PECCIOLI
in Val d'Era.
â Grossa illustre terra la piĂš popolata e la meglio fabbricata di tutte quelle di essa valle, qualora si eccettui Pontedera . â Ă capoluogo di ComunitĂ e di Giurisdizione con chiesa prepositura (S.
Verano) caposesto della Diocesi di Volterra, nel Compartimento di Pisa.
Ă situata sopra un poggio coperto di tufo marino, alla cui base meridionale scorre il fiume Era, mentre le acque dellâopposta pendice scendono nel fosso Racoso tributario del Roglio.
Trovasi ad una elevatezza di circa 260 braccia sopra il mare fra il grado 28° 22â 8â di longitudine e il grado 43° 33â 3â (ERRATA: di longitudine) di latitudine, 18 miglia toscane a maestrale di Volterra, 15 a libeccio di Sanminiato, e 10 miglia toscane a scirocco di Pontedera.
Nella parte piĂš prominente appellata il poggio della castellaccia si vede lâantica fortezza a forma di torre quadrata fabbricata di mattoni. Si crede che un'altra torre consimile esistita lĂŹ presso sia stata artatamente atterrata, e che entrambe fossero fatte sotto il governo di Castruccio nel breve tempo che signoreggiò in Pisa. Se ciò peraltro non è che mera tradizione, certamente falsa è lâopinione di coloro che attribuiscono al ritratto della gran contessa Malilde un brutto mascherone di marmo murato in una cantonata sulla piazza maggiore.
AllâArticolo CATIGNANO DI PECCIOLI dissi, che prese il casato da Catignano una nobile famiglia stata molto potente in Peccioli, e per di cui conto fu dipinta la piĂš vetusta tavola della chiesa maggiore di questa Terra.
Ne richiamava altresĂŹ a cotesta contrada una donazione dellâImpeartore Carlo Magno al Papa Adriano I, quando assegnò in benefizio fra le altre cose una corte situata in Cantiniano in territorio Lucensi et Vulterrensi. Infatti Catignano con la sua chiesa di S. Jacopo esisteva sul torrente Roglio, presso al confine della giurisdizione volterrana con quella vescovile lucchese, alla cui diocesi apparteneva il territorio limitrofo della ComunitĂ di Palaja, meno Montefoscoli e Tojano, paesi dipendenti sino dâallora dal Vescovo di Volterra. â Allo stesso luogo di Cantiniano sul Roglio , affatto diverso dal Catignano di Gambassi e da quello di Appiano in Val dâElsa, appella un istrumento dell'Arch. Arciv. di Lucca del 4 gennajo 853, in cui si fa menzione di una tenuta con cafaggio posta in loco ubi dicitur Cantiniano prope fluvio Roggio, di pertinenza della vicina ora distrutta pieve di S. Giusto in Padule. â Vedere PADULE (PIEVE DI S. GIUSTO IN).
Per quanto la Terra di Peccioli, sia per la sua posizione, sia per lâestensione del suo territorio, si consideri fra le piĂš ragguardevoli delle Colline pisane, per quanto in un istrumento del 1061 si rammenti un fondo situato in loco Petiole sull'Era, pervenuto alla badia di Poggibonsi per donazione dei March. Alberto figlio di un March. Obizzo; per quanto un luogo di Pecciole desse il titolo ad una chiesa nel secolo VIII, come rilevasi da una membrana del maggio 793 scritta presso la chiesa di S Quirico in Picciole (BRUNETTI, Codic. Dipl.), ciò non ostante lâistoria della Terra di Peccioli non incomincia a conoscersi prima della metĂ del sec. XII. â Ă un istrumento del 16 aprile 1152, rogato nel castello di Peccioli, e citato allâArticolo BARBIALLA; col quale atto donna Matilda figlia che fu di Lanfranco, e vedova del C. Ildebrando del fu conte Ugo vendè per il prezzo di lire 80 di denari lucchesi a Galgano Pannocchieschi vescovo di Volterra tutto ciò che le si perveniva del defunto suo marito tanto nel castello e distretto di Barbialla, come in quello vicino di Scopeto, entrambi posti in Val dâEvola, con tutti i beni che la donna medesima possedeva fra il fiume Era e il fiume Arno fino a Empoli.
Che il C. Ildebrando del fu conte Ugo fosse della illustre prosapia pisana della Gherardesca non ne lascia dubbio un altro documento del 19 agosto 1109 indicato allâArticolo medesimo di BARBIALLA, col quale il C. Ugo figlio del fu C. Tedice di altro C. Ugo (e padre del suddetto C.
Ildebrando morto nel 1152) consegnò a Rangerio Vesc. di Lucca la metà di due castelli appellati Barbialla e Scopeto, unum quod dicitur Barbialla, aliud quod dicitur Scopeto, et sunt posita juxta fluvium quod dicitur Ebula . I quali castelli con le respettive corti vennero ipotecati per garanzia della promessa fatta da quel conte al vescovo lucchese di non molestarlo, e di non togliergli le sostanze pertinenti alla mensa vescovile di Lucca, comprese nel distretto della Gherardesca, cioè, dalla Cecina fino al Rio Orsajo (in Val di Cornia) e da Monteverdi sino al mare.
Dal documento pertanto del 1152 di sopra citato si può comprendere la ragione per la quale il re Arrigo VI con privilegio del 28 agosto 1186 confermasse a Ildebrando Pannocchieschi la terza parte dei due castelli di Barbialla e di Scopeto .
Resta però tuttora oscura, la ragione per cui quel sovrano medesimo concedesse al vescovo prenominato lâintiero castel di Peccioli; mentre poco dopo lo stesso Arrigo diventato imperatore, con altro diploma del 30 maggio 1192, concedeva al Comune di Pisa la giurisdizione sopra Peccioli e in tutte le sue dipendenze.
A doppi padroni pertanto i Pecciolesi sul cadere del secolo XII avrebbero dovuto ubbidire quando non si dovesse intendere rispetto allo spirituale al vescovo di Volterra e alla Signoria di Pisa rapporto al temporale dominio.
Vero è che fra il 1160 e il 1192 accaddero in Val d'Era varie sollevazioni contro i Pisani, nelle quali figurarono fra i capi di fazione i Pecciolesi, che nell'anno 1163 si erano levati dall'obbedienza dei Pisani. Dondechè questi ultimi corsero armati ad investire il castel di Peccioli, dove si era raccolto il fiore dei ribelli, costringendoli in pochi giorni di rendersi a discrezione.
Sarebbe un quesito storico da risolvere quello di sapere, se fu nella conquista fatta nellâanno 1163 dove i Pisani fondarono le loro pretensioni relative al dominio politico di Peccioli. â FattostĂ che la Rep. di Pisa nel 1201 essendo tornata in guerra con i popoli della Lega guelfa toscana, mandò in Val dâEra un esercito a custodia deâcastelli di sua giurisdizione, fra i quali erano compresi Peccioli, Lajatico, Legoli e Ghizzano.
Contro cotesta impresa reclamò il vescovo di Volterra presso il Pontefice Innocenzo III, in vista di che furono minacciati d'interdetto i Pisani seppure non restituivano i castelli di Val dâEra al vescovo volterrano. Infatti lâannalista pisano ne a sicura, che i due vescovi delegati dal pontefice nel 1202 scomunicarono il potestĂ di Pisa, i suoi anziani e tutto il popolo, perchĂŠ non erano stati lasciati a Ildebrando Vescovo di Volterra i suoi castelli.
Ma i Pisani non facendo caso del fulminato interdetto si ritennero il dominio reclamato di Peccioli e di tutti gli altri paesi di Val d'Era e di Val d'Evola nei modi e forme con cui erano stati dati loro nel 1192 dallâImperatore Arrigo VI, e che furono ad essi confermati dallâImperatore Ottone IV nel 25 ottobre 1209, mentre passava da Poggibonsi, e 13 anni dopo (24 novembre 1220) da Federigo II nel tempo che assediava Roma.
Erano sempre i Pisani signori delle castella della mensa volterrana, quando nel 1282 i Guelfi di Peccioli insorsero contro la parte ghibellina aderente ai Pisani,che cacciarono in esilio; sicchĂŠ la Rep. di Pisa quasi tutte le terre e castella della Val dâEra per breve tempo perdè.
Quindi nel 1284 il Vescovo di Volterra, Ranieri degli Ubertini, profittando della sconfitta ricevuta dai Pisani alla Meloria, nella lusinga di riavere le sue castella della Val dâEra, invocò lâappoggio deâFiorentini, e con atto del 21 dicembre 1284 pose la sua mensa vescovile con 22 terre, fra le quali anche Peccioli, sotto lâaccomandigia della Signoria di Firenze. Onde ottenere cotale protezione il vescovo dovè rinunziare a favore del Comune di Firenze la metĂ dei dazii sulle saline volterrane e su quelle miniere di rame ch'erano di giurisdizione della sua mensa. â Vedere LAJATICO.
Ma appena entrato lâanno 1285 le vertenze politiche fra i Fiorentini, i Lucchesi e i Pisani si composono con gran querimonia della Lega guelfa di Toscana, e non senza il sospetto che i primi vi fossero stati indotti dai denari del C. Ugolino della Gherardesca, capitan generale di Pisa, il quale è fama che tradisse la patria facendo la cessione di varie castella ai Fiorentini e ai Lucchesi con la mira di divenire signore assoluto della sua patria.
Certo è che nello statuto pisano del 1284, alla rubrica 82 del libro I si ordina di mandare a Peccioli per farvi ragione un capitano con un buon notaro. â Peraltro il giusdicente della Rep. pisana non dovè su due piedi essere accolto tranquillamente in Peccioli, tostochĂŠ nel 1292 cotesta Terra si teneva per conto dei Fiorentini da Ugolino Visconti giudice di Gallura capo deâGuelfi fuorusciti di Pisa.
Ma alla pace firmata in Fucecchio nel 12 luglio 1293 restò convenuto che i Fiorentini restituissero ai Pisani i castelli di Montecuccoli e di Peccioli con ogni altro luogo che tenevano in Val dâEra spettante alla giurisdizione della Rep. di Pisa. E fu tale la bramosia deâPisani di riaver Peccioli, châessi accomodaronsi alla condizione imposta in quel trattato di abbattere le mura e riempire i fossi del castel di Pontedera. Tanto, dice Leonardo Aretino nella sua storia fiorentina, tanto i Pis ani facevano conto di Peccioli! Nè valutavasi meno daâFiorentini cotesto Castello forte, poichĂŠ nella nuova guerra contro i Pisani riaccesa nel 1362, fu esso uno deâprimi paesi di Val dâEra investito dal capitano deâFiorentini, assediato, e quindi conquistato per capitolazione. Non tanto facilmente lâoste medesima potè impossessarsi della rocca di Peccioli, il di cui castellano mostrava di non voler acconsentire in conto alcuno alle condizioni esibitegli, in guisa tale che glâistorici gli fecero dire parole non sue, come erano le seguenti: âche le due torri fatte da Castruccio con somma cura, ondâegli era castellano, potevano servirgli a difendersi lungo tempo. â Donde ne conseguitò, che il capitano deâFiorentini fece scalzare e mettere in puntelli una delle due torri, e postole fuoco venne a cadere sulle mura del castello, essendo appena campato per la via del ponte che menava allâaltra torre chi vâera dentroâ. â (AMMIR. Stor. Fior. Lib. XII.) Dallo stesso istorico sappiamo che nellâanno medesimo 1362 era in Peccioli Pietro Gambacorti, il quale militava nellâesercito fiorentino a danno di Pisa sua patria, quello stesso Pietro Gambacorti che poco dopo fu eletto in capo della Rep. di Pisa e che poscia fu trucidato da Jacopo Appiano suo ben affetto segretario. â Ben presto pero i Fiorentini alla pace firmata li 28 agosto 1364 dovettero restituire Peccioli ai Pisani; e solamente tornò in potere dei primi durante lâassedio di Pisa. Ciò accadde nel febbrajo del 1406, vale a dire sette mesi innanzi la consegna di Pis a fatta da Giovanni Gambacorti nipote di Pietro sopranominato. Il qual Gambacorti per influenza deâsuoi amici nel 1405 essendo stato chiamato in Pisa a capitano del popolo, e poco dopo fattosi dichiarare signore della cittĂ , trovavasi stretto dai Fiorentini quando fece con essi loro un segreto trattato della consegna di Pisa.
Fuvvi tra i patti il seguente: che in luogo di Forcoli, Treggiaja, Alica, Palaja, Legoli, Monte Foscoli, Usigliano, Collegoli, Tojano, Peccioli, Lajatico, Fabbrica, Ghizzano, Montecchio, Capannoli e Santo Pietro , stati promessi dai Fiorentini a Giovanni Gambacorti, si desse invece al medesimo la Terra di di Bagno con tutta la valle omonima nella Romagna toscana.
Dall'acquisto del 1406 sino al 1431 la Terra di Peccioli fu governata senza ostacolo dagli ufiziali che sâinviavano da Firenze; se non che nel 1431 la stessa Terra al pari di molti castelli della Val dâEra fu momentaneamente occupata dallâesercito milanese condotto in Toscana da Niccolò Piccinino generale del Duca di Milano. Accadde la stessa cosa allâepoca dell'ultimo assedio di Firenze (anno 1529), quando gli abitanti di Peccioli accolsero fra le loro mura le truppe del Principe d'Oranges, che vi si poterono mantenere ad onta degli sforzi fatti dai capitani del Com. di Firenze per riacquistare il paese.
Finalmente caduta Firenze con tutto lo stato fiorentino sotto il dominio assoluto della famiglia deâMedici, in Peccioli fu conservata la residenza di un potestĂ di prima classe con un distretto di 17 comunelli, dipendente per il politico e pel criminale dal vicario di Lari.
Attualmente la potesteria di Peccioli abbraccia nella sua giurisdizione civile oltre la comunitĂ di questo nome anche quelle di Lajatico e di Terricciuola.
La chiesa prepositura di Peccioli è grande a tre navate fabbricata di pietre conce con archi a sesto intero, ma di luce diseguali posati sopra colonne pure di pietra.
Nella facciata sono due iscrizioni corrose dal tempo, in una delle quali, che sembra coetanea alla fabbrica, Giovanni Targioni lesse: Albertino fecit hanc operam. â La chieda medesima è stata modernamente restaurata, abbellita e arrichita di sacri arredi.
Fuori della Terra dalla parte di settentrione risiede sopra una piaggia un convento di frati Cappuccini dedicato a S.
Michele.
Era in Peccioli un ospedale sotto il titolo di S. Giovanni da lunga mano soppresso, siccome fu soppresso quello piĂš antico di Catignano nella sottostante vallecola del Roglio.
Risiede in Peccioli un potestĂ che estende come dissi la sua giurisdizione sul territorio di questa ComunitĂ e sopra quelle di Lajatico e di Terricciuola. Vi è inoltre una cancelleria comunitativa che serve alle tre ComunitĂ qui sopra nominate, ed un ingegnere di Circondario. L'ufizio per lâesazione del Registro, ed il Vicario R. sono in Lari, la conservazione delle Ipoteche e il Tribunale di prima istanza in Pisa.
MOVIMENTO della Popolazione della Terra di PECCIOLI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 184; totale della popolazione 935.
ANNO 1745: Impuberi maschi 190; femmine 171; adulti maschi 238; femmine 266; coniugati dei due sessi 382; ecclesiastici dei due sessi 24; numero delle famiglie 212; totale della popolazione 1271.
ANNO 1833: Impuberi maschi 399; femmine 412; adulti maschi 348; femmine 359; coniugati dei due sessi 764; ecclesiastici dei due sessi 19; numero delle famiglie 391; totale della popolazione 2301.
ANNO 1840: Impuberi maschi 405; femmine 392; adulti maschi 426, femmine 443; coniugati dei due sessi 790; ecclesiastici dei due sessi 25; numero delle famiglie 433; totale della popolazione 2481 ComunitĂ di Peccioli. â Il territorio di questa comunitĂ abbraccia una superficie di 25811 quadrati agrarj, dei quali 768 quadrati sono occupati da corsi dâacqua e da strade. â Nel 1833 abitavano costĂŹ familiarmente 4973 individui, a ragione di 159 abitanti per ogni miglia toscane quadrato di suolo imponibile.
Confina con sei ComunitĂ . Dal lato di libeccio ha di fronte la ComunitĂ di Lajatico e quella di Terricciuola mediante il fiume Era; con la prima a partire dalla confluenza del borro della Magiona nellâEra e la confluenza della Sterza nel fiume medesimo; con la seconda dalla confluenza della Sterza sino a quella del torrente Rosciano. CostĂ sottentra la ComunitĂ di Capannoli, con la quale per breve tragitto seguita il corso dellâEra, che poscia lascia a sinistra per entrare nello stradone di Villa Saletta, dopo aver voltata la fronte da ponente a settentrione persino a che giunta sul torrente Roglio trova nellâopposta ripa la ComunitĂ di Palaja.
Col territorio di questâultima la ComunitĂ di Peccioli rimontando il Roglio forma un angolo rientrante sino alla confluenza del torrente Carfalo, dove mediante questâultimo torrente si dirige verso grecale. Quindi piegando a scirocco seguita a fronteggiare con la ComunitĂ di Palaja mediante il Carfalo stesso fino a che si vuota in esso il borro di Partino; al di lĂ del quale influente sottentra a confine la ComunitĂ di Montajone.
Con questâultima la ComunitĂ di Peccioli fronteggia da primo di faccia a grecale mediante il Carfalo che poi attraversa per entrare nel botro del Bosco, quindi in altri fossi, e per breve tragitto nel torrente Roglio degli Olmi, donde sâinoltra verso il Roglio dellâIsola che percorre fino alla confluenza sua col Roglietto dellâAcqua deâBagni. Ivi cessa la ComunitĂ di Montajone e viene a confine dirimpetto a scirocco la ComunitĂ di Volterra, con la quale questa di Peccioli si dirige a ponente mediante il torrente Roglio dell'Isola che abbandona sulla foce del botro Poggione per rimontare con esso verso libeccio sopra un poggio nella cui faccia opposta trova le sorgenti del fosso della Magiona, dove entrano i due territorj per accompagnarsi nel fiume Era al punto nel quale cessa alla destra del fiume la ComunitĂ di Volterra, e dal lato sinistro torna a confine il territorio comunitativo di Lajatico.
Fra i corsi maggiori dâacqua che passano a confine o che attraversano il territorio della ComunitĂ di Peccioli si conta lâArno e lâEra fra i primi, i tre Rogli ed il Carfalo fra i secondi.
Varie strade comunitative rotabili guidano al capoluogo, come quelle che guadando il fiume Era scendono da Terricciuola, da Casanuova, da Capannoli e da Lajatico per quindi salire a Peccioli.
Inoltre da questa ultima Terra si stacca un ramo di strada rotabile che poi si suddivide in piĂš tronchi per Montecchio, per il castel di Fabbrica e per Montelopio.
Altre due strade rotabili sono dirette da Peccioli per Villa Saletta, per Monte Foscoli e per Ghizzano, e di costĂ parte un ramo per il paese di Libbiano.
Rispetto alla struttura fisica del suolo di questa comunitĂ , può dirsi che sia una continuazione di quella brevemente descritta all'Articolo PALAJA, poichĂŠ tanto lâuno come lâaltro terreno spettano intieramente al terziario superiore marino, cioè alla marna cerulea subappennina del Brocchi, e al tufo arenario conchigliare, due varietĂ di rocce che quasi generalmente dal lato destro costituiscono la Valle dell'Era, laddove questa nella pianura non sia ricoperta dal terreno di trasporto, che o un misto, delle due varietĂ prenominate.
Infatti nei poggi sui quali risiedono la Terra di Peccioli, i villaggi di Guizzano, di Libbiano, e per fino nelle piĂš umili colline di Villa Saletta il mattajone è nascosto da altissimi banchi di tufo, mentre lungo le piagge che fanno ala ai torrenti Carfalo e Roglio, al basso si affaccia il mattajone e in alto il tufo marino. â Anche la strada fra Saletta e Monte Foscoli è tracciata in mezzo a grandi strati di tufo conchigliare alternanti con altri straterelli della grossezza di circa un pollice, ricchissimi di testacei marini calcinati.
In cotesto tufo, e lungo la stessa via appariscono frequenti piĂš che altrove quei cogoli o rognoni globulosi di varia mole che formaronsi di piĂš strati concentrici, dei quali, come dissi allâArticolo PALAJA ComunitĂ , suole abbondare il poggio di Monte Foscoli e che in maggior quantitĂ , di mole piĂš grande e piĂš sferica incontransi nel tufo sul quale posano le mura della cittĂ di Volterra, specialmente dalla parte settentrionale fuori di porta S.
Francesco.
Non è da dire però che la marna cerulea terziaria, ossia il mattajone, resti costantemente coperta costĂ neâpoggi dal tufo marino prenominato; poichĂŠ una delle eccezioni a cotesta regola generale la presenta il poggio di Monte Foscoli, che è presso a poco al livello medesimo di quello tufaceo di Peccioli, dove nella parte superiore del paese per andare alla villa di Volpaja appartenuta al celebre anatomico Andrea Vacca, dopo aver lasciato a ponente il tufo nello stesso lato del poggio che acquapende nel torrente Carfalo, si trova il mattajone assai ricco di conchiglie univalvi e bivalvi marine, specialmente del genere ostrea.
Allâincontro attraversando da questo lato la Vallecola del Carfalo e poi quella piĂš angusta del Melagio , il mattajone continua a trovarsi sino dove fu la Badia di S. Cassiano a Carigi lungo la destra del Roglio, e seguita a mostrarsi nellâopposto lato a mezza costa nei colli di Ghizzano; al qual punto subentra il tufo conchigliare in forma globulosa ed in strati concentrici come quello di Monte Foscoli.
Strada facendo si vede in una frana fatta da un borro nel podere appellato di Monte di proprietĂ del Cav. Cosimo Antinori di Firenze un bel profilo della stratificazione del mattajone e del tufo, questo superiore, e quello inferiore in strati di potenza e di colore diversi, dove una porzione di mattajone è di tinta piĂš azzurrognola dell'altra che apparisce; forse in ragione della maggiore umiditĂ , di tinta plumbeo cupa. Questi ultimi però meno potenti, ossia piĂš sottili dei primi sono a contatto immediato di straterelli di mattajone quasi biancastro. CosĂŹ li strati di tufo che sovrappongono a quelli di mattajone variano anchâessi nellâaltezza e sono generalmente di una tinta giallo rossastra piĂš intensa del consueto.
In quanto spetta al poggio di Peccioli esso comparisce da tutte le parti coperto da profondi strati di tufo, la disposizioni e indole dei quali meglio ancora si dis tinguono nelle sue rupi, alternanti con altri strati piĂš solidi e pietrosi della stessa roccia che suole appellarsi volgarmente panchina.
La contrada è ben coltivata a semente, a vigneti e uliveti, ed anche a boschi cedui di querciuoli, ecc., le quali ultime piante prosperano, come dissi altrove a preferenza nel tufo conchigliare.
Anche la cura per la pecuaria, per le api e per i filugelli va ognor piĂš aumentando in questa comunitĂ sparsa di belle ville signorili appartenenti specialmente a famiglie nobili o assai distinte pisane.
La ComunitĂ di Peccioli mantiene due medici, un chirurgo e due maestri di scuola; uno di quei medici e uno di queâmaestri risiedono in Legoli.
Vi si tiene ogni settimana nel giorno di martedĂŹ un buon mercato di vettovaglie e mercerie. Una discreta fiera ha luogo nel primo martedĂŹ di ottobre.
QUADRO della Popolazione della ComunitĂ di PECCIOLI a quattro epoche diverse - nome del luogo: Casaglia, titolo della chiesa: S.
Giovanni (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 164, abitanti anno 1840 n° - - nome del luogo: Cedri (*), titolo della chiesa: S. Giorgio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 108, abitanti anno 1833 n° 156, abitanti anno 1840 n° 357 - nome del luogo: Fabbrica, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 490, abitanti anno 1745 n° 427, abitanti anno 1833 n° 768, abitanti anno 1840 n° 884 - nome del luogo: Ghizzano, titolo della chiesa: SS.
Germano e prospero (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 404, abitanti anno 1745 n° 353, abitanti anno 1833 n° 444, abitanti anno 1840 n° 513 - nome del luogo: Legoli, titolo della chiesa: SS. Giusto e Bartolommeo (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 476, abitanti anno 1745 n° 423, abitanti anno 1833 n° 658, abitanti anno 1840 n° 769 - nome del luogo: Libbiano, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 202, abitanti anno 1745 n° 120, abitanti anno 1833 n° 275, abitanti anno 1840 n° 261 - nome del luogo: Montecchio, titolo della chiesa: S.
Lucia (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 143, abitanti anno 1745 n° 162, abitanti anno 1833 n° 207, abitanti anno 1840 n° 243 - nome del luogo: PECCIOLI, titolo della chiesa: S.
Verano (Prepositura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 (ERRATA : n° 356) n° 936, abitanti anno 1745 n° 1271, abitanti anno 1833 n° 2301, abitanti anno 1840 n° 2481 - Totale abitanti anno 1551 (ERRATA : n° 2661) n° 2651 - Totale abitanti anno 1745 n° 2864 - Totale abitanti anno 1833 n° 4973 - Totale abitanti anno 1840 n° 5496 La parrocchia di Cedri contrassegnata con lâasterisco * nellâanno 1840 mandava 14 individui fuori di ComunitĂ , che non sono valutati. Allâincontro entravano in questa di Peccioli dal popolo e ComunitĂ di Capannoli 88 abitanti.
Verano) caposesto della Diocesi di Volterra, nel Compartimento di Pisa.
Ă situata sopra un poggio coperto di tufo marino, alla cui base meridionale scorre il fiume Era, mentre le acque dellâopposta pendice scendono nel fosso Racoso tributario del Roglio.
Trovasi ad una elevatezza di circa 260 braccia sopra il mare fra il grado 28° 22â 8â di longitudine e il grado 43° 33â 3â (ERRATA: di longitudine) di latitudine, 18 miglia toscane a maestrale di Volterra, 15 a libeccio di Sanminiato, e 10 miglia toscane a scirocco di Pontedera.
Nella parte piĂš prominente appellata il poggio della castellaccia si vede lâantica fortezza a forma di torre quadrata fabbricata di mattoni. Si crede che un'altra torre consimile esistita lĂŹ presso sia stata artatamente atterrata, e che entrambe fossero fatte sotto il governo di Castruccio nel breve tempo che signoreggiò in Pisa. Se ciò peraltro non è che mera tradizione, certamente falsa è lâopinione di coloro che attribuiscono al ritratto della gran contessa Malilde un brutto mascherone di marmo murato in una cantonata sulla piazza maggiore.
AllâArticolo CATIGNANO DI PECCIOLI dissi, che prese il casato da Catignano una nobile famiglia stata molto potente in Peccioli, e per di cui conto fu dipinta la piĂš vetusta tavola della chiesa maggiore di questa Terra.
Ne richiamava altresĂŹ a cotesta contrada una donazione dellâImpeartore Carlo Magno al Papa Adriano I, quando assegnò in benefizio fra le altre cose una corte situata in Cantiniano in territorio Lucensi et Vulterrensi. Infatti Catignano con la sua chiesa di S. Jacopo esisteva sul torrente Roglio, presso al confine della giurisdizione volterrana con quella vescovile lucchese, alla cui diocesi apparteneva il territorio limitrofo della ComunitĂ di Palaja, meno Montefoscoli e Tojano, paesi dipendenti sino dâallora dal Vescovo di Volterra. â Allo stesso luogo di Cantiniano sul Roglio , affatto diverso dal Catignano di Gambassi e da quello di Appiano in Val dâElsa, appella un istrumento dell'Arch. Arciv. di Lucca del 4 gennajo 853, in cui si fa menzione di una tenuta con cafaggio posta in loco ubi dicitur Cantiniano prope fluvio Roggio, di pertinenza della vicina ora distrutta pieve di S. Giusto in Padule. â Vedere PADULE (PIEVE DI S. GIUSTO IN).
Per quanto la Terra di Peccioli, sia per la sua posizione, sia per lâestensione del suo territorio, si consideri fra le piĂš ragguardevoli delle Colline pisane, per quanto in un istrumento del 1061 si rammenti un fondo situato in loco Petiole sull'Era, pervenuto alla badia di Poggibonsi per donazione dei March. Alberto figlio di un March. Obizzo; per quanto un luogo di Pecciole desse il titolo ad una chiesa nel secolo VIII, come rilevasi da una membrana del maggio 793 scritta presso la chiesa di S Quirico in Picciole (BRUNETTI, Codic. Dipl.), ciò non ostante lâistoria della Terra di Peccioli non incomincia a conoscersi prima della metĂ del sec. XII. â Ă un istrumento del 16 aprile 1152, rogato nel castello di Peccioli, e citato allâArticolo BARBIALLA; col quale atto donna Matilda figlia che fu di Lanfranco, e vedova del C. Ildebrando del fu conte Ugo vendè per il prezzo di lire 80 di denari lucchesi a Galgano Pannocchieschi vescovo di Volterra tutto ciò che le si perveniva del defunto suo marito tanto nel castello e distretto di Barbialla, come in quello vicino di Scopeto, entrambi posti in Val dâEvola, con tutti i beni che la donna medesima possedeva fra il fiume Era e il fiume Arno fino a Empoli.
Che il C. Ildebrando del fu conte Ugo fosse della illustre prosapia pisana della Gherardesca non ne lascia dubbio un altro documento del 19 agosto 1109 indicato allâArticolo medesimo di BARBIALLA, col quale il C. Ugo figlio del fu C. Tedice di altro C. Ugo (e padre del suddetto C.
Ildebrando morto nel 1152) consegnò a Rangerio Vesc. di Lucca la metà di due castelli appellati Barbialla e Scopeto, unum quod dicitur Barbialla, aliud quod dicitur Scopeto, et sunt posita juxta fluvium quod dicitur Ebula . I quali castelli con le respettive corti vennero ipotecati per garanzia della promessa fatta da quel conte al vescovo lucchese di non molestarlo, e di non togliergli le sostanze pertinenti alla mensa vescovile di Lucca, comprese nel distretto della Gherardesca, cioè, dalla Cecina fino al Rio Orsajo (in Val di Cornia) e da Monteverdi sino al mare.
Dal documento pertanto del 1152 di sopra citato si può comprendere la ragione per la quale il re Arrigo VI con privilegio del 28 agosto 1186 confermasse a Ildebrando Pannocchieschi la terza parte dei due castelli di Barbialla e di Scopeto .
Resta però tuttora oscura, la ragione per cui quel sovrano medesimo concedesse al vescovo prenominato lâintiero castel di Peccioli; mentre poco dopo lo stesso Arrigo diventato imperatore, con altro diploma del 30 maggio 1192, concedeva al Comune di Pisa la giurisdizione sopra Peccioli e in tutte le sue dipendenze.
A doppi padroni pertanto i Pecciolesi sul cadere del secolo XII avrebbero dovuto ubbidire quando non si dovesse intendere rispetto allo spirituale al vescovo di Volterra e alla Signoria di Pisa rapporto al temporale dominio.
Vero è che fra il 1160 e il 1192 accaddero in Val d'Era varie sollevazioni contro i Pisani, nelle quali figurarono fra i capi di fazione i Pecciolesi, che nell'anno 1163 si erano levati dall'obbedienza dei Pisani. Dondechè questi ultimi corsero armati ad investire il castel di Peccioli, dove si era raccolto il fiore dei ribelli, costringendoli in pochi giorni di rendersi a discrezione.
Sarebbe un quesito storico da risolvere quello di sapere, se fu nella conquista fatta nellâanno 1163 dove i Pisani fondarono le loro pretensioni relative al dominio politico di Peccioli. â FattostĂ che la Rep. di Pisa nel 1201 essendo tornata in guerra con i popoli della Lega guelfa toscana, mandò in Val dâEra un esercito a custodia deâcastelli di sua giurisdizione, fra i quali erano compresi Peccioli, Lajatico, Legoli e Ghizzano.
Contro cotesta impresa reclamò il vescovo di Volterra presso il Pontefice Innocenzo III, in vista di che furono minacciati d'interdetto i Pisani seppure non restituivano i castelli di Val dâEra al vescovo volterrano. Infatti lâannalista pisano ne a sicura, che i due vescovi delegati dal pontefice nel 1202 scomunicarono il potestĂ di Pisa, i suoi anziani e tutto il popolo, perchĂŠ non erano stati lasciati a Ildebrando Vescovo di Volterra i suoi castelli.
Ma i Pisani non facendo caso del fulminato interdetto si ritennero il dominio reclamato di Peccioli e di tutti gli altri paesi di Val d'Era e di Val d'Evola nei modi e forme con cui erano stati dati loro nel 1192 dallâImperatore Arrigo VI, e che furono ad essi confermati dallâImperatore Ottone IV nel 25 ottobre 1209, mentre passava da Poggibonsi, e 13 anni dopo (24 novembre 1220) da Federigo II nel tempo che assediava Roma.
Erano sempre i Pisani signori delle castella della mensa volterrana, quando nel 1282 i Guelfi di Peccioli insorsero contro la parte ghibellina aderente ai Pisani,che cacciarono in esilio; sicchĂŠ la Rep. di Pisa quasi tutte le terre e castella della Val dâEra per breve tempo perdè.
Quindi nel 1284 il Vescovo di Volterra, Ranieri degli Ubertini, profittando della sconfitta ricevuta dai Pisani alla Meloria, nella lusinga di riavere le sue castella della Val dâEra, invocò lâappoggio deâFiorentini, e con atto del 21 dicembre 1284 pose la sua mensa vescovile con 22 terre, fra le quali anche Peccioli, sotto lâaccomandigia della Signoria di Firenze. Onde ottenere cotale protezione il vescovo dovè rinunziare a favore del Comune di Firenze la metĂ dei dazii sulle saline volterrane e su quelle miniere di rame ch'erano di giurisdizione della sua mensa. â Vedere LAJATICO.
Ma appena entrato lâanno 1285 le vertenze politiche fra i Fiorentini, i Lucchesi e i Pisani si composono con gran querimonia della Lega guelfa di Toscana, e non senza il sospetto che i primi vi fossero stati indotti dai denari del C. Ugolino della Gherardesca, capitan generale di Pisa, il quale è fama che tradisse la patria facendo la cessione di varie castella ai Fiorentini e ai Lucchesi con la mira di divenire signore assoluto della sua patria.
Certo è che nello statuto pisano del 1284, alla rubrica 82 del libro I si ordina di mandare a Peccioli per farvi ragione un capitano con un buon notaro. â Peraltro il giusdicente della Rep. pisana non dovè su due piedi essere accolto tranquillamente in Peccioli, tostochĂŠ nel 1292 cotesta Terra si teneva per conto dei Fiorentini da Ugolino Visconti giudice di Gallura capo deâGuelfi fuorusciti di Pisa.
Ma alla pace firmata in Fucecchio nel 12 luglio 1293 restò convenuto che i Fiorentini restituissero ai Pisani i castelli di Montecuccoli e di Peccioli con ogni altro luogo che tenevano in Val dâEra spettante alla giurisdizione della Rep. di Pisa. E fu tale la bramosia deâPisani di riaver Peccioli, châessi accomodaronsi alla condizione imposta in quel trattato di abbattere le mura e riempire i fossi del castel di Pontedera. Tanto, dice Leonardo Aretino nella sua storia fiorentina, tanto i Pis ani facevano conto di Peccioli! Nè valutavasi meno daâFiorentini cotesto Castello forte, poichĂŠ nella nuova guerra contro i Pisani riaccesa nel 1362, fu esso uno deâprimi paesi di Val dâEra investito dal capitano deâFiorentini, assediato, e quindi conquistato per capitolazione. Non tanto facilmente lâoste medesima potè impossessarsi della rocca di Peccioli, il di cui castellano mostrava di non voler acconsentire in conto alcuno alle condizioni esibitegli, in guisa tale che glâistorici gli fecero dire parole non sue, come erano le seguenti: âche le due torri fatte da Castruccio con somma cura, ondâegli era castellano, potevano servirgli a difendersi lungo tempo. â Donde ne conseguitò, che il capitano deâFiorentini fece scalzare e mettere in puntelli una delle due torri, e postole fuoco venne a cadere sulle mura del castello, essendo appena campato per la via del ponte che menava allâaltra torre chi vâera dentroâ. â (AMMIR. Stor. Fior. Lib. XII.) Dallo stesso istorico sappiamo che nellâanno medesimo 1362 era in Peccioli Pietro Gambacorti, il quale militava nellâesercito fiorentino a danno di Pisa sua patria, quello stesso Pietro Gambacorti che poco dopo fu eletto in capo della Rep. di Pisa e che poscia fu trucidato da Jacopo Appiano suo ben affetto segretario. â Ben presto pero i Fiorentini alla pace firmata li 28 agosto 1364 dovettero restituire Peccioli ai Pisani; e solamente tornò in potere dei primi durante lâassedio di Pisa. Ciò accadde nel febbrajo del 1406, vale a dire sette mesi innanzi la consegna di Pis a fatta da Giovanni Gambacorti nipote di Pietro sopranominato. Il qual Gambacorti per influenza deâsuoi amici nel 1405 essendo stato chiamato in Pisa a capitano del popolo, e poco dopo fattosi dichiarare signore della cittĂ , trovavasi stretto dai Fiorentini quando fece con essi loro un segreto trattato della consegna di Pisa.
Fuvvi tra i patti il seguente: che in luogo di Forcoli, Treggiaja, Alica, Palaja, Legoli, Monte Foscoli, Usigliano, Collegoli, Tojano, Peccioli, Lajatico, Fabbrica, Ghizzano, Montecchio, Capannoli e Santo Pietro , stati promessi dai Fiorentini a Giovanni Gambacorti, si desse invece al medesimo la Terra di di Bagno con tutta la valle omonima nella Romagna toscana.
Dall'acquisto del 1406 sino al 1431 la Terra di Peccioli fu governata senza ostacolo dagli ufiziali che sâinviavano da Firenze; se non che nel 1431 la stessa Terra al pari di molti castelli della Val dâEra fu momentaneamente occupata dallâesercito milanese condotto in Toscana da Niccolò Piccinino generale del Duca di Milano. Accadde la stessa cosa allâepoca dell'ultimo assedio di Firenze (anno 1529), quando gli abitanti di Peccioli accolsero fra le loro mura le truppe del Principe d'Oranges, che vi si poterono mantenere ad onta degli sforzi fatti dai capitani del Com. di Firenze per riacquistare il paese.
Finalmente caduta Firenze con tutto lo stato fiorentino sotto il dominio assoluto della famiglia deâMedici, in Peccioli fu conservata la residenza di un potestĂ di prima classe con un distretto di 17 comunelli, dipendente per il politico e pel criminale dal vicario di Lari.
Attualmente la potesteria di Peccioli abbraccia nella sua giurisdizione civile oltre la comunitĂ di questo nome anche quelle di Lajatico e di Terricciuola.
La chiesa prepositura di Peccioli è grande a tre navate fabbricata di pietre conce con archi a sesto intero, ma di luce diseguali posati sopra colonne pure di pietra.
Nella facciata sono due iscrizioni corrose dal tempo, in una delle quali, che sembra coetanea alla fabbrica, Giovanni Targioni lesse: Albertino fecit hanc operam. â La chieda medesima è stata modernamente restaurata, abbellita e arrichita di sacri arredi.
Fuori della Terra dalla parte di settentrione risiede sopra una piaggia un convento di frati Cappuccini dedicato a S.
Michele.
Era in Peccioli un ospedale sotto il titolo di S. Giovanni da lunga mano soppresso, siccome fu soppresso quello piĂš antico di Catignano nella sottostante vallecola del Roglio.
Risiede in Peccioli un potestĂ che estende come dissi la sua giurisdizione sul territorio di questa ComunitĂ e sopra quelle di Lajatico e di Terricciuola. Vi è inoltre una cancelleria comunitativa che serve alle tre ComunitĂ qui sopra nominate, ed un ingegnere di Circondario. L'ufizio per lâesazione del Registro, ed il Vicario R. sono in Lari, la conservazione delle Ipoteche e il Tribunale di prima istanza in Pisa.
MOVIMENTO della Popolazione della Terra di PECCIOLI a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -; femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 184; totale della popolazione 935.
ANNO 1745: Impuberi maschi 190; femmine 171; adulti maschi 238; femmine 266; coniugati dei due sessi 382; ecclesiastici dei due sessi 24; numero delle famiglie 212; totale della popolazione 1271.
ANNO 1833: Impuberi maschi 399; femmine 412; adulti maschi 348; femmine 359; coniugati dei due sessi 764; ecclesiastici dei due sessi 19; numero delle famiglie 391; totale della popolazione 2301.
ANNO 1840: Impuberi maschi 405; femmine 392; adulti maschi 426, femmine 443; coniugati dei due sessi 790; ecclesiastici dei due sessi 25; numero delle famiglie 433; totale della popolazione 2481 ComunitĂ di Peccioli. â Il territorio di questa comunitĂ abbraccia una superficie di 25811 quadrati agrarj, dei quali 768 quadrati sono occupati da corsi dâacqua e da strade. â Nel 1833 abitavano costĂŹ familiarmente 4973 individui, a ragione di 159 abitanti per ogni miglia toscane quadrato di suolo imponibile.
Confina con sei ComunitĂ . Dal lato di libeccio ha di fronte la ComunitĂ di Lajatico e quella di Terricciuola mediante il fiume Era; con la prima a partire dalla confluenza del borro della Magiona nellâEra e la confluenza della Sterza nel fiume medesimo; con la seconda dalla confluenza della Sterza sino a quella del torrente Rosciano. CostĂ sottentra la ComunitĂ di Capannoli, con la quale per breve tragitto seguita il corso dellâEra, che poscia lascia a sinistra per entrare nello stradone di Villa Saletta, dopo aver voltata la fronte da ponente a settentrione persino a che giunta sul torrente Roglio trova nellâopposta ripa la ComunitĂ di Palaja.
Col territorio di questâultima la ComunitĂ di Peccioli rimontando il Roglio forma un angolo rientrante sino alla confluenza del torrente Carfalo, dove mediante questâultimo torrente si dirige verso grecale. Quindi piegando a scirocco seguita a fronteggiare con la ComunitĂ di Palaja mediante il Carfalo stesso fino a che si vuota in esso il borro di Partino; al di lĂ del quale influente sottentra a confine la ComunitĂ di Montajone.
Con questâultima la ComunitĂ di Peccioli fronteggia da primo di faccia a grecale mediante il Carfalo che poi attraversa per entrare nel botro del Bosco, quindi in altri fossi, e per breve tragitto nel torrente Roglio degli Olmi, donde sâinoltra verso il Roglio dellâIsola che percorre fino alla confluenza sua col Roglietto dellâAcqua deâBagni. Ivi cessa la ComunitĂ di Montajone e viene a confine dirimpetto a scirocco la ComunitĂ di Volterra, con la quale questa di Peccioli si dirige a ponente mediante il torrente Roglio dell'Isola che abbandona sulla foce del botro Poggione per rimontare con esso verso libeccio sopra un poggio nella cui faccia opposta trova le sorgenti del fosso della Magiona, dove entrano i due territorj per accompagnarsi nel fiume Era al punto nel quale cessa alla destra del fiume la ComunitĂ di Volterra, e dal lato sinistro torna a confine il territorio comunitativo di Lajatico.
Fra i corsi maggiori dâacqua che passano a confine o che attraversano il territorio della ComunitĂ di Peccioli si conta lâArno e lâEra fra i primi, i tre Rogli ed il Carfalo fra i secondi.
Varie strade comunitative rotabili guidano al capoluogo, come quelle che guadando il fiume Era scendono da Terricciuola, da Casanuova, da Capannoli e da Lajatico per quindi salire a Peccioli.
Inoltre da questa ultima Terra si stacca un ramo di strada rotabile che poi si suddivide in piĂš tronchi per Montecchio, per il castel di Fabbrica e per Montelopio.
Altre due strade rotabili sono dirette da Peccioli per Villa Saletta, per Monte Foscoli e per Ghizzano, e di costĂ parte un ramo per il paese di Libbiano.
Rispetto alla struttura fisica del suolo di questa comunitĂ , può dirsi che sia una continuazione di quella brevemente descritta all'Articolo PALAJA, poichĂŠ tanto lâuno come lâaltro terreno spettano intieramente al terziario superiore marino, cioè alla marna cerulea subappennina del Brocchi, e al tufo arenario conchigliare, due varietĂ di rocce che quasi generalmente dal lato destro costituiscono la Valle dell'Era, laddove questa nella pianura non sia ricoperta dal terreno di trasporto, che o un misto, delle due varietĂ prenominate.
Infatti nei poggi sui quali risiedono la Terra di Peccioli, i villaggi di Guizzano, di Libbiano, e per fino nelle piĂš umili colline di Villa Saletta il mattajone è nascosto da altissimi banchi di tufo, mentre lungo le piagge che fanno ala ai torrenti Carfalo e Roglio, al basso si affaccia il mattajone e in alto il tufo marino. â Anche la strada fra Saletta e Monte Foscoli è tracciata in mezzo a grandi strati di tufo conchigliare alternanti con altri straterelli della grossezza di circa un pollice, ricchissimi di testacei marini calcinati.
In cotesto tufo, e lungo la stessa via appariscono frequenti piĂš che altrove quei cogoli o rognoni globulosi di varia mole che formaronsi di piĂš strati concentrici, dei quali, come dissi allâArticolo PALAJA ComunitĂ , suole abbondare il poggio di Monte Foscoli e che in maggior quantitĂ , di mole piĂš grande e piĂš sferica incontransi nel tufo sul quale posano le mura della cittĂ di Volterra, specialmente dalla parte settentrionale fuori di porta S.
Francesco.
Non è da dire però che la marna cerulea terziaria, ossia il mattajone, resti costantemente coperta costĂ neâpoggi dal tufo marino prenominato; poichĂŠ una delle eccezioni a cotesta regola generale la presenta il poggio di Monte Foscoli, che è presso a poco al livello medesimo di quello tufaceo di Peccioli, dove nella parte superiore del paese per andare alla villa di Volpaja appartenuta al celebre anatomico Andrea Vacca, dopo aver lasciato a ponente il tufo nello stesso lato del poggio che acquapende nel torrente Carfalo, si trova il mattajone assai ricco di conchiglie univalvi e bivalvi marine, specialmente del genere ostrea.
Allâincontro attraversando da questo lato la Vallecola del Carfalo e poi quella piĂš angusta del Melagio , il mattajone continua a trovarsi sino dove fu la Badia di S. Cassiano a Carigi lungo la destra del Roglio, e seguita a mostrarsi nellâopposto lato a mezza costa nei colli di Ghizzano; al qual punto subentra il tufo conchigliare in forma globulosa ed in strati concentrici come quello di Monte Foscoli.
Strada facendo si vede in una frana fatta da un borro nel podere appellato di Monte di proprietĂ del Cav. Cosimo Antinori di Firenze un bel profilo della stratificazione del mattajone e del tufo, questo superiore, e quello inferiore in strati di potenza e di colore diversi, dove una porzione di mattajone è di tinta piĂš azzurrognola dell'altra che apparisce; forse in ragione della maggiore umiditĂ , di tinta plumbeo cupa. Questi ultimi però meno potenti, ossia piĂš sottili dei primi sono a contatto immediato di straterelli di mattajone quasi biancastro. CosĂŹ li strati di tufo che sovrappongono a quelli di mattajone variano anchâessi nellâaltezza e sono generalmente di una tinta giallo rossastra piĂš intensa del consueto.
In quanto spetta al poggio di Peccioli esso comparisce da tutte le parti coperto da profondi strati di tufo, la disposizioni e indole dei quali meglio ancora si dis tinguono nelle sue rupi, alternanti con altri strati piĂš solidi e pietrosi della stessa roccia che suole appellarsi volgarmente panchina.
La contrada è ben coltivata a semente, a vigneti e uliveti, ed anche a boschi cedui di querciuoli, ecc., le quali ultime piante prosperano, come dissi altrove a preferenza nel tufo conchigliare.
Anche la cura per la pecuaria, per le api e per i filugelli va ognor piĂš aumentando in questa comunitĂ sparsa di belle ville signorili appartenenti specialmente a famiglie nobili o assai distinte pisane.
La ComunitĂ di Peccioli mantiene due medici, un chirurgo e due maestri di scuola; uno di quei medici e uno di queâmaestri risiedono in Legoli.
Vi si tiene ogni settimana nel giorno di martedĂŹ un buon mercato di vettovaglie e mercerie. Una discreta fiera ha luogo nel primo martedĂŹ di ottobre.
QUADRO della Popolazione della ComunitĂ di PECCIOLI a quattro epoche diverse - nome del luogo: Casaglia, titolo della chiesa: S.
Giovanni (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° -, abitanti anno 1833 n° 164, abitanti anno 1840 n° - - nome del luogo: Cedri (*), titolo della chiesa: S. Giorgio (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 108, abitanti anno 1833 n° 156, abitanti anno 1840 n° 357 - nome del luogo: Fabbrica, titolo della chiesa: S. Maria (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 490, abitanti anno 1745 n° 427, abitanti anno 1833 n° 768, abitanti anno 1840 n° 884 - nome del luogo: Ghizzano, titolo della chiesa: SS.
Germano e prospero (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 404, abitanti anno 1745 n° 353, abitanti anno 1833 n° 444, abitanti anno 1840 n° 513 - nome del luogo: Legoli, titolo della chiesa: SS. Giusto e Bartolommeo (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 476, abitanti anno 1745 n° 423, abitanti anno 1833 n° 658, abitanti anno 1840 n° 769 - nome del luogo: Libbiano, titolo della chiesa: S. Pietro (Pieve), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 202, abitanti anno 1745 n° 120, abitanti anno 1833 n° 275, abitanti anno 1840 n° 261 - nome del luogo: Montecchio, titolo della chiesa: S.
Lucia (Rettoria), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 n° 143, abitanti anno 1745 n° 162, abitanti anno 1833 n° 207, abitanti anno 1840 n° 243 - nome del luogo: PECCIOLI, titolo della chiesa: S.
Verano (Prepositura), diocesi cui appartiene: Volterra, abitanti anno 1551 (ERRATA : n° 356) n° 936, abitanti anno 1745 n° 1271, abitanti anno 1833 n° 2301, abitanti anno 1840 n° 2481 - Totale abitanti anno 1551 (ERRATA : n° 2661) n° 2651 - Totale abitanti anno 1745 n° 2864 - Totale abitanti anno 1833 n° 4973 - Totale abitanti anno 1840 n° 5496 La parrocchia di Cedri contrassegnata con lâasterisco * nellâanno 1840 mandava 14 individui fuori di ComunitĂ , che non sono valutati. Allâincontro entravano in questa di Peccioli dal popolo e ComunitĂ di Capannoli 88 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 77.
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