MUCCHIO
in Val d’Elsa.
– Casale che ha dato il nome ad una prioria abbaziale distrutta (S. Pietro) e ad una porta castellana abbattuta nella Terra di San Gimignano, da cui Mucchio era circa due miglia toscane a maestro, nella Comunità e Giurisdizione medesima, Diocesi già di Volterra, ora di Colle, Compartimento di Siena.
Nel tempo che la chiesa di S. Pietro di Mucchio dipendeva dal pievano di San Gimignano, cui la confermò il Pontefice Onorio III mediante breve del 3 agosto 1220, il Casale omonimo sembra che fosse uno dei tanti feudi fino dal 1186 da Arrigo VI assegnati a Ildebrando Vescovo di Volterra, al cui successore, i Vescovi Pagano, nel 1224 dall’Imperatore Federigo II vennero confermati.
La chiesa di Mucchio fu poi ceduta ai monaci Camaldolensi della non lontana badia di S. Pietro a Cerreto, i quali ne istituirono un priorato dipendente dall’abate di quest’ultimo monastero. Concorrono a dimostrarlo varie pergamene di S. Michele in Borgo di Pisa state pubblicate dagli Annali Camaldolensi; fra le quali una del 1282 che tratta della restaurazione da farsi alla chiesa di S. Pietro di Mucchio a spese di quei cenobiti. Anche un istrumento dell’anno 1335, rogato nello stesso claustro: Actum in Abbatia Mucchi , rammenta un don Martino monaco Camaldolense, priore di S. Pietro di Mucchio.
Nel tempo che la chiesa di S. Pietro di Mucchio dipendeva dal pievano di San Gimignano, cui la confermò il Pontefice Onorio III mediante breve del 3 agosto 1220, il Casale omonimo sembra che fosse uno dei tanti feudi fino dal 1186 da Arrigo VI assegnati a Ildebrando Vescovo di Volterra, al cui successore, i Vescovi Pagano, nel 1224 dall’Imperatore Federigo II vennero confermati.
La chiesa di Mucchio fu poi ceduta ai monaci Camaldolensi della non lontana badia di S. Pietro a Cerreto, i quali ne istituirono un priorato dipendente dall’abate di quest’ultimo monastero. Concorrono a dimostrarlo varie pergamene di S. Michele in Borgo di Pisa state pubblicate dagli Annali Camaldolensi; fra le quali una del 1282 che tratta della restaurazione da farsi alla chiesa di S. Pietro di Mucchio a spese di quei cenobiti. Anche un istrumento dell’anno 1335, rogato nello stesso claustro: Actum in Abbatia Mucchi , rammenta un don Martino monaco Camaldolense, priore di S. Pietro di Mucchio.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1839, Volume III, p. 624.
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