LAGONI del Volterrano, e Massetano, FUMACCHI, SOFFIONI, BULICAMI, LAGONCELLI

– Non sono questi nè le Lacune dei Latini, nè le Salse de’ Francesi, ma sivvero consistono in un fenomeno geologico che si affaccia particolarmente in sette ovvero otto diverse località situate intorno ad una montuosità dove si schiudono tre diverse valli, cioè, nella faccia volta a settentrione la valle della Cecina, in quella volta a ostro la valle della Cornia e sul fianco volto a grecale la valle superiore del fiume Merse .
Forse la scienza non ebbe finora un vocabolo speciale e adequato per esprimere cotesto fenomeno meglio di quello con cui gli abitanti indigeni appellarono cotesti Lagoni con gli epiteti di Soffioni, di Bulicami e di Fumacchi.
In realtà i vocaboli di Soffioni e di Fumacchi danno a conoscere benissimo l’effetto e le qualità distintive e precipue dei Lagoni volterrani ; avvegnachè questi sbucano impetuosamente dal terreno con un sibilo consimile ad un mantice che soffi in un forno da ferriera, sibilo quasi sempre accompagnato da urente vapore che tramanda, a seconda dei tempi, un odore più o meno intenso di ova putrefatte (gas idrogene solforato).
Distinguonsi poi tali Lagoni col nome di Bulicami , quando con sotterraneo gorgoglio sogliono balzare a scatti in guisa di bolle framezzo ad un terreno fangoso, assai più umido di quello proprio dei Soffioni. In tale condizione i Lagoni, specialmente designati col nome Bulicami , spandono per l’atmosfera sino alle 60 e più braccia un fumo vaporoso, che offre da lungi l’aspetto di candida nube.
In una parola i Lagoni in discorso sono altrettante fucine urentissime, le quali variando sempre sede, senza fiamma e senza fuoco compariscono ingannevoli alla superficie di un terreno argillo -calcareo stratiforme e conchigliare di colore plumbeo, fra i pertugi di piccole concavità contornate da terreno instabile, che sotto i piedi rintruona, cosparso di spiragli e di pozzanghere marnose. Di costà i Fumacchi soffiano con violenza quell’aria urente vaporosa, che satura le acque torbide riunite naturalmente o artificialmente intorno ai Lagoni. – Sono queste medesime acque quelle che, chiarite in una conserva, e di là condotte sopra un vasto fornello a galera coperto da numerose caldaje di piombo vengono messe in evaporazione da una caldissima corrente di un vicino Soffione, finchè quelle acque nel termine di circa 20 ore ridotte alla condensazione opportuna, si fanno scorrere in una fabbrica contigua ove sono raccolte in appositi tini; e costà in riposo si cristallizza quell’acido borico che i Lagoni volterrani da pochi anni forniscono all’Europa in grandissima copia con una economia inaspettata.
Esaminando poi le varie sedi, donde simili fenomeni si affcciano, mi sembrò di trovarle circoscritte fra il grado 28° 27’ e 28’ 40’ longitudine e il grado 43° 10’ e 43° 15’ latitudine alla base settentrionale e occidentale della così detta Cornata di Gerfalco, sull’incrociatura e nodo di una doppia catena di monti ricchi di filoni metalliferi, in mezzo ad una raggiera di poggi formati in gran parte di terreni massicci, cristallini e plutonizzati, in vicinanza di numerose micidiali mofete e di salutifere acque termali, fra le solfiere, allumiere e gessaje, nè molto lungi dalle copiosissime Moje Volterrane.
Con tuttociò non posso dissimulare a me stesso la titubanza che ebbi nel pensare, come mai sì clamorosi fenomeni capaci di produrre più borace di quanto ne forniscono tutt’insieme i Laghi di Crisocolla alla China, al Giappone ed al Thibet, come mai, io diceva, tali fenomeni potevano ignorarsi, ed essere taciuti dagli antichi italiani scrittori di cose naturali! Nè frattanto mi si presentava alcuno che i Lagoni volterrani avesse accennati e descritti prima del fisico Ugolino da Montecatini; il quale sul declinare del secolo (ERRATA: XIV) XV essendo stato inviato dalla Repubblica fiorentina insieme col suo cancelliere Coluccio Salutati al Bagno a Morba per esaminare quelle acque termali, egli in tale occasione vide e descrise i Lagoni di Castel nuovo di Val di Cecina, benchè situati sull’opposta pendice meridionale del monte, dov’è il Bagno a Morba, dal quale non sono distanti che pochi passi i Lagoni di Monte Cerboli, per quanto questi ultimi non siano stati da Ugolino in alcuna guisa accennati. (UGOLINI, De Balneis.) Altronde se non traveggo mi sembra, che sino dal secolo (ERRATA: VI) VII di Roma esser dovessero in certo modo conosciuti i Lagoni del Volterrano; giacchè non saprei a quale altra contrada dell’Etruria meglio che a cotesta si potesse applicare la breve ma espressiva dipintura che ne fece Lurezio Caro nel sesto libro del suo poema De Rerum Natura , quando egli, descrivendo i vaporosi Bulicami del Lago d’Averno, li paragonava ai caldi Fumacchi che sino d’allora prorompevano dalle viscere di alcuni monti dell’Etruria.
Is locus est Cumas apud, Hetruscos et montes Oppleti calidis ubi fumant fontibus aucti.
Infatti una delle proprietà caratteristiche dei Lagoni volterrani è quella segnalata da Lucrezio, di rendersi cioè più intensi e più fumanti tutte le volte che vi concorra dell’acqua.
Questa stessa proprietà fu pure avvertita dall’archiatro pontificio Andrea Bacci, quando nella sua opera de Thermis (libro IV) trattando delle Lacune volterrane, scriveva, come a lui era stato narrato, che tostochè il tempo si disponeva alla pioggia, lo strepito, il gorgoglio e il fumo dei nominati Lagoni più sensibile, più veemente e copioso appariva.
Un secolo dopo del Bacci Paolo Merula nella Cosmografia generale (Parte II. Lib. 4 Cap. 13) discorrendo dei Laghi, Paduli, Stagni e Lacune della Toscana, ed accennando i Lagoni della Leccia presso Monte Rotondo, li descriveva nella seguente guisa: « Haud procul Lecia quibusdam in locis aquae tanto strepitu, tantaque violentia bulliunt, ut altitudine pedum decem exiliant, nec minore cum sonitu rursum cadant: praeterea tanti sunt fervoris, ut injecti animalis vivi ossa exemplo carne nudata sursum emergant.
Pure con tutte coteste singolarità i Lagoni volterrani furono visti per maraviglia in una lunga serie di secoli senza mai esaminare e conoscere quanto con essi la natura produceva. – Fu il chimico Hoefer, farmacista del Granduca Leopoldo I, quello che analizzò le acque salse di uno dei Lagoni volterrani nella Val di Cornia, chiamato il Lago Cerchiajo , e fu egli che vi trovò l’acido borico in dose variabile. Avvegnachè una libbra di acqua stata attinta dal Lago Cerchiajo nel novembre 1777 somministrò in ultimo resultato 36 grani d’acido borico, mentre l’acqua dello stesso Lago raccolta nel mese di giugno dell’anno susseguente 1778, fornì quasi doppia dose dello stesso acido, corripondente ad una centesima parte del liquido analizzato.
Nuovi e più estesi esperimenti poco dopo vennero intrapresi dal ch. anatomico e chimico Paolo Mascagni sopra i Lagoni delle valli superiori della Cecina e della Cornia, a partire da quelli più piccoli e più orientali di tutti, situati alle sorgenti del fiume Merse, poco lungi dal Castelletto, cui diè nome la casa Mascagni; e fu egli il primo che meditasse di trar profitto dai Lagoni per fabbricare un borace identico a quello che ci si reca dalla China, con lo scopo di creare un nuovo articolo d’industria manifatturiera nazionale. – Vedere P. MASCAGNI, Commentarii ec.
Era il Mascagni in tale divisamento, e già andava tentando di trar profitto dal vapore, o piuttosto dall’acqua dei gorgoglianti Lagoni volterrani , quando nel 1810 cercò al governo di quel tempo un brevetto di privativa per la meditata impresa. – Ottenuto il brevetto, poco dopo fu questo dal Mascagni ceduto ad altro speculatore, il quale non seppe ricavare dal fenomeno dei Lagoni quel profitto che produrre doveva l’idea non ancora bene sviluppata dal fisico testè lodato; rapporto cioè al giovarsi del calore urente che a guisa di vento sbuffa dai Lagoni; siccome la seppe sviluppare con profitto l’attuale intraprenditore. Fra questo e quello, cioè, dal 1814 al 1818, si applicò alla stessa intrapresa della raccolta dell’acido borico, e dalla successiva lavorazione del borace il chim. livornese Giuseppe Guerrazzi, il quale, dopo aver ottenuto dal primo impresario l’Edifizio dei Lagoni di Monte Rotondo, intorno a questi si occupò con tale industria, che essendosi accorto, come una parte dell’acido borico veniva trascinata fuori dei Lagoni dalla forza dei cocenti vapori, e quindi abbandonata lungi dal cratere, ed assicuratosi che quelle acque erano suscettibili di caricarsi di una maggiore dose di acido borico, egli cercò il mezzo di saturare maggiormente quelle dei suoi Lagoni; e vi pervenne coll’aprire nel terreno delle pendici superiori diverse cavità, onde raccogliervi e riunirvi le acque dei superiori Lagoni, o di altre polle per quindi inviarle di là nei sottostanti Bulicami . Per tal guisa il Guerrazzi ottenne dalle acque dei suoi Lagoni una quantità di acido borico tre volte maggiore di quella che naturalmente nei tempi anteriori avevano fornito i Lagoni volterrani .
Non fu questo però che un lampo precursore di più estesa, più ingegnosa e più proficua scoperta, che l’arte e la scienza giustamente debbono all’ingegno d’un intelligente negoziante francese, il Cav. Larderel.
L’anno 1818 segna l’epoca della cessata impresa Guerrazzi e della nuova e più estesamente attivata dalla ditta Chemin, Prard , Larderel e Compagni; a favore della quale, per deliberazione del magistrato comunitativo delle Pomarance furono aggiudicati a titolo di fitto perpetuo i Lagoni di Monte Cerboli , situati nel territorio di quella comunità; Lagoni che possono dirsi attualmente i più estesi e più ricchi di acido borico di tutti gli altri dell’antico contado e diocesi di Volterra riuniti insieme.
Quattro edifizi furono contemporaneamente costruiti dalla nuova impresa, cioè a Monte Cerboli, a Castelnuovo, a Monte Rotondo ed a Lustignano, e tutti furono assai presto in grado di somministrare in breve tempo tale quantità di acido borico da poterlo fornir puro, o in stato di borace alle fabbriche di terraglie dell’Europa.
Era d’uopo pertanto di aumentare l’esito con il ribasso del prezzo; lo che non sarebbe mai accaduto senza trovare una via più facile, ed un metodo meno dispendioso per ottener dai Lagoni del Volterrano l’acido che si ricercava.
Non starò qui a ripetere i varii tentativi che in linea di prove furono intrapresi dall’industrioso Larderel, quando uno che vale per tutti è bastato ad esonerarlo dalla spesa del combustibile, e della metà almeno dei lavoranti che v’impiegava.
A Larderel si deve il meritato elogio di aver saputo allacciare e quasi inceppare e dirigere a sua voglia e lungi dalla sua sede l’urente ed effrenato vapore dei Lagoni, inviandolo dal chiusino artificiale per via sotterranea ristretto in condotti di piombo sino alla fabbrica del gran fornello riscaldato dal vapore medesimo, nel mentre che questo stesso vapore trapassa sotto le numerose caldaje contenenti l’acqua dei Lagoni.
Uno solo di questi soffioni vaporosi in tal guisa allacciato e diretto può essere sufficiente a mettere in ebollizione fra breve spazio 20 ed anche 30 caldaje della capacità ciascuna di 20 barili di acqua, e conseguentemente di far bollire al tempo stesso 84,000 libbre di liquido salso.
Dopo la primavera del 1833, epoca in cui visitai per la seconda volta i Lagoni di Monte Cerboli e di Castelnuovo, entrambi sulla strada provinciale di Massa marittima, avendo già veduti nel 1830 quelli lungo la Valle superiore della Cornia, dall’anno 1833, io diceva, all’anno 1837 le lavorazioni per il borace sono talmente aumentate da superare di gran lunga i calcoli sino d’allora stati esibiti in un rapporto, di cui io fui relatore per invito ricevuto dall’Accademia dei Georgofili insieme con il Prof. Giovacchino Taddei. E ciò ad oggetto di render conto di una memoria stata presentata dal Sig. Larderel sulla impresa dei suoi Lagoni. – Infatti nel 1833 le fabbriche erette a Monte Rotondo, a Castelnuovo, al Sasso ed a Serazzano non rendevano tutte insieme più che 300,000 libbre di acido borico per anno, mentre quelle sole di Monte Cerboli in 45 caldaje disposte in due fabbriche producevano dello stesso acido 600,000 libbre.
Del quale acido una ottava parte venita combinato con la soda per ridurlo in borace artificiale identico, o quasi, a quello dell’Indie: il rimanente si spediva in natura all’estero per la via di Livorno.
Ma non è l’acido borico l’unico prodotto dei Lagoni volterrani , avvegnachè non mancano di accoppiarsi alle sue acque fangose altre sostanze, fra le quali lo zolfo, che talvolta si separa isolato, ovvero unito al ferro in stato di solfuro, oppur sciolto nell’acqua vaporosa in stato di acido idrico-solforico, ovvero nell’acqua liquida convertito in acido, e quindi unitosi alle basi di allumina, di calce, di magnesia, di ammoniaca, e di ossido di ferro per formarne altrettanti sali, i quali per la massima parte si mantengono insieme con alcuni borati sciolti nelle acque madri residuali delle lavorazioni sopra indicate.
Il prodotto medio annuo dell’acido borico, fornito nell’ultimo decennio dai cinque Lagoni dei luoghi testè indicati, trovasi riportato nella Statistica del Granducato di Toscana recentemente pubblicata dal colonnello conte L. Seristori nel modo qui appresso.
Dai Lagoni volterrani di Monte Cerboli, di Monte Rotondo , di Castel nuovo, di Serazzano e del Sasso in complesso.
- Anno del lavoro: 1826 Acido borico prodotto: libbre 149,000 - Anno del lavoro: 1827 Acido borico prodotto: libbre 66,000 - Anno del lavoro: 1828 Acido borico prodotto: libbre 197,000 - Anno del lavoro: 1829 Acido borico prodotto: libbre 376,000 - Anno del lavoro: 1830 Acido borico prodotto: libbre 602,000 - Anno del lavoro: 1831 Acido borico prodotto: libbre 789,000 - Anno del lavoro: 1832 Acido borico prodotto: libbre 1,103,000 - Anno del lavoro: 1833 Acido borico prodotto: libbre 1,347,000 - Anno del lavoro: 1834 Acido borico prodotto: libbre 1,725,000 - Anno del lavoro: 1835 Acido borico prodotto: libbre 1,841,000 1 LAGONI DI CARBOLI, o DI MONTE ROTONDO.
– Vedere LAGONI DI MONTE ROTONDO in Val di Cornia.
2 LAGONI DI CASTEL NUOVO.
– Vedere CASTEL NUOVO in Val di Cecina.
3 LAGONI DELL’EDIFIZIO.
– Vedere LAGO DELL’EDIFIZIO in Val di Cornia.
4 LAGONI DELLA LECCIA.
– Vedere LECCIA in Val di Cornia.
5 LAGONI DI LUSTIGNANO.
– Vedere LUSTIGNANO in Val di Cornia.
6 LAGONI DI MONTE CERBOLI.
– Vedere MONTE CERBOLI in Val di Cecina.
7 LAGONI DI MONTE ROTONDO, LAGONE CERCHIAJO e SOLFUREO in Val di Cornia.
– Portano il nome di Lagoni di Monte Rotondo tutti quei Fumacchi e Bulicami compresi nel popolo di Monte Rotondo, Diocesi di Volterra, Compartimento di Grosseto. – Sono questi Lagoni situati sulle pendici occidentali dei monti che servono di contrafforte alla Cornata diGerfalco stendendo i suoi bracci lungo le ripe della Cornia. Alla sinistra di questa fiumana esiste il Lagone più noto per la scoperta dell’acido borico, cioè il Lago Ccrchiajo . Di tutti i Lagoni del territorio di Monte Rotondo il più grande è quello denominato dell’Edifizio da una fabbrica erettavi nei secoli passati, di cui restano ancora le rovine. – Fu alzata, come dissi all’Articolo Lago dell’Edifizio, per estrarre da questo Lagone uno dei suoi ingredienti, qual’è il solfato di ferro (vetriolo verde).
Appartengono pure ai Lagoni di Monte Rotondo quelli detti del Bonifei e delle Pianacce descritti dal Santi, dal Guerrazzi, e da altri scienziati.
8 LAGONI DEL SASSO.
– Vedere SASSO di Val di Cornia.
9 LAGONI DI SERAZZANO.
– Vedere SERAZZANO di Val di Cornia.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 624.