IACOPINO (S.) IN POLVEROSA
già S.
Iacopo della Burella nel suburbio occidentale di Firenze. – Contrada fuori della Porta al Prato, dalla quale prese il nomignolo la chiesa, poi monastero di S. Donato a Torri, ossia in Polverosa , convertito nella grandiosa Villa Demidoff; e di Polverosa costantemente si appella la chiesa parrocchiale di S. Iacopino, situata sulla strada Regia pratese o di Sesto, nella Comunità e circa un miglio toscano a libeccio dal Pellegrino, Giurisdizione di Fiesole, Diocesi e Compartimento di Firenze, dalla cui città è un sesto di miglio a ponente-maestro.
Portava una volta il nome di Polverosa non solo quel tratto di pianura che dalla Porta al Prato sino al di là di S.
Donato in Polverosa e presso al Ponte a Rifredi si estende, ma ancora una porzione attualmente inclusa nella città, a partire dalla chiesa di S. Lucia sul Prato alla Porta di Polverosa; la quale ultima fu abbattuta con le mura della città, allorchè il primo Duca di Firenze vi sostituì la Fortezza da Basso . Restò bensì il nome alla superstite Via Polverosa , che alla Porta omonima conduceva traversando la via della Scala ed il podere Stiozzi, fra la Porta al Prato e la distrutta Porta Faenza . – Vedere Gio. Villani. Cronic. Lib. IX C. 256.
Parimente nel popolo di S. Lucia fra la Via Polverosa e la Porta al Prato fuvvi un ospedale detto di S. Eusebio in Polverosa edificato per i lebbrosi nel secolo XIII, in un tempo cioè, in cui quella porzione di paese non era compresa dentro l’attual cerchio di Firenze.
Egli è ben vero che lo spedale di S. Eusebio in Polverosa, anche dopo il terzo e ultimo ingrandimento della città, fu lasciato sulla piazza della Porta al Prato, dove si riceverono i lebbrosi fintanto che nel 1533 il suo locale fu assegnato alle monache di S. Anna. D’allora in poi l’ospedale di S. Eusebio venne traslocato nel monastero di S. Giuliano fuori delle mura di Porta Faenza , nel locale donde, a cagione dell'assedio della città, erano uscite poco innanzi le monache domenicane di S. Giuliano, sotto la cura dei frati di S. Maria Novella dello stess’Ordine de’Predicatori.
Era sin d’allora nella parrocchia di S. Maria Novella la chiesa di S. Jacopino in Polverosa, altrimenti detta alla Burella dalla famiglia fiorentina, dalla quale in origine la sua collazione dipendeva.
Avvegnachè l'oratorio medesimo nel secolo XIII apparteneva a maestro Salvi di Benincasa della Burella medico fiorentino, abitante nel popolo di S. Maria Novella, il quale nel 1250 donò, e poi nei 1271 ai 15 settembre confermò l'atto di donazione della chiesa di S.
Iacopino, insieme con sei stiora di terra ed alcune case annesse, al capitolo e frati di S. Maria Novella rappresentati da fr. Aldobrandino Cavalcanti priore di quel convento. Il qual supriore con istrumento dei 27 aprile 1250 elesse il prete Salvi in cappellano amovibile della chiesa di S. Iacopino, che dichiarasi posta nel popolo di S. Maria Novella, e dipendente immediatamente dal priore di quei claustrali.
Non era peraltro ancora compito il secolo XIII quando l'oratorio di S. Iacopino in Polverosa venne eretto in cappellania suburbana del piviere maggiore di S.
Reparata, ossia di S. Giovanni di Firenze.
Nel 1736 la stessa chiesa fu riedificata, o restaurata, a spese dei frati di S. Maria Novella, i quali nel 1780 ne rinunziarono il giuspadronato a favore delle monache di S. Donato in Polverosa , siccome lo attesta un’iscrizione in marmo murata sulla facciata esteriore di quel tempio, la nomina del di cui parroco spetta attualmente al Principe.
La parrocchia di S. Iacopino in Polverosa nel 1833 contava 1368 abitanti.
Portava una volta il nome di Polverosa non solo quel tratto di pianura che dalla Porta al Prato sino al di là di S.
Donato in Polverosa e presso al Ponte a Rifredi si estende, ma ancora una porzione attualmente inclusa nella città, a partire dalla chiesa di S. Lucia sul Prato alla Porta di Polverosa; la quale ultima fu abbattuta con le mura della città, allorchè il primo Duca di Firenze vi sostituì la Fortezza da Basso . Restò bensì il nome alla superstite Via Polverosa , che alla Porta omonima conduceva traversando la via della Scala ed il podere Stiozzi, fra la Porta al Prato e la distrutta Porta Faenza . – Vedere Gio. Villani. Cronic. Lib. IX C. 256.
Parimente nel popolo di S. Lucia fra la Via Polverosa e la Porta al Prato fuvvi un ospedale detto di S. Eusebio in Polverosa edificato per i lebbrosi nel secolo XIII, in un tempo cioè, in cui quella porzione di paese non era compresa dentro l’attual cerchio di Firenze.
Egli è ben vero che lo spedale di S. Eusebio in Polverosa, anche dopo il terzo e ultimo ingrandimento della città, fu lasciato sulla piazza della Porta al Prato, dove si riceverono i lebbrosi fintanto che nel 1533 il suo locale fu assegnato alle monache di S. Anna. D’allora in poi l’ospedale di S. Eusebio venne traslocato nel monastero di S. Giuliano fuori delle mura di Porta Faenza , nel locale donde, a cagione dell'assedio della città, erano uscite poco innanzi le monache domenicane di S. Giuliano, sotto la cura dei frati di S. Maria Novella dello stess’Ordine de’Predicatori.
Era sin d’allora nella parrocchia di S. Maria Novella la chiesa di S. Jacopino in Polverosa, altrimenti detta alla Burella dalla famiglia fiorentina, dalla quale in origine la sua collazione dipendeva.
Avvegnachè l'oratorio medesimo nel secolo XIII apparteneva a maestro Salvi di Benincasa della Burella medico fiorentino, abitante nel popolo di S. Maria Novella, il quale nel 1250 donò, e poi nei 1271 ai 15 settembre confermò l'atto di donazione della chiesa di S.
Iacopino, insieme con sei stiora di terra ed alcune case annesse, al capitolo e frati di S. Maria Novella rappresentati da fr. Aldobrandino Cavalcanti priore di quel convento. Il qual supriore con istrumento dei 27 aprile 1250 elesse il prete Salvi in cappellano amovibile della chiesa di S. Iacopino, che dichiarasi posta nel popolo di S. Maria Novella, e dipendente immediatamente dal priore di quei claustrali.
Non era peraltro ancora compito il secolo XIII quando l'oratorio di S. Iacopino in Polverosa venne eretto in cappellania suburbana del piviere maggiore di S.
Reparata, ossia di S. Giovanni di Firenze.
Nel 1736 la stessa chiesa fu riedificata, o restaurata, a spese dei frati di S. Maria Novella, i quali nel 1780 ne rinunziarono il giuspadronato a favore delle monache di S. Donato in Polverosa , siccome lo attesta un’iscrizione in marmo murata sulla facciata esteriore di quel tempio, la nomina del di cui parroco spetta attualmente al Principe.
La parrocchia di S. Iacopino in Polverosa nel 1833 contava 1368 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 569.
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