CERTOSA DI PONTIGNANO
in Val d'Arbia,
sotto l'invocazione di S. Pietro, ora parrocchia di S. Martino a Cellole in Pontignano, nella Comunità Giurisdizione e miglia toscane 8 a maestrale-ponente di Castelnuovo Berardenga, diocesi e Compartimento di Siena, la qual città è circa 5 miglia toscane al suo ostro.
Questo suntuoso monastero, la cui clausura ha un recinto di alte mura per lo spazio di circa un miglio, risiede fra l'Arbia e il torrente Bozzone tra mezzo alla strada provinciale del Chianti e quella che guida a Vagliagli, fra Siena e la Castellina.
Fu fondata nel 1343 dal celebre giureconsulto Bindo di Falcone Petroni cugino del cardinale Riccardo soprannominato; il quale Bindo dopo avere eseguito i pii legati di quel porporato, e tra gli altri quello della fondazione della Certosa di Maggiano e dell'abbadia a Quarto sopra Fontebecci, volle anch'esso innalzare a proprie spese una Certosa a Pontignano, ancor più nobile della prima.
Al quale effetto, nel 1341, fece acquisto di diverse possessioni nei comunelli di Pontignano, di Cellole e di Misciano per il valore di fiorini 2850, e poco dopo dello spedale della Scala per fiorini 2000. Quindi ottenuta facoltà dal vescovo senese Donusdeo Malevolti di fabbricare nel popolo di S. Lorenzo a Pontignano la Certosa di questo nome, nel 1343 consegnò a un certosino d'Aquitania, a ciò deputato dal capitolo generale di Grenoble, il locale e terreni comprati, acciò con il frutto di questi fabbricasse un monastero capace di 12 monaci, e di tre conversi.
Con testamento del 1351 e codicillo del 1353, lo stesso Bindo Petroni instituì suoi eredi universali i Certosini di Pontignano, nella di cui chiesa volle anche essere tumulato.
Nel 1383 il Comune di Siena fece fortificare e circondare di alte mura la clausura di questa Certosa ad oggetto di ripararla dalle incursioni delle inglesi masnade che infestavano la Toscana. – Fu bensì assalita e saccheggiata dai soldati spagnuoli e tedeschi che vi penetrarono nel 29 gennajo 1554, cacciati dai sensi condotti costà da Ottavio Sozzini nel 1 febbrajo susseguente.
La bellissima chiesa di questa Certosa fu riedificata al principio del secolo XVII nel luogo della prima, e consacrata nel 1607 dall'arcivescovo di Siena Camillo Borghesi.
Questo tempio conserva alcune buone pitture del cavaliere Giuseppe Nasini, del Poccetti e del suo imitatore Stefano Cassiani da Lucca religioso certosino poco sopra rammentato. – Sono parimenti del Poccetti altri a freschi sparsi nel cenobio, fra i quali primeggia il cenacolo del refettorio. Nel primo claustro fece varie storie il monaco Cassiani.
Il quadro rappresentante il crocifisso con varj santi, opera del cav. Francesco Vanni, fu trasportato costà da Monte Celso. Questa Certosa restò soppressa nel 1810, quando fu data la sua chiesa con una porzione del monastero al parroco di S. Martino a Cellole, e venduto il restante ai particolari. – Vedere CELLOLE in Val d'Arbia.
Questo suntuoso monastero, la cui clausura ha un recinto di alte mura per lo spazio di circa un miglio, risiede fra l'Arbia e il torrente Bozzone tra mezzo alla strada provinciale del Chianti e quella che guida a Vagliagli, fra Siena e la Castellina.
Fu fondata nel 1343 dal celebre giureconsulto Bindo di Falcone Petroni cugino del cardinale Riccardo soprannominato; il quale Bindo dopo avere eseguito i pii legati di quel porporato, e tra gli altri quello della fondazione della Certosa di Maggiano e dell'abbadia a Quarto sopra Fontebecci, volle anch'esso innalzare a proprie spese una Certosa a Pontignano, ancor più nobile della prima.
Al quale effetto, nel 1341, fece acquisto di diverse possessioni nei comunelli di Pontignano, di Cellole e di Misciano per il valore di fiorini 2850, e poco dopo dello spedale della Scala per fiorini 2000. Quindi ottenuta facoltà dal vescovo senese Donusdeo Malevolti di fabbricare nel popolo di S. Lorenzo a Pontignano la Certosa di questo nome, nel 1343 consegnò a un certosino d'Aquitania, a ciò deputato dal capitolo generale di Grenoble, il locale e terreni comprati, acciò con il frutto di questi fabbricasse un monastero capace di 12 monaci, e di tre conversi.
Con testamento del 1351 e codicillo del 1353, lo stesso Bindo Petroni instituì suoi eredi universali i Certosini di Pontignano, nella di cui chiesa volle anche essere tumulato.
Nel 1383 il Comune di Siena fece fortificare e circondare di alte mura la clausura di questa Certosa ad oggetto di ripararla dalle incursioni delle inglesi masnade che infestavano la Toscana. – Fu bensì assalita e saccheggiata dai soldati spagnuoli e tedeschi che vi penetrarono nel 29 gennajo 1554, cacciati dai sensi condotti costà da Ottavio Sozzini nel 1 febbrajo susseguente.
La bellissima chiesa di questa Certosa fu riedificata al principio del secolo XVII nel luogo della prima, e consacrata nel 1607 dall'arcivescovo di Siena Camillo Borghesi.
Questo tempio conserva alcune buone pitture del cavaliere Giuseppe Nasini, del Poccetti e del suo imitatore Stefano Cassiani da Lucca religioso certosino poco sopra rammentato. – Sono parimenti del Poccetti altri a freschi sparsi nel cenobio, fra i quali primeggia il cenacolo del refettorio. Nel primo claustro fece varie storie il monaco Cassiani.
Il quadro rappresentante il crocifisso con varj santi, opera del cav. Francesco Vanni, fu trasportato costà da Monte Celso. Questa Certosa restò soppressa nel 1810, quando fu data la sua chiesa con una porzione del monastero al parroco di S. Martino a Cellole, e venduto il restante ai particolari. – Vedere CELLOLE in Val d'Arbia.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 674.
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