EREMO DEL VIVO sul MONTE AMIATA
in Val d’Orcia.
Eremo di monaci camaldolensi che porta il nome del vicino torrente, nella parrocchia di S. Marcello del Vivo, Comunità e 7 miglia toscane circa a ostro di Castiglion d’Orcia, Giurisdizione di S. Quirico, Diocesi di Montalcino, già di Chiusi, Compartimento di Siena.
La sua instituzione risale al principio del secolo XI, quando l’imperatore Arrigo I, nell’anno 1003, concesse con varj beni questo locale a S. Romualdo, che per qualche tempo lo abitò, e vi stabilì la riforma Camaldolense.
Fu pure privilegiato, nel 1166 dall’imperatore Federigo I, che confermò il diploma di Arrigo I, e ne accrebbe il patrimonio. In seguito, per bolla del pontefice Eugenio III del 13 gennajo 1147, fu questo Eremo aggregato alla badia di S. Pietro in Campo, posta sulla ripa destra dell’Orcia, allorché i Benedettini di Campo abbracciarono la riforma degli Eremiti di Camaldoli. – Vedere BADIA di S. PIETRO in Campo.
Verso il 1337, per causa di alcuni pascoli, i Salimbeni signori di Castiglion d’Orcia fecero assalire dai loro vassalli l’Eremo del Vivo, che devastarono e misero a ruba. Lo che costrinse quei romiti a refugiarsi nel monastero delle Rose della loro Congregazione a Siena; cui in seguito fu incorporato il patrimonio dell’Eremo del Vivo e della Badia di Campo, sino a che nel 1438 venne alienato ai principi di Farnese, e dal pontefice Paolo III della stessa prosapia venduto, o regalato, al cardinale Cervini, poi papa Marcello II, che lo lasciò ai suoi nipoti e discendenti, i quali tuttora conservano gli allodiali dopo abolita quella contea. – Vedere VIVO sul MONTE AMIATA.
La sua instituzione risale al principio del secolo XI, quando l’imperatore Arrigo I, nell’anno 1003, concesse con varj beni questo locale a S. Romualdo, che per qualche tempo lo abitò, e vi stabilì la riforma Camaldolense.
Fu pure privilegiato, nel 1166 dall’imperatore Federigo I, che confermò il diploma di Arrigo I, e ne accrebbe il patrimonio. In seguito, per bolla del pontefice Eugenio III del 13 gennajo 1147, fu questo Eremo aggregato alla badia di S. Pietro in Campo, posta sulla ripa destra dell’Orcia, allorché i Benedettini di Campo abbracciarono la riforma degli Eremiti di Camaldoli. – Vedere BADIA di S. PIETRO in Campo.
Verso il 1337, per causa di alcuni pascoli, i Salimbeni signori di Castiglion d’Orcia fecero assalire dai loro vassalli l’Eremo del Vivo, che devastarono e misero a ruba. Lo che costrinse quei romiti a refugiarsi nel monastero delle Rose della loro Congregazione a Siena; cui in seguito fu incorporato il patrimonio dell’Eremo del Vivo e della Badia di Campo, sino a che nel 1438 venne alienato ai principi di Farnese, e dal pontefice Paolo III della stessa prosapia venduto, o regalato, al cardinale Cervini, poi papa Marcello II, che lo lasciò ai suoi nipoti e discendenti, i quali tuttora conservano gli allodiali dopo abolita quella contea. – Vedere VIVO sul MONTE AMIATA.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 75.
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