fior.) Finalmente Castiglione col suo distretto restò liberamente alla Repubblica dopo che i suoi dinasti, nel 1385, dovettero in perpetuo rinunziare ad ogni giurisdizione civile e ai diritti baronali.
Giova alla giurisprudenza un atto rogato nel 1338 nella villa di Cincelli del contado aretino da Nuccio di ser Poggio notaro di Castiglion Ubertini, relativo ad una donazioneche in tempo di nozze fra un loro figlio di Bonanni da Castiglione, il quale dichiara di vivere a legge longobarda secondo l'uso e ordine della città di Arezzo.
(CAMICI, Dei march. di Toscana) Comunità di Castiglion Ubertini, detta di Pian di Castiglione Ubertini. – Il suo territorio non ha che 3257 quadrati di superficie, 133 dei quali sono occupati da corsi d'acqua e da strade con 424 abitanti, nella proporzione cioè di 103 individui per ogni miglio toscano quadrato di suolo imponibile.
Confina con 4 comunità; a ostro con i 5 Comuni di Val d'Ambra mediante il fiume Arno, di fronte ai quali seconda il corso dell'acqua per la Valle dell'Inferno, a partire dalla confluenza del torrente Anscione sino al poggio del Castellare di faccia al borro di Ricavo. Ivi subentra dallo stesso lato lungo l'Arno la Comunità di Montevarchi, sino alla confluenza del borro di Comoni.
Costà abbandona il fiume e la Comunità di Montevarchi per ripiegare a ponente dove incontra la Comunità di Terranuova, con la quale rimontando il borro Camoni va a trovare la strada pedonale che da Castiglion Ubertini conduce per Ganghereto o per Tasso a Terranuova.
Oltrepassata di poco questa via attraversa il torrente Caprenna poco lungi dalla sua sorgente, e di là introducendosi in altri borratelli sotto i nomignoli di Pucinaglia, di Vallepranduli, di Rio Castelli giunge a quello denominato della Faggeta, sinché ripiegando da ponente a grecale e poscia a levante entra nel borro di Ronco dove subentra la Comunità di Laterina, e con essa per piccoli rivi o per termini artificiali ritorna lungo l'Ascione in Arno.
Non passano dentro il territorio di questa Comunità altre strade rotabili fuori di quella che staccasi dalla Regia aretina a Levane, e per la nave di Arno conduce al piccolo villaggio di Monticello, che é il luogo della residenza della magistratura civica di Castiglion Ubertini.
La natura del suolo di questa Comunità, che può dirsi una continuazione di quella di Terranuova, si riduce a una marna argillosa, coperta negli strati superiori da ghiaie, da ciottoli di alberese, o da una sabbia giallognola e minuta quanto la sansa dei frantoi di olivi, per cui volgarmente si appella Sansino. Quest'ultimo é noto ai geologi per gli avanzi fossili, consistenti specialmente in carcami di grandi mammiferi, che nel Sansino sono sepolti.
Anche rapporto alla cultura agraria di questa contrada, essendo uniforme a quelle del contiguo paese di Terranuova, rinviamo a quell'articolo il lettore.
La Comunità di Pian di Castiglione Ubertini dipende nel civile dal potestà di Montevarchi, dove ha la sua cancelleria e l'ufizio di esazione del Registro; mentre nel criminale e per gli atti di polizia vi sopravvede il Commissario Regio di Arezzo, nella quale città trovasi la conservazione delle Ipoteche e la Ruota.
POPOLAZIONE della Comunità di PIAN DI CASTIGLION UBERTINI a tre epoche diverse - nome del luogo: CASTIGLION UBERTINI, titolo della chiesa: S. Stefano (Rettoria), abitanti nel 1551: n° 225, abitanti nel 1745: n° 280, abitanti nel 1833: n° 351 Frazione di popolazioni provenienti da altre Comunità - nome del luogo: Cicogna, titolo della chiesa: S. Lucia, comunità donde deriva: Terranuova, abitanti nel 1833: n° - TOTALE abitanti nel 1833: n° 424
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 616.