MONTE MAGNO, o MONTEMAGNO PISANO, detto DI CALCI
nel Val d’Arno di Pisa.
– Villaggio composto di più borgate, dov’è una chiesa plebana (S. Maria) con l’annesso di S. Martino a Monte Magno, state entrambe soggette alla pieve di Calci, nella Comunità Giurisdizione e circa miglia toscane 6 a maestrale di Vico Pisano, Diocesi e Compartimento di Pisa, che è 7 miglia toscane a ponente di Monte Magno.
Risiede sul fianco occidentale del monte della Verruca in una vallecola elevata e deliziosa per la teatrale prospettiva, per l’aria pura, per i molti oliveti, castagni e pinete che ne adornano il suolo intorno; là dove scaturiscono i borri che danno origine alla Zambra di Monte Magno , il qual torrente a piè del monte si vuota nella Zambra di Calci tributario diretto del fiume Arno.
Di questo Monte Magno è fatta commemorazione sino dall’aprile dell’anno 780 nell’istrumento di fondazione della Badia di S. Savino a Cerasiolo (sotto Calci) poi a Montione più d’appresso a Pisa; allora quando tre fratelli di origine, ossia di legge longobarda, assegnarono una ricca dote a quel loro monastero insieme col giuspadronato della chiesa di S. Torpè in Zambra , di S.
Michele a Calci e di S. Gregorio presso Montemagno con tutti i loro beni ed attinenze. – Vedere ABAZIA DI S. SAVINO.
Cotesto docomento pertanto ne assicura che nel secolo VIII esisteva nel Montemagno pisano una cappella sotto l’invocazione di S. Gregorio Magno diversa dalle chiese parrocchiali di S. Maria e di S. Martino a Monte Magno registrate nei cataloghi della diocesi pisana negli anni 1277, e 1371; mentre una simile cappella dedicata pure a S. Gregorio Magno esisteva fino dal secolo XII nel Monte Magno pistojese. – Vedere MONTE MAGNO DI TIZZANA.
Arrroge a ciò, che gli uomini di Monte Magno pisano, al pari dei nobili del Montemagno lucchese, nel 1238 aderirono alla lega ghibellina stabilita in S. Maria a Monte, siccome lo dichiarano le parole di quel trattato, là dove si dice: et pro omnibus et singulis hominibus et personis de Calci, et de Monte Magno, et de Caprona, et de Capitanìa Pedemontis, etc. – (LAMI, Mon. Eccl. Flor.) Ma quanto è certo che una consorteria di nobili di casa Paganelli fosse un dì padrona del Castello di Monte Magno sopra Camajore, altrettanto ne sembra incerto che il villaggio di Monte Magno sopra Calci sia stato castello baronale, e che costà pure vi signoreggiasse una nobile famiglia pisana de’Paganelli. Dalla qual prosapia non solo molti scrittori fecero derivare il Pontefice Eugenio III, ma perfino nel Monte Magno di Calci si mostra tuttora ai curiosi un già cadente abituro restaurato che da tempo remotissimo quegli abitanti chiamano la Casa del Papa.
Che Eugenio III fosse pisano di patria, e ch’egli fosse monaco Cistercense innanzi di essere eletto pontefice, non vi è chi ne possa dubitare. Resta solo a dimostrare, che egli innanzi di abbracciare la riforma di Cistercio, nella quale prese il nome di Bernardo fondatore della medesima, avesse professato, come vogliono alcuni, la regola di S. Romualdo nella badia di S. Zenone di Pisa.
Avvegnachè fra le carte di questa badia trovasene una del 7 maggio, (ERRATA : anno 1207) anno 1107, contenente l’atto della professione religiosa di un Fr. Pietro figlio del fu Giovanni, chiamato Paganello da Monte Magno. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Mon. di S. Michele in Borgo di Pisa – ANNAL. CAMALD. T. III).
Di ciò ne conseguì che molti scrittori dei secoli posteriori, a cominciare dall’Abate Costantino Gaetani nella vita di Papa Gelasio II, discorrendo di Eugenio III, fecero di due personaggi uno solo col riunire il nome di Fra Pietro preso nella religione Camaldolense dal figlio di Paganello da Montemagno all’altro di Fra Bernardo abate delle Tre Fontane avanti la sua elezione al pontificato, cosicchè lo chiamarono Pietro al secolo e da monaco Bernardo: cum prius (Eugenius III) diceretur Petrus, in monacatu etiam Bernardus. – (MURATORI, Rer. Italic. Script. T. III col.
409.) All’Articolo precedente del MONTE MAGNO LUCCHESE si è detto, che gl’individui della prosapia de’Paganelli al pari di molte altre consorterie di magnati lucchesi nel secolo XII, a seconda delle fazioni da essi state parteggiate, o alla città di Pisa ghibellina, o a quella di Lucca guelfa si affiliavano.
Infatti nel novero dei mille cittadini firmati alla pace del 1188 tra i Genovesi e i Pisani si trovano dei nobili di Corvaja, e di Vallecchia, dei Porcaresi e dei Paganelli oriundi tutti da Lucca o dal suo contado. Fra quei nomi pertanto si leggevano un Albertino e un Ranieri da Monte Magno, oltre quel Lemmo de’Paganelli da Monte Magno all’Articolo antecedente rammentato.
Se pertanto è vero che Eugenio III derivasse da alcun Paganello signore di Monte Magno, è altrettanto certo che il Monte Magno della Verruca pisana non appartenne nè conseguentemente diede titolo di signoria come l’altro di Lucca. – Camminano diversamente le bisogne, se si ammette che Eugenio III nascesse da altra stirpe, oriunda di Monte Magno, giacchè il nome di Paganello era comune in quell’età; lo chè potendo essere dimostrato fornirebbe più solida ragione ai Pisani da rivendicare al loro paese la contrastata patria di quel sommo Gerarca.
Non è qui luogo nè scopo di controvertere sulle interpretazioni date finora alla carica di Vicedomino, che S. Bernardo disse sostenuta da Eugenio III innanzi di essere eletto Papa; mentre dal biogra fo di detto Santo e dietro lui da molti scrittori fu creduto, che l’abate delle Tre Fontane fosse innanzi tutto Vicedomino, e da taluni figurato Arciprete della Primaziale di Pisa. La quale interpretazione starebbe contro non solo alla professione religiosa di Fra Pietro Paganelli fatta sino dal 1107 nel Monastero Camaldolense di S. Zenone di Pisa, ma al silenzio dei documenti, dei quali è doviziosa la chiesa pisana. Conciossiachè niuno ignora, che quando Fra Bernardo Paganelli fu innalzato al pontificato egli era abate nel Monastero di S. Anastasio ad Aquas Salvias presso Roma, i cui monaci militavano sotto la regola del vivente S. Bernardo, vale a dire del generale di quella congregazione. In vista di ciò il suo fondatore giustamente esprimevasi allorchè scriveva ai Cardinali, di avere essi eletto in Papa il Vicedomino di una sola chiesa (cioè d’una sola famiglia religiosa): Num qui in una Ecclesia non sustinuit vicedominatum, dominatum in omni Ecclesia requirebat? – (S. BERNARDI OPER. T. I.
Epist. 237).
Checchè ne sia, tornando ad aggiungere una parola relativamente alla storia, dirò, che nel Monte Magno di Calci sino dal principio del secolo XII ebbero podere anche i canonici di Pisa, della qual cosa si fa menzione in un istrumento dell’anno 1101 del capitolo di quella Primaziale. – Inoltre la villa di Montemagno è nominata in altra carta del 1180 della badia di S. Michele in Borgo, cui appartenne pure un contratto enfiteutico del 1282, col quale frate Ugo spedalingo di S. Frediano di Pisa diede a livello a Pagano da Monte Magno figlio del fu Pietro da Moriano del contado di Lucca diversi pezzi di terra posti in Monte Magno.
Un’altra carta degli Olivetani di Pisa del 1200 rammenta gli olivi e i castagni presso la chiesa di S. Maria a Montemagno, sul Colle Baronci. – (ARCH. DIPL. FIOR.) Rispetto al padronato della chiesa di S. Gregorio a Montemagno fu esso confermato all’abazia di S. Savino presso Pisa dai Pontefici Alessandro III nel 1175; da Celestino III nel 1193; e da Giovanni XXII nel 1325. – (ANNUAL. CAMALD. T. V.) Nel 1375 tutta la valle di Calci insieme col paese di Montemagno venne invasa e disertata dalla compagnia inglese, e di nuovo il paese medesimo fu messo a ruba nel 1441 dall’oste fiorentina.
Il popolo di Montemagno nei secoli anteriori al XIV era compreso, come dissi, nel pievanato di Calci. Non è noto il tempo in cui la chiesa parrocchiale di S. Maria della Neve a Montemagno fosse eretta in battesimale, nè quando al suo popolo si unisse l’altro di S. Martino a Montemagno, riservando la stessa chiesa per oratorio al pari delle altre di S. Rocco, e S. Lorenzo.
Nei secoli XIII e XIV esisteva un piccolo spedale in Montemagno, del cui piviere fa parte il monastero e la chiesa parrocchiale di S. Agostino di Nicosia. – La contrada di Monte Magno costituiva una comunità sotto la Repubblica pisana, ed anche sotto il governo Mediceo, trovandola qualificata tale all’anno 1551, quando essa aveva una popolazione di 522 abitanti.
Nel 1745 la parrocchia di S. Maria a Monte Magno contava 644 persone, e nel 1833 noverava 755 abitanti.
Risiede sul fianco occidentale del monte della Verruca in una vallecola elevata e deliziosa per la teatrale prospettiva, per l’aria pura, per i molti oliveti, castagni e pinete che ne adornano il suolo intorno; là dove scaturiscono i borri che danno origine alla Zambra di Monte Magno , il qual torrente a piè del monte si vuota nella Zambra di Calci tributario diretto del fiume Arno.
Di questo Monte Magno è fatta commemorazione sino dall’aprile dell’anno 780 nell’istrumento di fondazione della Badia di S. Savino a Cerasiolo (sotto Calci) poi a Montione più d’appresso a Pisa; allora quando tre fratelli di origine, ossia di legge longobarda, assegnarono una ricca dote a quel loro monastero insieme col giuspadronato della chiesa di S. Torpè in Zambra , di S.
Michele a Calci e di S. Gregorio presso Montemagno con tutti i loro beni ed attinenze. – Vedere ABAZIA DI S. SAVINO.
Cotesto docomento pertanto ne assicura che nel secolo VIII esisteva nel Montemagno pisano una cappella sotto l’invocazione di S. Gregorio Magno diversa dalle chiese parrocchiali di S. Maria e di S. Martino a Monte Magno registrate nei cataloghi della diocesi pisana negli anni 1277, e 1371; mentre una simile cappella dedicata pure a S. Gregorio Magno esisteva fino dal secolo XII nel Monte Magno pistojese. – Vedere MONTE MAGNO DI TIZZANA.
Arrroge a ciò, che gli uomini di Monte Magno pisano, al pari dei nobili del Montemagno lucchese, nel 1238 aderirono alla lega ghibellina stabilita in S. Maria a Monte, siccome lo dichiarano le parole di quel trattato, là dove si dice: et pro omnibus et singulis hominibus et personis de Calci, et de Monte Magno, et de Caprona, et de Capitanìa Pedemontis, etc. – (LAMI, Mon. Eccl. Flor.) Ma quanto è certo che una consorteria di nobili di casa Paganelli fosse un dì padrona del Castello di Monte Magno sopra Camajore, altrettanto ne sembra incerto che il villaggio di Monte Magno sopra Calci sia stato castello baronale, e che costà pure vi signoreggiasse una nobile famiglia pisana de’Paganelli. Dalla qual prosapia non solo molti scrittori fecero derivare il Pontefice Eugenio III, ma perfino nel Monte Magno di Calci si mostra tuttora ai curiosi un già cadente abituro restaurato che da tempo remotissimo quegli abitanti chiamano la Casa del Papa.
Che Eugenio III fosse pisano di patria, e ch’egli fosse monaco Cistercense innanzi di essere eletto pontefice, non vi è chi ne possa dubitare. Resta solo a dimostrare, che egli innanzi di abbracciare la riforma di Cistercio, nella quale prese il nome di Bernardo fondatore della medesima, avesse professato, come vogliono alcuni, la regola di S. Romualdo nella badia di S. Zenone di Pisa.
Avvegnachè fra le carte di questa badia trovasene una del 7 maggio, (ERRATA : anno 1207) anno 1107, contenente l’atto della professione religiosa di un Fr. Pietro figlio del fu Giovanni, chiamato Paganello da Monte Magno. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte del Mon. di S. Michele in Borgo di Pisa – ANNAL. CAMALD. T. III).
Di ciò ne conseguì che molti scrittori dei secoli posteriori, a cominciare dall’Abate Costantino Gaetani nella vita di Papa Gelasio II, discorrendo di Eugenio III, fecero di due personaggi uno solo col riunire il nome di Fra Pietro preso nella religione Camaldolense dal figlio di Paganello da Montemagno all’altro di Fra Bernardo abate delle Tre Fontane avanti la sua elezione al pontificato, cosicchè lo chiamarono Pietro al secolo e da monaco Bernardo: cum prius (Eugenius III) diceretur Petrus, in monacatu etiam Bernardus. – (MURATORI, Rer. Italic. Script. T. III col.
409.) All’Articolo precedente del MONTE MAGNO LUCCHESE si è detto, che gl’individui della prosapia de’Paganelli al pari di molte altre consorterie di magnati lucchesi nel secolo XII, a seconda delle fazioni da essi state parteggiate, o alla città di Pisa ghibellina, o a quella di Lucca guelfa si affiliavano.
Infatti nel novero dei mille cittadini firmati alla pace del 1188 tra i Genovesi e i Pisani si trovano dei nobili di Corvaja, e di Vallecchia, dei Porcaresi e dei Paganelli oriundi tutti da Lucca o dal suo contado. Fra quei nomi pertanto si leggevano un Albertino e un Ranieri da Monte Magno, oltre quel Lemmo de’Paganelli da Monte Magno all’Articolo antecedente rammentato.
Se pertanto è vero che Eugenio III derivasse da alcun Paganello signore di Monte Magno, è altrettanto certo che il Monte Magno della Verruca pisana non appartenne nè conseguentemente diede titolo di signoria come l’altro di Lucca. – Camminano diversamente le bisogne, se si ammette che Eugenio III nascesse da altra stirpe, oriunda di Monte Magno, giacchè il nome di Paganello era comune in quell’età; lo chè potendo essere dimostrato fornirebbe più solida ragione ai Pisani da rivendicare al loro paese la contrastata patria di quel sommo Gerarca.
Non è qui luogo nè scopo di controvertere sulle interpretazioni date finora alla carica di Vicedomino, che S. Bernardo disse sostenuta da Eugenio III innanzi di essere eletto Papa; mentre dal biogra fo di detto Santo e dietro lui da molti scrittori fu creduto, che l’abate delle Tre Fontane fosse innanzi tutto Vicedomino, e da taluni figurato Arciprete della Primaziale di Pisa. La quale interpretazione starebbe contro non solo alla professione religiosa di Fra Pietro Paganelli fatta sino dal 1107 nel Monastero Camaldolense di S. Zenone di Pisa, ma al silenzio dei documenti, dei quali è doviziosa la chiesa pisana. Conciossiachè niuno ignora, che quando Fra Bernardo Paganelli fu innalzato al pontificato egli era abate nel Monastero di S. Anastasio ad Aquas Salvias presso Roma, i cui monaci militavano sotto la regola del vivente S. Bernardo, vale a dire del generale di quella congregazione. In vista di ciò il suo fondatore giustamente esprimevasi allorchè scriveva ai Cardinali, di avere essi eletto in Papa il Vicedomino di una sola chiesa (cioè d’una sola famiglia religiosa): Num qui in una Ecclesia non sustinuit vicedominatum, dominatum in omni Ecclesia requirebat? – (S. BERNARDI OPER. T. I.
Epist. 237).
Checchè ne sia, tornando ad aggiungere una parola relativamente alla storia, dirò, che nel Monte Magno di Calci sino dal principio del secolo XII ebbero podere anche i canonici di Pisa, della qual cosa si fa menzione in un istrumento dell’anno 1101 del capitolo di quella Primaziale. – Inoltre la villa di Montemagno è nominata in altra carta del 1180 della badia di S. Michele in Borgo, cui appartenne pure un contratto enfiteutico del 1282, col quale frate Ugo spedalingo di S. Frediano di Pisa diede a livello a Pagano da Monte Magno figlio del fu Pietro da Moriano del contado di Lucca diversi pezzi di terra posti in Monte Magno.
Un’altra carta degli Olivetani di Pisa del 1200 rammenta gli olivi e i castagni presso la chiesa di S. Maria a Montemagno, sul Colle Baronci. – (ARCH. DIPL. FIOR.) Rispetto al padronato della chiesa di S. Gregorio a Montemagno fu esso confermato all’abazia di S. Savino presso Pisa dai Pontefici Alessandro III nel 1175; da Celestino III nel 1193; e da Giovanni XXII nel 1325. – (ANNUAL. CAMALD. T. V.) Nel 1375 tutta la valle di Calci insieme col paese di Montemagno venne invasa e disertata dalla compagnia inglese, e di nuovo il paese medesimo fu messo a ruba nel 1441 dall’oste fiorentina.
Il popolo di Montemagno nei secoli anteriori al XIV era compreso, come dissi, nel pievanato di Calci. Non è noto il tempo in cui la chiesa parrocchiale di S. Maria della Neve a Montemagno fosse eretta in battesimale, nè quando al suo popolo si unisse l’altro di S. Martino a Montemagno, riservando la stessa chiesa per oratorio al pari delle altre di S. Rocco, e S. Lorenzo.
Nei secoli XIII e XIV esisteva un piccolo spedale in Montemagno, del cui piviere fa parte il monastero e la chiesa parrocchiale di S. Agostino di Nicosia. – La contrada di Monte Magno costituiva una comunità sotto la Repubblica pisana, ed anche sotto il governo Mediceo, trovandola qualificata tale all’anno 1551, quando essa aveva una popolazione di 522 abitanti.
Nel 1745 la parrocchia di S. Maria a Monte Magno contava 644 persone, e nel 1833 noverava 755 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 419.
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