GAVILLE

nel Val d’Arno superiore.

– Piccolo castelletto con antica e grandiosa ch. plebana (S. Romolo), già detta in Cortule, o Corticella, nella Comunità Giurisdizione e quasi 4 miglia toscane a ostro-libeccio di Figline, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Il castelletto di Gaville, distante un quarto di miglio dalla pieve, è posto sopra un poggetto di solida pietra arenaria, bagnato da ponente a settentrione dal torrente Cesto, e da libeccio a levante da un ramo del borro di S. Cipriano, le acque dei quali fluiscono dai fianchi orientali dei poggi di Lucolena e di Montedomini.
Il maggior fabbricato di Gaville attualmente si riduce agli annessi della fattoria che fu del baron del Nero di Firenze, allineata alla celebre madama di Stael figlia del ministro Neker. – Si trova nel castello l’oratorio pubblico di S.
Cristofano, forse sostituito alla diruta chiesa di S.
Clemente a Gaville, che fu una delle antiche suffraganee della battesimale di S. Romolo in Cortule.
Tre botteghe di fabbri, una di legnajuolo, due di scalpellini e un ciabattino sono i soli artigiani che abitano attualmente nel castelluccio di Gaville.
Tanta scarsità di gente mi rammentava la cagione per la quale, sino dal secolo XIII, il castello di Gaville restò quasi deserto: essendochè fu estinta una gran parte de’suoi abitanti in vendetta dell’omicidio di Francesco Guercio de’Cavalcanti, che Dante figurò nella settima bolgia dell’Inferno fra i cinque ladroni fiorentini.
L’altro era quel che tu, Gaville, piagni.
I Magnati signori di Gaville appartennero alla consorteria di nobili del contado fiorentino, di casa degli Ubertini che si dissero da Gaville. – Era della stessa schiatta quell’Ubertino figlio di Guido da Gaville, la cui madre Adelasia nata Ubaldini, insieme con la figlia Emilia, abitando nel castello di Gaville, nel 1174, donavano a Pietro Filigno spedalingo dello spedale di Riofino presso il fiume Cesto per l’anima li Ubertino loro rispettivo padre e figlio, una presa di terra posta nella fratta di Carrajola. – (ARCH. DIPL. FIOR. Badia di Passignano).
Tale si mostra quel Guido di Ubertino che, nel 14 dicembre 1203, mentr’era nel castelletto di Villole, promise a Guido e a Ubaldo di Orlandino di Ubaldino di far la guerra con lui e per lui a spese comuni, assistito da tutti i fedeli e vassalli di Carrajola, Vignalla, Piano Alberti, e Poggio Ricciuto . (Loc. cit.) Tale fu pure quel Ubertino da Gaville, il quale è rammentato come estinto in un istrumento rogato nel castel di Gaville il 1 aprile 1240, riguardante la vendita fatta a Buonagrazia di Simonetto da Brolio in Chianti di alcuni terreni posti presso Monte Luco a Lecchi, e in Tornano, beni che appartennero al suddetto Ubertino da Gaville. (Loc. cit. Carte di Valombrosa .) Tale fu quell’Ubertino del fu mess. Guglielmino degli Ubertini da Gaville, il quale due anni dopo la vittoria riportata nel 1260 dai Ghibellini a Montaperto, a mano armata obbligò i monaci e l’abbate di Coltibuono a cedergli per fiorini 2150 le vaste possessioni di Mumignano con la chiesa e lo spedale ivi situati; le quali possessioni dopo la morte del detto Ubertino i tre figli di lui, cioè, Ubertino Novello, Neri, e Accerito venderono a Lamberto degli Abati per il prezzo di lire 8000. Per la qual cosa i monaci di Coltibuono, avendo più volte reclamato al podestà di Firenze, nel 29 ottobre 1294 rinnovarono l’istanza affinchè quel giudice supremo condannasse Lamberto degli Abati a restituire le predette cose, ed i figli del fu Ubertino da Gaville a pagare i frutti di anni 31 arretrati. – (loc. cit. Badia di Coltibuono).
Finalmente Neri, uno dei prenominati figli di Ubertino da Gaville, fu colui il quale insieme col figlio suo Guglielmo ed altri magnati della stessa consorteria degli Ubertini di Gaville e di Soffena, unitisi ad altri capi ghibellini, tra i quali 5 della potente famiglia de’Cerchi di Firenze, nel 2 giugno del 1302, saccheggiarono e abbruciarono la villa di Lucolena sopra Gaville, e tutta la contrada attorno.
(Riformagioni di Firenze). Furono quei medesimi fuorusciti che, uniti ad altri dei Guidalotti da Sommaja, dei Pazzi di Val d’Arno, dei Gherardini di Val di Greve, degli Ubaldini di Mugello, insieme con Dante Alighieri si raccolsero a congrega nella chiesa di San Godenzo poco innanzi che alcuni di essi, partendo di là per la Consuma, valicassero il monte di Pratomagno, e scendendo per il vallone del Cioffenna a bandiere spiegate assalissero il castello di Ganghereto, mettendo a ruba il paese.
Dondechè il podestà di Firenze, con sentenza del 22 luglio dello stesso anno 1302, condannò a morte 12 de’Cerchi, tutti i Guidalotti, gli Ubertini di Gaville, e i Pazzi di Val d’Arno, con Ugolino del fù Ugolino degli Ubaldini della Pila di Mugello. (AMMIRAT. Ist. fior. Lib. IV e Riformagioni di Firenze). – Vedere SAN GODENZO.
La chiesa plebana di Gaville è grandiosa, di struttura probabilmente anteriore al secolo XII. A finestre anguste e bislunghe con tettoja a cavalletti; trovasi spartita in tre navate con sei archi per parte a sesto intero, dei quali i tre più prossimi alla facciata sono sostenuti da colonne di macigno, gli altri da pilastri della stessa pietra lavorata.
Le colonne che sorreggono i primi due archi hanno capitelli di scultura assai goffa, con figure, animali allegorici e gli emblemi dell’apocalisse. L’altar maggiore, la volta della tribuna, e i sei altari laterali sono di opera assai più moderna. Il quadro antico dell’altare maggiore è stato collocato a piè della chiesa sopra la porta di mezzo.
– Nella facciata esterna avvi un piccolo portico, e al di sopra un’iscrizione dell’anno 1601 con l’arme della nobil casa Mozzi, attuale patrona della pieve di Gaville insieme con il marchese Torrigiani, nella qualità quest’ultimo di erede dell’estinta prosapia del Barone del Nero.
Contigua alla chiesa plebana è la grandiosa canonica rimodernata dall’attuale pievano Fracassini. Essa è costruita sul consueto disegno dei chiostri delle antiche battesimali, quando i curati delle cappelle suffraganee (intitolati allora canonici) vivevano in comune con il pievano.
La pieve di Gaville prima dell’erezione della collegiata di Figline abbracciava nel suo perimetro quasi tutto il distretto della stessa comunità, innanzi che vi fosse riunita quella dell’Incisa. – Avvegnachè le antiche chiese della pieve di Figline furono filiali di questa di Gaville, siccome fu già avvertito all’articolo FIGLINE.
(ERRATA: L’attuale piviere di S. Romolo è composto di 10 parrocchie, cioè) L’attuale piviere di S. Romolo è composto di 9 parrocchie, giacchè la cura di Montescalari spetta alla pieve di Cintoja, cioè: S. Romolo a Gaville, pieve con l’annesso di S. Clemente; 2 S. Cris tina a Meleto, prioria; 3 S. Andrea a Campiglia , prioria; 4 S.
Donato in Avane, prioria; 5 S. Stefano a Lucolena, prioria; 6 S. Gaudenzio a Torsoli, cura; 7 S. Martino a Pian Franzese, prioria; 8 S. Cipriano in Avane, con l’annesso di S. Maria in Avane, cura; 9 S. Miniato a Celle, antica canonica e priorato, con l’annesso di S. Leone a Celle; (ERRATA: 10 S. Cassiano a Montescalari, già badia).
La parrocchia plebana di S. Romolo a Gaville nel 1833 contava 789 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 413.