GIUSTO (S.) A MONTE RANTOLI

volgarmente appellato S. Giusto a Monte Martiri fra la Valle dell’Ema e della Greve.

– È una cappella posta sopra il monte omonimo, nella parrocchia e piviere di S. Pietro a Cintoja, Comunità Giurisdizione e circa 4 miglia toscane a settentrione di Greve, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Risiede sul pinnacolo di un poggio isolato a greco dalle sorgenti che scendono dal monte di Cintoja, per tributarle nell’Ema, mentre a libeccio gli scorre il fiume Greve. Fu chiamato Monte de’Martiri, dopo che Baccio Gherardini Vesc. di Fiesole nella visita diocesana del 1616, ai 10 marzo, scuoprì e riscontrò sotto l’altare dell’oratorio di S.
Giusto quattro loculi con le ossa di diversi Santi martiri, da esso in più decente luogo riposti e custoditi, siccome lo manifesta l’iscrizione scolpita nel macigno sotto la mensa dell’altare.
Monte Rantoli è più noto per il suo marmo persichino adoprato, per asserto del Targioni, a incrostare alcune parti della cattedrale di Firenze, sebbene sia di struttura schistosa. Esso si affaccia dalla parte di levante volta verso il monte di Cintoja, dove la roccia di macigno, che costituisce la massa principale del Monte di S. Giusto, degenera in un galestro tramezzato da strati di calcarea- schistosa, la quale roccia è attraversata quasi sempre da filoni di spato candido, che dal colore lilla passano al persichino e quindi al rosso ocraceo.
Il luogo dove si affaccia una simile specie di marmo schistoso appellasi il Poggio di Cafaggio, nei boschi della fattoria di Cintoja di casa Masetti, patrona della chiesa di S. Giusto a Monte Rantoli , ed in quelli limitrofi del march. Riccardi-Vernaccia.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 460.