BADIA DI SESTIGNA o SESTINGA

(S. Bartolommeo)

oggi detta la Badia vecchia presso Colonna: nella cui parrocchia è compresa, Comunità Giurisdizione e 8 miglia toscane a scirocco di Gavorrano, Diocesi e Compartimento di Grosseto.
Fu in origine un monastero dei Benedettini di S. Antimo in Val d’Orcia fondato, come quello della Badia al Fango presso il lago di Castiglione, ne’possessi donati a quel celebre monastero dall’imperatore Lodovico Pio, e confermati da Arrigo III nel 1051. – Questo di Sestingna dicevasi enziadio della Corte di Maimberto : e come tale viene distinto in un placido emanato nel Val d’Arno fiorentino, ai 14 giugno 1055, da Gunterio cancelliere dell’imperatore Arrigo III in favore del monastero di S.
Bartolomeo, situato in Curte Maimberti, contro alcuni nobili di maremma che ritenevano una parte delle possessioni del monastero di Sestinga. Fra i possessi sono nominati quelli di Colonnata e in pian d’Alma (Vedere ALMA Cast.), la metà della corte e territorio di Sestigna, del castello e territorio di Valle presso Follonica; della corte di Portiglione presso il padule di Scarlino; del castello di Casalappi presso il fiume Cornia con le sue dipendenze, usurpato dal Conte Tedice; del poggio di Capannamurata ; della corte di Aslagito, di S. Angelo in Nottula; della corte di Serignano presso Batignano con la sua chiesa di S. Andrea, ec. (Murat. Ant. M. Aevi. – Archivio Diplomatico Fiorentino Carte di S. Agostino di Siena) Nel 1067, di ottobre, l’abate di Sestinga, stando nella Rocca di Pietra, diede ad enfiteusi al conte Ildebrando figlio di altro conte Ildebrando la metà della corte, castello e territorio di Ravi con la metà del padronato sulla chiesa de’SS. Simone e Giuda dello stesso luogo, per l’annuo tributo di soldi 20. – Nel 27 aprile del 1101 il conte Ugo del conte Tedice della Gerardesca, stando in Aslagito, rinunzia e transige col monastero e abate di Sestigna per i diritti che egli vantare poteva sulle possessionidi Casalappi, Monte Bosengo, Monte Anselmo, Vicinatico, e altrove (Vedere Aslagito) – Nel 22 settembre dell’anno 1104 i fratelli Ugo e Salvagno del fu Guidone, stando in Portiglione presso la chiesa di S.
Severo, vendono al monastero di Sestigna alcuni loro terreni posti nella corte di Monte Aquilone sino al castello di Pietra, e dal castello di Ravi sino al fiume Bruna, in Giuncarico e a Sestigna, e tutto ciò per la valuta di soldi 40 – Vedere Aguglione.
Nel 1107 di marzo, Ildebrando abate di Sestigna dà a titolo di enfiteusi a Ranieri e Bernardo tutte le terre che il monastero possedeva in luogo denominato alla Vinandria per l’annuo censo di 24 denari d’argento.
Nel dì 11 agosto 1118, Bernardo vescovo di Roselle per il tenue tributo annuo di 4 soldi lucchesi concede al monastero di Sestigna la metà di ogni introito proveniente dalle decine di paesi, corti e chiese posti in Sestigna, Val pietrosa, in Prugnano, in Caldana, in Crescia, in Collecchio, in Tirli, in Ranocchiaja, Pereta, Alma, Rancolaja, Coralle, Tatti, Ravi, Rablario e Prata. – Nel 1 agosto 1180 seguì nel chiostro della Badiola al Fango una permuta di beni fra Ranieri abate di Sestigna, e Gio. abate di S. Pancrazio del Luto, mercè la quale il secondo cedè al primo le possessioni che il suo monastero aveva là, dove fu la chiesa di S. Martino nel poggio di Vitulonia: e ne ricevè in concambio i diritti spettanti al monastero di Sestigna sulla chiesa del cas tello stesso di Vitulonia, con le decime dovute da una famiglia che allora abitava nel prenominato castello. – Vedere Badiola al Fango e Vetulonia.
(Archivio Diplomatico Fiorentino Carte citate) La Badia di Sestigna dai Benedettini passa ai Guglielmiti contemporaneamente a quella di S. Antimo; dopo la soppressione del quale istituto monastico fu data agli Agostiniani Eremiti di Siena che la tennero fino al secolo XVIII inoltrato, quando fu soppressa dal Gran Duca Leopoldo I, e i suoi beni concessi a favorevoli patti agl’indigeni per migliorare la sorte fisica ed economica di quella contrada. – Vedere CALDANA e COLONNA di BURIANO.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 192.