CERBONE (S.)
nel Val d’Arno superiore.
Villa signorile sopra un’amena collina fuori della porta meridionale di Figline, da cui non è che 1/4 di miglio toscano a scirocco.
Questo palazzo, che prese il titolo dalla cappella già parrocchia dedicata a S. Cerbone, fu riedificata da capo a fondo nel 1374 dalla famiglia Franzesi della Foresta che possedeva una vasta tenuta sull’alto-piano dei superiori poggi fra il Cestio e il torrente di S. Cipriano, detto perciò Planum de Franzensibus, ora Pian Franzese.
All’estinzione di quel ramo dei Franzesi la villa di S.
Cerbone passò in proprietà al monastero di S. Apollonia di Firenze, dove si era fatta monaca l’ultima donna di detta linea.
Acquistò la stessa villa sulla fine del secolo XV Giovanni Serristori che ingrandì il resedio di S. Cerbone, siccome ne assicura Jacopo Nardi, e lo provano le armi gentilizie ivi scolpite, fra gli antichi e goffi intagli dei capitelli sopra le colonne dell’atrio, che conservano lo stemma della casa Franzesi. Per dote una Serristori portò quello stabile nella prosapia dei duchi Salviati, dai quali nel principio di questo secolo l’ereditarono i Caprara, e i Borghetti, che si alienarono S. Cerbone ai fratelli Lambruschini, rilasciando ai medesimi un prezioso reliquario della S.
Croce di squisito lavoro; il quale si crede della dinastia Angioina regalato ai primi possessori di S. Cerbone.
È attualmente in questo locale, dove il distinto agronomo e aureo scrittore Raffaello Lambruschini fra le altre utili instituzioni ha introdotto una grandiosa bigatteria.
Questo palazzo, che prese il titolo dalla cappella già parrocchia dedicata a S. Cerbone, fu riedificata da capo a fondo nel 1374 dalla famiglia Franzesi della Foresta che possedeva una vasta tenuta sull’alto-piano dei superiori poggi fra il Cestio e il torrente di S. Cipriano, detto perciò Planum de Franzensibus, ora Pian Franzese.
All’estinzione di quel ramo dei Franzesi la villa di S.
Cerbone passò in proprietà al monastero di S. Apollonia di Firenze, dove si era fatta monaca l’ultima donna di detta linea.
Acquistò la stessa villa sulla fine del secolo XV Giovanni Serristori che ingrandì il resedio di S. Cerbone, siccome ne assicura Jacopo Nardi, e lo provano le armi gentilizie ivi scolpite, fra gli antichi e goffi intagli dei capitelli sopra le colonne dell’atrio, che conservano lo stemma della casa Franzesi. Per dote una Serristori portò quello stabile nella prosapia dei duchi Salviati, dai quali nel principio di questo secolo l’ereditarono i Caprara, e i Borghetti, che si alienarono S. Cerbone ai fratelli Lambruschini, rilasciando ai medesimi un prezioso reliquario della S.
Croce di squisito lavoro; il quale si crede della dinastia Angioina regalato ai primi possessori di S. Cerbone.
È attualmente in questo locale, dove il distinto agronomo e aureo scrittore Raffaello Lambruschini fra le altre utili instituzioni ha introdotto una grandiosa bigatteria.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 654.
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