POMARANCE
già RIPOMARANCE (Ripomarancio) nella Val di Cecina.
– Grossa Terra murata con pieve arcipretura (S. Giovanni Battista) cui fu annessa la cura d'Acquaviva capoluogo di Comunità e di Giurisdizione nella Diocesi di Volterra Compartimento di Pisa.
Risiede sulla cima pianeggiante di un poggio, alle cui falde settentrionali scorre il fiume Cecina, dalla parte levante il torrente Possera che costà sotto congiungesi al primo, intorno a 640 braccia più elevato del mare Mediterraneo, fra il grado 28° 32’ 3’’ di longitudine ed il grado 43° 18’ di latitudine, 10 miglia toscane a scirocco di Volterra, circa miglia toscane 7 e 1/2 a settentrione-maestrale di Castelnuovo di Val di Cecina e 24 miglia nella stessa direzione da Massa Marittima.
Molte furono le controversie avute nei primi tre secoli dopo il mille rapporto al dominio delle Ripomarance fra il Comune di Volterra ed i suoi Vescovi, ai quali convenne alla fine abbandonarne il pensiero.
Infatti se il vescoro di Volterra Ranieri degli Ubertini nel 20 dicembre del 1173 per lire 300 fece quietanza al Comune di Volterra di quanto poteva pretendere di sua giurisdizione rispetto alle imposizioni messe nei tempi trescorsi agli abitanti de'castelli delle Ripomarance, di Monte Cerboli, Serrazzano, Sasso e Leccia; se il vescovo Ildebrando de’Pannocchieschi suo successore nel 28 agosto 1186 ottenne da Arrigo VI un largo privilegio, col quale concedeva a lui ed ai suoi successori la giurisdizione sopra molti castelli della diocesi di Volterra, compresavi anco la facoltà di edificare torri nel poggio delle Ripomarance; se il Comune di Volterra per lodo del 17 marzo 1203 fece riconsegnare al vescovo medesimo il castello delle Ripomarance con alcuni oneri e ricognizioni riguardanti il dominio diretto su di esso; cotesto ultimo fatto basta da se solo a dimostrare che i vescovi di Volterra non furono liberi signori del popolo delle Pomarance. Arroge a ciò, qualmente per atto dei 25 agosto 1236 Ugolino del fu Squarcialupo dalle Ripomarance vendè per lire 135 volterrane alcuni beni posti nel borgo di Pomarance compresi i diritti che gli competevano rapporto al castello e corte, ossia distretto di cotesto paese. Altronde con istrumento del 3 settembre successivo Bonaccorso del fu Tinghetto dalle Ripomarance, Inghiramo dei fu Bonaccorso da Querceto rinunziurono al Comune di Volterra i loro diritti che aver potevano nel paese più volte nominato.
Quali fossero siffatti diritti lo dà a conoscere una pergamena del 17 febbrajo 1237 (1238 stile comune) scritta nel castello di Querceto, riguardaante la vendita fatta da Inghiramo del fu Bonaccorso e dai figli suoi, Ugolino e Inghiramo, i quali per lire 200 di denari nuovi pisani alienarono a Belforte del fu Bonafidanza di Volterra la terza parte che essi tenevano per indiviso di beni di suolo, di coloni e fedeli posti nel Castello di di Serrazzano, e inoltre tutte le terre ed una casa che possedevano nel castello e distretto delle Ripomarance, la qual casa (dice il contratto) confinava con quella de’figli del fu Squarcialupo dale Ripomarance. – (ARCH. DIPL.
FIOR., Carte della Comunità di Volterra, e Archivio privato de’nobili fratelli Luigi e Paolo Inghirami di Volterra .) Finalmente per atto pubblico del 28 marzo 1252 gli uomini delle Pomarance rinunziarono al Comune di Volterra, e per esso ad Alberto conte di Segalari potestà di detta città, al diritto di eleggersi il proprio giusdicente o rettore, e quindi sottomettersi alla giurisdizione del Comune di Volterra. In conseguenza di ciò troviamo nel 12 gennajo 1273 che gli uomini delle Pomarance elessero un sindaco per giurare obbedienza al potestà di Volterra; dalla qual città il solo Comune delle Pomarance fu tassato per la prediale del 1284 in lire 17965, senza comprendervi i comunelli di Monte Cerboli, di Acquaviva, di S.
Dalmazio, della Leccia, di Libbiano, di Monte Gemoli, Monte Ruffoli, Micciano, Serrazzano, Sasso e Lustignano, i quali popoli compresi attualmente nel territorio della Comunità di Pomarance, in quell’anno stesso furono gravati tutti insieme di lire 38860. – (CECINA, Notizie Storiche di Volterra , e ARCH. DIPL.
FIOR., loc. cit.) Per quanto gli uomini della maggior parte de’castelli qui sopra nominati si dicessero feudatarj del vescovo di Volterra, contuttociò nel gennajo del 1319 essi per mezzo dei loro sindaci prestavano giuramento di obbedienza al Comune di questa città dopo che nel 24 novembre dell'anno precedente ebbero firmato una concordia fra Rainuccio vescovo di Volterra ed i sindaci della stessa città, rispetto alle questioni insorte per la nomina dei giusdicenti ne'castelli delle Ripomarance, Serrazzano, Leccia, Monte Cerboli e Sasso. – (ARCH. DIPL. FIOR., loc. cit.) Finalmente con altra convenzione del 1323 fu stabilito che i rettori o giudici delle Pomarance dovessero estrarsi da una borsa di cento cittadini volterrani per quindi ricevere l'investitura dai vescovi di Volterra. La qual convenzione fu annullata dalla riforma de'statuti volterrani, nei quali alla Rubr. 159 del libro I è stabilito, che nel castel delle Ripomarance dovesse far ragione nel civile e nel criminale un giudice da eleggersi e inviarsi costà dal Comune di Volterra.
Per altro vi è ragione di credere che cotesta sottomissione si sopportasse di malanimo dai Pomarancesi se è vero quanto racconta Giovanni Cavalcanti al capitolo 2° delle sue storie fiorentine, quando disorre del come Battista Arnolfi, potestà di Volterra per la Repubblica Fiorentina, nel 1427, all'occasione del nuovo calasto fece mozzare la testa ai principali delle Ripomarance che non volevano in alcuna maniera concorrere con quelli di Volterra; e più decisamente è dichiarato al Cap. 12° dello stesso libro, dove si racconta come gli abitanti di Pomarance volevano al tutto emanciparsi da Volterra, e come i Fiorentini tornassero a sottometterveli, dopo essere stato tolto dal mondo il rivoluzionario Giusto di Antonio Landini, e restituite al Comune di Volterra le castella del suo contado a patto che con buon reggimento quei popoli fossero governati.
Nè dalle carte del tempo, nè dagli storici si hanno su cotesto paese dopo quest’ultimo caso notizie di rilievo eccetto alcune escursioni militari, come quella dell’aprile del 1431 fatta da Niccolò Piccinino alla testa di un esercito lombardo penetrato sino in Val di Cecina, quando s'impadronì del castel delle Pomarance, la cui perdita, sebbene di corta durata, fu sentita con pena dai Fiorentini, per esser i suoi abitanti, dice il Buoninsegni nelle sue istorie di Firenze, molto fedeli ed amici del nostro Comune.
Anche più disastroso a Pomarance riescì il passaggio dell’armata del re Alfonso d'Aragona quando nel 1447, all'uscita di ottobre, se ne venne in quel di Volterra facendo danni assai e crudeltà, tanto che ai 10 novembre, prese per forza il castello delle Pomarance, e questo mise a saccomanno, sebbene pochi mesi dopo le truppe fiorentine condotte dai commissari Benedetto de'Medici e Neri Capponi costringessero i Napoletani a sgomberare dalle Pomarance e altri luoghi della Val di Cecina. – (Opera cit.) Dopo coteste due sciagure gli abitanti di Pomarance nel secolo stesso dovettero soffrirne una anche maggiore all’occasione della guerra mossa nel 1472 dai Fiorentini al Comune di Volterra onde togliergli la fabbricazione degli allumi che i Volterrani facevano in luoghi di loro giurisdizione; e ciò dopo avere il Comune di Volterra nell'8 gennajo dell'anno 1471 (1472 stile comune) deliberato di rimettere la decisione all’arbitrio di Lorenzo de’Medici. Imperocchè nella guerra che seguì poco appresso Volterra permette non solamente il diritto controverso, ma la propria libertà ed ogni giurisdizione sopra il suo contado. Per la qual cosa, a tenore delle capitolazioni del 28 luglio 1472, anco il Castello delle Pomarance dovè ricevere uffiziali civili, criminali e politici da Firenze, fino a chè accaduta la cacciata da questa città del gonfaloniere perpetuo Pier Soderini ed il ritorno de’Medici in petria, Volterra con tutte le terre e castella del suo, distretto (anno 1513) fu reiategrata nella pristina facoltà di eleggersi i proprj magisirati, il cui sistema continuò fino alla caduta della Repubblica Fiorentina. Dopo tale avvenimento il popolo delle Pomarance al pari di quello di Volterra ubbidì costantemente ai Duchi, poi ai Granduchi di Toscana.
Le mura castellane delle Pomarance, state costruite nel 1326 ed ora in parte demolite, erano difese da otto fortini con tre porte, una delle quali è stata di corto atterrata.
Nella prte più prominente della Terra esisteva la rocca, e nella più bassa il borgo, dove sono le due migliori strade parallele fiancheggiate da decenti abitazioni. Lungo la più alta si trova la piazza del Comune con la torre ed il pretorio.
La chiesa arcipretura a tre navate è stata di corto restaurata e dipinta a guazzo dal frettoloso Ademollo, ma il fabbricato ne richiama al secolo XV se non prima. Dei tre buoni pittori nativi di questo paese avvi Cristofano Roncalli, detto il cavaliere delle Pomarance, che lavorò molto in Roma e nel Piceno, ed al cui pennello spetta un bel quadro all’altare della SS. Annunziata nell'Arcipretura. Del suo maestro Niccolò Cercignani, conosciuto col soprannome del Pomarance dal luogo in cui nacque, non esiste nel paese pittura alcuna che lo accerti, per quanto vi sia gran fondamento per credere opera sua gli affrachi di un presepio.
Vi è inoltre nella stessa arcipretura un quadro nella cappella di S. Giovanni colorito dal Tamagni di San Gimignano.
A due pittori Pomarancesi si deve aggiungere Antonio Circignani figlio ed allievo di Niccolò, valent'uomo anch'esso, benchè meno cognito, e di cui mancano pitture in patria – (LANZI, Stor. Pittor.) La stessa parrocchiale di Pomarance possiede una tavola rappresentante la B. Vergine con l’iscrizione seguente: Hoc opus picturae Carolus Vernaccia fecit fieri anno 1384.
Oltre la chiesa arcipretale esiste dentro il paese un oratorio sotto il titolo di S. Michele per uso di confraternita cui fu unito quello del SS. Crocifisso ceduto dal capitolo di Volterra alla compagnia di S. Michele. Nel 1788 il Granduca Leopoldo I assegnò i beni delle due chiese ad un piccolo ospedale riunendovi un altro minore spedaletto, denominato la Casa de’Poveri. Attualmente lo spedale delle Pomarance sotto nome di Pia Casa della Misericordia dipende dallo spedale di Volterra. Infatti ne’secoli passati erano in Pomarance due ospizj, uno per i pellegrini, detto lo spedale di S. Giovanni, sottoposto al magistrato del Bigallo di Firenze, e l'altro di S. Mria Maddalena stato convertito in un benefizio di data del vescovo di Volterra.
Esis te anche in Pomaranee un piccolo teatro di proprietà di un’accademia di terrazzani che rimonta verso il secolo XVII.
Pomarance finalmente ha il merito di essere stato la culla del celebre anatomico Paolo Mascagni, nato in questa Terra da madre Pomarancese in una casa indicata al forestiero da un cartello in marmo.
Nella chiesa arcipretura delle Pomannee fu sepellito il dotto grecista e poeta Tarcagnotta Marullo amico dello storico Raffaello Volterrano, il quale affogò nel pasaggio del fiume Cecina.
Sino da quando fu fatto il sinodo volterrano sotto, il vescovo Filippo dei Belforti (novembre 1356) la pieve di Pornarance non contava sotto di se che l’oratorio di S.
Michele tuttora esistente nella Terra medesima, la chiesa dell'ospedale di S. Maria Maddalena e quella di S.
Giovanni.
La parrocchia arcipretura delle Pomarance nel 1674 sotto il vescoto Orazio degli Albizzi fu costituita uno de’caposesti della Diocesi di Volterra, cui vennero assegnate le chiese parrocchiali di Monte Gemoli, di Querceto, Sassa, Micciano, Libbiano, Serrazzano, Monte Cerboli, S. Dalmazio, Silano, Monte Castelli, Castel Nuovo diVal di Cecina, Leccia, Lustignano, Sasso e S.
Ippolito.
Il diruto locale di S. Michele delle Formiche, compreso nel popolo di Monte Cerboli e nella Comunità di Pomarance, era in origine uno spedale sotto il titolo di S.
Michele a Spartacciano. Vi fu eretto un convento pei monaci Celestini ad istanza del pievano di Morba presentata al Comune di Volterra, la quale inchiesta fu graziata con provvisione del 31 maggio 1377.
CENSIMENTO della Popolazione della Terra delle POMARANCE a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 260; totale della popolazione 1230.
ANNO 1745: Impuberi maschi 107; femmine 110; adulti maschi 160; femmine 209; coniugati dei due sessi 274; ecclesiastici dei due sessi 10; numero delle famiglie 178; totale della popolazione 870.
ANNO 1833: Impuberi maschi 320; femmine 264; adulti maschi 294; femmine 303; coniugati dei due sessi 620; ecclesiastici dei due sessi 10; numero delle famiglie 308; totale della popolazione 1811.
ANNO 1840: Impuberi maschi 326; femmine 325; adulti maschi 373, femmine 330; coniugati dei due sessi 707; ecclesiastici dei due sessi 5; numero delle famiglie 346; totale della popolazione 2066 Comunità di Pomarance. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie, di 70973 quadrati, 2563 dei quail spettano a corsi di acque e strade. – Nel 1833 vi abitavano 4824 individui, a proporzione di quasi 57 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile, mentre nell'anno 1840 si trovavano nel territorio medesimo 5551 abitanti a ragione repartitamente di quasi 66 persone per ogni miglio quadrato.
Confina con otto Comunità del Granducato. Dal lato di ostro fronteggia con la Comunità di Massa Marittima, a partire dalla ripa destra del fiume Cornia presso alla confluenza in esso del borro Gualdigiano, poscia mediante la Cornia che rimonta fino ache non entra in un suo confluente sinistro, il botro de Pantrai , e con esso nell'emissario del Lago Zolfureo, i di cui lembi rasenta da settentrione a grecale per quindi entrare nel botro del Moncino , e con esso passare davanti al casale di Vecchienna che ha dirimpetto a ostro. Di costà per termini artificiali si dirige sul botro Marsilio che influisce in quello del Biordo, davanti al quale cessa la Comunità di Massa e per breve cammino sottentra dallo stesso lato la Comunità di Montieri.
Dopo la quale, voltando faccia da ostro a levante, viene a confine la Comunità d’Elci finchè attraversato il borro Straggio e piegata la fronte a settentrione sottentra a quello d’Elci il territorio comunitativo di Castel Nuovo di Val di Cecina, con cui l'altro delle Pomarance forma poco dopo quasi un semicerchio rientrante per salire dirigendosi a settentrione verso la cima del poggio di Bruciano nelle cui spalle iposa il Castello della Leccia.
Lungo il suo schienale arriva sulla srada mulattiera che da Castel Nuovo guida a Serrazzano. Di là piegando verso levante-grecale traversa, i poggi che separano la Val di Cornia dalle vallecole della Possera e del Pavone. In quelle pendici taglia la strada provinciale Massetana, quindi a ostro del Bagno a Morba oltrepassa le prime sorgenti del torrente, laciandole addietro per valicare nella direzione di levante il sovrastante poggio, e quindi scedere nel valloncello del Pavone. Costà per corto cammino la Comunità di Pornarance si tocca dal lato di scirocco con quella di Casole, quindi mediante il corso del torrente Pavone, ha dirimpetto a levante la porzione della Comunità di Castel Nuovo appartenuta al Monte Castelli fino a che con quest’ultima arriva alla confluenza del Pavone nel fiume Cecina. A quel punto dal lato di grecale poscia di settentrione e maestrale viene a confine la Comunità di Volterra mediante il corso della Cecina, che l'accompagna sino allo sbocco del botro Cortolla, dove sottentra il territorio comunitativo di Montecatini. Con questo seguitando la Cecina arriva alla confluenza del torrente Trossa, dove la Comunità delle Pomarance voltando faccia da maestrale a libeccio, di conserva con l'altra di Montecatini rimonta il torrente Trossa fino ad un suo confluente sinistro il botro del Rio, col quale avviandosi verso ostro sale il monte che separa quello di Micciano dall'altro di Querceto. Dopo di che dirigendosi a libeccio poscia nuovamente a ostro per termini artificiali trapassa lo schienale dei poggi per scendere nel valloncello del Ritasso . Qua cessa il territorio di Montecatini e viene a confine quello della Comunità di Monteverdi, da primo nella direzione di libeccio per breve tragitto. mediante il torrente prenominato, poi nella direzione di ostro per termini artificiali posti sulla ripa sinistra del Ritasso , che insieme rimontano fino alla sommità del poggio intermedio fra la sezione di Monte Rufoli e quella di Lustignano, sul di cui fianco meridionale percorrono le due Comunità per termini artificiali, poscia mediante il borro Gualdigiano dove torna a confine il territorio Comunitativo di Massa Marittima.
Contansi fra le strade regie quella provinciale da Volterra a Massa Marittima, la quale entra nella Comunità delle Pomarance sul ponte sospeso della Cecina salendo per la nuova strada rotabile il poggio delle Pomarance e attraversando la Terra medesima, da cui scende nella vallecola del torrente Possera , che rimonta fino sopra al Bagno a Morba. – Sono comunitative pure rotabili le strade che staccansi dalla precedente per Serra a Monte Gemoli, per Bullera e S. Dalmazio, per i Lagoni di Monte Cerboli e per S. Ippolito.
Rispetto ai corsi d'acqua che attraversano o che rasenteno il territorio comunitativo delle Pomarance contansi fra i primi a levante il torrente Possera e a ponente quello della Trossa, mentre spetta ai secondi il fiume Cecina che li accoglie entrambi sui due opposti confini settentrionali dello stesso territorio.
Due soli panti di recente costruzione cavalcano due di questi corsi d'acqua; cioè; il ponte sospeso di ferro sul fiume Cecina fatto nel 1835 sulla strada Regia Massetana, ed il piccolo ponte di materiale sul torrente Possera , eseguiti entrambi a cura del conte Cavaliere priore Francesco de Larderel.
Varia e singolarissima è l'indole e struttura del suolo che ricuopre questa vasta Comunità, e tale da meritare uno studio speciale superiore alle forze dello scrivente e ad ogni modo poco compatibile allo scopo della presente opera.
Avvegnachè, se si percorre la parte settentrionale del territorio di questa Comunità quasi tutta la superficie de'poggi che scendono in Cecina fra le foci dei torrenti Possera e Trossa è coperta da una qualità di calcare compatto grigio, attraversato da filoni di spato in strati sconnessi e interrotti da una marna fissile e galestrina, nella quale si affacciano frequenti e larghi depositi di solfato di calce. Costà ne'tempi andati fu aperto qualche pozzo di Moje, massimamente in vicinanza alla confluenza del torrente Trossa in Cecina, sotto Monte Gemoli. All’incontro salendo verso Libbiano, quei poggi abbondano di zolfo e di solfato di calce.
Avvicinandosi poi alla sommità del poggio su cui risiede la Terra di Pomarance alle rocce preaccennate sottentra un tufo conchigliare di colore ceciato molto analogo a quello che cuopre la cima del monte di Volterra. Il qual tufo conchigliare riveste pure i fianchi meridionali del poggio medesimo fino alla sottostante pianura. Infatti al podere appellato la Casetta, quasi un miglio toscano sotto Pomarance, la strada provinciale Massetana attraversata da un potente banco di gusci di ostriconi di circa un palmo di diametro. Ma avanzandosi nelle colline a destra, fra la vallecola della Possera e quella della Trossa si perde il terreno tufaceo marino e torna a mostrarsi il calcare compatto, la marna galestrina ed anche l'arenaria compatta. Quest'ultima a preferenza apparisce in molti luoghi metamorfosata e ridotta in una qualità di gabbro più o meno ricco di asbesto e di dialaggio metalloide.
Cotesta roccia ofiolitica incontrasi più frequente nella vallecola della Trossa tanto alla destra come alla sua sinistra, a partire dai bagni sulfurei di S. Michele delle Formiche, e di là rimontando verso le sorgenti della Trossa fino sopra a Serrazzano, quindi passando alla sinistra del torrente medesimo per Monte Ruffoli compariscono fra li strati di calcare compatto e di schisto galestrino, ma più spesso fra le masse ofiolitiche, de'filoni silicei sparsi di rognoni di quarzo botritico e calcedonico.
Ma la singolarità di cotesta contrada si manifesta principalmente alla destra del torrente Possera sul confine australe del territorio comunitativo delle Pomarance, fra il Bagno a Morba ed il castelletto di Monte Cerboli. Io intendo dire de'frequenti e prodigiosi soffioni che soffocati nelle acque melmose dei Lagoni somministrano un'immensa quantità di acido borico riconosciuto la prima volta nel 1778 dal chimico tedesco Hoefer nel Lagone Cerchiajo di Monte Rotondo, ed in altro Lagone a Castel Nuovo, mentre il celebre Mascagni un anun dopo trovò identici ai preaccennati i Lagoni e Fumacchi di Monte Cerboli, di Serrazzano, della Leccia, del Sasso, di Lustignano e di Travale, situati nello sviluppo di tre valli diverse, cioè, della Cecina, della Cornia e della Merse, Lagoni tutti stati anticamente compresi nella giurisdizione civile come lo iono in quella ecclesiastica di Volterra.
Alla fine del mese di maggio di quest'anno corrente 1842 essendo io tornato a visitare i Lagoni di Monte Cerboli spettanti al territorio comunitativo di Pomarance posso aggiungere agli Articoli LAGONI e MONTE CERBOLI, pubblicati nella presente opera negli anni 1837 e 1839, quanto appresso: Accompagnato dal ministro del Cavaliere Larderel, di quell’uomo che fu il primo a ritrar profitto dai soffioni urenti per introdurre in Toscana qualche milione di scudi, mediante la economica facilità di ricavare dai Lagoni volterrani una prodigiosa quantità di acido borico per tanti secoli perduta.
Fu il ministro Luigi Beneducci quello che accompagnandomi ai Lagoni di Monte Cerboli rispondeva ai quesiti dicendo: I. Che i vapori de'soffloni tutti del Volterrano, del Massetano e del Sanese, non esclusi cotesti coposissimi di Monte Cerboli, comecchè salgane a 120 gradi del termometro di Reaumur purè passando di sotto alle caldaje delle fabbriche, non portano le acque impregnate di acido borico nel tempo della loro evaporazione che a 65 gradi di calore del solito termometro.
2. Che queste acque sogliono inviarsi a tal uopo dal serbatojo nelle caldaje di piombo, le quali sono tutte di forma rettangolare, della capacità di circa barili 50 l'una, e disposte a scaleo nelle fabbriche. Che si tengono in evaporazione per ore 72 travasando ogni 24 ore mediante sifoni di piombo le acque dalle caldaje più alte in quelle di mezzo, queste dopo altre 24 ore nelle caldaje inferiori, nelle quali subiscono per altre 24 ore l’ultima evaporazione innanzi che siano ridotte in grado di travasarle dalle fabbriche ne'stanzoni sottostanti per ottenere la cristallizzazione dell'acido borico in tini di legno. Che dopo ottenuta la cristallizzazione si dà l'esito alle acque madri dei tini, le quali si riportano mediante tromba nelle più basse caldaje delle fabbriche a subire una nuova evaporazione per 24 ore.
3. Che i soffioni, i quali passano attraverso delle acque de'Lagoni per impregnarle maggriormente di acido borico, abbandonano in queste poco più di una libbra di acido per ogni cento libbre d’acqua de’Lagoni.
4. Che coteste acque passando dai Lagoni nelle vasche o serbatoj a depositare la terra grigio-plumbea, e le altre sostanze insolubili, vi si lasciano in riposo per sei o sette giorni innanzi d’introdurle nelle caldaje delle fabbriche.
5. Che l’acido borico appena estratto dai tini di cristallizzazione si trasporta in un magazzino contiguo dove si distende nel pavimento di pietra, sotto cui passa uno dei soffioni urenti che nel periodo di 12 ore asciuga l’acido cristallizzato di maniera da riporlo in apposite botti della tenuta di libbre 1600 circa, le quali giornalmente si fabbricano nello stesso luogo per quindirle a Livorno e di là oltremare.
Nell’inverno la temperatura più bassa dell'atmosfera de’Lagoni di Monte Cerboli (dove sarebbe desiderabile trovare qualche termometro, un igrometro ed un barometro) scende per quanto mi fu asserito fino al zero, e nel gennajo dell’anno corrente 1842 è accaduto di vedere lunghi diacciuoli alle gronde dei tetti degli edifizj presso le caldaje evaporanti dell'acido borico.
La nuova chiesa della Madonna di Monte Nero rifondata per la seconda volta, ampliata e ornata di un altar maggiore di marmo alla romana con due laterali e orchestra devesi alla generosità del Cavalier priore conte Francesco Larderel. Essa fu compiuta nel dì 21 dicembre dell’anno 1841.
Stato attuale delle fabbriche dell’acido borico de’Lagoni.
Le fabbriche dell’acido borico attivate nel maggio del 1842 a Monte Cerboli sono 5, le quali tutte insieme hanno in evaporazione, Caldaje N° 87 A Castelnuovo di Val di Cecina in tre fabbriche vi sono, Caladaje N° 42 Al Sasso in quattro fabbriche, Caladaje N° 68 A Acquaviva sopra il Sasso in una fabbrica, Caladaje N° A Monte Rotondo in due fabbriche, Caladaje N° 28 Al Lago dell’Edifizio (Monte Rotondo) in quattro fabbriche, Caladaje N° 50 Al Lustignano in due fabbriche, Caladaje N° 28 A Serrazzano in due fabbriche, Caladaje N° 40 TOTALE, Caldaje N° 349 Coteste 349 caldaje produssero nell'anno 1841 ultimo decorso quasi due milioni e mezzo di acido borico, che un terzo di esso fu fornito dalle sole fabbriche di Monte Cerboli, comecchè una maggior quantità ancora si otterrebbe qualora la richiesta dell'estero del genere in natura, o in stato di sotto-borato di soda aumentasse.
Si sta preparando attualmente una caldaja di piombo di 160 braccia di lunghezza sopra braccia 3 e l/2 di larghezza e di 4 soldi di altezza con il fondo accannellato, la quale deve evaporare in brevissimo spazio di tempo tanta quantità d'acque quanta ne evaporava una fabbrica di più caldaje insieme nel periodo di 72 ore. Tale invenzione devesi al signor Adriano figlio del Cavalier Francesco Larderel, che si dispone a metterla in opera nel corrente mese di luglio 1842.
Il terreno de'Lagoni consiste in un calcare argilloso compatto, nelquale ho trovato qualche guscio di conchiglie bivalvi marine del genere cardi, spondili e came pietrificato.
Il suolo in coteste vicinanze è quasi nudo di vegetazione, ma i poggi contigui sono rivestiti di selve, di querci e di lecci, gli ultimi de’quali allignano e prosperano a preferenza di ogni altra pianta arborea nei terreni ofiolitici fra la Possera e la Trossa.
Il territorio che contorna i castelli e specialmente quello che avvicina la Terra delle Pomarance è diligentemente coltivato a poderi, a oliveti, e vigneti intersecati da selve di castagni e da boschi di querci e cerri.
La Comunità mantiene un medico, un chirurgo ed un maestro di scuola.
Il Potestà delle Pomarance, che ha la giurisdizione civile anche sulla Comunità di Castel Nuovo di Val di Cecina, per il politico e criminale dipende dal Commissario regio di Volterra, dove risiede l’ingegnere di Circondario ed il conservatore delle Ipoteche.
La Cancelleria comunitativa di Pomarance serve anche alle Comunità di Monteverdi e di Castelnuovo. – Il Tribunale di prima Istanza è in (ERRATA : San Miniato) Firenze.
QUADRO della Popolazione della Comunità di POMARANCE a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Castel del Sasso (*), titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 285, abitanti anno 1745 n° 178, abitanti anno 1833 n° 557, abitanti anno 1840 n° 667 - nome del luogo: S. Dalmazio (*), titolo della chiesa: S.
Dalmazio (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 358, abitanti anno 1745 n° 310, abitanti anno 1833 n° 430, abitanti anno 1840 n° 437 - nome del luogo: S. Ippolito, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 129, abitanti anno 1840 n° 135 - nome del luogo: S. Leccia, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 137, abitanti anno 1745 n° 53, abitanti anno 1833 n° 172, abitanti anno 1840 n° 209 - nome del luogo: Libbiano, titolo della chiesa: SS.
Simone e Giuda (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 202, abitanti anno 1745 n° 166, abitanti anno 1833 n° 240, abitanti anno 1840 n° 253 - nome del luogo: Lustignano, titolo della chiesa: S.
Martino (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 68, abitanti anno 1745 n° 69, abitanti anno 1833 n° 217, abitanti anno 1840 n° 269 - nome del luogo: Micciano e Roveta, titolo della chiesa: S. Michele (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 143, abitanti anno 1745 n° 204, abitanti anno 1833 n° 245, abitanti anno 1840 n° 271 - nome del luogo: Montecerboli, titolo della chiesa: S.
Cerbone (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 264, abitanti anno 1745 n° 146, abitanti anno 1833 n° 277, abitanti anno 1840 n° 397 - nome del luogo: Montegemoli, titolo della chiesa: S.
Bartolomeo (Pieve), diocesi cui appartiene: Vo lterra, abitanti anno 1551 n° 248, abitanti anno 1745 n° 205, abitanti anno 1833 n° 265, abitanti anno 1840 n° 347 - nome del luogo: POMARANCE, titolo della chiesa: S.
Giovanni Battista (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 1230, abitanti anno 1745 n° 870, abitanti anno 1833 n° 1811, abitanti anno 1840 n° - nome del luogo: Serazzano, titolo della chiesa: S.
Donato (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 209, abitanti anno 1745 n° 250, abitanti anno 1833 n° 460, abitanti anno 1840 n° 463 - Totale abitanti anno 1551 n° 3141 - Totale abitanti anno 1745 n° 2451 Frazioni di popolazioni provenienti da altre Comunità - nome del luogo: Monte Rotondo, Comunità donde proviene: Massa Marittima, abitanti anno 1833 n° 16, abitanti anno 1840 n° 32 - nome del luogo: Castelnuovo, Comunità donde proviene: Castelnuovo di Val di Cecina, abitanti anno 1833 n° 5, abitanti anno 1840 n° 5 - Totale abitanti anno 1833 n° 4824 - Totale abitanti anno 1840 n° 5551 N. B. Le parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nel 1840 mandavano fuori della Comunità di Pomarance n° 18 abitanti stati defalcati dal Quadro qui sopra riportato.
Risiede sulla cima pianeggiante di un poggio, alle cui falde settentrionali scorre il fiume Cecina, dalla parte levante il torrente Possera che costà sotto congiungesi al primo, intorno a 640 braccia più elevato del mare Mediterraneo, fra il grado 28° 32’ 3’’ di longitudine ed il grado 43° 18’ di latitudine, 10 miglia toscane a scirocco di Volterra, circa miglia toscane 7 e 1/2 a settentrione-maestrale di Castelnuovo di Val di Cecina e 24 miglia nella stessa direzione da Massa Marittima.
Molte furono le controversie avute nei primi tre secoli dopo il mille rapporto al dominio delle Ripomarance fra il Comune di Volterra ed i suoi Vescovi, ai quali convenne alla fine abbandonarne il pensiero.
Infatti se il vescoro di Volterra Ranieri degli Ubertini nel 20 dicembre del 1173 per lire 300 fece quietanza al Comune di Volterra di quanto poteva pretendere di sua giurisdizione rispetto alle imposizioni messe nei tempi trescorsi agli abitanti de'castelli delle Ripomarance, di Monte Cerboli, Serrazzano, Sasso e Leccia; se il vescovo Ildebrando de’Pannocchieschi suo successore nel 28 agosto 1186 ottenne da Arrigo VI un largo privilegio, col quale concedeva a lui ed ai suoi successori la giurisdizione sopra molti castelli della diocesi di Volterra, compresavi anco la facoltà di edificare torri nel poggio delle Ripomarance; se il Comune di Volterra per lodo del 17 marzo 1203 fece riconsegnare al vescovo medesimo il castello delle Ripomarance con alcuni oneri e ricognizioni riguardanti il dominio diretto su di esso; cotesto ultimo fatto basta da se solo a dimostrare che i vescovi di Volterra non furono liberi signori del popolo delle Pomarance. Arroge a ciò, qualmente per atto dei 25 agosto 1236 Ugolino del fu Squarcialupo dalle Ripomarance vendè per lire 135 volterrane alcuni beni posti nel borgo di Pomarance compresi i diritti che gli competevano rapporto al castello e corte, ossia distretto di cotesto paese. Altronde con istrumento del 3 settembre successivo Bonaccorso del fu Tinghetto dalle Ripomarance, Inghiramo dei fu Bonaccorso da Querceto rinunziurono al Comune di Volterra i loro diritti che aver potevano nel paese più volte nominato.
Quali fossero siffatti diritti lo dà a conoscere una pergamena del 17 febbrajo 1237 (1238 stile comune) scritta nel castello di Querceto, riguardaante la vendita fatta da Inghiramo del fu Bonaccorso e dai figli suoi, Ugolino e Inghiramo, i quali per lire 200 di denari nuovi pisani alienarono a Belforte del fu Bonafidanza di Volterra la terza parte che essi tenevano per indiviso di beni di suolo, di coloni e fedeli posti nel Castello di di Serrazzano, e inoltre tutte le terre ed una casa che possedevano nel castello e distretto delle Ripomarance, la qual casa (dice il contratto) confinava con quella de’figli del fu Squarcialupo dale Ripomarance. – (ARCH. DIPL.
FIOR., Carte della Comunità di Volterra, e Archivio privato de’nobili fratelli Luigi e Paolo Inghirami di Volterra .) Finalmente per atto pubblico del 28 marzo 1252 gli uomini delle Pomarance rinunziarono al Comune di Volterra, e per esso ad Alberto conte di Segalari potestà di detta città, al diritto di eleggersi il proprio giusdicente o rettore, e quindi sottomettersi alla giurisdizione del Comune di Volterra. In conseguenza di ciò troviamo nel 12 gennajo 1273 che gli uomini delle Pomarance elessero un sindaco per giurare obbedienza al potestà di Volterra; dalla qual città il solo Comune delle Pomarance fu tassato per la prediale del 1284 in lire 17965, senza comprendervi i comunelli di Monte Cerboli, di Acquaviva, di S.
Dalmazio, della Leccia, di Libbiano, di Monte Gemoli, Monte Ruffoli, Micciano, Serrazzano, Sasso e Lustignano, i quali popoli compresi attualmente nel territorio della Comunità di Pomarance, in quell’anno stesso furono gravati tutti insieme di lire 38860. – (CECINA, Notizie Storiche di Volterra , e ARCH. DIPL.
FIOR., loc. cit.) Per quanto gli uomini della maggior parte de’castelli qui sopra nominati si dicessero feudatarj del vescovo di Volterra, contuttociò nel gennajo del 1319 essi per mezzo dei loro sindaci prestavano giuramento di obbedienza al Comune di questa città dopo che nel 24 novembre dell'anno precedente ebbero firmato una concordia fra Rainuccio vescovo di Volterra ed i sindaci della stessa città, rispetto alle questioni insorte per la nomina dei giusdicenti ne'castelli delle Ripomarance, Serrazzano, Leccia, Monte Cerboli e Sasso. – (ARCH. DIPL. FIOR., loc. cit.) Finalmente con altra convenzione del 1323 fu stabilito che i rettori o giudici delle Pomarance dovessero estrarsi da una borsa di cento cittadini volterrani per quindi ricevere l'investitura dai vescovi di Volterra. La qual convenzione fu annullata dalla riforma de'statuti volterrani, nei quali alla Rubr. 159 del libro I è stabilito, che nel castel delle Ripomarance dovesse far ragione nel civile e nel criminale un giudice da eleggersi e inviarsi costà dal Comune di Volterra.
Per altro vi è ragione di credere che cotesta sottomissione si sopportasse di malanimo dai Pomarancesi se è vero quanto racconta Giovanni Cavalcanti al capitolo 2° delle sue storie fiorentine, quando disorre del come Battista Arnolfi, potestà di Volterra per la Repubblica Fiorentina, nel 1427, all'occasione del nuovo calasto fece mozzare la testa ai principali delle Ripomarance che non volevano in alcuna maniera concorrere con quelli di Volterra; e più decisamente è dichiarato al Cap. 12° dello stesso libro, dove si racconta come gli abitanti di Pomarance volevano al tutto emanciparsi da Volterra, e come i Fiorentini tornassero a sottometterveli, dopo essere stato tolto dal mondo il rivoluzionario Giusto di Antonio Landini, e restituite al Comune di Volterra le castella del suo contado a patto che con buon reggimento quei popoli fossero governati.
Nè dalle carte del tempo, nè dagli storici si hanno su cotesto paese dopo quest’ultimo caso notizie di rilievo eccetto alcune escursioni militari, come quella dell’aprile del 1431 fatta da Niccolò Piccinino alla testa di un esercito lombardo penetrato sino in Val di Cecina, quando s'impadronì del castel delle Pomarance, la cui perdita, sebbene di corta durata, fu sentita con pena dai Fiorentini, per esser i suoi abitanti, dice il Buoninsegni nelle sue istorie di Firenze, molto fedeli ed amici del nostro Comune.
Anche più disastroso a Pomarance riescì il passaggio dell’armata del re Alfonso d'Aragona quando nel 1447, all'uscita di ottobre, se ne venne in quel di Volterra facendo danni assai e crudeltà, tanto che ai 10 novembre, prese per forza il castello delle Pomarance, e questo mise a saccomanno, sebbene pochi mesi dopo le truppe fiorentine condotte dai commissari Benedetto de'Medici e Neri Capponi costringessero i Napoletani a sgomberare dalle Pomarance e altri luoghi della Val di Cecina. – (Opera cit.) Dopo coteste due sciagure gli abitanti di Pomarance nel secolo stesso dovettero soffrirne una anche maggiore all’occasione della guerra mossa nel 1472 dai Fiorentini al Comune di Volterra onde togliergli la fabbricazione degli allumi che i Volterrani facevano in luoghi di loro giurisdizione; e ciò dopo avere il Comune di Volterra nell'8 gennajo dell'anno 1471 (1472 stile comune) deliberato di rimettere la decisione all’arbitrio di Lorenzo de’Medici. Imperocchè nella guerra che seguì poco appresso Volterra permette non solamente il diritto controverso, ma la propria libertà ed ogni giurisdizione sopra il suo contado. Per la qual cosa, a tenore delle capitolazioni del 28 luglio 1472, anco il Castello delle Pomarance dovè ricevere uffiziali civili, criminali e politici da Firenze, fino a chè accaduta la cacciata da questa città del gonfaloniere perpetuo Pier Soderini ed il ritorno de’Medici in petria, Volterra con tutte le terre e castella del suo, distretto (anno 1513) fu reiategrata nella pristina facoltà di eleggersi i proprj magisirati, il cui sistema continuò fino alla caduta della Repubblica Fiorentina. Dopo tale avvenimento il popolo delle Pomarance al pari di quello di Volterra ubbidì costantemente ai Duchi, poi ai Granduchi di Toscana.
Le mura castellane delle Pomarance, state costruite nel 1326 ed ora in parte demolite, erano difese da otto fortini con tre porte, una delle quali è stata di corto atterrata.
Nella prte più prominente della Terra esisteva la rocca, e nella più bassa il borgo, dove sono le due migliori strade parallele fiancheggiate da decenti abitazioni. Lungo la più alta si trova la piazza del Comune con la torre ed il pretorio.
La chiesa arcipretura a tre navate è stata di corto restaurata e dipinta a guazzo dal frettoloso Ademollo, ma il fabbricato ne richiama al secolo XV se non prima. Dei tre buoni pittori nativi di questo paese avvi Cristofano Roncalli, detto il cavaliere delle Pomarance, che lavorò molto in Roma e nel Piceno, ed al cui pennello spetta un bel quadro all’altare della SS. Annunziata nell'Arcipretura. Del suo maestro Niccolò Cercignani, conosciuto col soprannome del Pomarance dal luogo in cui nacque, non esiste nel paese pittura alcuna che lo accerti, per quanto vi sia gran fondamento per credere opera sua gli affrachi di un presepio.
Vi è inoltre nella stessa arcipretura un quadro nella cappella di S. Giovanni colorito dal Tamagni di San Gimignano.
A due pittori Pomarancesi si deve aggiungere Antonio Circignani figlio ed allievo di Niccolò, valent'uomo anch'esso, benchè meno cognito, e di cui mancano pitture in patria – (LANZI, Stor. Pittor.) La stessa parrocchiale di Pomarance possiede una tavola rappresentante la B. Vergine con l’iscrizione seguente: Hoc opus picturae Carolus Vernaccia fecit fieri anno 1384.
Oltre la chiesa arcipretale esiste dentro il paese un oratorio sotto il titolo di S. Michele per uso di confraternita cui fu unito quello del SS. Crocifisso ceduto dal capitolo di Volterra alla compagnia di S. Michele. Nel 1788 il Granduca Leopoldo I assegnò i beni delle due chiese ad un piccolo ospedale riunendovi un altro minore spedaletto, denominato la Casa de’Poveri. Attualmente lo spedale delle Pomarance sotto nome di Pia Casa della Misericordia dipende dallo spedale di Volterra. Infatti ne’secoli passati erano in Pomarance due ospizj, uno per i pellegrini, detto lo spedale di S. Giovanni, sottoposto al magistrato del Bigallo di Firenze, e l'altro di S. Mria Maddalena stato convertito in un benefizio di data del vescovo di Volterra.
Esis te anche in Pomaranee un piccolo teatro di proprietà di un’accademia di terrazzani che rimonta verso il secolo XVII.
Pomarance finalmente ha il merito di essere stato la culla del celebre anatomico Paolo Mascagni, nato in questa Terra da madre Pomarancese in una casa indicata al forestiero da un cartello in marmo.
Nella chiesa arcipretura delle Pomannee fu sepellito il dotto grecista e poeta Tarcagnotta Marullo amico dello storico Raffaello Volterrano, il quale affogò nel pasaggio del fiume Cecina.
Sino da quando fu fatto il sinodo volterrano sotto, il vescovo Filippo dei Belforti (novembre 1356) la pieve di Pornarance non contava sotto di se che l’oratorio di S.
Michele tuttora esistente nella Terra medesima, la chiesa dell'ospedale di S. Maria Maddalena e quella di S.
Giovanni.
La parrocchia arcipretura delle Pomarance nel 1674 sotto il vescoto Orazio degli Albizzi fu costituita uno de’caposesti della Diocesi di Volterra, cui vennero assegnate le chiese parrocchiali di Monte Gemoli, di Querceto, Sassa, Micciano, Libbiano, Serrazzano, Monte Cerboli, S. Dalmazio, Silano, Monte Castelli, Castel Nuovo diVal di Cecina, Leccia, Lustignano, Sasso e S.
Ippolito.
Il diruto locale di S. Michele delle Formiche, compreso nel popolo di Monte Cerboli e nella Comunità di Pomarance, era in origine uno spedale sotto il titolo di S.
Michele a Spartacciano. Vi fu eretto un convento pei monaci Celestini ad istanza del pievano di Morba presentata al Comune di Volterra, la quale inchiesta fu graziata con provvisione del 31 maggio 1377.
CENSIMENTO della Popolazione della Terra delle POMARANCE a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 260; totale della popolazione 1230.
ANNO 1745: Impuberi maschi 107; femmine 110; adulti maschi 160; femmine 209; coniugati dei due sessi 274; ecclesiastici dei due sessi 10; numero delle famiglie 178; totale della popolazione 870.
ANNO 1833: Impuberi maschi 320; femmine 264; adulti maschi 294; femmine 303; coniugati dei due sessi 620; ecclesiastici dei due sessi 10; numero delle famiglie 308; totale della popolazione 1811.
ANNO 1840: Impuberi maschi 326; femmine 325; adulti maschi 373, femmine 330; coniugati dei due sessi 707; ecclesiastici dei due sessi 5; numero delle famiglie 346; totale della popolazione 2066 Comunità di Pomarance. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie, di 70973 quadrati, 2563 dei quail spettano a corsi di acque e strade. – Nel 1833 vi abitavano 4824 individui, a proporzione di quasi 57 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile, mentre nell'anno 1840 si trovavano nel territorio medesimo 5551 abitanti a ragione repartitamente di quasi 66 persone per ogni miglio quadrato.
Confina con otto Comunità del Granducato. Dal lato di ostro fronteggia con la Comunità di Massa Marittima, a partire dalla ripa destra del fiume Cornia presso alla confluenza in esso del borro Gualdigiano, poscia mediante la Cornia che rimonta fino ache non entra in un suo confluente sinistro, il botro de Pantrai , e con esso nell'emissario del Lago Zolfureo, i di cui lembi rasenta da settentrione a grecale per quindi entrare nel botro del Moncino , e con esso passare davanti al casale di Vecchienna che ha dirimpetto a ostro. Di costà per termini artificiali si dirige sul botro Marsilio che influisce in quello del Biordo, davanti al quale cessa la Comunità di Massa e per breve cammino sottentra dallo stesso lato la Comunità di Montieri.
Dopo la quale, voltando faccia da ostro a levante, viene a confine la Comunità d’Elci finchè attraversato il borro Straggio e piegata la fronte a settentrione sottentra a quello d’Elci il territorio comunitativo di Castel Nuovo di Val di Cecina, con cui l'altro delle Pomarance forma poco dopo quasi un semicerchio rientrante per salire dirigendosi a settentrione verso la cima del poggio di Bruciano nelle cui spalle iposa il Castello della Leccia.
Lungo il suo schienale arriva sulla srada mulattiera che da Castel Nuovo guida a Serrazzano. Di là piegando verso levante-grecale traversa, i poggi che separano la Val di Cornia dalle vallecole della Possera e del Pavone. In quelle pendici taglia la strada provinciale Massetana, quindi a ostro del Bagno a Morba oltrepassa le prime sorgenti del torrente, laciandole addietro per valicare nella direzione di levante il sovrastante poggio, e quindi scedere nel valloncello del Pavone. Costà per corto cammino la Comunità di Pornarance si tocca dal lato di scirocco con quella di Casole, quindi mediante il corso del torrente Pavone, ha dirimpetto a levante la porzione della Comunità di Castel Nuovo appartenuta al Monte Castelli fino a che con quest’ultima arriva alla confluenza del Pavone nel fiume Cecina. A quel punto dal lato di grecale poscia di settentrione e maestrale viene a confine la Comunità di Volterra mediante il corso della Cecina, che l'accompagna sino allo sbocco del botro Cortolla, dove sottentra il territorio comunitativo di Montecatini. Con questo seguitando la Cecina arriva alla confluenza del torrente Trossa, dove la Comunità delle Pomarance voltando faccia da maestrale a libeccio, di conserva con l'altra di Montecatini rimonta il torrente Trossa fino ad un suo confluente sinistro il botro del Rio, col quale avviandosi verso ostro sale il monte che separa quello di Micciano dall'altro di Querceto. Dopo di che dirigendosi a libeccio poscia nuovamente a ostro per termini artificiali trapassa lo schienale dei poggi per scendere nel valloncello del Ritasso . Qua cessa il territorio di Montecatini e viene a confine quello della Comunità di Monteverdi, da primo nella direzione di libeccio per breve tragitto. mediante il torrente prenominato, poi nella direzione di ostro per termini artificiali posti sulla ripa sinistra del Ritasso , che insieme rimontano fino alla sommità del poggio intermedio fra la sezione di Monte Rufoli e quella di Lustignano, sul di cui fianco meridionale percorrono le due Comunità per termini artificiali, poscia mediante il borro Gualdigiano dove torna a confine il territorio Comunitativo di Massa Marittima.
Contansi fra le strade regie quella provinciale da Volterra a Massa Marittima, la quale entra nella Comunità delle Pomarance sul ponte sospeso della Cecina salendo per la nuova strada rotabile il poggio delle Pomarance e attraversando la Terra medesima, da cui scende nella vallecola del torrente Possera , che rimonta fino sopra al Bagno a Morba. – Sono comunitative pure rotabili le strade che staccansi dalla precedente per Serra a Monte Gemoli, per Bullera e S. Dalmazio, per i Lagoni di Monte Cerboli e per S. Ippolito.
Rispetto ai corsi d'acqua che attraversano o che rasenteno il territorio comunitativo delle Pomarance contansi fra i primi a levante il torrente Possera e a ponente quello della Trossa, mentre spetta ai secondi il fiume Cecina che li accoglie entrambi sui due opposti confini settentrionali dello stesso territorio.
Due soli panti di recente costruzione cavalcano due di questi corsi d'acqua; cioè; il ponte sospeso di ferro sul fiume Cecina fatto nel 1835 sulla strada Regia Massetana, ed il piccolo ponte di materiale sul torrente Possera , eseguiti entrambi a cura del conte Cavaliere priore Francesco de Larderel.
Varia e singolarissima è l'indole e struttura del suolo che ricuopre questa vasta Comunità, e tale da meritare uno studio speciale superiore alle forze dello scrivente e ad ogni modo poco compatibile allo scopo della presente opera.
Avvegnachè, se si percorre la parte settentrionale del territorio di questa Comunità quasi tutta la superficie de'poggi che scendono in Cecina fra le foci dei torrenti Possera e Trossa è coperta da una qualità di calcare compatto grigio, attraversato da filoni di spato in strati sconnessi e interrotti da una marna fissile e galestrina, nella quale si affacciano frequenti e larghi depositi di solfato di calce. Costà ne'tempi andati fu aperto qualche pozzo di Moje, massimamente in vicinanza alla confluenza del torrente Trossa in Cecina, sotto Monte Gemoli. All’incontro salendo verso Libbiano, quei poggi abbondano di zolfo e di solfato di calce.
Avvicinandosi poi alla sommità del poggio su cui risiede la Terra di Pomarance alle rocce preaccennate sottentra un tufo conchigliare di colore ceciato molto analogo a quello che cuopre la cima del monte di Volterra. Il qual tufo conchigliare riveste pure i fianchi meridionali del poggio medesimo fino alla sottostante pianura. Infatti al podere appellato la Casetta, quasi un miglio toscano sotto Pomarance, la strada provinciale Massetana attraversata da un potente banco di gusci di ostriconi di circa un palmo di diametro. Ma avanzandosi nelle colline a destra, fra la vallecola della Possera e quella della Trossa si perde il terreno tufaceo marino e torna a mostrarsi il calcare compatto, la marna galestrina ed anche l'arenaria compatta. Quest'ultima a preferenza apparisce in molti luoghi metamorfosata e ridotta in una qualità di gabbro più o meno ricco di asbesto e di dialaggio metalloide.
Cotesta roccia ofiolitica incontrasi più frequente nella vallecola della Trossa tanto alla destra come alla sua sinistra, a partire dai bagni sulfurei di S. Michele delle Formiche, e di là rimontando verso le sorgenti della Trossa fino sopra a Serrazzano, quindi passando alla sinistra del torrente medesimo per Monte Ruffoli compariscono fra li strati di calcare compatto e di schisto galestrino, ma più spesso fra le masse ofiolitiche, de'filoni silicei sparsi di rognoni di quarzo botritico e calcedonico.
Ma la singolarità di cotesta contrada si manifesta principalmente alla destra del torrente Possera sul confine australe del territorio comunitativo delle Pomarance, fra il Bagno a Morba ed il castelletto di Monte Cerboli. Io intendo dire de'frequenti e prodigiosi soffioni che soffocati nelle acque melmose dei Lagoni somministrano un'immensa quantità di acido borico riconosciuto la prima volta nel 1778 dal chimico tedesco Hoefer nel Lagone Cerchiajo di Monte Rotondo, ed in altro Lagone a Castel Nuovo, mentre il celebre Mascagni un anun dopo trovò identici ai preaccennati i Lagoni e Fumacchi di Monte Cerboli, di Serrazzano, della Leccia, del Sasso, di Lustignano e di Travale, situati nello sviluppo di tre valli diverse, cioè, della Cecina, della Cornia e della Merse, Lagoni tutti stati anticamente compresi nella giurisdizione civile come lo iono in quella ecclesiastica di Volterra.
Alla fine del mese di maggio di quest'anno corrente 1842 essendo io tornato a visitare i Lagoni di Monte Cerboli spettanti al territorio comunitativo di Pomarance posso aggiungere agli Articoli LAGONI e MONTE CERBOLI, pubblicati nella presente opera negli anni 1837 e 1839, quanto appresso: Accompagnato dal ministro del Cavaliere Larderel, di quell’uomo che fu il primo a ritrar profitto dai soffioni urenti per introdurre in Toscana qualche milione di scudi, mediante la economica facilità di ricavare dai Lagoni volterrani una prodigiosa quantità di acido borico per tanti secoli perduta.
Fu il ministro Luigi Beneducci quello che accompagnandomi ai Lagoni di Monte Cerboli rispondeva ai quesiti dicendo: I. Che i vapori de'soffloni tutti del Volterrano, del Massetano e del Sanese, non esclusi cotesti coposissimi di Monte Cerboli, comecchè salgane a 120 gradi del termometro di Reaumur purè passando di sotto alle caldaje delle fabbriche, non portano le acque impregnate di acido borico nel tempo della loro evaporazione che a 65 gradi di calore del solito termometro.
2. Che queste acque sogliono inviarsi a tal uopo dal serbatojo nelle caldaje di piombo, le quali sono tutte di forma rettangolare, della capacità di circa barili 50 l'una, e disposte a scaleo nelle fabbriche. Che si tengono in evaporazione per ore 72 travasando ogni 24 ore mediante sifoni di piombo le acque dalle caldaje più alte in quelle di mezzo, queste dopo altre 24 ore nelle caldaje inferiori, nelle quali subiscono per altre 24 ore l’ultima evaporazione innanzi che siano ridotte in grado di travasarle dalle fabbriche ne'stanzoni sottostanti per ottenere la cristallizzazione dell'acido borico in tini di legno. Che dopo ottenuta la cristallizzazione si dà l'esito alle acque madri dei tini, le quali si riportano mediante tromba nelle più basse caldaje delle fabbriche a subire una nuova evaporazione per 24 ore.
3. Che i soffioni, i quali passano attraverso delle acque de'Lagoni per impregnarle maggriormente di acido borico, abbandonano in queste poco più di una libbra di acido per ogni cento libbre d’acqua de’Lagoni.
4. Che coteste acque passando dai Lagoni nelle vasche o serbatoj a depositare la terra grigio-plumbea, e le altre sostanze insolubili, vi si lasciano in riposo per sei o sette giorni innanzi d’introdurle nelle caldaje delle fabbriche.
5. Che l’acido borico appena estratto dai tini di cristallizzazione si trasporta in un magazzino contiguo dove si distende nel pavimento di pietra, sotto cui passa uno dei soffioni urenti che nel periodo di 12 ore asciuga l’acido cristallizzato di maniera da riporlo in apposite botti della tenuta di libbre 1600 circa, le quali giornalmente si fabbricano nello stesso luogo per quindirle a Livorno e di là oltremare.
Nell’inverno la temperatura più bassa dell'atmosfera de’Lagoni di Monte Cerboli (dove sarebbe desiderabile trovare qualche termometro, un igrometro ed un barometro) scende per quanto mi fu asserito fino al zero, e nel gennajo dell’anno corrente 1842 è accaduto di vedere lunghi diacciuoli alle gronde dei tetti degli edifizj presso le caldaje evaporanti dell'acido borico.
La nuova chiesa della Madonna di Monte Nero rifondata per la seconda volta, ampliata e ornata di un altar maggiore di marmo alla romana con due laterali e orchestra devesi alla generosità del Cavalier priore conte Francesco Larderel. Essa fu compiuta nel dì 21 dicembre dell’anno 1841.
Stato attuale delle fabbriche dell’acido borico de’Lagoni.
Le fabbriche dell’acido borico attivate nel maggio del 1842 a Monte Cerboli sono 5, le quali tutte insieme hanno in evaporazione, Caldaje N° 87 A Castelnuovo di Val di Cecina in tre fabbriche vi sono, Caladaje N° 42 Al Sasso in quattro fabbriche, Caladaje N° 68 A Acquaviva sopra il Sasso in una fabbrica, Caladaje N° A Monte Rotondo in due fabbriche, Caladaje N° 28 Al Lago dell’Edifizio (Monte Rotondo) in quattro fabbriche, Caladaje N° 50 Al Lustignano in due fabbriche, Caladaje N° 28 A Serrazzano in due fabbriche, Caladaje N° 40 TOTALE, Caldaje N° 349 Coteste 349 caldaje produssero nell'anno 1841 ultimo decorso quasi due milioni e mezzo di acido borico, che un terzo di esso fu fornito dalle sole fabbriche di Monte Cerboli, comecchè una maggior quantità ancora si otterrebbe qualora la richiesta dell'estero del genere in natura, o in stato di sotto-borato di soda aumentasse.
Si sta preparando attualmente una caldaja di piombo di 160 braccia di lunghezza sopra braccia 3 e l/2 di larghezza e di 4 soldi di altezza con il fondo accannellato, la quale deve evaporare in brevissimo spazio di tempo tanta quantità d'acque quanta ne evaporava una fabbrica di più caldaje insieme nel periodo di 72 ore. Tale invenzione devesi al signor Adriano figlio del Cavalier Francesco Larderel, che si dispone a metterla in opera nel corrente mese di luglio 1842.
Il terreno de'Lagoni consiste in un calcare argilloso compatto, nelquale ho trovato qualche guscio di conchiglie bivalvi marine del genere cardi, spondili e came pietrificato.
Il suolo in coteste vicinanze è quasi nudo di vegetazione, ma i poggi contigui sono rivestiti di selve, di querci e di lecci, gli ultimi de’quali allignano e prosperano a preferenza di ogni altra pianta arborea nei terreni ofiolitici fra la Possera e la Trossa.
Il territorio che contorna i castelli e specialmente quello che avvicina la Terra delle Pomarance è diligentemente coltivato a poderi, a oliveti, e vigneti intersecati da selve di castagni e da boschi di querci e cerri.
La Comunità mantiene un medico, un chirurgo ed un maestro di scuola.
Il Potestà delle Pomarance, che ha la giurisdizione civile anche sulla Comunità di Castel Nuovo di Val di Cecina, per il politico e criminale dipende dal Commissario regio di Volterra, dove risiede l’ingegnere di Circondario ed il conservatore delle Ipoteche.
La Cancelleria comunitativa di Pomarance serve anche alle Comunità di Monteverdi e di Castelnuovo. – Il Tribunale di prima Istanza è in (ERRATA : San Miniato) Firenze.
QUADRO della Popolazione della Comunità di POMARANCE a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Castel del Sasso (*), titolo della chiesa: S. Bartolommeo (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 285, abitanti anno 1745 n° 178, abitanti anno 1833 n° 557, abitanti anno 1840 n° 667 - nome del luogo: S. Dalmazio (*), titolo della chiesa: S.
Dalmazio (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 358, abitanti anno 1745 n° 310, abitanti anno 1833 n° 430, abitanti anno 1840 n° 437 - nome del luogo: S. Ippolito, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 129, abitanti anno 1840 n° 135 - nome del luogo: S. Leccia, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 137, abitanti anno 1745 n° 53, abitanti anno 1833 n° 172, abitanti anno 1840 n° 209 - nome del luogo: Libbiano, titolo della chiesa: SS.
Simone e Giuda (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 202, abitanti anno 1745 n° 166, abitanti anno 1833 n° 240, abitanti anno 1840 n° 253 - nome del luogo: Lustignano, titolo della chiesa: S.
Martino (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 68, abitanti anno 1745 n° 69, abitanti anno 1833 n° 217, abitanti anno 1840 n° 269 - nome del luogo: Micciano e Roveta, titolo della chiesa: S. Michele (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 143, abitanti anno 1745 n° 204, abitanti anno 1833 n° 245, abitanti anno 1840 n° 271 - nome del luogo: Montecerboli, titolo della chiesa: S.
Cerbone (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 264, abitanti anno 1745 n° 146, abitanti anno 1833 n° 277, abitanti anno 1840 n° 397 - nome del luogo: Montegemoli, titolo della chiesa: S.
Bartolomeo (Pieve), diocesi cui appartiene: Vo lterra, abitanti anno 1551 n° 248, abitanti anno 1745 n° 205, abitanti anno 1833 n° 265, abitanti anno 1840 n° 347 - nome del luogo: POMARANCE, titolo della chiesa: S.
Giovanni Battista (Arcipretura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 1230, abitanti anno 1745 n° 870, abitanti anno 1833 n° 1811, abitanti anno 1840 n° - nome del luogo: Serazzano, titolo della chiesa: S.
Donato (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 209, abitanti anno 1745 n° 250, abitanti anno 1833 n° 460, abitanti anno 1840 n° 463 - Totale abitanti anno 1551 n° 3141 - Totale abitanti anno 1745 n° 2451 Frazioni di popolazioni provenienti da altre Comunità - nome del luogo: Monte Rotondo, Comunità donde proviene: Massa Marittima, abitanti anno 1833 n° 16, abitanti anno 1840 n° 32 - nome del luogo: Castelnuovo, Comunità donde proviene: Castelnuovo di Val di Cecina, abitanti anno 1833 n° 5, abitanti anno 1840 n° 5 - Totale abitanti anno 1833 n° 4824 - Totale abitanti anno 1840 n° 5551 N. B. Le parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nel 1840 mandavano fuori della Comunità di Pomarance n° 18 abitanti stati defalcati dal Quadro qui sopra riportato.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 502.
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