LUNIGIANA

(Lunisiana)

– Piccola regione posta fra la Liguria e la Toscana, percorsa per la maggior parte dal fiume Magra e dai suoi influenti; ad essa diede il nome che tuttora conserva di Lunigiana, la città di Luni antico capo luogo del contado e diocesi omonima.
Se noi potessimo esser in grado di conoscere il perimetro di quest’antico contado, avremmo nel tempo stesso donde assicurarci dei limiti precisi della Lunigiana, i quali peraltro oltrepassare dovevano quelli del χωρίον Macra di Strabone, ossia della Val di Magra.
Ai secoli XI, XII e XIII il contado della Lunigiana formava Marca con la Riviera di Genova, siccome ne avvisò fra gli altri ser Brunetto Latini nel suo Tesoro (Lib.
III c. 3) dicendo; che il primo vescovo di Toscana è quello di Luna, ch’è Marca con li Genovesi. Contuttochè corra per invalsa opinione di essere i vescovi di Luni stati investiti del titolo e prerogative di conti della Lunigiana sino dal tempo dei Carolingi; e niuno fra i documenti finora pubblicati, specialmente di quelli estratti dal dovizioso archivio arcivescovile di Lucca, nè tampoco dall’archivio della cattedrale di Sarzana, presentò una testimonianza che possa dirsi coeva al regno dei Carolingi per dare a tale opinione il grado di verità.
Certo è che al secolo XI portavano il titolo di Conti della Lunigiana I pronepoti del marchese Oberto, che fu Conte del Palazzo sotto Ottone il Grande. Della qual cosa ne abbiamo la conferma in un documento dell’anno 1050 edito dal Muratori nelle sue Antichità Estensi (Parte 1 cap. 2) dove si legge, che il Marchese Azzo II, autore della casa d’Este, stando nel suo cas tello d’Arcola in Lunigiana, s’intitola Comes istius lunensis Comitatus. – Altronde non risultando dai diplomi imperiali, e nè tampoco da quelli elargiti dall’Imperatore Federigo I al suo ben affetto Pietro vescovo di Luni, nè dal lodo del 1202 sulla questione dei castelli venduti dai marchesi Estensi ai Malaspina, e neppure dal trattato di pace del 1306 fra Antonio Vescovo di Luni e i marchesi Malaspina rappresentati dal loro procuratore Dante Alighieri, nè avendo io incontrato alcun atto solenne di epoca anteriore al secolo XIV, non saprei fissare un privilegio regio, mediante il quale i vescovi di Luni godettero prima del secolo XIV delle prerogative di Conte.
Venne bensì nell’anno 1355 accordato loro il titolo di Principi, dall’Imperatore Carlo IV con uno di quei tanti diplomi, coi quali si concedevano spesse volte li stessi paesi ed onorificenze a due ed anche a più persone, o comunità nel tempo medesimo.
Uno dei vescovi più attivi per rivendicare ai prelati della diocesi lunense i diritti stati trascurati o perduti, fu il vescovo Enrico dei nobili di Fucecchio, il quale sedè nella cattedra di Luni dall’anno 1276 al 1296. A lui si deve la raccolta, o copia dei diplomi, convenzioni, lodi, donazioni ed enfiteusi più antiche spettanti alla chiesa e mensa vescovile, raccolta che fu e si conserva tuttora riunita in un libro di proprietà della cattedrale di Sarzana, noto agli eruditi sotto nome di Codice Pallavicino.
Fra i molti documenti che il Muratori estrasse da quella collezione fuvvi anche l’arbitrio lodato nel 1202 dai giudici compromissarii in una causa vertente fra Gualterio vescovo lunense da una parte e i marchesi Malaspina dall’altra parte; nel quale lodo per avveutura si descrivono in succinto i confini della Lunigiana, ossia del contado e diocesi di Luni che meritano di essere qui appresso riportati con la stessa ortografia e parole: Hi sunt confines. A Ponte de Strada (il ponticino detto tuttora di Strada, pochi passi a ponente di Pietrasanta) (ERRATA: conprehendo) comprehendendo totam curiam Corvarie et Vallecle usque ad montem, qui dicitur Juva et ab eo monte usque ad summitatem Alpium (dell’Appennino di Garfagnana fra Mommio e Sillano) eundo per summitatem Alpium usque ad Cisam, et inde comprehendendo totum districtum Ponticli (Ponticli per Pontremuli) et Mulazzi, et Zovagli, et Calese (Calice), et eundo usque ad Padulvarinum, et in eundo usque ad Carpenam comprehendendo totam curiam et districtum Carpene, Vezani, Foli, Vallerani, Bevelini, Vesigne, (Tivegna?) et Pulverarie, et inde eundo per maris litora usque subter Brancalianum (borgo di Brancaliano esistito sul fiume Versilia) et inde usque ad pontem de Strada qui est in capite Brancaliani. – Dentro i prescritti confini (soggiunge quel lodo) tanto i marchesi Alberto, Guglielmo e Corrado dei Malaspina, quanto il Vescovo di Luni e i loro respettivi nobili e vassalli si obbligavano di prestarsi reciproco ajuto ec.
Dalle sopraespresse parole pertanto, non che dalle bolle pontificie spedite da Eugenio III (anno 1149) e da Innocenzo III (anno 1202) ai vescovi di Luni, sembra resultare, che la chiesa lunense al secolo duodecimo, non avesse più giurisdizione alcuna sulle isole di Capraja e della Gorgona, come la ebbe al tempo di S. Gregorio Magno; e che, se dal lato di ponente la diocesi di Luni al secolo XII aveva già perduto una porzione di territorio, sembra che non venisse egualmente scorciata dalla parte di levante, dove per lungo tempo abbracciò il distretto di Corvaja e di Vallecchia in Versilia. Infatti questa fiumana sino al declinare del secolo XVIII formò l’estremo limite meridionale della diocesi di Luni-Sarzana, siccome dal lato di grecale i suoi confini, valicando il monte del Giogo, verso la Pania di Terrinca, percorrevano nella valle superiore del Serchio, ossiadella Garfagnana alta, dove abbracciava tutto il territorio comunitativo di Minucciano col piviere di Piazza, e la maggior parte dell’attuale giurisdizione di Camporgiano. Costà oltrepassando il Serchio saliva sull’Appennino dell’Ospitaletto, ed ivi prendendo la direzione di maestro percorreva la stessa giogana fino al di là della Cisa e trapassato appena l’Appennino di Zeri, scendeva per Calice in Val di Vara, quindi per i monti del Golfo della Spezia, e di là per mare tornava sul lido della Versilia al Ponte di Strada.
Che poi la contrada della Lunigiana fosse molto più estesa di quella che porta il nome di Val di Magra, si rileva ancora dalla notizia pubblicata dal Lambecio delle città e castella della Toscana descritte all’anno 1376 per valli, e per contrade.
Essendo che fra i castelli, i quali aderivano allora all’Impero, si trova nella provincia di Lunigiana segnato per il primo quello della Verrucola de’Buosi col suo distretto (cioè di Fivizzano) e per 1’ultimo il comune di Montignoso; mentre per parte della Garfagnana lo stesso registro comprende fra i castelli di quest’ultima provincia, a partire dalla valle del Serchio sotto la Lima dal castello di Pescaglia risalendo nella valle superiore sino al confine della comunità e plebanato di Pieve Fosciana, il cui distretto confinava e confina col crine dell’Appennino di S. Pellegrino.
Perciò che spetta alle posteriori vicende della diocesi di Luni-Sarzana vedasi l’Articolo SARZANA.
Così per la parte fisica dellaValle di Magra, e territorio di Luni invierò i miei lettori agli Articoli ALPE APUANA, CARRARA, LITTORALE TOSCANO, MAGRA, MARINELLA DI LUNI, PIETRASANTA, ec.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 950.