CONSUMA (MONTE DELLA)

Porta il nome di monte o montagna della Consuma uno dei principali contrafforti dell'Appennino della Toscana; il quale collegasi alla catena centrale mediante la montuosità della Falterona, e di là si dirige da grecale verso ostro libeccio fra i bacini più alti dell'Arno, ossia fra il Casentino e il Val d'Arno di sopra, mentre gli scorre ai suoi piedi dal lato di ponente il fiume Sieve.
Il punto più elevato della Consumo fu segnalato dal ch.
astronomo prof. Inghirami a 1796 braccia sopra il livello del mare. La quale sommità trovasi fra il grado 29° 5’ 5” di longitudine. e il grado 43° 46’ 5” di latitudine presso il varco per dove passa la strada R. casentinese.
Dal monte della Consuma si diramano varie montuosità, parte delle quali, piegando fra levante e scirocco chiudono da ponente a libeccio il Casentino, e parte di esse verso maestro-ponente e libeccio scendono alla ripa destra del fiume Sieve che accompagnano fino alla sua confluenza, dirigendosi di là per le gole di Rignano nel Val d'Arno superiore.
I monti di Vallombrosa, di Pratomagno e della Badia di S. Trinita in Alpe, sono una continuazione di questo della Consuma.
Riposano sul fianco orientale della stessa montuosità i distretti territoriali della Comunità di Monte Mignajo e di Castel S. Niccolò con una porzione di quelli appartenenti alle Co munità di Stia e di PratoVecchio; mentre nella pendice occidentale trovansi i territori delle Comunità di Pelago e di Londa e una parte di quelli delle Comunità del Pontassieve e di Rignano.
La qualità del terreno che costituisce l'esterna struttura di questo monte consiste quasi tutta in rocce di sedimento inferiore disposte in strati alternanti e variamente inclinati di macigno (grès antico) di alberese (calcarea compatta) e di bisciajo (schisto marnoso). In alcune località all’alberese e al macigno trovasi subentrato il così detto galestro, che è una roccia schistosa, la quale partecipa degli elementi delle due testè nominate.
E in quest’ultima varietà di terreno, dove si bene allignano le viti che danno lo squisito vino di Pomino, uno dei più pregiati liquori vitiferi della Toscana.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 793.