LAGO DELL’EDIFIZIO, ossia SOLFUREO

in Val di Cornia (Aquae Albulae, o Aquae Calidae).

– È questo Lago rinchiuso in un incavo di poggio due miglia toscane circa a ponente e nella parrocchia di Monte Rotondo, sulla ripa destra del fiume Cornia, nel quale fluisce il suo emissario Risecco, già sul confine territoriale del distrutto castel di Cornia, a poca distanza dal castellare di Vecchiena. Esso presenta una figura quasi circolare di un quarto di miglio di superficie; ed è situato nel grado 28° 34’ 7” di longitudine e 43° 9’ di latitudine, circa 15 miglia toscane lungi dalla spiaggia di Piombino.
Prese il nome di Lago dell’Edifizio da una vicina fabbrica, della quale esistono tuttora le rovine, fatta per la confezione del vetriolo verde che si estraeva da quelle acque minerali.
È alimentato da polle termali che pullulano dal fondo del suo bacino, caldissime, fumanti, e che tramandano odore solfureo. Sono esse alquanto albiccie, per cui nei secoli bassi ad alcune di quelle polle venne dato il vocabolo di Aquae Calidae, e di Aquae Albulae.
Avvegnachè alcune carte del medio evo tendono a farmi credere, che cotesto Lago dell’Edifizio abbia per avventura a corrispondere alle Acque albule, e calde della Val di Cornia, quali furono designate sino dal secolo VIII nelle pergamene dell’Arch. Arciv. Lucch. e in quelle appartenute alle comunità di Massa e di Volterra; e conseguentemente che esso Lago conti la sua origine già da molti secoli. (TARGIONI, Viaggi ec. T. IV pag. 220).
– All’Articolo Bagni Vetuloniensi fu da me avvertito (Vol. I di quest’opera, pag. 231) che sino dall’anno 754 erano rammentate le Acque Albule nella valle di Cornia a confine col Gualdo del Re, vale a dire, col territorio della parrocchia di S. Maria del Frassine, che dal lato di settentrione si avvicina al Bagno del Re, da cui è alquanto più settentrionale il Lago Sulfureo dell’Edifizio.
Delle stesse Acque calde fanno menzione più e diverse carte della comunità di Massa, fra le quali citerò un istrumento dei 15 marzo 1031, rogato nell’abbadia di Palazzuolo presso Monte Verdi, all’occasione che un Guido d’Oddone donò al Monastero suddetto tuttociò che possedeva all’Acqua Calda. Con più precisione le rammentò il Pontefice Gregorio VII in una bolla spedita al Vescovo di Populonia lì 20 novembre 1075, con la quale vengono designati i confini della diocesi di Populonia, che dal lato della Val di Cornia incontrava i seguenti luoghi: inde ad Sanctum Johannem in Gualdum Domni Regis, et ad S. Philippum et inde ad Montem Viridem et inde ad fontem Fontignani per Fajanum Paganicum in AQUAM CALDULAM, et ad campum Mustiolae. Inde vero ad Sussianum, et exinde ad Viniale, etc.
Anche in un pubblico istrumento degli 11 settembre 1254 relativo al possesso preso dal sindaco del comune di Massa del distrutto castello di Castiglion Bernardi e di altri pezzi di terra situati in Val di Cornia, sono notati fra i confini di quel comunello, poscia bandita, i luoghi di Acqua calda nella Cornia, di Fontignano, e del Pian del Lago. Le stessse Acque calde furono altresì rammentate in un contratto dei 20 gennajo 1105 celebrato nel vicino castello della Leccia del distretto volterrano, quando la contessa Gisla vedova del Conte Rodolfo nato dal Conte Ugo, col consenso di Uguccione di lei figliuolo e mondualdo, in ordine al testamento del predetto suo marito assegnò fra le altre possessioni all’abbadia di Palazzuolo a Monte Verdi una massa, o tenuta, posta in Cafaggio e in Aque Albule, oltre la metà di altra massa situata nel luogo che denominavasi Gordena, e una terza massa in luogo chiamato Vecchiena . (ARCH. DIPL.
FIOR. e SEN., Carte di Massa .) Dal qual ultimo documento si rileva di più, che le Acque albule erano situate in una località diversa da quella di Gordena, dove esistevano le terme del Bagno Regio, altrimenti appellate dei Bagni di Gordena. – Vedere BAGNI VETULONIENSI.
Fìnalmente, che alle Acque calde di Val di Cornia corrisponda l’attual Lago Sulfureo di Monterotondo non ne lascia dubbio la dichiarazione dei testimoni esaminati in Volterra nel 1295 ad oggetto di rintracciare i confini territoriali del già distrutto castello di Cornia. I quali testimoni dovendo indicare i nomi delle località, dichiararono, che il territorio del già distrutto Castello di Cornia confinava, dalla parte della corte di Lustignano con questa mediante il fiume Cornia fino alla confluenza del borro di Ricavo, e di là a casa Malliani et tendit ipsum ad AQUAM CALIDAM et ipsum super Vecchenam et descendit ad S. Quilicum, et descendit ad planum de Cagivoli, et trahit per viam Rii putridi (ora Riputine) usque ad Fontanellam, et trahit sursum ad podium Montis Cassiani, et descendit in botrum rivi Tassi (forse il così detto Ritasso) et trahit sursum ad Serram Stechariae, et inter dictos confines est curia castri de Cornia. (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte di Volterra .) – Vedere CORNIA, Castello .
Comunque sia, certo è, che il Lago dell’Edifizio versa il rifiuto delle sue acque nel borro del Risecco, presso il quale esisteva la sorgente chiamata ancora il Bagno del Re, e la conserva d’acqua, che porta il nome di Botte o Cantina del Re.
Il Lago dell’Edifizio offre lo spettacolo proprio dei Lagoni del Volterrano e del Massetano, cioè acqua caldissima, torbida, fumante con strepito esterno e sotterraneo, che fornisce acido borico, e solfati di allumina, di calce, di ferro ec. – Fu per raccogliere quest’ultimo sale (vetriolo verde) di cui havvene maggior quantità, che costà nei secoli passati si eresse l’Edifizio per la sua estrazione stata interrotta e ripresa per varie volte, e finalmente affatto abbandonata, sicchè dall’edifizio dove si confezionava il vetriolo prese nome il Lago.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 616.