PIEVE, PIEVINA, PIEVE VECCHIA, PIEVACCIA

(Plebs).

– Nomi generici rimasti a molte chiese battesimali di campagna abbandonate, le quali sebbene mancanti del titolo specifico ci richiamano per avventura, non dirò all’epoca dello stabilimento delle diocesi ecclesiastiche, ma sivvero all’età delle prime chiese sottomatrici, il cui distretto giurisdizionale servì più tardi di modello al perimetro civile delle respettive comunità.
– Avvagnachè il pievano, come dissi all’Art icolo BOSSOLO (S. PIERO in) era nel tempo stesso il rettore delle anime del suo piviere, ed il sindaco di quella stessa popolazione, ossia comunità. Così la casa di Dio serviva anche di sala comunitativa, e le campane della pieve chiamavano il popolo ad un doppio oggetto, cioè a cantare le glorie di Dio e a salvare nelle occorrenze dai pericoli la patria; Ad Dei gloriam et Patriae liberationem, tale si è il motto costante che leggesi scolpito in quelli strumenti sonori.
Dondechè potrebbe giovare alla storia il rintracciare nei nomi generici di Pieve vecchia i luoghi dove il popolo, ossia la plebe di quel tal distretto soleva riunirsi per adempire ai doveri di cris tiano e a quelli di cittadino.
Quindi le suddivisioni delle chiese succursali, ossiano parrocchie suffraganee di ciascuna pieve nei secoli posteriori al mille servirono di norma a formare altrettanti comunelli, rappresentati da una di quelle piccole popolazioni, la riunione delle quali costituiva la comunità più o meno vasta a tenore dell’estensione di quel dato piviere.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 237.