PANCRAZIO (PIEVE DI S.) presso Lucca nella valle del Serchio
– Questa chiesa plebana, già situata in Cerbajola, attualmente dà il nome ad un’amena contrada sparsa di ville nella Comunità Giurisdizione Diocesi e Ducato di Lucca, dalla qual città dista circa 3 miglia toscane a settentrione-grecale.
Risiede sulle estreme pendici volte a libeccio del monte delle Pizzorne sopra il torrente Fraga fra le magnifiche ville di Marlia e di Santocchio, non che di quella appellata di S. Pancrazio, già de’marchesi Lucchesini.
All’Articolo MARLIA si disse che innanzi il mille la parrocchia di S. Pancrazio in Cerbajola era compresa nel piviere di Marlia o Marilla; ma dal catalogo delle chiese della diocesi lucchese del 1260 si rileva che la suddetta parrocchia era già stata innalzata all’onore di chiesa battesimale, alla quale furono date per succursali quelle di S. Bartolommeo a Ciciana, di S. Maria a Palmata, di S.
Andrea a Saltocchio, di S. Michele a Matraja , di S.
Martino a Coviglia, e di S. Andrea a Col di Pozzo . – Le ultime due parrocchie più non esistono.
Io non saprei dire se a questa o ad altra chiesa di S.
Pancrazio debba riferire quella chiesa di S. Pancrazio ch’era in luogo detto Massa, padronato dei fondatori della badia di S. Savino presso Pisa, dai quali fu assegnata in dote alla stessa badia con molte altre chiese fino dal 30 aprile del 1780.
La quarta parte dei beni e decime delle chiese di S.
Pancrazio e di Marlia furono allivellate nel 13 luglio 939 dal pievano di Marlia a Gherardo del fu Cunimundo magnate lucchese, autore de’Gherardinghi , e nel dì 30 dello stesso mese ne fu affidata un’altra quarta parte a Rolando fratello del prenominato Gherardo, autore de’Rolandinghi.
Finalmente lo stesso pievano con istrumento del 9 aprile 940 cedé in enfiteusi a un terzo fratello, cioè, a Sichifredo del fu Cunimondo, autore della casa Soffredinghi, le decime della stessa pieve dovute agli uomini di Marlia e da quelli di S. Pancrazio, eccettuate le decime della villa di Pezzana, la qual chiesa di S. Pancrazio ivi si dice sottoposta alla pieve di Marlia. Quindi nel 983 sotto dì 21 luglio dal vescovo di Lucca furono rinnovate in parte le medesime enfiteusi di beni e decime della pieve di Marlia e della chiesa di S. Pancrazio a favore dei nipoti del suddetto Cunimundo.
Anco in questa deliziosa contrada prosperavano le viti e gli ulivi sino dall’epoca longobarda, come è provato specialmente da una membrana scritta nell’anno 721 e pubblicata nel T. IV. P. I. delle più volte rammentate Memorie Lucchesi.
La parrocchia plebana di S. Pancrazio nel 1832 aveva 261 abitanti.
Risiede sulle estreme pendici volte a libeccio del monte delle Pizzorne sopra il torrente Fraga fra le magnifiche ville di Marlia e di Santocchio, non che di quella appellata di S. Pancrazio, già de’marchesi Lucchesini.
All’Articolo MARLIA si disse che innanzi il mille la parrocchia di S. Pancrazio in Cerbajola era compresa nel piviere di Marlia o Marilla; ma dal catalogo delle chiese della diocesi lucchese del 1260 si rileva che la suddetta parrocchia era già stata innalzata all’onore di chiesa battesimale, alla quale furono date per succursali quelle di S. Bartolommeo a Ciciana, di S. Maria a Palmata, di S.
Andrea a Saltocchio, di S. Michele a Matraja , di S.
Martino a Coviglia, e di S. Andrea a Col di Pozzo . – Le ultime due parrocchie più non esistono.
Io non saprei dire se a questa o ad altra chiesa di S.
Pancrazio debba riferire quella chiesa di S. Pancrazio ch’era in luogo detto Massa, padronato dei fondatori della badia di S. Savino presso Pisa, dai quali fu assegnata in dote alla stessa badia con molte altre chiese fino dal 30 aprile del 1780.
La quarta parte dei beni e decime delle chiese di S.
Pancrazio e di Marlia furono allivellate nel 13 luglio 939 dal pievano di Marlia a Gherardo del fu Cunimundo magnate lucchese, autore de’Gherardinghi , e nel dì 30 dello stesso mese ne fu affidata un’altra quarta parte a Rolando fratello del prenominato Gherardo, autore de’Rolandinghi.
Finalmente lo stesso pievano con istrumento del 9 aprile 940 cedé in enfiteusi a un terzo fratello, cioè, a Sichifredo del fu Cunimondo, autore della casa Soffredinghi, le decime della stessa pieve dovute agli uomini di Marlia e da quelli di S. Pancrazio, eccettuate le decime della villa di Pezzana, la qual chiesa di S. Pancrazio ivi si dice sottoposta alla pieve di Marlia. Quindi nel 983 sotto dì 21 luglio dal vescovo di Lucca furono rinnovate in parte le medesime enfiteusi di beni e decime della pieve di Marlia e della chiesa di S. Pancrazio a favore dei nipoti del suddetto Cunimundo.
Anco in questa deliziosa contrada prosperavano le viti e gli ulivi sino dall’epoca longobarda, come è provato specialmente da una membrana scritta nell’anno 721 e pubblicata nel T. IV. P. I. delle più volte rammentate Memorie Lucchesi.
La parrocchia plebana di S. Pancrazio nel 1832 aveva 261 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 49.
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