BARBERINO DI VAL DâELSA
Castello sulla strada Regia romana, capoluogo di ComunitĂ e residenza di un potestĂ , nel Vicariato di Colle, piviere di S. Pietro in Bossolo, nella Diocesi e Compartimento di Firenze.
Ă un piccolo castello sul pianoro delle colline che separano la valle della Pesa dal quella dellâElsa, a 646 braccia sopra il livello del Mediterraneo, nel grado 28° 50â di longitudine e 43° 32â 6â di latitudine 18 miglia toscane a ostro di Firenze, 22 a settentrione-maestro di Siena, 10 a grecale -settentrione della cittĂ di Colle. Ă cinto di vecchie mura con due porte castellane sullâestremitĂ del borgo, pel quale un dĂŹ passava la via romana, in un risalto di poggio a cavaliere dellâattuale strada postale che da Firenze conduce per Siena a Roma, la quale lo rasenta dal lato orientale, un miglio toscano e 1/2 passata la mansione di Tavarnelle.
La distruzione di Semifonte diede la vita a Barberino, il di cui castello non comincia a sentirsi nominare prima del secolo XIII, quantunque come un semplice luogo del piviere di S. Pietro in Bossolo venga citato in una pergamena della Badia di Passignano, scritta in Firenze a dĂŹ 22 giugno dellâanno 1054 (ARCH. DIPL. FIOR.).
Il sistema politico della Repubblica fiorentina di costruire nel suo contado luoghi muniti per accogliere sotto la tutela della legge i vassalli dei magnati, e tenere in freno nel tempo medesimo cotanti valvassori, potè indurre i Magistrati di quel Comune a edificare sul poggio di Barberino in Val dâElsa una rocca, nel tempo in cui nelle circostanti colline tenevano esteso vassallaggio i Conti Alberti, i Gherardini ed altri regoli di Val dâElsa e Val di Pesa.
Certo è che una delle piĂš vetuste ricordanze di questo paese sta nel testamento olografo scritto in lingua volgare, nel 18 febbrajo 1278, dalla Contessa Beatrice vedova del Conte Marcovaldo di Dovandola nata dal Conte Rodolfo degli Alberti di Capraja; mercè cui fu destinato un legato di lire 25 al convento dei frati minori francescani di Barberino di Val dâElsa, cioè, al soppresso monastero dei Conventuali di Borghetto fra Tavarnelle e Barberino.
Nei primordii del secolo XIV questo castello doveva essere giĂ circondato di mura, e fornito di un presidio, tosto che lo storico Giovanni Villani lo qualificò nel numero delle fortezze prese nellâinverno del 1312 dallâimperatore Arrigo VII dopo abbandonato lâassedio di Firenze. (CRON. Libro IX capitolo. 48) Sino da questâultima epoca il castello di Barberino in Val dâElsa, unitamente a quello di S. Donato in Poggio, fu destinato a residenza di un Rettore, o giudice dipendente dal PotestĂ di Firenze, innanzi che fosse dichiarato capoluogo di Potesteria sotto il Vicariato di Certaldo.
Avvi in questo Castello qualche fabbrica degna di essere quĂŹ rammentata. Tale è un piccolo spedale, ad uso di pellegrini, sulla cui facciata leggesi lâiscrizione seguente: Questo Spedale fece fare Taddeo di Cecco da Barberino ec. lâanno 1365.
Era questi uno dei figliuoli del celebre Frencesco da Barberino, che fu esso medesimo il restauratore dellâantica chiesa parrocchiale di S. Bartolommeo dello stesso luogo.
Esiste ancora dentro le mura castellane il palazzo dei Barberini, da cui sortirono i proavi del pontefice Urbano VIII: sulla porta del quale avvi una scudo di pietra con i tre insetti che dovrebbero essere piuttosto Tafani che Api, come apparisce meglio da unâaltra arme piĂš antica esistente nella facciata del succenato spedale, e dal nome di Tafania che tuttora conserva nelle vicinanze di Barberino uno dei poderi dellâillustre prosapia che ne prese il cognome e quindi il suo blasone.
ComunitĂ di Barberino in Val dâElsa. â Il territorio di questa ComunitĂ , situato quasi nellâombellico della Toscana, possiede tutto lâalto piano che costituisce la piĂš bella parte delle colline, che si distendono fra lâElsa e la Pesa, appoggiandosi verso oriente alle pendici occidentali dei monti del Chianti. Ha una superficie di quadrati 36082, di cui 1008 quadrati sono presi da strade pubbliche e da corsi di acqua, con una popolazione di 7869 abitanti, pari a 182 anime per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Il suo perimetro confina con 7 ComunitĂ . Dal lato di libeccio il fiume Elsa la divide dal territorio di S.
Gimignano, a partire dalla confluenza del torrente Avane presso Vico di Val dâElsa sino al poggio di Bellosguardo passato la strada della pieve di Appiano, dove lascia il fiume e subentra la ComunitĂ di Poggibonsi. Dirimpetto alla medesima volgesi a scirocco, e quindi a ostro, prendendo per confine naturale il serpeggiante torrente Drove, che attraversa presso alla grande strada Romana per seguitare lungo il ramo sinistro dello stesso torrente sino alla via comunale che da Poggibonsi guida alla Panieretta verso Monsanto. CostĂ si volge a levante e cavalca il torrente alla confluenza del fosso di Cedda sotto Montignano dove trova la ComunitĂ della Castellina nel Chianti, con la quale piega a grecale, prima lungo il borro del Granado, poscia per la strada di S. Agnese, la quale abbandona al fosso dellâArgenna sotto Monte Corboli. Di lĂ attaversa la strada provinciale del Chianti lungo il crine dei poggi fra S. Donato e la Castellina sino a che per la lama di Sicelle scende nel fiume Pesa, varcato il quale sotto Monte Bernardi trova la ComunitĂ di Greve.
Con questa fiancheggia rimontando per il fosso delle Villane le pendici orientali del Poggio a Vento, dove trapassa la strada che da Passignano conduce a Rignana sino a che giunti al luogo di Citinale e Tracolle, subentra la ComunitĂ di S. Casciano, con la quale fronteggia dal lato di settentrione riscendendo per il fosso del Casino nella Pesa al Ponte nuovo, per dove ritorna sulla ripa sinistra del fiume. CostĂ lungo il poggio di Pe rojo, alla confluenza del borro della Felce in Pesa, volgesi da maestro a ponente per andare contro la corrente del borro medesimo sulla schiena delle colline della Romita, e di lĂ per il fosso della Lama scendere nel torrente Virginio. In questo punto alla ComunitĂ di S. Casciano subentra quella di Montespertoli, con la quale confina mediante il borro di Marciano sino al Virgignolo di Palazzuolo presso Uglione. Quivi piegando a occidente trova la ComunitĂ di Certaldo, e di conserva con essa percorre sulla schiena dei poggi per breve tratto la strada di Marcialla sino a Vigliano, poi quella che dallâAgliena porta alla villa Vettori e a S. Michele di Semifonte. CostĂ lasciata a sinistra la via che guida a Bagnano, entra nel torrente Avane, e con esso ritorna in Elsa a trovare la ComunitĂ di Certaldo al punto donde partĂŹ.
Questo territorio merita di essere osservato sotto piĂš rapporti: o sia che si contempli lâimportanza della sua posizione geografica: o che si esamini la fisica struttura del suolo, sia ancora per le rimembranze storiche dei luoghi che costĂ figurarono innanzi che la Repubblica fiorentina ne decretasse lâesterminio.
La posizione territoriale di cotesta ComunitĂ parla da se stessa a chi per poco passeggi la Toscana. Basta arrivare sul pianoro di Tavarnelle alla mansione postale della grande strada Romana per contemplare di costĂ , e meglio ancora da uno dei vicini poggetti, a volo dâuccello le principali valli che tributano omaggio a quella del fiume maggiore della Toscana. Infatti Barberino di Val dâElsa contasi per uno dei paesi piĂš centrali del Granducato; a mezzo cammino fra Firenze e Siena, circondato a una distanza di poche miglia dalle popolose e commercianti Terre di Poggibonsi, S. Gimignano, Certaldo, Castelfiorentino, Montespertoli, S. Casciano e Greve.
Dirò piuttosto della singolaritĂ che presenta la fisica struttura di questa contrada allâocchio del naturalista sorpreso di lasciare bruscamente il solido alberese e la finissima pietra arenaria che piĂš non rivede dopo la Val di Greve e di trovarsi quasi allâimprovviso sopra immensi ammassi di ciottoli e di arena che cuoprono a unâimmensa altezza la stessa ossatura pietrosa sui poggi che acquapendono in Val di Pesa, mentre nellâopposto lato di questo fiume dove comincia la ComunitĂ di Barberino, e di lĂ proseguendo per sino allâopposto confine sulla Valle dellâElsa, apparisce un nuovo terreno mobile, in cui sino dalla origine furono sepolte famiglie intere di testacei marini e altre reliquie organiche fra mezzo ai depositi di ghiaja e di tufo arenario giallo rossastro, mentre al tufo e alla ghiaja serve di base un sedimento estesissimo, un fondo dâargilla grigia cerulea (mattajone), che è dâaspetto monotono, sterile rapporto a una variata produzione, ma assai fertile riguardo al naturalista per la copia e varietĂ di conchiglie fossili che in esso, a preferenza del sovrapposto tufo, si racchiudono.
A tutto questo cumulo di distruzione terrestre e marina, a tanto sfacelo di corpi minerali e organici, servono di cornice e forse anche di base le branche dellâAppennino che scendono a levante-scirocco dai monti del Chianti fra lâElsa e la Pesa, e a greco-settentrione da Monte Scalari fra la Pesa e la Greve. Si direbbe che il detritus delle tre rocce fondamentali dellâAppennino toscano, fosse stato trascinato in piĂš tempi da una piĂš alta regione, e che, a seconda della respettiva durezza e adesione degli elementi costituenti le tre masse pietrose (galestro o marna fissile, arenaria e alberese) ricuoprisse il suolo della Valle dellâElsa, quando probabilmente questo bacino costituiva una cala o seno di mare. Avvegnachè tanto in questa dellâElsa, quanto nelle Valli dellâEra e dellâArbia che piĂš dâappresso lâavvicinano, trovasi quasi costantemente lâargila cerulea per base visibile del letto mobile, sopra cui si adagia lâarenaria tufacea, coperta essa stessa dai depositi di ghiaja, consistente per la massima parte di calcarea compatta o appenninica.
Comunque sia della causa implicita di cotesto fenomeno geognostico, intorno a cui lâuomo da tanti secoli si affatica per tentare di strappare il velo misterioso che quella nasconde, incombe solamente al nostro proposito di avvertire, che il territorio di questa ComunitĂ può dirsi il primo dove, a partire dalla catena centrale dellâAppennino, comincia la zona di quel terreno superiore marino giĂ da noi segnalata allâarticolo APPENNINO. La quale zona costituisce o almeno ricuopre in gran parte le colline subappennine della Toscana, le quali si appoggiano e sono fiancheggiate, da un lato, dalle rocce compatte regolarmente stratificate, e dallâaltro, dai minerali e pietre cristalline sconvolte e traboccate in mezzo a queste per opera di unâazione intestina, potente, sollevatrice, ma ignota.
Serve di limite orientale alla zona intermedia nel tempo stesso alla ComunitĂ di Barberino di Val dâElsa, il vallone solcato dal fiume Pesa, entrambe le di cui pareti sono coperte da banchi di ciottoli e di ghiaje che nascondono a destra lâossatura solida delle diramazioni Appenniniche, a sinistra il terreno marino poco sopra accennato.
â Il pianoro pertanto di Barberino trovasi rivestito di un grossolano conglomerato misto, non di rado a conchiglie fluviatili e marini, simili a quelle del tufo arenario che lâavvicina, e col quale spesse volte insieme alternano nei poggi di Marcialla, di Lucardo, di S. Maria Novella e di Barberino. PiĂš copiosa di fossili marini, e di piĂš esteso dominio è la marna cerulea volgarmente appellata Mattajone. Questa non solamente serve di base al tufo marino superstite nei risalti piĂš elevati dello stesso territorio, ma costituisce quasi tutte le subalterne colline, le piagge e balze estremamente soggette ad essere profondamente lacerate dalle acque correnti dei tortuosi borri di Val dâElsa.
Entrano nel numero di questi rovinosi torrenti il Virginio che scorre per piĂš rami diviso a greco settentrione della ComunitĂ di Barberino, prima dâintrodursi riunito in un sol tronco nel territorio di Montespertoli. Il maggiore dei suoi rami scaturisce nei contorni della pieve di S. Piero in Bossolo; i minori che formano il Virginiello, partono dalla colline di Marcialla e di Palazzuolo. Nasce dal Borghetto e allâoccidente del poggio di Barberino il torrente Agliena che entra nellâElsa al castello di Certaldo, mentre a levante di Barberino ha origine da varii rivi il torrente Drove, il quale, scende sulla sinistra della strada Regia sino a che lâattraversa per entrare in Elsa nel piano di Poggibonsi. Parte dalle piagge di Pastina e di Poneta per due fossi, i quali raccolti insieme danno il nome e il loro tributo al torrente Avane, costituendo sino allâElsa la linea di demarcazione fra il territorio occidentale di Barberino e quello orientale di Certaldo.
Sono degne di rimembranza per la storia, fra i luoghi del circondario comunitativo di Barberino di Val dâElsa, il poggio e villa di Marcialla, dove giĂ fu il castello di Pogna: la villa deâVettori e quella dei Capponi edificate sopra le balze stesse, sopra le quali risiedeva il forte castello e la rocca di Semifonte. â Vedere POGNA e SEMIFONTE.
Non parlo di tante alte ville delle piÚ distinte famiglie fiorentine sparse in cotesta amena contrada, la quale, per salubrità di aria, dolce temperatura di clima e per qualità di produzioni vegetabili ed animali a poche altre può dirsi seconda.
Fra gli stabilimenti religiosi sono per antichitĂ segnalate la Pieve di S. Appiano e quella di S. Pietro in Bossolo, una a ostro, lâaltra a settentrione del Capoluogo: i monasteri del Borghetto e di Morrocco; quello che credesi fondato da S. Francesco dâAssisi, lâaltro per i Carmelitani eretto nel 1459 da Niccolò di Giovanni di Ser Nigi.
La porzione del territorio di Barberino volta a levante sulle pendici dei monti che scendono dal Chianti è in gran parte vestita di selve di castagni, di boschi di cerri, di querci, di pinete e di stipe. Per il lato boreale, verso il Virginio e la Pesa, provano a meraviglia fra il terreno ghiajoso e tufaceo lâulivo, la vite, il gelso e ogni genere di alberi fruttiferi, mentre nelle colline, nelle piagge e lungo le frane dei torrenti che scendono a libeccio nellâElsa, (quasi tutte formate di mattajone) si raccolgono piante filamentose, graminacee, panico, mais, e cereali di varia specie, fra i quali primeggia il grano civitella (Triticum aestivum) bello e di molto peso. Vi abbonisce pure la vite, che in cotesto terreno cresce rigogliosa e produce la dolce verdea. â In questi colli sarebbe da desiderarsi piĂš estesa la pratica agraria delle colmate di Monte col metodo pubblicato e praticato con felice successo da un benemerito agronomo in una tenuta di Val dâElsa, e in un suolo dellâistessa indole e di eguale formazione.
Lâarte di saper profittare delle acque correnti e piovane che sogliono essere per loro stesse disastrose alle colline di mattajone; il metodo economico di trascinare con lâopera loro il terreno dai ciglioni nei burroni, colmando gli uni a spese degli altri che si deprimono; lâindustria di marnare i campi di argilla col farvi trascinare il tufo arenario dalle sovrastanti verruche, è unâarte nuova, un metodo utile, unâindustria preziosa, e non tanto applicabile per le coltivazioni di Val dâElsa dove nacque, e dove trovasi il migliore modello di sua opera, ma in tutte quelle che riuniscono euguali condizioni e una struttura di suolo similissima. â A dare maggiore estensione a questo genere di lavori agronomici può contibuire assaissimo una ben intesa associazione fra i propietarii fondisti, imperocchè non tutti posseggono nel loro podere glâelementi e le condizioni volute in questo genere di colmate per profittarne senza lâajuto e il concorso del vicino.
Ă in questa stessa qualitĂ di terreno di mattajone dove esistono quei pascoli che danno i preziosi formaggi e le delicatissime carni di agnello, che portano il nome del vicino paese di Lucardo, sebbene i prodotti di simile qualitĂ si ottengano in un circondario che stendesi intorno a Lucardo per parecchie miglia, tanto nella ComunitĂ di Montespertoli, quanto in quella Barberino e nelle limitrofe.
Non solo il bestiame lanuto, ma il vaccino e i pollami costituiscono un ramo importante di risorsa ai proprietari terrieri, siccome lo sono i filugelli che in cotesto clima temperato sogliono prosperare. I majali pur essi sono nel numero dei bestiami che spicciolatamente ingrassati nei poderi dai coloni o a branchi nei boschi, procurano lucro non piccolo ai loro proprietarii.
La generalitĂ del popolo non contadino trova di che sostentarsi dai mestieri e arti meccaniche, dal fornaciajo al fabbricante di rozze stoviglie, dal carretajo allâintagliatore, dal fabbro allâorologiajo, dal ciabattino al sellajo, dal manuale allâingegnere.
Ma ciò che reca maggiore ilaritĂ , movimento piĂš sensibile e con crescente agiatezza aumento sensibile di popolazione, è lâamenitĂ intrinseca della contrada, dove il ricco possidente apre alla famiglia e agli amici della cittĂ dilettevoli e generose villeggiature; è la circostanza favorevole della sua situazione centrale che offre agli abitanti occasioni di guadagno giornaliero nella compra, vendita e trasporto delle produzioni indigene ai frequentatissimi mercati di Poggibonsi, di Certaldo, di Castel-fiorentino, di S. Casciano e di Greve; sia che si parli dellâaumentate vetture, alberghi, botteghe di merci, di commestibili e di artieri, cresciute con nuove case in borgate nuove per lâaumentato numero dei passeggieri. E tutto in grazia del movimento generale del secolo che cammina, di una pace rassicurata, di leggi protettrici della libertĂ commerciale, di migliori pratiche agrarie, e di piĂš estesi mezzi di comunicazione.
Infatti tre grandi strade attraversano il territorio di Barberino; una superiore lungo la schiena dei poggi del Chianti, che guida per la Castellina a Siena o per Radda nel Val dâArno a Figline, Montevarchi e Arezzo; lâaltra inferiore che è lâantica via Romea o Francesca, appellata comunemente la traversa, la quale percorre lungo lâElsa fra la strada Regia di Pisa e quella di Roma, staccandosi dalla prima allâOsteria bianca per riunirsi alla seconda allâingresso di Poggibonsi. La terza è la grande strada Romana che taglia nel centro il territorio di Barberino e tutto il suo diametro dal ponte della Pesa sin sotto a S.
Appiano, e per sette piĂš miglia ne percorre il territorio fra moderni gruppi di case, fra borgate che nascono e fra paesi che aumentano.
Lo dica il borghetto di Tavarnelle che senza parrocchia, e con poche e meschine case restò sino alla fine del secolo che ci ha lasciati, mentre oggi si vede aumentato di abitazioni assai comode, di ben provviste botteghe, di arti e officine di vario genere, fra le quali una fabbrica di grandi orologi.
La sola popolazione di Tavarnelle è cresciuta di un quinto nellâultimo ventennio, quella di tutto il territorio comunitativo confrontato con la statistica dellâanno 1551, allâanno 1745 era aumentata di un 12 per cento, e di un 38 per cento dallâanno 1745 al 1833. â Vedere Il quadro della popolazione qui appresso.
Fra gli uomini di merito conta Barberino il celebre poeta e filosofo Francesco di Neri notaro e giureconsulto fiorentino, che fiorÏ dal declinare del secolo XIII sino al 1348, contemporaneo di altro giureconsulto da Barberino (Ser Bartolo di Chele) stato notaro della Signoria di Firenze nel 1326. Posteriormente si segnalò in diplomazia per importanti commissioni affidatagli dalla Repubblica fiorentina sia a Roma, sia in Lunigiana, Giovanni di Maffeo da Barberino, fratello del tritavo di colui che forma la piÚ bella gloria di Barberino, voglio dire del cardinale Maffeo che sedè per tanti anni con molta gloria sulla cattedra di S. Pietro sotto il nome di Urbano VIII.
Molti altri ne conta il distretto di Barberino, al quale apparterrebbe il famoso Baldo dâAguglione, che segnò la fatale sentenza contro lâAlighieri, se fosse provato che quel severo giudice trasse i natali a Uglione presso Palazzuolo, piuttosto che in qualche altro Aguglione posto in maggior vicinanaza di Firenze. â Vedere Aguglione.
Con il Regolamento generale del 23 maggio 1774 per lâorganizzazione economica delle ComunitĂ del contado fiorentino, furono riuniti in un sol corpo a quella di Barberino cinque Comuni antiche, cioè Barberino, S.
Donato in Poggio, Linari, Vico di Valdelsa, e Cepparello o Monsanto, composte allora di 31 popoli, riuniti attualmente in 24. â Uno solamente di questi popoli, (S.
Biagio a Passignano) fa parte della Diocesi di Fiesole, gli altri sono della Diocesi Fiorentina.
Risiede in Barberino di Val dâElsa un PotestĂ di terza classe dipendente dal Vicario di Colle per la giurisdizione criminale, e per gli atti di polizia. La sua Cancelleria Comunitativa è a San Casciano, Lâufizio dellâEsazione del Registro in Poggibonsi, (ERRATA : la Conservazione dellâIpoteche e la Rota a Firenze) la Conservazione delle Ipoteche in Firenze, ed il Tribunale di Prima istanza in Siena.
Non vi sono mercati nè fiere nel Capoluogo eccettuata una di piccola entitĂ , che cade il 24 agosto. â Unâaltra fiera di maggior concorso, specialmente in bestiame, si pratica in S. Donato in Poggio il lunedĂŹ dopo la terza Domenica di settembre.
QUADRO della Popolazione della ComunitĂ di BARBERINO DI VAL D'ELSA a tre epoche diverse Popolazione dellâanno 1833 - nome del luogo: Appiano di Val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Appiano (Pieve), abitanti n° 377 - nome del luogo: BARBERINO DI VAL D'ELSA, titolo della chiesa: SS. Bartolommeo e Stefano (Cura), abitanti n° 725 - nome del luogo: Bonazza, titolo della chiesa: S. Antonio (Cura), abitanti n° 206 - nome del luogo: Borghetto, titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), abitanti n° 991 - nome del luogo: Bossolo, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve), abitanti n° 706 - nome del luogo: Castel di Linari, titolo della chiesa: S.
Maria (Cura), abitanti n° 66 - nome del luogo: Cortine, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), abitanti n° 137 - nome del luogo: Linari, titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria), abitanti n° 303 - nome del luogo: Monsanto, titolo della chiesa: S.
Rufiniano (Prioria), abitanti n° 288 - nome del luogo: Morrocco, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 197 - nome del luogo: Olena, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), abitanti n° 116 - nome del luogo: Palazzuolo, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), abitanti n° 365 - nome del luogo: Passignano, titolo della chiesa: S.
Biagio (Cura), abitanti n° 369 - nome del luogo: Pastine, titolo della chiesa: S. Martino (Cura), abitanti n° 102 - nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S.
Gimignano (Prioria), abitanti n° 248 - nome del luogo: Poggio, titolo della chiesa: S. Donato (Pieve), abitanti n° 710 - nome del luogo: Poneta, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 79 - nome del luogo: Ponzano, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Filippo (Prioria), abitanti n° 185 - nome del luogo: Sambuca, titolo della chiesa: S. Jacopo (Prioria), abitanti n° 334 - nome del luogo: Sicelle, titolo della chiesa: S. Miniato (Prioria), abitanti n° 156 - nome del luogo: Tignano, titolo della chiesa: S. Romolo (Prioria), abitanti n° 414 - nome del luogo: Vico di Val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Andrea (Prepositura), abitanti n° 212 - nome del luogo: Vico di val d'Elsa, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), abitanti n° 196 - nome del luogo: Vigliano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), abitanti n° 156 - Somma abitanti n° 7638 Frazioni di popolazioni provenienti da chiese parrocchiali situate fuori della Comunità di BARBERINO DI VAL D'ELSA - nome del luogo: Cedda, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), Comunità nella quale risiede: Poggibonsi, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 11 - nome del luogo: Chianti, titolo della chiesa: S. Agnese (Pieve), Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 24 - nome del luogo: Cinciano, titolo della chiesa: S. Giorgio (Cura), Comunità nella quale risiede: Poggibonsi, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 9 - nome del luogo: Cusona, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), Comunità nella quale risiede: S. Gimignano, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 20 - nome del luogo: Petrognano, titolo della chiesa: S.
Pietro a Ponzano, Comunità nella quale risiede: Certaldo, Diocesi alla quale appartiene: Firenze, abitanti n° 40 - nome del luogo: Panzano, titolo della chiesa: S. Maria, Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Fiesole, abitanti n° 82 - nome del luogo: Ricavo, titolo della chiesa: S. Giusto alla Piazza (Cura), Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Fiesole, abitanti n° 18 - nome del luogo: Ulignano, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), ComunitĂ nella quale risiede: S.
Gimignano, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 27 -Somma abitanti n° 231 -TOTALE abitanti n° 7869 Popolazione della stessa Comunità -all'anno 1551, abitanti n° 4965 -all'anno 1745, abitanti n° 5569 -all'anno 1833, abitanti n° 7869
Ă un piccolo castello sul pianoro delle colline che separano la valle della Pesa dal quella dellâElsa, a 646 braccia sopra il livello del Mediterraneo, nel grado 28° 50â di longitudine e 43° 32â 6â di latitudine 18 miglia toscane a ostro di Firenze, 22 a settentrione-maestro di Siena, 10 a grecale -settentrione della cittĂ di Colle. Ă cinto di vecchie mura con due porte castellane sullâestremitĂ del borgo, pel quale un dĂŹ passava la via romana, in un risalto di poggio a cavaliere dellâattuale strada postale che da Firenze conduce per Siena a Roma, la quale lo rasenta dal lato orientale, un miglio toscano e 1/2 passata la mansione di Tavarnelle.
La distruzione di Semifonte diede la vita a Barberino, il di cui castello non comincia a sentirsi nominare prima del secolo XIII, quantunque come un semplice luogo del piviere di S. Pietro in Bossolo venga citato in una pergamena della Badia di Passignano, scritta in Firenze a dĂŹ 22 giugno dellâanno 1054 (ARCH. DIPL. FIOR.).
Il sistema politico della Repubblica fiorentina di costruire nel suo contado luoghi muniti per accogliere sotto la tutela della legge i vassalli dei magnati, e tenere in freno nel tempo medesimo cotanti valvassori, potè indurre i Magistrati di quel Comune a edificare sul poggio di Barberino in Val dâElsa una rocca, nel tempo in cui nelle circostanti colline tenevano esteso vassallaggio i Conti Alberti, i Gherardini ed altri regoli di Val dâElsa e Val di Pesa.
Certo è che una delle piĂš vetuste ricordanze di questo paese sta nel testamento olografo scritto in lingua volgare, nel 18 febbrajo 1278, dalla Contessa Beatrice vedova del Conte Marcovaldo di Dovandola nata dal Conte Rodolfo degli Alberti di Capraja; mercè cui fu destinato un legato di lire 25 al convento dei frati minori francescani di Barberino di Val dâElsa, cioè, al soppresso monastero dei Conventuali di Borghetto fra Tavarnelle e Barberino.
Nei primordii del secolo XIV questo castello doveva essere giĂ circondato di mura, e fornito di un presidio, tosto che lo storico Giovanni Villani lo qualificò nel numero delle fortezze prese nellâinverno del 1312 dallâimperatore Arrigo VII dopo abbandonato lâassedio di Firenze. (CRON. Libro IX capitolo. 48) Sino da questâultima epoca il castello di Barberino in Val dâElsa, unitamente a quello di S. Donato in Poggio, fu destinato a residenza di un Rettore, o giudice dipendente dal PotestĂ di Firenze, innanzi che fosse dichiarato capoluogo di Potesteria sotto il Vicariato di Certaldo.
Avvi in questo Castello qualche fabbrica degna di essere quĂŹ rammentata. Tale è un piccolo spedale, ad uso di pellegrini, sulla cui facciata leggesi lâiscrizione seguente: Questo Spedale fece fare Taddeo di Cecco da Barberino ec. lâanno 1365.
Era questi uno dei figliuoli del celebre Frencesco da Barberino, che fu esso medesimo il restauratore dellâantica chiesa parrocchiale di S. Bartolommeo dello stesso luogo.
Esiste ancora dentro le mura castellane il palazzo dei Barberini, da cui sortirono i proavi del pontefice Urbano VIII: sulla porta del quale avvi una scudo di pietra con i tre insetti che dovrebbero essere piuttosto Tafani che Api, come apparisce meglio da unâaltra arme piĂš antica esistente nella facciata del succenato spedale, e dal nome di Tafania che tuttora conserva nelle vicinanze di Barberino uno dei poderi dellâillustre prosapia che ne prese il cognome e quindi il suo blasone.
ComunitĂ di Barberino in Val dâElsa. â Il territorio di questa ComunitĂ , situato quasi nellâombellico della Toscana, possiede tutto lâalto piano che costituisce la piĂš bella parte delle colline, che si distendono fra lâElsa e la Pesa, appoggiandosi verso oriente alle pendici occidentali dei monti del Chianti. Ha una superficie di quadrati 36082, di cui 1008 quadrati sono presi da strade pubbliche e da corsi di acqua, con una popolazione di 7869 abitanti, pari a 182 anime per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Il suo perimetro confina con 7 ComunitĂ . Dal lato di libeccio il fiume Elsa la divide dal territorio di S.
Gimignano, a partire dalla confluenza del torrente Avane presso Vico di Val dâElsa sino al poggio di Bellosguardo passato la strada della pieve di Appiano, dove lascia il fiume e subentra la ComunitĂ di Poggibonsi. Dirimpetto alla medesima volgesi a scirocco, e quindi a ostro, prendendo per confine naturale il serpeggiante torrente Drove, che attraversa presso alla grande strada Romana per seguitare lungo il ramo sinistro dello stesso torrente sino alla via comunale che da Poggibonsi guida alla Panieretta verso Monsanto. CostĂ si volge a levante e cavalca il torrente alla confluenza del fosso di Cedda sotto Montignano dove trova la ComunitĂ della Castellina nel Chianti, con la quale piega a grecale, prima lungo il borro del Granado, poscia per la strada di S. Agnese, la quale abbandona al fosso dellâArgenna sotto Monte Corboli. Di lĂ attaversa la strada provinciale del Chianti lungo il crine dei poggi fra S. Donato e la Castellina sino a che per la lama di Sicelle scende nel fiume Pesa, varcato il quale sotto Monte Bernardi trova la ComunitĂ di Greve.
Con questa fiancheggia rimontando per il fosso delle Villane le pendici orientali del Poggio a Vento, dove trapassa la strada che da Passignano conduce a Rignana sino a che giunti al luogo di Citinale e Tracolle, subentra la ComunitĂ di S. Casciano, con la quale fronteggia dal lato di settentrione riscendendo per il fosso del Casino nella Pesa al Ponte nuovo, per dove ritorna sulla ripa sinistra del fiume. CostĂ lungo il poggio di Pe rojo, alla confluenza del borro della Felce in Pesa, volgesi da maestro a ponente per andare contro la corrente del borro medesimo sulla schiena delle colline della Romita, e di lĂ per il fosso della Lama scendere nel torrente Virginio. In questo punto alla ComunitĂ di S. Casciano subentra quella di Montespertoli, con la quale confina mediante il borro di Marciano sino al Virgignolo di Palazzuolo presso Uglione. Quivi piegando a occidente trova la ComunitĂ di Certaldo, e di conserva con essa percorre sulla schiena dei poggi per breve tratto la strada di Marcialla sino a Vigliano, poi quella che dallâAgliena porta alla villa Vettori e a S. Michele di Semifonte. CostĂ lasciata a sinistra la via che guida a Bagnano, entra nel torrente Avane, e con esso ritorna in Elsa a trovare la ComunitĂ di Certaldo al punto donde partĂŹ.
Questo territorio merita di essere osservato sotto piĂš rapporti: o sia che si contempli lâimportanza della sua posizione geografica: o che si esamini la fisica struttura del suolo, sia ancora per le rimembranze storiche dei luoghi che costĂ figurarono innanzi che la Repubblica fiorentina ne decretasse lâesterminio.
La posizione territoriale di cotesta ComunitĂ parla da se stessa a chi per poco passeggi la Toscana. Basta arrivare sul pianoro di Tavarnelle alla mansione postale della grande strada Romana per contemplare di costĂ , e meglio ancora da uno dei vicini poggetti, a volo dâuccello le principali valli che tributano omaggio a quella del fiume maggiore della Toscana. Infatti Barberino di Val dâElsa contasi per uno dei paesi piĂš centrali del Granducato; a mezzo cammino fra Firenze e Siena, circondato a una distanza di poche miglia dalle popolose e commercianti Terre di Poggibonsi, S. Gimignano, Certaldo, Castelfiorentino, Montespertoli, S. Casciano e Greve.
Dirò piuttosto della singolaritĂ che presenta la fisica struttura di questa contrada allâocchio del naturalista sorpreso di lasciare bruscamente il solido alberese e la finissima pietra arenaria che piĂš non rivede dopo la Val di Greve e di trovarsi quasi allâimprovviso sopra immensi ammassi di ciottoli e di arena che cuoprono a unâimmensa altezza la stessa ossatura pietrosa sui poggi che acquapendono in Val di Pesa, mentre nellâopposto lato di questo fiume dove comincia la ComunitĂ di Barberino, e di lĂ proseguendo per sino allâopposto confine sulla Valle dellâElsa, apparisce un nuovo terreno mobile, in cui sino dalla origine furono sepolte famiglie intere di testacei marini e altre reliquie organiche fra mezzo ai depositi di ghiaja e di tufo arenario giallo rossastro, mentre al tufo e alla ghiaja serve di base un sedimento estesissimo, un fondo dâargilla grigia cerulea (mattajone), che è dâaspetto monotono, sterile rapporto a una variata produzione, ma assai fertile riguardo al naturalista per la copia e varietĂ di conchiglie fossili che in esso, a preferenza del sovrapposto tufo, si racchiudono.
A tutto questo cumulo di distruzione terrestre e marina, a tanto sfacelo di corpi minerali e organici, servono di cornice e forse anche di base le branche dellâAppennino che scendono a levante-scirocco dai monti del Chianti fra lâElsa e la Pesa, e a greco-settentrione da Monte Scalari fra la Pesa e la Greve. Si direbbe che il detritus delle tre rocce fondamentali dellâAppennino toscano, fosse stato trascinato in piĂš tempi da una piĂš alta regione, e che, a seconda della respettiva durezza e adesione degli elementi costituenti le tre masse pietrose (galestro o marna fissile, arenaria e alberese) ricuoprisse il suolo della Valle dellâElsa, quando probabilmente questo bacino costituiva una cala o seno di mare. Avvegnachè tanto in questa dellâElsa, quanto nelle Valli dellâEra e dellâArbia che piĂš dâappresso lâavvicinano, trovasi quasi costantemente lâargila cerulea per base visibile del letto mobile, sopra cui si adagia lâarenaria tufacea, coperta essa stessa dai depositi di ghiaja, consistente per la massima parte di calcarea compatta o appenninica.
Comunque sia della causa implicita di cotesto fenomeno geognostico, intorno a cui lâuomo da tanti secoli si affatica per tentare di strappare il velo misterioso che quella nasconde, incombe solamente al nostro proposito di avvertire, che il territorio di questa ComunitĂ può dirsi il primo dove, a partire dalla catena centrale dellâAppennino, comincia la zona di quel terreno superiore marino giĂ da noi segnalata allâarticolo APPENNINO. La quale zona costituisce o almeno ricuopre in gran parte le colline subappennine della Toscana, le quali si appoggiano e sono fiancheggiate, da un lato, dalle rocce compatte regolarmente stratificate, e dallâaltro, dai minerali e pietre cristalline sconvolte e traboccate in mezzo a queste per opera di unâazione intestina, potente, sollevatrice, ma ignota.
Serve di limite orientale alla zona intermedia nel tempo stesso alla ComunitĂ di Barberino di Val dâElsa, il vallone solcato dal fiume Pesa, entrambe le di cui pareti sono coperte da banchi di ciottoli e di ghiaje che nascondono a destra lâossatura solida delle diramazioni Appenniniche, a sinistra il terreno marino poco sopra accennato.
â Il pianoro pertanto di Barberino trovasi rivestito di un grossolano conglomerato misto, non di rado a conchiglie fluviatili e marini, simili a quelle del tufo arenario che lâavvicina, e col quale spesse volte insieme alternano nei poggi di Marcialla, di Lucardo, di S. Maria Novella e di Barberino. PiĂš copiosa di fossili marini, e di piĂš esteso dominio è la marna cerulea volgarmente appellata Mattajone. Questa non solamente serve di base al tufo marino superstite nei risalti piĂš elevati dello stesso territorio, ma costituisce quasi tutte le subalterne colline, le piagge e balze estremamente soggette ad essere profondamente lacerate dalle acque correnti dei tortuosi borri di Val dâElsa.
Entrano nel numero di questi rovinosi torrenti il Virginio che scorre per piĂš rami diviso a greco settentrione della ComunitĂ di Barberino, prima dâintrodursi riunito in un sol tronco nel territorio di Montespertoli. Il maggiore dei suoi rami scaturisce nei contorni della pieve di S. Piero in Bossolo; i minori che formano il Virginiello, partono dalla colline di Marcialla e di Palazzuolo. Nasce dal Borghetto e allâoccidente del poggio di Barberino il torrente Agliena che entra nellâElsa al castello di Certaldo, mentre a levante di Barberino ha origine da varii rivi il torrente Drove, il quale, scende sulla sinistra della strada Regia sino a che lâattraversa per entrare in Elsa nel piano di Poggibonsi. Parte dalle piagge di Pastina e di Poneta per due fossi, i quali raccolti insieme danno il nome e il loro tributo al torrente Avane, costituendo sino allâElsa la linea di demarcazione fra il territorio occidentale di Barberino e quello orientale di Certaldo.
Sono degne di rimembranza per la storia, fra i luoghi del circondario comunitativo di Barberino di Val dâElsa, il poggio e villa di Marcialla, dove giĂ fu il castello di Pogna: la villa deâVettori e quella dei Capponi edificate sopra le balze stesse, sopra le quali risiedeva il forte castello e la rocca di Semifonte. â Vedere POGNA e SEMIFONTE.
Non parlo di tante alte ville delle piÚ distinte famiglie fiorentine sparse in cotesta amena contrada, la quale, per salubrità di aria, dolce temperatura di clima e per qualità di produzioni vegetabili ed animali a poche altre può dirsi seconda.
Fra gli stabilimenti religiosi sono per antichitĂ segnalate la Pieve di S. Appiano e quella di S. Pietro in Bossolo, una a ostro, lâaltra a settentrione del Capoluogo: i monasteri del Borghetto e di Morrocco; quello che credesi fondato da S. Francesco dâAssisi, lâaltro per i Carmelitani eretto nel 1459 da Niccolò di Giovanni di Ser Nigi.
La porzione del territorio di Barberino volta a levante sulle pendici dei monti che scendono dal Chianti è in gran parte vestita di selve di castagni, di boschi di cerri, di querci, di pinete e di stipe. Per il lato boreale, verso il Virginio e la Pesa, provano a meraviglia fra il terreno ghiajoso e tufaceo lâulivo, la vite, il gelso e ogni genere di alberi fruttiferi, mentre nelle colline, nelle piagge e lungo le frane dei torrenti che scendono a libeccio nellâElsa, (quasi tutte formate di mattajone) si raccolgono piante filamentose, graminacee, panico, mais, e cereali di varia specie, fra i quali primeggia il grano civitella (Triticum aestivum) bello e di molto peso. Vi abbonisce pure la vite, che in cotesto terreno cresce rigogliosa e produce la dolce verdea. â In questi colli sarebbe da desiderarsi piĂš estesa la pratica agraria delle colmate di Monte col metodo pubblicato e praticato con felice successo da un benemerito agronomo in una tenuta di Val dâElsa, e in un suolo dellâistessa indole e di eguale formazione.
Lâarte di saper profittare delle acque correnti e piovane che sogliono essere per loro stesse disastrose alle colline di mattajone; il metodo economico di trascinare con lâopera loro il terreno dai ciglioni nei burroni, colmando gli uni a spese degli altri che si deprimono; lâindustria di marnare i campi di argilla col farvi trascinare il tufo arenario dalle sovrastanti verruche, è unâarte nuova, un metodo utile, unâindustria preziosa, e non tanto applicabile per le coltivazioni di Val dâElsa dove nacque, e dove trovasi il migliore modello di sua opera, ma in tutte quelle che riuniscono euguali condizioni e una struttura di suolo similissima. â A dare maggiore estensione a questo genere di lavori agronomici può contibuire assaissimo una ben intesa associazione fra i propietarii fondisti, imperocchè non tutti posseggono nel loro podere glâelementi e le condizioni volute in questo genere di colmate per profittarne senza lâajuto e il concorso del vicino.
Ă in questa stessa qualitĂ di terreno di mattajone dove esistono quei pascoli che danno i preziosi formaggi e le delicatissime carni di agnello, che portano il nome del vicino paese di Lucardo, sebbene i prodotti di simile qualitĂ si ottengano in un circondario che stendesi intorno a Lucardo per parecchie miglia, tanto nella ComunitĂ di Montespertoli, quanto in quella Barberino e nelle limitrofe.
Non solo il bestiame lanuto, ma il vaccino e i pollami costituiscono un ramo importante di risorsa ai proprietari terrieri, siccome lo sono i filugelli che in cotesto clima temperato sogliono prosperare. I majali pur essi sono nel numero dei bestiami che spicciolatamente ingrassati nei poderi dai coloni o a branchi nei boschi, procurano lucro non piccolo ai loro proprietarii.
La generalitĂ del popolo non contadino trova di che sostentarsi dai mestieri e arti meccaniche, dal fornaciajo al fabbricante di rozze stoviglie, dal carretajo allâintagliatore, dal fabbro allâorologiajo, dal ciabattino al sellajo, dal manuale allâingegnere.
Ma ciò che reca maggiore ilaritĂ , movimento piĂš sensibile e con crescente agiatezza aumento sensibile di popolazione, è lâamenitĂ intrinseca della contrada, dove il ricco possidente apre alla famiglia e agli amici della cittĂ dilettevoli e generose villeggiature; è la circostanza favorevole della sua situazione centrale che offre agli abitanti occasioni di guadagno giornaliero nella compra, vendita e trasporto delle produzioni indigene ai frequentatissimi mercati di Poggibonsi, di Certaldo, di Castel-fiorentino, di S. Casciano e di Greve; sia che si parli dellâaumentate vetture, alberghi, botteghe di merci, di commestibili e di artieri, cresciute con nuove case in borgate nuove per lâaumentato numero dei passeggieri. E tutto in grazia del movimento generale del secolo che cammina, di una pace rassicurata, di leggi protettrici della libertĂ commerciale, di migliori pratiche agrarie, e di piĂš estesi mezzi di comunicazione.
Infatti tre grandi strade attraversano il territorio di Barberino; una superiore lungo la schiena dei poggi del Chianti, che guida per la Castellina a Siena o per Radda nel Val dâArno a Figline, Montevarchi e Arezzo; lâaltra inferiore che è lâantica via Romea o Francesca, appellata comunemente la traversa, la quale percorre lungo lâElsa fra la strada Regia di Pisa e quella di Roma, staccandosi dalla prima allâOsteria bianca per riunirsi alla seconda allâingresso di Poggibonsi. La terza è la grande strada Romana che taglia nel centro il territorio di Barberino e tutto il suo diametro dal ponte della Pesa sin sotto a S.
Appiano, e per sette piĂš miglia ne percorre il territorio fra moderni gruppi di case, fra borgate che nascono e fra paesi che aumentano.
Lo dica il borghetto di Tavarnelle che senza parrocchia, e con poche e meschine case restò sino alla fine del secolo che ci ha lasciati, mentre oggi si vede aumentato di abitazioni assai comode, di ben provviste botteghe, di arti e officine di vario genere, fra le quali una fabbrica di grandi orologi.
La sola popolazione di Tavarnelle è cresciuta di un quinto nellâultimo ventennio, quella di tutto il territorio comunitativo confrontato con la statistica dellâanno 1551, allâanno 1745 era aumentata di un 12 per cento, e di un 38 per cento dallâanno 1745 al 1833. â Vedere Il quadro della popolazione qui appresso.
Fra gli uomini di merito conta Barberino il celebre poeta e filosofo Francesco di Neri notaro e giureconsulto fiorentino, che fiorÏ dal declinare del secolo XIII sino al 1348, contemporaneo di altro giureconsulto da Barberino (Ser Bartolo di Chele) stato notaro della Signoria di Firenze nel 1326. Posteriormente si segnalò in diplomazia per importanti commissioni affidatagli dalla Repubblica fiorentina sia a Roma, sia in Lunigiana, Giovanni di Maffeo da Barberino, fratello del tritavo di colui che forma la piÚ bella gloria di Barberino, voglio dire del cardinale Maffeo che sedè per tanti anni con molta gloria sulla cattedra di S. Pietro sotto il nome di Urbano VIII.
Molti altri ne conta il distretto di Barberino, al quale apparterrebbe il famoso Baldo dâAguglione, che segnò la fatale sentenza contro lâAlighieri, se fosse provato che quel severo giudice trasse i natali a Uglione presso Palazzuolo, piuttosto che in qualche altro Aguglione posto in maggior vicinanaza di Firenze. â Vedere Aguglione.
Con il Regolamento generale del 23 maggio 1774 per lâorganizzazione economica delle ComunitĂ del contado fiorentino, furono riuniti in un sol corpo a quella di Barberino cinque Comuni antiche, cioè Barberino, S.
Donato in Poggio, Linari, Vico di Valdelsa, e Cepparello o Monsanto, composte allora di 31 popoli, riuniti attualmente in 24. â Uno solamente di questi popoli, (S.
Biagio a Passignano) fa parte della Diocesi di Fiesole, gli altri sono della Diocesi Fiorentina.
Risiede in Barberino di Val dâElsa un PotestĂ di terza classe dipendente dal Vicario di Colle per la giurisdizione criminale, e per gli atti di polizia. La sua Cancelleria Comunitativa è a San Casciano, Lâufizio dellâEsazione del Registro in Poggibonsi, (ERRATA : la Conservazione dellâIpoteche e la Rota a Firenze) la Conservazione delle Ipoteche in Firenze, ed il Tribunale di Prima istanza in Siena.
Non vi sono mercati nè fiere nel Capoluogo eccettuata una di piccola entitĂ , che cade il 24 agosto. â Unâaltra fiera di maggior concorso, specialmente in bestiame, si pratica in S. Donato in Poggio il lunedĂŹ dopo la terza Domenica di settembre.
QUADRO della Popolazione della ComunitĂ di BARBERINO DI VAL D'ELSA a tre epoche diverse Popolazione dellâanno 1833 - nome del luogo: Appiano di Val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Appiano (Pieve), abitanti n° 377 - nome del luogo: BARBERINO DI VAL D'ELSA, titolo della chiesa: SS. Bartolommeo e Stefano (Cura), abitanti n° 725 - nome del luogo: Bonazza, titolo della chiesa: S. Antonio (Cura), abitanti n° 206 - nome del luogo: Borghetto, titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), abitanti n° 991 - nome del luogo: Bossolo, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve), abitanti n° 706 - nome del luogo: Castel di Linari, titolo della chiesa: S.
Maria (Cura), abitanti n° 66 - nome del luogo: Cortine, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Prioria), abitanti n° 137 - nome del luogo: Linari, titolo della chiesa: S. Stefano (Prioria), abitanti n° 303 - nome del luogo: Monsanto, titolo della chiesa: S.
Rufiniano (Prioria), abitanti n° 288 - nome del luogo: Morrocco, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 197 - nome del luogo: Olena, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), abitanti n° 116 - nome del luogo: Palazzuolo, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), abitanti n° 365 - nome del luogo: Passignano, titolo della chiesa: S.
Biagio (Cura), abitanti n° 369 - nome del luogo: Pastine, titolo della chiesa: S. Martino (Cura), abitanti n° 102 - nome del luogo: Petrojo, titolo della chiesa: S.
Gimignano (Prioria), abitanti n° 248 - nome del luogo: Poggio, titolo della chiesa: S. Donato (Pieve), abitanti n° 710 - nome del luogo: Poneta, titolo della chiesa: S. Maria (Cura), abitanti n° 79 - nome del luogo: Ponzano, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Filippo (Prioria), abitanti n° 185 - nome del luogo: Sambuca, titolo della chiesa: S. Jacopo (Prioria), abitanti n° 334 - nome del luogo: Sicelle, titolo della chiesa: S. Miniato (Prioria), abitanti n° 156 - nome del luogo: Tignano, titolo della chiesa: S. Romolo (Prioria), abitanti n° 414 - nome del luogo: Vico di Val d'Elsa, titolo della chiesa: S. Andrea (Prepositura), abitanti n° 212 - nome del luogo: Vico di val d'Elsa, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), abitanti n° 196 - nome del luogo: Vigliano, titolo della chiesa: S. Lorenzo (Cura), abitanti n° 156 - Somma abitanti n° 7638 Frazioni di popolazioni provenienti da chiese parrocchiali situate fuori della Comunità di BARBERINO DI VAL D'ELSA - nome del luogo: Cedda, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), Comunità nella quale risiede: Poggibonsi, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 11 - nome del luogo: Chianti, titolo della chiesa: S. Agnese (Pieve), Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 24 - nome del luogo: Cinciano, titolo della chiesa: S. Giorgio (Cura), Comunità nella quale risiede: Poggibonsi, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 9 - nome del luogo: Cusona, titolo della chiesa: S. Biagio (Cura), Comunità nella quale risiede: S. Gimignano, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 20 - nome del luogo: Petrognano, titolo della chiesa: S.
Pietro a Ponzano, Comunità nella quale risiede: Certaldo, Diocesi alla quale appartiene: Firenze, abitanti n° 40 - nome del luogo: Panzano, titolo della chiesa: S. Maria, Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Fiesole, abitanti n° 82 - nome del luogo: Ricavo, titolo della chiesa: S. Giusto alla Piazza (Cura), Comunità nella quale risiede: Castellina, Diocesi alla quale appartiene: Fiesole, abitanti n° 18 - nome del luogo: Ulignano, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), ComunitĂ nella quale risiede: S.
Gimignano, Diocesi alla quale appartiene: Colle, abitanti n° 27 -Somma abitanti n° 231 -TOTALE abitanti n° 7869 Popolazione della stessa Comunità -all'anno 1551, abitanti n° 4965 -all'anno 1745, abitanti n° 5569 -all'anno 1833, abitanti n° 7869
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 264.
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