PADULE DI FUCECCHIO

in Val di Nievole (Palus Uscianae, Lacus Ficeclensis, e talvolta Lacus Focensis).

– Questo ristagno di acque che stendesi da settentrione a scirocco per circa miglia toscane 6 e 1/2, mentre la maggior sua larghezza nella parte superiore non oltrepassa le due miglia toscane, abbraccia nella sua totalità una superficie di 8 in 9 miglia toscane quadrate. – Chi prestò fede al falso decreto del re Desiderio scoperto da Fr. Annio appellò il padule di Fucecchio Lacus Focensis, come fosse stato posseduto da qualche colonia della Focide. Ma, ossia che cotesto spagliamento d’acque della Val di Nievole chiamare si voglia un lago, benché esso sia artefatto, ossia che si appelli, com’è realmente, padule, certo è che nei secoli anteriori ed anche in quelli immediatamente successivi al mille non era lago, quando si appellava Gusciana, o Usciana. – La più antica memoria riferibile al padule di Usciana trovasi nell’atto di fondazione della badia di S. Pietro a Palazzuolo presso il Castello di Monteverdi, quando nel 754 Walfredo nobile pisano fra i molti beni sparsi per la Toscana da esso lui assegnati alla badia predetta, vi comprese una porzione di sostanze situate ad Arsiciola, et prato juxta padule Auctione (Auctiane) ec. – Interpreto l’Auctione per Auctiane (Usciane), piuttosto che padule Ugione, fosso che attraversa il suburbio settentrionale di Livorno, stante che nel documento del 754 è fatta anco menzione di un luogo appellato Arsiccioli esistente tuttora lungo la Gusciana. È altresì vero che lungo il fiume Serchio, presso la pieve d’Arene vi era un padule con altro luogo di Arsiccia rammentati in un diploma concesso nel 1158 dall’Imperatore Corrado II alla chiesa maggiore di Pisa. – Vedere ARSICCIOLI.
In termini assai più chiari si nomina l’Usciana palustre in un istrumento rogato in Fucecchio lì 28 ottobre 1114, mercé cui il notaro Alberto, nella qualità di esecutore testamentario del defunto conte Ugo figlio del fu C.
Uguccione di Fucecchio, consegnava per 300 lire al commissionato da Rodolfo Vescovo di Lucca la metà del poggio, borgo e corte di Fucecchio, più la metà del Castello e corte di Musignano e dell’Usciana , della corte di Massa Piscatoria, di quelle della Cerbaja e del Galleno, del castello e corte di Monte Falconi , della Valle d’Arme e del Porto d’Arno. – (MEMOR. LUCCH. T. IV.
P. II.) Dal trovare ivi nominata l’Usciana presso la corte di Massa Piscatoria, diversamente da quella porzione che poi si appellò Canal di Gusciana e che allora portava il vocabolo di fiume Arme, e di Val d’Arme la contrada percorsa dalla medesima tra i colli delle Cerbaje e il Val d’Arno, si viene meglio a comprendere come il padule chiamato poi di Fucecchio corrispondesse al corso dell’Usciana superiore al Ponte a Cappiano e alla piccola giogana delle Cerbaje. – Vedere gli Articoli ARME, e MARIA (S.) A MONTE.
Che se la porzione inferiore del fiume Nieve, denominata Usciana, all’occasione delle sue escrescenze nei primi secoli dopo il mille spagliava, nel bacino che poi occupò il padule di Fucecchio, non per questo, al secolo decimo l’Usciana cessava di esser fiume. – Ciò è dimostrato fra gli altri documenti da una membrana del 14 novembre 949 relativa ad un enfiteusi di beni spettanti alla chiesa di S. Frediano di Lucca, coi quali era compresa la metà di un casalino dove fu la chiesa di S. Nazzario prope Fluvio Juxiana . – (MEM. LUCCH. T. V P. III.) Che se la chiesa di S. Nazzario distrutta nel 949, e poi rifatta, corrispondeva al S. Nazzario delle Cerbaje dove fu un ospizio, e presso le cui rovine fu eretta nel 1639 l’attual chiesa parrocchiale della Madonna della Querce, ne conseguita, che il bacino percorso attualmente dal Canal maestro superiormente alle Calle del Ponte a Cappiano, e che si avvicina al luogo dove fu la chiesa di S. Nazzario, ora detto Serezzara , era lo stesso fiume della Usciana, il quale dopo aver accolto il torrente Borra e le due Pescie, aveva già cambiato il nome di Nievole in quello dell’Usciana.
All’Articolo GUSCIANA fu indicata, come una prova dell’antico spagliamento delle sue acque, una deliberazione dei reggitori di Lucca del 1279, che obbligava le comunità limitrofe al corso dell’Usciana a comperare e distruggere tutti gli edifizi di mulini, ritegni, pescaje e altri ostacoli che allora ivi esistevano a danno delle vicine campagne, oltreché s’inibiva di mai più riedificarli sullo stesso fiume.
Qualora mi si dicesse, che cotesta deliberazione riferiva alla sezione inferiore e non alla superiore della Gusciana, voglio dire, alle Comunità frontiste fra essa e l’Arno, esibirei altre prove, le quali a parer mio non lasciano dubbio, che sino dal secolo XII, anche nella parte superiore della stessa fiumana, furono colmate e bonificate delle campagne soggette alle alluvioni della Gusciana tanto dalla parte occidentale quanto dal lato orientale del Padule di Fucecchio. Di ciò fa testimonianza per tutti il primo scrittore degli Annali Lucchesi, Tolomeo, tostoché all’anno 1182 egli avvisa, che il Comune di Lucca fece collezionare a profitto della Repubblica tutte le terre colmate e abbandonate dal padule di Laviano, dalla Gusciana, dalla Pescia e dal padule di Sesto.
Infatti mentre la Pescia portava torbe dal lato di ponente, la Nievole dalla parte di levante bonificava le campagne di Monsummano. La terza parte delle quali ultime colmate, nel 1216, fu aggiudicata alla mensa vescovile di Pistoja; dondeché io penso che da cio acquistasse nome di Terzo il Canale omonimo che sotto la Nievole percorre la tenuta detta perciò del Terzo – Vedere l’Articolo MONSUMMANO, Comunità.
A buon diritto pertanto Giovanni Tarzoni-Tozzetti discorrendo della Val di Nievole diceva: che tutte le acque di cotesta valle, distribuite in varii canali, oppure in fiumicelli maggiori e minori, si vanno a scaricare in un ampio alveo o ricettacolo comune che anticamente dicevasi Gusciana, in oggi si addimanda Lago, ma più comunemente Padule di Fucecchio , donde unitamente con altre sorgive che scaturiscono dal di lui fondo traboccano nella Gusciana al Ponte a Cappiano.
Non si può bene assicurare, dice lo stesso scrittore, quale sia stata la faccia di questo paese ne’tempi antichi; ma dal vedere che i castelli della Val di Nievole furono tutti nel tempo di mezzo fabbricati sulle pendici delle colline e de’monti, a buon diritto si può congetturare che la pianura sia stata sempre palustre. – Frattanto uno de’confini naturali della Val di Nievole figurò costantemente in quel ridosso di colline che da Fucecchio si estendono fino all’Altopascio col nome di Cerbaje . – (TARGIONI TORZETTI, Sopra le cause e sopra i rimedj dell’insalubrità d’aria della Val di Nievole T. I.) Che poi la campagna a piè delle colline settentrionali di Fucecchio nel secolo XIII fosse anzi che nò palustre e uliginosa, lo assicurò Ricordano Marespini, allorché, discorrendo dell’oste ghibellina, la quale nel settembre del 1261 corse da Firenze nel Val d’Arno inferiore per soggiogare i paesi del contado di Lucca, dice “che costà assediò il Castello di Fucecchio dov’era il fiore de’Guelfi di Toscana, e stettonvi i Ghibellini per un mese, e per buona gente che dentro v’aveva, e per grande aquazone del terreno d’attorno, male si poté usare, sicché convenne che si partissono, e non l’ebbono.” – (Istor. Fior. Cap.
171).
Realmente né anche negli ultimi statuti di Fucecchio riformati nel dicembre dell’anno 1330, allorché quegli abitanti di sotto si misero al dominio della Repubblica Fiorentina, neppure in quelli vien fatta menzione in alcun modo del Padule di Fucecchio . – Non fia pertanto da dirsi lo stesso dopo che nel 1339 furono rifatti gli edifizi sulla Gusciana, mentre gli antichi, come si è avvisato, nel 1279 per ordine della Repubblica di Lucca erano stati demoliti.
Alle lagnanze delle comunità frontista la Repubblica Fiorentina spesse volte condiscese, me altrettante volte lasciò deluse le speranze di quelle popolazioni, tostoché non meno di quattro volte fra il 1339 ed il 1428 fece demolire e poi di nuovo riedificare gli edifizi e pescaje, o calle, poste attraverso della Gusciana.
Contuttociò se nel lungo corso di tante vicende idrauliche la Gusciana impaludavasi, pure fino allora non le era stato dato il nome di Lago. – Fu la prima volta quando Neri di Gino Capponi commissario de’Decemviri della guerra, nel 29 aprile dell’anno 1430, in conformità di una deliberazione presa dai consoli di mare, ordinava alla comunità di Fucecchio di chiudere a lei carico la Gusciana superiormente al Ponte a Cappiano, e il passo del ponte, mediante un fortilizio da innalzarsi a sua difesa.
Ma non erano ancora decorsi sei anni quando la Signoria di Firenze nel 6 marzo 1435 (1436 stile comune) approvava la seguente provvisione: “che per aver copia di pesce come vi era abbondanza di pane, vino, olio e carni, per comodo della città e suo dominio, si dovesse deputare 5 uffiziali detti del Lago nuovo , con l’incarico di far alzare una pescaja nel fiume Gusciana presso Fucecchio, perché ivi si faccia un Lago al luogo detto Ponte a Cappiano, con calcina, ghiaja, mattoni, pali ec. conforme alla pescaja de’Frati d’Ognissanti di Firenze, più alta però un braccio e mezzo almeno di quella che vi era nell’anno 1428. Di più si ordinava la costruzione di un argine lungo il fiume Gusciana per la pianura di Fucecchio, a partire dalla Pescaja suddetta verso i monti di Cerreto, della lunghezza di circa un miglio toscano, alto sopra la pianura almeno due braccia e mezzo, e largo quanto bisognasse, per la conservazione di detta opera, con una fossa appresso l’a rgine verso la pianura di Fucecchio come ai 5 uffiziali del Lago sembrerà più espediente. – Fu inoltre dato ordine di eseguire sopra la pescaja del Ponte a Cappiano un edifizio da sega ad acqua, per segare i legni de’consoli di mare, destinati a fabbricare nuovi bastimenti, o riparare i vecchi, come ancora per segare qualunque legno occorresse. Di più fu dichiarato che tanto il nuovo edifizio a sega come i mulini già esistenti sopra detta pescaja fossero di pertinenza del Comune di Firenze”. – (TARGIONI Oper. Cit. e ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Fucecchio.) Da tale rialzamento delle Calle, per cui il padule di Fucecchio, ossia della Gusciona, cominciò a denominarsi Lago nuovo, ognuno potrà comprendere quanto terreno di più restasse invaso e rapito alla coltivazione dallo spargimento delle acque della Gusciana superiore.
La sommersione di tanti campi coltivati e per tali opere divenuti palustri diede luogo verisimilmente a de’ clamori e ricorsi delle comunità limitrofe al Lago nuovo; per acchetare i quali clamori, nell’anno 1447, dal governo di Firenze fu ordinato che fosse abbassata circa un braccio e mezzo la pescaja del Ponte a Cappiano. Quindi la comunità di Fucecchio con partito del 14 giugno 1451 costituì procuratore per agire contro i maestri del Lago nuovo, e contro gli uffiziali delle carni e pesci del Comune di Firenze in una lite accesa per essere stato tolto ai Fucecchiesi dagli uffiziali del Lago il diritto che avevano della pesca al Ponte a Cappiano.
Anche nel 1459 erano nate vertenze fra la Comunità di Fucecchio e quella limitrofa di Larciano per alcune terre a confine rasenti al Lago nuovo. Ad oggetto di terminare simili controversie, essendo stato rimesso il giudizio negli arbitri, questi nel 23 luglio 1459 pronunziarono lodo, che dichiarava a qual comunità dovevano appartenere le terre in questione che ivi furon descritte e fissati i terreni di confine –(ARCH. DIPL. FIOR. Com. di Fucecchio.) Quella sentenza pertanto dà indizio che la pescaja del Ponte a Cappiano doveva essere stata abbassata per lasciare all’asciutto delle terre limitrofe alle due comunità prenominate. Ciò meglio è dimostrato da una provvisione del 23 aprile del 1471, per la quale dai dieci uffiziali dell’entrate del Comune di Firenze fu ordinato di alzare di nuovo la Pescaja del Ponte a Cappiano come all’anno 1435, recando per ragione, che quanta più acqua fosse nel Lago, tanto maggiore e miglior copia di pesce vi doveva essere.
Ma pochi mesi dopo gli abitanti delle comunità di Val di Nievole, avendo reclamato a Firenze per i danni che ne risentivano, la Signoria con atto del 19 settembre dello stesso anno comandò, che si riabbassasse e si riponesse al pristino livello la pescaja alle Calle del Ponte a Cappiano.
Nuove riforme a danno del paese eccitarono nel 1508 nuovi reclami, i quali richiamarono l’attenzione de’Dieci della balia di guerra, quando essi nel mese di maggio di detto anno scrissero all’ingegnere Antonio da S. Gallo, affinché da Pisa si recasse a Fucecchio per esaminare i bisogni di quel lago, e riferire la sua opinione. – (GAYE, Carteggio, ec. Vol. II. Doc. 45.) Finalmente nell’anno 1515 per istrumento del 15 settembre donna Alfonsina Orsini vedova di Pietro figlio che fu di Lorenzo de’medici, previi altri contratti preparatorj, avuto il consenso di Bernardo dei Fiamminghi suo mondualdo, per procura di ser Niccolò Michelozzo Michelozzi cittadino e notaro fiorentino, fece transazione e concordia con tutte le comunità della Val di Nievole che fronteggiavano col Lago nuovo , rispetto alla ripartizione da farsi delle terre da scuoprirsi mediante un progetto di essiccazione dello stesso Lago. Le comunità frontiste erano quelle stesse che confinano anche attualmente coi lembi del Padule di Fucecchio, cioè, Fucecchio, Monsummano, Monte Vettolini, Monte Catini, Buggiano, Uzzano, Massa e Cozzile.
Cinque giorni appresso il procuratore di donna Alfonsina, ed i sindaci del Comune di Fucecchio con la mira (dice il contratto del 20 settembre 1515) con la mira di rendere la salubrità dell’aria, quale era stata notabilmente alterata dai cattivi effetti prodotti dalle acque del Lago, convennero fra loro ne’patti seguenti: 1° Che donna Alfonsina potesse far demolire il lago suddetto purché il mulino del Comune di Fucecchio situato al Ponte a Cappiano rimanesse servibile senza pregiudizio di alcuna ragione dei Comuni di Firenze e di Fucecchio; altrimenti donna Alfonsina si obbligava rendere ad essi una giusta compensazione, ec. 2.° Che la stessa madama dovesse acquistare in proprietà tre delle quattro parti di terreno che si sarebbero acquistate col disseccamento del Lago, e che l’altra quarta parte toccasse al Comune di Firenze. 3° Che non s’intendessero compresi nella convenzione stessa i prati comunali per il fieno, e i terreni soliti a lavorarsi intorno alla gronda del Lago. 4° Che gli uomini della comunità di Fucecchio avessero diritto di tagliare le legna di piante non fruttifere. 5° Che veruna persona di detta comunità non potesse essere molestata e riconvenuta avanti qualsiasi giudice per i danni dati sopra la quarta parte di terre da acquistarsi per l’essiccazione del Lago; ma che intorno a ciò si dovessero osservare li statuti del Comune. 6° Che donna Alfonsina con l’atto presente veniva dichiarata e riconosciuta per vera oriunda di Fucecchio e a tale effetto abilitata a godere tutti i privilegi accordati agli altri Fucecchiesi. 7° Che quando si conteneva in questi capitoli si estendesse ancora ai successori ed eredi di madonna Alfonsina.
Coteste convenzioni, (consimili alle quali furono fatte quelle con le altre comunità) sotto dì 27 settembre dello stesso anno 1515 vennero approvate dall’uffizio de’riformatori della Repubblica Fiorentina con la dichiarazione: “che si dovesse rimuovere tutta l’aggiunta fatta in progresso di tempo (cioè dopo il 1435) al Lago nuovo, lasciandovi però il recinto del letto antico.
Dopo di ciò madama Alfonsina, ottenuta che ebbe l’autorizzazione del governo di Firenze, del quale era entrata nelle ragioni dietro la promessa di una somma determinata da pagare, fece far danno a molti tentativi per ris tringere il perimetro del lago, ossia padule di Fucecchio. Fu di questo genere l’apertura di un fosso assai largo e profondo difeso da forti argini, appellato perciò il Fosso di Madonna, ad oggetto di reprimere e liberare dalle acque, quando fossero crescenti, i terreni contigui al Lago stesso e conservarli asciutti; tale pure fu l’ordine di vuotare e di allargare per molto tratto il letto della Gusciana, ossia dell’emissario del Lago di Fucecchio.
Comecché da documenti pubblici non costi finora di altre operazioni dirette allo scopo di restringere le gronde palustri del Lago di Fucecchio, pure nelle cronache fiorentine di Giovanni Cambi all’anno 1518 leggesi, che: “Madonna Alfonsina l’aveva guasto questo lago e levato via il muro, che ratteneva l’acqua al Pônte a Cappiano … e venne a guastare le mulina del Comune di S. Croce, e quelle del Ponte a Cappiano.” Quindi all’anno 1528, sotto dì 14 maggio, lo stesso cronista dichiara, che: “si vinse la seguente provvisione dai Signori della Repubblica Fiorentina, cioè: “il lago di Fucecchio da Maria Alfonsina, donna che fu di Pietro di Lorenzo de’Medici, che s’aveva fatto vendere dal Comune di Firenze nella loro tirannide del 1515; per non l’aver pagato Lei al detto Comune di Firenze, si restituisca senz’altra deliberazione, e così si osservi.” In conseguenza di ciò il padule di Fucecchio, oltre i due terzi delle terre acquistate intorno ai lembi del distrutto Lago nuovo, ritornò al Comune di Firenze, il quale ne affidò la custodia agli uffiziali della grascia. – Arroge anche la notizia di una iscrizione posta nel 1412 di dicembre nella facciata della chiesa principale del Borgo a Buggiano, sotto ad una catena con anelli di ferro pendente per memoria d’essere state disfatte in quel mese ed anno le chiuse e calloni di Fucecchio, per cui le catene di quelle calle ivi si attaccarono. – (TARGIONI, Viaggi T.
V.) Ma caduta la Repubblica sotto l’assoluto potere della casa de’Medici, prima del duca Alessandro, poi di Cosimo I, questi con decreto del 26 febbrajo 1549 (stile fiorentino) ordinò, che il padule di Fucecchio fosse ridotto Lago, e tale come lo era prima del possesso avutone da madonna Alfonsina; ed avendo incaricato gli uffiziali della grascia a rassettare di nuovo cotesto lago, furono dallo stesso Cosimo autorizzati a mettere una imposizione per le spese occorrenti a tale uopo.
In conseguenza di ciò fu serrata con grosse mura l’uscita all’emissario del padule di Fucecchio, il quale abbracciando un più esteso perimetro soffogò campi, alberi, semente, ed ogni altra produzione di suolo; sicché corrompendosi l’acqua (dice un anonimo contemporaneo in un Diario di Firenze) venne a infettare l’aria all’intorno, e gli abitatori de’luoghi circonvicini cominciarono a diventare gonfiati e gialli, et in pochi dì cadevano morti, onde si mossono a chieder misericordia al duca. E poco dopo vi morirono più che due terzi delle genti circonvicine.
I reclami degli abitanti di varie terre e castelli della Val di Nievole, le molte epidemie e l’abbandono della bassa pianura pare che determinassero il governo ad opporsi agli effetti della rialzata pescaja al Ponte a Cappiano, tostoché fu abbassata di due piedi. Cotesta operazione ebbe luogo qualche anno innanzi che il duca Cosimo cercasse d’inceppare nel suo errore anche i sovrani che dovevano succedere al governo della Toscana; avvegnaché quel monarca, dopo aver fatto rialzare come prima la pescaja dell’emissario del Padule di Fucecchio fece porre alle Calle di Cappiano due iscrizioni marmoree in lingua latina e volgare, delle quali merita di esser qui riportata una copia.
COSMUS MEDICES FLORENTIAE DUX II.
UT PHOCENSIS LACUS ACCOLAS OPTIMAE PISCATIONIS, ET EXOPTATAE SALU - BRITATIS BENEFICIO SUBLEVARET HAC MOLE SUB STRUCTA PALUDEM NE EFFLUERET COERCUIT.
EDICTO VETENS – USQUAM SICCARI LACUS MARGHNES IN SPEM IMPORTUNAE FERTILITATIS.
QUI CONTRA FAXIT – EXILIO ET FORTUNA MULTATUS EXTO.
II COSIMO MEDICI DUCA DI FIRENZE HA RIFATTO QUESTO LAGO DA’FONDAMENTI PER BENEFIZIO PUBBLICO E NON SIA CHI LO DISFACCIA PIÙ CON ISPERANZA D’ACQUISTAR COMODO AL PAESE SAPPIENDO OGNI VOLTA CHE SI È DISFATTO ESSERSI PERDUTO DI SOTTO L’USO DELLA TERRA.
DI SOPRA DELLA PESCAGIONE SENZA ACQUISTO ALCUNO.
Tutti i pianti del popolo (scriveva il dotto. Alessandro Bicchierai nel suo Trattato de’Bagni di monte Catini) tutti i pianti de’popoli, ora afflitti dalla fame per la sommersione del territorio, ora ridotti all’estrema miseria dalle fatali malattie, non furono mezzi bastanti per far comprendere a quel sovrano, che il sostegno da esso fatto alla Gusciana era la più valida cagione di tanto male. – Corse lusinga che il di lui figlio Francesco principe ereditario, chiamato nel 1564 a parte del governo Granducale, prendesse a cuore un sì importante oggetto, quando egli condiscese all’abbassamento d’altri due piedi della pescaja delle Calle a Cappiano; lusinga però momentanea, perché poco dopo l’abbassamento la stessa fu rialzata di quanto appunto era stata abbassata.
Per tutto il tempo decorso dalla costruzione delle Calle al Ponte a Cappiano ordinate dal granduca Cosimo I sino all’estinzione della dinastia Medicea, i popoli della Val di Nievole non si stancarono di umiliar suppliche al governo nella speranza di ottenere qualche sollievo alle miserie, nelle quali annualmente si trovavano immersi per lo spagliamento delle acque e l’infezione dell’aria. Troppo lunga pertanto sarebbe a riferirsi la serie delle visite d’ingegneri e de’tentativi stati fatti ad oggetto di voler apparentemente migliorare le condizioni della contrada limitrofa al padule di Fucecchio; intorno a che ognuno che il voglia troverà una completa istoria nel ragionamento Sopra le cause e i rimedii dell’insalubrità dell’aria della Val di Nievole del chiar. Dott. Giovanni Targioni-Tozzelli.
Una però, soggiungeva questo dotto scrittore, una delle più pregiudiciali operazioni fu quella di colmare dentro il Padule di fucecchio, e di usurpare lo spazio destinato per le due acque. Lo che fu eseguito in parte nei secoli XVI e XVII, ma più estesamente e senza ritegno nei primi lustri del secolo XVIII sotto Cosimo III.
I provvedimenti che cominciarono a emanarsi sotto la dinastia felicemente regnante, e che sono nel tempo stesso l’esordio fortunato del bonificamento fisico della Val di Nievole e de’ paesi intorno al padule, ci richiamano ai motupropii del 27 giugno 1748 e 27 maggio 1753, coi quali si ordinarono de’lavori sulla Gusciana diretti a liberare la pianura dagli stagnamenti e inondazioni delle pestifere acque del padule di Fucecchio. Arrivò poi il tempo della rigenerazione toscana, con l’arrivo di Pietro Leopoldo I; il quale col motuproprio del 4 settembre 1780, derogando a qualunque legge in contrario e specialmente all’editto del 18 maggio 1649 relativo al Lago di Fucecchio, fece abbassare la pescaja al ponte a Cappiano per restringere il padule in un più piccolo circuito, rinunziando, per benefizio di quei popoli, al lucro della mulina di Cappiano, alla privativa della pesca, ed ai diritti di proprietà acquistati dalla Corona intorno alla circonferenza del padule di Fucecchio, dove allora confinavano sette tenute delle RR. Possessioni. Tali erano le fattorie dell’Altopascio, di Bellavista, del Terzo, di Monte Vettolini, ossia delle Case, di Castel Martini , di Stabbia e delle Calle. In aumento a tutte coteste disposizioni benefiche vennero ristretti i limiti alla bandita intorno al Padule, permettendo a chiunque di valersi dei suoi prodotti, tanto relativamente alla pesca, quanto all’uso delle pasture, e accordando ai possidenti frontisti piena facoltà di deviare le acque di alcuni rivi e fossi che dal lato di levante influivano nel padule ad oggetto di colmare le loro possessioni. – Vedere l’Articolo FUCECCHIO Comunità.
Non si pretendeva già di ridurre il Padule di Fucecchio a fiumana, o a un gran vivajo, pieno solamente di acqua viva e chiara, attraversato dalla Nievole e rinfrescato dalle due Pescie, dalla Bura e da altri confluenti minori; giammai nò, perché ciò sarebbe impossibile, stante diceva Giovanni Targioni, le polle che emergono dal suo fondo, ed anche perché una quantità di ontani, paglieti, sale, cannucce e pacciumi vi fu sempre in antico ed è forse la sua esistenza indispensabile.
È noto che i paduli hanno verso il centro il loro chiaro , ossia laghetto, ed i suoi paglieti e pacciumi intorno; ma si può dire che nel padule di Fucecchio nella calda stagione non si ravvisi quasi altro che un solo e continuato paglieto, ricoperto per ogni dove di piante palustri, né più si distingue dove sia il Chiaro .
Non parlerò qui della malsania che in estate cotesto padule apportava grandissima alla contrada per effetto delle foglie marcite, dei pesci e degl’insetti ivi putrefatti.
Non dirò dei ristagni interni perniciosissimi lasciati per via dal torrente Salsero , le cui acque salse provenienti dai bagni minerali di Montecatini spagliavano intorno a quei pantani. Nulla aggiungerò su questi due quesiti, poiché al primo rispose Giovanni Targioni-Tozzetti nell’opera di sopra citata, e perché il secondo servì di argomento ad un capitolo nella Descrizione de’Bagni di Montecatini del dott. Bicchierai. – Vedere anche nella presente Opera l’Articolo BAGNI DI MONTECATINI.
Dirò bensì, come nell’anno 1824 furono costruite alle quattro luci del Ponte a Cappiano le cataratte per impedire la retrocessione delle acque dell’Arno in tempo di piena, e l’introduzione delle torbide nel Padule di Fucecchio, secondo le proporzioni del cavaliere Giuliani Frullani, e sul disegno dell’Ingegnere Kindt ispettore del Compartimento fiorentino.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 13.