BADIA A DECCIANO E TIFI

nella valle Tiberina

sulla sinistra del torrente Singerna, Comunità e 2 miglia toscane a levante di Caprese, Giurisdizione e 4 miglia toscane a ostro della Pieve S. Stefano, Diocesi di S.
Sepolcro già di Città di Castello.
Fu monastero dipendente immediatamente dal Maggiore di Camaldoli, il quale nominava in abate un suo vicario.
Della Badia de’SS. Martino e Bartolommeo in loco Tiphio trovasi fatta menzione sino dal 1057, quando vi era abate un Giovanni, che la presedeva ancora nell’anno 1081. – Con atto pubblico del gennajo 1089 vari patroni della consorteria dei conti di Galbino dichiarano di avere essi ed i loro genitori fondata la chiesa di Tifi e chiamati costà i monaci dell’ordine benedettino di Camaldoli, rilasciandone il libero governo e dominio all’abate Gerardo.
Continuarono a nominarsi gli abati del monastero di Tifi sino all’anno 1438, epoca della bolla di Eugenio IV, data in Firenze (6 aprile), con la quale, ad istanza del Maggiore abate Ambrogio Traversari, la Badia di Tifi fu unita a quella sua vicina di S. Maria a Decciano o Dicciano.
Era pure quest’ultima di giuspadronato de conti di Galbino, uno dei quali, per nome Pietro del fu Ranieri di Galbino, sino dal 1081 ne godeva le rendite con il titolo di abate, mentre due anni dopo il di lui fratello Alberico nell’atto di vendere al terzo fratello Bernardo la sua porzione di eredità nel castello di Anghiari e nel piviere di Micciano, fra le giurisdizioni che si riservò fuvvi compresa quella che aveva sul monastero di Decciano. – quali fossero queste giurisdizioni lo dà a conoscere un privilegio del 3 maggio 1133 rilasciato dal pontefice Innocenzio II a Bono abate di S. Maria a Decciano.
La Badia di Decciano fu visitata nel 1432 dal dotto abate Ambrogio Traversari in qualità di Maggiore di Camaldoli; quello stesso che nel 1439 riunì il titolo e le sostanze delle due Badie di Decciano e Tifi.
Il successore dell’abate Traversari (Mariotto) superiore delle suddette Badie, le ottenne in commenda nel 1447 dal pontefice Niccolò V, confermategli nel 1471 da Sisto IV.Continuarono entrambe a darsi in commenda sino al 1567, allora quando il suo commendatario Francesco Bellarmini canonico di Montepulciano, le rassegnò all’Eremo di Camaldoli mediante un vitalizio di cento scudi a favore di un suo nipote.
La Badia di Decciano o Dicciano fu soppressa nel secolo XVIII conservando il battistero, sebbene facciaparte del plebanato di S. Cassiano a Caprese.
S. Maria a Dicciano conta 179 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 181.