MEZZANO (S.)

nel Val d’Arno sopra Firenze.

– Villa signorile del marchese Panciatichi, già Ximenes, nel popolo di S. Salvatore al Leccio, Comunità Giurisdizione e circa 3 miglia toscane a ponente di Reggello, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Siede la villa di San Mezzano sopra un elevato colle alla sinistra del torrente e dirimpetto al Ponte del Leccio, non molto discosta dalla nuova strada postale aretina che gli scorre dal lato di ostro.
Porta egualmente il nome di San Mezzano una vasta tenuta della stessa famiglia, la quale abbraccia intorno a 7000 stiora di terreno lavorativo, boscato e a pastura con 26 o più poderi, e una cascina. La tenuta è posta fra le sorgenti del torrente Chiesimone e quelle del Vicano di S.
Ellero , sulla pendice meridionale del monte di Vallombrosa.
Questi poderi con la cascina di San Mezzano appartenevano a Bindo Altoviti padre di Antonio arcivescovo di Firenze; ma allorché Bindo per opinione politica fu dichiarato ribelle di Cosimo I, gli vennero confiscati tutti i suoi beni, fra i quali la vasta possessione di San Mezzano.
La tenuta medesima con altre sostanze tolte all’Altoviti furono i regalate dal duca Cosimo a Giovan Jacopo de’Medici marchese di Marignano, generale dell’esercito del duca di Firenze, e ciò in ricompensa della sua valorosa campagna contro i Sanesi.
Qualche anno dopo il marchese di Marignano, volendo far ritorno a Milano sua patria, vendé quanto aveva avuto da Cosimo I, compresa la tenuta Altoviti di San Mezzano, la quale fu acquistata (ERRATA: dal marchese Bastiano di Tommaso) dal cav. Ferdinando di Odoardo Ximenes (ERRATA: di Lisbona) di Aragona: dai di cui ultimi discendenti è passata per eredità nei marchesi Panciatichi di Firenze, attuali possessori della medesima.
Nel 1558, cioè tre anni dopo il sequestro fiscale di San Mezzano i monaci della badia di Vallombrosa mossero lite contro il fisco ducale per delle ragioni, che protestarono di avere sopra la tenuta di San Mezzano, e ciò a titolo non tanto di compra, quanto di permuta fatta negli anni 1487 e 1488 con Filippozzo e Tommaso Gualtierotti antichi padroni di cotesto latifondo.
Infatti monaci di Vallombrosa ottennero in prima istanza sentenza favorevole, la quale però fu revocata dalla ruota fiorentina nel dì 18 settembre del 1590.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 201.