MONTI ROGNOSI
in Val Tiberina.
– Spettano ad una branca di poggi che attraversa la Val Tiberina superiore, a partire dalla schiena dell’Alpe di Catenaja sino verso l’Alpe della Luna, sebbene i Monti Rognosi siano propriamente circoscritti fra il torrente Sovara ed il fiume Tevere, ed abbiano a maestro il poggio della Madonna della Selva e verso libeccio quello di Montauto de’Barbolani.
All’Articolo APPENNINO TOSCANO (Vol. I pag. 97) dissi, che la struttura e indole dei terreni costituenti la catena centrale dell’Appennino spetta per la massima parte a rocce stratiformi e secondarie, comecchè in varie località siano esse alterate e convertite quasi in massicce dai filoni metalliferi che le penetrarono. – Inoltre aggiunsi, che nella catena centrale dell’Appennino tascano le più potenti e le più estese masse di rocce stratiformi alterate e ridotte in gabbro e in serpentino sembravano quelle prodotte dal filone che s’insinuò nel gruppo di monti appenninici, dai quali schiudesi la valle superiore del Tevere, e che corre da libeccio a grecale dalla base di Montauto sino a Viamaggio sull’Alpe della Luna.
Non tutto, ma la parte centrale di cotesto gruppo ha preso il nome di Monti Rognosi , come altri di simil natura si appellarono volgarmente Monti Tignosi e Pelati , non tanto dall’essere in gran parte nudi di vegetazione, ma forse anco dall’aspetto della loro superficie sparsa di macchie verdi, nere e bianche, a similitudine di una pelle umana coperta di scabbia. Infatti uno dei Monti Rognosi, che porta il nome specifico di Pelato, si alza alla sinistra del Tevere dirimpetto al così detto Monte Murlo, che è situato alla destra dello stesso fiume. – I Monti Rognosi mostrano i loro fianchi coperti di calcare compatto e di macigno, mentre in alcune testate, e nella tagliata fatta lungo la strada che mena dalla Pieve S. Stefano alla Madonna della Selva, il terreno appenninico vedesi alterato dalle rocce di natura magnesiaca e ofiolitica. Le quali ultime alla sinistra del Tevere, dirimpetto a Deciano, restano coperte da una calcarea semigraonsa sino a che la stessa pietra sul dorso del poggio della Murella, fra il Tevere e la Singerna, trovasi metamorfizzata in una gran massa dolomitica, costà donde scaturiscono dal suolo mofete di gas-idrogeno-solforato. Proseguendo il cammino verso la Singerna nella direzione della pieve della Madonna della Selva ritorna a comparire il macign e il tufo arenario di color castagnuolo, dove sviluppasi una vigorosa vegetazione di piante di alto fuiso (querci e castagni) ed è ed è da questa qualità di terreno donde scaturisce l’Acqua acidula della Madonna della Selva analizzata e descritta dal chimico aretino Dott. Antonio Fabbroni.
Dalla Madonna della Selva (già detta la Selva Perugina) inoltrandosi per Popiano verso la fiumana della Sovara , ricompariscono le rocce serpentinose e di gabbro nei Monti distinti specialmente col titolo di Rognosi; le quali rocce continuano a mostrarsi sino al poggio di Montauto de’Barbolani, dove nel secolo decorso furouo aperti dei cunicoli per escavarne la miniera di solfuro di rame, che nascondesi ne’filoni di quel terreno.
La porzione settentrionale de’Monti Rognosi è compresa nella Comunità di Caprese, quella meridionale spetta alla Comunità d’Anghiari. – Vedere gli Articoli di queste due Comunità.
All’Articolo APPENNINO TOSCANO (Vol. I pag. 97) dissi, che la struttura e indole dei terreni costituenti la catena centrale dell’Appennino spetta per la massima parte a rocce stratiformi e secondarie, comecchè in varie località siano esse alterate e convertite quasi in massicce dai filoni metalliferi che le penetrarono. – Inoltre aggiunsi, che nella catena centrale dell’Appennino tascano le più potenti e le più estese masse di rocce stratiformi alterate e ridotte in gabbro e in serpentino sembravano quelle prodotte dal filone che s’insinuò nel gruppo di monti appenninici, dai quali schiudesi la valle superiore del Tevere, e che corre da libeccio a grecale dalla base di Montauto sino a Viamaggio sull’Alpe della Luna.
Non tutto, ma la parte centrale di cotesto gruppo ha preso il nome di Monti Rognosi , come altri di simil natura si appellarono volgarmente Monti Tignosi e Pelati , non tanto dall’essere in gran parte nudi di vegetazione, ma forse anco dall’aspetto della loro superficie sparsa di macchie verdi, nere e bianche, a similitudine di una pelle umana coperta di scabbia. Infatti uno dei Monti Rognosi, che porta il nome specifico di Pelato, si alza alla sinistra del Tevere dirimpetto al così detto Monte Murlo, che è situato alla destra dello stesso fiume. – I Monti Rognosi mostrano i loro fianchi coperti di calcare compatto e di macigno, mentre in alcune testate, e nella tagliata fatta lungo la strada che mena dalla Pieve S. Stefano alla Madonna della Selva, il terreno appenninico vedesi alterato dalle rocce di natura magnesiaca e ofiolitica. Le quali ultime alla sinistra del Tevere, dirimpetto a Deciano, restano coperte da una calcarea semigraonsa sino a che la stessa pietra sul dorso del poggio della Murella, fra il Tevere e la Singerna, trovasi metamorfizzata in una gran massa dolomitica, costà donde scaturiscono dal suolo mofete di gas-idrogeno-solforato. Proseguendo il cammino verso la Singerna nella direzione della pieve della Madonna della Selva ritorna a comparire il macign e il tufo arenario di color castagnuolo, dove sviluppasi una vigorosa vegetazione di piante di alto fuiso (querci e castagni) ed è ed è da questa qualità di terreno donde scaturisce l’Acqua acidula della Madonna della Selva analizzata e descritta dal chimico aretino Dott. Antonio Fabbroni.
Dalla Madonna della Selva (già detta la Selva Perugina) inoltrandosi per Popiano verso la fiumana della Sovara , ricompariscono le rocce serpentinose e di gabbro nei Monti distinti specialmente col titolo di Rognosi; le quali rocce continuano a mostrarsi sino al poggio di Montauto de’Barbolani, dove nel secolo decorso furouo aperti dei cunicoli per escavarne la miniera di solfuro di rame, che nascondesi ne’filoni di quel terreno.
La porzione settentrionale de’Monti Rognosi è compresa nella Comunità di Caprese, quella meridionale spetta alla Comunità d’Anghiari. – Vedere gli Articoli di queste due Comunità.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 562.
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