MONTE REGGI, o MONTEREGGI DI FIESOLE

(Mons Regis) nella vallecola del Mugnone.

Castello con antica chiesa plebana (S. Ilario), una delle 4 suburbane della cattedrale di Fiesole, nella Comunità e Giurisdizione della stessa città, che è 3 miglia al suo ostro-libeccio, Compartimento di Firenze.
Risiede nella pendice occidentale dei poggi che chiudono a levante la vallecola del Mugnone, costà dov’ebbero origine le nobili famiglie fiorentine della casata Crociani, Cresci, e di quell’altra prosapia che all’epoca del trisavolo di Dante Già era’l Caponsacco nel mercato, Disceso giù da Fiesole… Nella corte però di Monte Reggi sino dal secolo nono aveva de’beni stabili la mensa vescovile di Fiesole, siccome risulta da una donazione fatta nell’890 ai vescovi fiesolani da Guido re d’Italia, consistente in selve e terreni posti a Monte Reggi, come parte della corte quae vocatur Sala (ora Saletta) sub castro Fesulae. – Vedere l’Articolo FIESOLE.
I quali beni vennero in seguito confermati alla mensa predetta dall’Imperatore Ottone II con diploma del 17 luglio 984 non che dal Pontefice Pasquale II nel 1103, da Innocenzo II nel 1134 e quindi da alcuni altri pontefici. – (UGHELLI Ital. Sacr. in Episc. Fesul.).
Il piviere di Montereggi, oltre il distretto della chiesa plebana, abbraccia quello di due cure suffragnnee, cioè, della prioria di S. Andrea a Sveglia, e di S Margherita a Saletta.
Ma ciò che rende importante questo poggio sono le sue fonti copiose e perenni che per acquedotto sino dai tempi romani dentro Fiesole pervenivano, e che a’tempi nostri in varie piazze di Firenze a pubbliche fontane somministrano costantemente acqua potabile.
Degli avanzi dell’antico acquedotto di Montereggi furono indicate le tracce nelle Lettere fiesolane da Angelo Maria Bandini, scoperti lungo la strada che mena all’osteria di Baccano, un miglio circa a settentrione di Fiesole, dove egli segnalò un torso di torre rovinata.
Attualmente Montereggi fornisce l’acqua alla gran Fonte sulla Piazza del Granduca a Firenze, la quale era già alimentata dalle acque della fonte alla Ginevra provenienti dal Monte alle Croci, detto pur esso Monte Reggi o del Re, sulla sinistra dell’Arno. La quale fonte del Monte Reggi fiesolano scende alla capitale per il cosidetto condotto reale, stata aumentata da 26 anni in quà mediante l’allacciatura di un’altra polla denominata Acquibogliolo , che scaturisce in copia dallo stesso Monte Reggi un poco più lontana delle antiche sorgenti. Le acque perenni di questo poggio vengono raccolte in un solo canale che le accompagna nel letto del torrente Mugnone, dopo aver esse messo in moto nella loro discesa 5 edifizi di molini. – Sul letto del Mugnone le acque di Monte Reggi entrano in un condotto tracciato lungo l’alveo del torrente stesso fino a che arrivano ad una gran conserva, detta del Calderajo.
Costà ha principio l’acquedotto reale che porta le acque in Firenze, dov’entrano per le mura del Maglio in un condotto forzato.
Quest’opera pubblica dei Granduchi della dinastia Medicea fu resa anche più utile dal Gran Duca Lepoldo I che fece diramare le acque del Condotto reale di Monte Reggi in varii luoghi della capitale e specialmente per l’uso dell’Arcispedale di S. Maria Nuova, nel di cui regolamento, pubblicato nel 1789, fu registrata l’analisi delle medesime fatta dal farmacista Giuntini col confronto dell’analisi istituita dallo stesso chimico sull’acqua della fonte alla Ginevra , la quale ora debolmente alimenta le fontane della Piazza S. Croce e de’Renaj.
La parrocchia della pieve di Monte Reggi nel 1833 contava 303 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 499.