MARTA DI TALAMONE o CAPO MARTA
nella Valle dell’Albegna.
– Casale distrutto nel luogo dove poi sorse la Torre delle Saline sulla ripa sinistra del fiume Albegna Iungo l’antica strada Aurelia nel popolo, Comunità Giurisdizione e circa 6 miglia a maestr. d’Orbetello, Diocesi Nullius dell’Abazia delle Tre Fontane, già di Sovana, Compartimento di Grosseto.
Giaceva il casal di Marta sulla lingua di terra, denominata volgarmente il tombolo, che dal lato occidentale unisce il promontorio Argentaro al continente, per cui fu dato a questa località il vocabolo di Capo Marta– All’Articolo Capo Marta . (Vol I pag. 457) furono rammentati due documenti del marzo 765, e del 23 dicembre 995, il primo dei quali è un contratto scritto nel vico del Capo di Marta , presenti fra gli altri testimoni due abitanti di Marta. – Verte il secondo intorno una donazione fatta dal Marchese di Toscana Ugo figlio del fu Marchese Uberto Salico a favore della badia amiatina, nel tempo che Ugo si trovava di passaggio in loco Marta del territorio di Sovana. – Vedere l’Articolo LUCCA Vol. II. pag. 835.
Aggiungerò adesso un terzo documento del gennajo 921 rogato in Sopano presso il fiume Paglia, col quale un monaco della badia amiatina concede a livello al prete Anso, abitante nel vico di Capo Marta, alcuni beni del monastero amiatino situati appunto nel Vico Marta, con obbligo di recare al detto mon. l’annuo canone di 12 danari moneta di S. Pietro. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della badia Amiatina).
Esisteva anche nel secolo XII nel vico di Marta, diocesi di Sovana, un oratorio sotto l’invocazione del B. Abramo Patriarca, che era in quel tempo di giuspadronato della badia di S. Salvatore di Spugna in Colle di Val d’Elsa Ciò lo manifesta una bolla del 23 novembre 1183 spedita dal Pont. Lucio III a favore della badia di Spugna, la quale era stata beneficata dai conti Aldobrandeschi di S. Fiora e Sovana. – Vedere ABAZIA DI SPUGNA in Val d’Elsa.
Più tardi nei contorni di Marta possedeva beni mess.
Tollo degli Albizeschi padre di S. Bernardino il quale nel 1355 vendè quel podere alla Rep. di Siena, nel tempo appunto che quel governo meditava fare di Talamone un grande emporio.
Finalmente non lascia alcun dubbio sull’ubicazione del vico Marta l’iscrizione in marmo murata sulla facciata della Torre delle Saline nell’anno 1630, per rammentare l’epoca e il luogo dove fu innalzata, come ivi si legge: Hanc Salinae, et quam ad Telamonem Martham vocant arcem cum propugnaculis etc. – Vedere Orbetello Comunità.
Giaceva il casal di Marta sulla lingua di terra, denominata volgarmente il tombolo, che dal lato occidentale unisce il promontorio Argentaro al continente, per cui fu dato a questa località il vocabolo di Capo Marta– All’Articolo Capo Marta . (Vol I pag. 457) furono rammentati due documenti del marzo 765, e del 23 dicembre 995, il primo dei quali è un contratto scritto nel vico del Capo di Marta , presenti fra gli altri testimoni due abitanti di Marta. – Verte il secondo intorno una donazione fatta dal Marchese di Toscana Ugo figlio del fu Marchese Uberto Salico a favore della badia amiatina, nel tempo che Ugo si trovava di passaggio in loco Marta del territorio di Sovana. – Vedere l’Articolo LUCCA Vol. II. pag. 835.
Aggiungerò adesso un terzo documento del gennajo 921 rogato in Sopano presso il fiume Paglia, col quale un monaco della badia amiatina concede a livello al prete Anso, abitante nel vico di Capo Marta, alcuni beni del monastero amiatino situati appunto nel Vico Marta, con obbligo di recare al detto mon. l’annuo canone di 12 danari moneta di S. Pietro. (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della badia Amiatina).
Esisteva anche nel secolo XII nel vico di Marta, diocesi di Sovana, un oratorio sotto l’invocazione del B. Abramo Patriarca, che era in quel tempo di giuspadronato della badia di S. Salvatore di Spugna in Colle di Val d’Elsa Ciò lo manifesta una bolla del 23 novembre 1183 spedita dal Pont. Lucio III a favore della badia di Spugna, la quale era stata beneficata dai conti Aldobrandeschi di S. Fiora e Sovana. – Vedere ABAZIA DI SPUGNA in Val d’Elsa.
Più tardi nei contorni di Marta possedeva beni mess.
Tollo degli Albizeschi padre di S. Bernardino il quale nel 1355 vendè quel podere alla Rep. di Siena, nel tempo appunto che quel governo meditava fare di Talamone un grande emporio.
Finalmente non lascia alcun dubbio sull’ubicazione del vico Marta l’iscrizione in marmo murata sulla facciata della Torre delle Saline nell’anno 1630, per rammentare l’epoca e il luogo dove fu innalzata, come ivi si legge: Hanc Salinae, et quam ad Telamonem Martham vocant arcem cum propugnaculis etc. – Vedere Orbetello Comunità.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 99.
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