LAGO DI BURANO
nel Littorale di Orbetello.
– È uno stagno di acqua salsa della lunghezza di circa otto miglia nella larghezza non maggiore di 1/3 di miglia toscane – È separato dal mare mediante una diga naturale o tombolo che stendesi lungo il littorale, a partire dalla torre di S.
Biagio presso lo Spacco della regina sino al fosso del Chiarone, sul confine meridionale del Granducato.
Il Lago di Burano dal lato di terra accoglie le acque terrestri che vi porta dalla parte australe il fosso Chiarone, e dal lato settentrionale il fosso Melone , il primo che scende dai forni delle ferriere della Pescia romana, l’altro che passa fra il poggio delle Tombe, ossia fra il Tricosto e Capalbiaccio: mentre dal lato del tombolo il Lago di Burano comunica e promiscua le sue acque con quelle del mare mediante una foce aperta quasi a mezza via presso la Torre di Burano.
La diga intermedia fra il Lago e il mare è vestita di macchia bassa, che dà il nomignolo di Macchia tonda a un fortino posto fra la torre omonima e quella di S.
Biagio, ossia della Tagliata . A due miglia di là, e dirimpetto al forte di Macchia tonda sporge fuori del Pelago un isolotto che porta il vocabolo di Formica di Burano, mentre dalla parte di Terra ferma esistono due piccoli stagni di acqua dolce poco lungi dal Lago in discorso. Uno di essi di figura bislunga, situato presso il confine romano, appellasi Lago della Bassa , e l’altro più angusto e di figura ovale giacente a piè del poggio di Capalbiaccio o del distrutto castello di Tricosto, porta il vocabolo di Lago di S. Floriano. – Vedere LAGACCIOLI DI CAPALBIO.
Il Lago di Burano è nominato nei privilegi pontificii a favore del monastero delle Tre fontane, a cui apparteneva col territorio dell’Ansedonia anche codesto Lago salso prima che fosse ceduto in sub-feudo dagli abati commendatarii di quel luogo pio alla casa Aldobrandesca di Sovana, e da questa nell’anno 1331 venduto alla Repubblica senese per il prezzo di fiorini 1500. (ARCH.
DIPL. SEN. Kaleffo dell’Assunta).
Biagio presso lo Spacco della regina sino al fosso del Chiarone, sul confine meridionale del Granducato.
Il Lago di Burano dal lato di terra accoglie le acque terrestri che vi porta dalla parte australe il fosso Chiarone, e dal lato settentrionale il fosso Melone , il primo che scende dai forni delle ferriere della Pescia romana, l’altro che passa fra il poggio delle Tombe, ossia fra il Tricosto e Capalbiaccio: mentre dal lato del tombolo il Lago di Burano comunica e promiscua le sue acque con quelle del mare mediante una foce aperta quasi a mezza via presso la Torre di Burano.
La diga intermedia fra il Lago e il mare è vestita di macchia bassa, che dà il nomignolo di Macchia tonda a un fortino posto fra la torre omonima e quella di S.
Biagio, ossia della Tagliata . A due miglia di là, e dirimpetto al forte di Macchia tonda sporge fuori del Pelago un isolotto che porta il vocabolo di Formica di Burano, mentre dalla parte di Terra ferma esistono due piccoli stagni di acqua dolce poco lungi dal Lago in discorso. Uno di essi di figura bislunga, situato presso il confine romano, appellasi Lago della Bassa , e l’altro più angusto e di figura ovale giacente a piè del poggio di Capalbiaccio o del distrutto castello di Tricosto, porta il vocabolo di Lago di S. Floriano. – Vedere LAGACCIOLI DI CAPALBIO.
Il Lago di Burano è nominato nei privilegi pontificii a favore del monastero delle Tre fontane, a cui apparteneva col territorio dell’Ansedonia anche codesto Lago salso prima che fosse ceduto in sub-feudo dagli abati commendatarii di quel luogo pio alla casa Aldobrandesca di Sovana, e da questa nell’anno 1331 venduto alla Repubblica senese per il prezzo di fiorini 1500. (ARCH.
DIPL. SEN. Kaleffo dell’Assunta).
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 615.
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