MONTE MERANO, o MONTEMERANO
nella Valle dellâAlbegna.
Terra murata, giĂ Castello con chiesa arcipretura (S. Giorgio Martire) nella ComunitĂ Giurisdizione e circa miglia 3 a maestro di Manciano, Diocesi di Sovana, Compartimento di Grosseto.
Siede la Terra sul dorso di un poggio di macigno, difesa dai venti australi e contornata di vecchie piante di olivi, sulla strada provinciale di Grosseto a Manciano, alla sinistra del fiume Albegna, da cui è due miglia a levante, e tre miglia a ostro della deserta cittĂ di Saturnia; probabilmente negli antichi predii di quella romana colonia, cui al dire di T. Livio fu ripartito lâagro Caletrano.
Dissi probabilmente, poichè di Montemerano sâignorano le origini e le vicende fino a che non si sente nominare fra i castelli dei conti Aldobrandeschi di Sovana poco tempo innanzi che vi entrassero a dominarla i nobili di Baschi.
Infatti nellâistrumento di divisione fatto li 11 dicembre 1272, di tutta la contea Aldobrandesca, il castello di Montemerano toccò al Conte Ildebrandino figlio di Bonifazio conte di S. Fiora.
Ă altresĂŹ vero che in virtĂš di quel contratto rimasero al conte Ildebrandino Rosso, figlio di Guglielmo del ramo di Sovana, le ragioni che gli Aldobrandeschi pretendevano sopra le terre e castelli allora posseduti dai figli di Ranieri di Lottieri da Montorio; le quali ragioni passarono presto nella contessa Margherita unica figlia ed erede del Conte Ildebrandino Rosso.
Arroge che la moglie di questâultimo conte della casa Aldobrandesca di Sovana nasceva da un messer Ugolino deâBaschi, ed era sorella di un Ranieri (probabilmente deâsignori da Montorio).
Fatto è che nel secolo XIV dominavano in Monte Merano i signori di Baschi, e che una provvisione presa nel 1325 dal consiglio di Massa, trattava dellâacquisto da farsi di una porzione del Castello di Colonna stata una volta di Simone deâLambardi di Buriano, ed allora posseduta dalla moglie di Ugolinuccio deâBaschi da Montemerano sua nipote. (ARCH. DIPL. SAN. Carte della ComunitĂ di Massa).
Anche un istrumento appartenuto agli Agostiniani di Siena, scritto li 13 maggio 1366, rammenta donna Margherita moglie del nobil uomo Ranieri di Cecco di Bindo da Montemerano dei signori di Baschi. Ă una procura rogata in Castel Azari nella sala superiore del Cassero da ser Giovanni del fu Lituardo di maestro Jacopo da Toscanella notaro per autoritĂ del Prefetto dellâAlma CittĂ . (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di S.
Agostino di Siena).
Non corsero però molti anni, dacchè Montemerano per contratto del 23 febbrajo 1382 fu venduto da Ranieri deâBaschi al Comune di Siena, che concedè ai suoi abitanti favorevoli capitolazioni; fra le quali fuvvi quella che nessun nobile della cittĂ e contado di Siena potesse comprare o in altro modo acquistare beni immobili in Montemerano e nel suo distretto. â (MALAVOLTI Istor.
San. P. II).
Sta a confermare il possesso di Montemerano per conto deâSanesi un mandato di procura speciale fatto in Siena li 23 gennajo del 1388, col quale i fratelli Jacopo e Filippo figli di Baccarino castellani del castello di Montemerano del contado sanese, autorizzano un loro rappresentante a riscuotere dal camarlingo di Bicherna del Comune di Siena la paga che gli era dovuta per la custodia del castello predetto â (ARCH. DIPL. FIOR.Carte di S.
Agostino di Siena).
Ne richiama al sospetto avuto dai Sanesi nel 1407, che a stagione nuova Ladislao re di Napoli tornasse con lâesercilto a invadere il loro territorio, quando i Dodici Riformatori ordinarono il cerchio delle nuove mura di Siena, cui poco dopo tenne dietro una provvisione di quella Signoria (14 dicembre 1407), con la quale, contemplando essi la situazione della Terra di Montemerano aver bisogno di molta custodia, nè il suo cassero sembrando sufficiente allâuopo, è troppo poco forte, dal Concistoro deâpriori, governatori, capitano del popolo, gonfalonieri maestri e dagli uffiziali di balia della cittĂ di Siena, furono a tal effetto designali Jacopo di Giovanni di Pino banchiere, Cecco di Riguccio rigattiere, Bartolommeo di maestro Lorenzo orafo in commissari per recarsi a Montemerano con autoritĂ di fabbricare un nuova rocca â (ARCH. DIPL. SAN. Kaleffo rosso n.° 53).
Infatti dai conti delle spese allora fatte per la edificazione, o piuttosto per la restaurazione della rocca di Montemerano resulta, che esse ammontarono a 932 fiorini dâoro â (loc. cit.) Finalmente nella guerra insorta nel 1409 fra i Sanesi e Bertoldo conte Orsini di Pitigliano, cui presero parte gli abitanti di Montemerano, la Signoria di Siena in benemerenza dei servigi da essi prestati, con deliberazione del 6 novembre 1410 concedè facoltĂ ai Montemeranesi di poter acquistare, ritenere e lavorare le terre di Saturnia col pagare solamente il terratico, e con facoltĂ di mandare a pascere in quel distretto cento capi di bestie vaccine, e 500 pecore â (loc. cit.).
Poco dopo detto avvenimento Montemerano fu destinato a residenza di un vicario sanese di prima classe.
Esiste tuttora, benchè rimodernato, lâantico pretorio, dove fino al 1778 soleva per sei mesi dellâanno far ragione il giusdicente, recandosi gli altri sei mesi in Manciano.
Nella facciata di detto palazzetto conservasi lâarme o blasone di questo comune, che consiste in 5 monti e una pianta (forse di cerro) scolpita sopra lâultimo monte con le seguenti parole: Ex silice fortior, ex adipe uberior.
Rapporto alla determinazione dei confini del Co mune di Montemerano, questi furono determinati per atto del 6 dicembre 1474 registrato in un volume dâistrumenti spettanti agli affari con lâAbbadia delle Tre Fontane, che trovasi nellâArch. Dipl. di Siena. â Nello stesso archivio si conserva eziandio uno statuto di Montemerano, approvato nel 1489; in uno dei quali Articoli si proibisce alle manimorte di comprare beni fondi nel paese e distretto di Montemerano. â Questa Terra con tuttochè fosse munita di mura castellane, e di una rocca, non seppe far fronte alle minacce di un capitan di ventura, quando nel 1455 fu investita dalle compagnie di Giacomo Piccinino, siccome egli stesso poco stante non resistè alle forze sanesi corse a riprenderla e a liberare i Montemeranesi da un ospite cotanto incomodo.
La Terra di Montemerano finalmente col suo territorio fu aggregata al dominio della Corona toscana con giuramento di sudditanza prestato nel 21 agosto 1556 previa deliberazione del generale consiglio di detto luogo.
Il territorio di Montemerano è fertile in granaglie, in vigne, e in buoni pascoli.
La chiesa arcipretale fu costruita nel secolo XIV, sebbene nel susseguente. Essa fu consacrata nel 1430, da Monsignor Antonio del Fede vescovo di Sovana.
In detta chiesa si conserva una pregevolissima tavola rappresentante la Beata Vergine con vari santi, dipinta nel 1457 da Samuele Petri sanese.
Vi sono altre due chiese, una delle quali dentro la Terra dedicata a S. Maria, questa volgarmente si crede sia stata lâantica pieve, lâaltra fuori del paese è donominata la Madonna del Caval Lupo.
La cittĂ di Grosseto conservata memoria di un Francesco da Montemerano che fu operajo a vita di quella chiesa cattedrale e per opera di cui nel 1402 fu innalzato il campanile che vi si vede con unâappsita iscrizione. Vedere GROSSETO. Vol. II. pag. 531.
Nel 1595 la parrocchia arcipretura di S. Giorgio a Montemerano faceva 741 abitanti; nel 1640 era discesa a 300 abitanti; nel 1718 ne aveva 439; nel 1745 contava 411 abitanti, e nel 1833 era risalila a 605 abitanti.
Siede la Terra sul dorso di un poggio di macigno, difesa dai venti australi e contornata di vecchie piante di olivi, sulla strada provinciale di Grosseto a Manciano, alla sinistra del fiume Albegna, da cui è due miglia a levante, e tre miglia a ostro della deserta cittĂ di Saturnia; probabilmente negli antichi predii di quella romana colonia, cui al dire di T. Livio fu ripartito lâagro Caletrano.
Dissi probabilmente, poichè di Montemerano sâignorano le origini e le vicende fino a che non si sente nominare fra i castelli dei conti Aldobrandeschi di Sovana poco tempo innanzi che vi entrassero a dominarla i nobili di Baschi.
Infatti nellâistrumento di divisione fatto li 11 dicembre 1272, di tutta la contea Aldobrandesca, il castello di Montemerano toccò al Conte Ildebrandino figlio di Bonifazio conte di S. Fiora.
Ă altresĂŹ vero che in virtĂš di quel contratto rimasero al conte Ildebrandino Rosso, figlio di Guglielmo del ramo di Sovana, le ragioni che gli Aldobrandeschi pretendevano sopra le terre e castelli allora posseduti dai figli di Ranieri di Lottieri da Montorio; le quali ragioni passarono presto nella contessa Margherita unica figlia ed erede del Conte Ildebrandino Rosso.
Arroge che la moglie di questâultimo conte della casa Aldobrandesca di Sovana nasceva da un messer Ugolino deâBaschi, ed era sorella di un Ranieri (probabilmente deâsignori da Montorio).
Fatto è che nel secolo XIV dominavano in Monte Merano i signori di Baschi, e che una provvisione presa nel 1325 dal consiglio di Massa, trattava dellâacquisto da farsi di una porzione del Castello di Colonna stata una volta di Simone deâLambardi di Buriano, ed allora posseduta dalla moglie di Ugolinuccio deâBaschi da Montemerano sua nipote. (ARCH. DIPL. SAN. Carte della ComunitĂ di Massa).
Anche un istrumento appartenuto agli Agostiniani di Siena, scritto li 13 maggio 1366, rammenta donna Margherita moglie del nobil uomo Ranieri di Cecco di Bindo da Montemerano dei signori di Baschi. Ă una procura rogata in Castel Azari nella sala superiore del Cassero da ser Giovanni del fu Lituardo di maestro Jacopo da Toscanella notaro per autoritĂ del Prefetto dellâAlma CittĂ . (ARCH. DIPL. FIOR. Carte di S.
Agostino di Siena).
Non corsero però molti anni, dacchè Montemerano per contratto del 23 febbrajo 1382 fu venduto da Ranieri deâBaschi al Comune di Siena, che concedè ai suoi abitanti favorevoli capitolazioni; fra le quali fuvvi quella che nessun nobile della cittĂ e contado di Siena potesse comprare o in altro modo acquistare beni immobili in Montemerano e nel suo distretto. â (MALAVOLTI Istor.
San. P. II).
Sta a confermare il possesso di Montemerano per conto deâSanesi un mandato di procura speciale fatto in Siena li 23 gennajo del 1388, col quale i fratelli Jacopo e Filippo figli di Baccarino castellani del castello di Montemerano del contado sanese, autorizzano un loro rappresentante a riscuotere dal camarlingo di Bicherna del Comune di Siena la paga che gli era dovuta per la custodia del castello predetto â (ARCH. DIPL. FIOR.Carte di S.
Agostino di Siena).
Ne richiama al sospetto avuto dai Sanesi nel 1407, che a stagione nuova Ladislao re di Napoli tornasse con lâesercilto a invadere il loro territorio, quando i Dodici Riformatori ordinarono il cerchio delle nuove mura di Siena, cui poco dopo tenne dietro una provvisione di quella Signoria (14 dicembre 1407), con la quale, contemplando essi la situazione della Terra di Montemerano aver bisogno di molta custodia, nè il suo cassero sembrando sufficiente allâuopo, è troppo poco forte, dal Concistoro deâpriori, governatori, capitano del popolo, gonfalonieri maestri e dagli uffiziali di balia della cittĂ di Siena, furono a tal effetto designali Jacopo di Giovanni di Pino banchiere, Cecco di Riguccio rigattiere, Bartolommeo di maestro Lorenzo orafo in commissari per recarsi a Montemerano con autoritĂ di fabbricare un nuova rocca â (ARCH. DIPL. SAN. Kaleffo rosso n.° 53).
Infatti dai conti delle spese allora fatte per la edificazione, o piuttosto per la restaurazione della rocca di Montemerano resulta, che esse ammontarono a 932 fiorini dâoro â (loc. cit.) Finalmente nella guerra insorta nel 1409 fra i Sanesi e Bertoldo conte Orsini di Pitigliano, cui presero parte gli abitanti di Montemerano, la Signoria di Siena in benemerenza dei servigi da essi prestati, con deliberazione del 6 novembre 1410 concedè facoltĂ ai Montemeranesi di poter acquistare, ritenere e lavorare le terre di Saturnia col pagare solamente il terratico, e con facoltĂ di mandare a pascere in quel distretto cento capi di bestie vaccine, e 500 pecore â (loc. cit.).
Poco dopo detto avvenimento Montemerano fu destinato a residenza di un vicario sanese di prima classe.
Esiste tuttora, benchè rimodernato, lâantico pretorio, dove fino al 1778 soleva per sei mesi dellâanno far ragione il giusdicente, recandosi gli altri sei mesi in Manciano.
Nella facciata di detto palazzetto conservasi lâarme o blasone di questo comune, che consiste in 5 monti e una pianta (forse di cerro) scolpita sopra lâultimo monte con le seguenti parole: Ex silice fortior, ex adipe uberior.
Rapporto alla determinazione dei confini del Co mune di Montemerano, questi furono determinati per atto del 6 dicembre 1474 registrato in un volume dâistrumenti spettanti agli affari con lâAbbadia delle Tre Fontane, che trovasi nellâArch. Dipl. di Siena. â Nello stesso archivio si conserva eziandio uno statuto di Montemerano, approvato nel 1489; in uno dei quali Articoli si proibisce alle manimorte di comprare beni fondi nel paese e distretto di Montemerano. â Questa Terra con tuttochè fosse munita di mura castellane, e di una rocca, non seppe far fronte alle minacce di un capitan di ventura, quando nel 1455 fu investita dalle compagnie di Giacomo Piccinino, siccome egli stesso poco stante non resistè alle forze sanesi corse a riprenderla e a liberare i Montemeranesi da un ospite cotanto incomodo.
La Terra di Montemerano finalmente col suo territorio fu aggregata al dominio della Corona toscana con giuramento di sudditanza prestato nel 21 agosto 1556 previa deliberazione del generale consiglio di detto luogo.
Il territorio di Montemerano è fertile in granaglie, in vigne, e in buoni pascoli.
La chiesa arcipretale fu costruita nel secolo XIV, sebbene nel susseguente. Essa fu consacrata nel 1430, da Monsignor Antonio del Fede vescovo di Sovana.
In detta chiesa si conserva una pregevolissima tavola rappresentante la Beata Vergine con vari santi, dipinta nel 1457 da Samuele Petri sanese.
Vi sono altre due chiese, una delle quali dentro la Terra dedicata a S. Maria, questa volgarmente si crede sia stata lâantica pieve, lâaltra fuori del paese è donominata la Madonna del Caval Lupo.
La cittĂ di Grosseto conservata memoria di un Francesco da Montemerano che fu operajo a vita di quella chiesa cattedrale e per opera di cui nel 1402 fu innalzato il campanile che vi si vede con unâappsita iscrizione. Vedere GROSSETO. Vol. II. pag. 531.
Nel 1595 la parrocchia arcipretura di S. Giorgio a Montemerano faceva 741 abitanti; nel 1640 era discesa a 300 abitanti; nel 1718 ne aveva 439; nel 1745 contava 411 abitanti, e nel 1833 era risalila a 605 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 434.
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