PONTE A MON SAN QUILICO
sul Serchio.
– Questo ponte rifatto più volte ha molte arcale sebbene non sia moltolarg.» la sua carreggiata. Esso attraversa il fiume Serchio nel punto più vicino alla citta di Lucca da cui è distante meno di un miglio. – Prese il nome di Monte S.
Quirico, chiamato per contrazione dal popolo Mon-San- Quilici, da un monticello e da una chiesa posta di fronte sulla ripa destra del fiume dov’è un borgo assai popolato lungo la strada provinciale della Freddana nella Comunità Giurisdizione Diocesi e Ducato di Lucca. – Ved. L’Art.
MONTE S. QUIRICO, al quale si può aggiungere che la chiesa di S. Quirico in Monticello nel catalogo del 1260 è qualificata monastero; e che tale fosse di fatto lo dichiarano alcune testimonianze del tempo, tra le quali un istrumento del 4 agosto anno 1227, dell’Archivio Arcivescovile di Lucca relativo a una sentenza data in Lucca nella chiesa di S. Senzio dai consoli Trèguani ad istanza del priore della chiesa e abbadia di S. Quirico in Monticello di Lucca, sotto la regola e costituzioni della Casa Dei in Francia.
Appella al Ponte S. Quirico ed alle sue diramazioni del Serchio davanti a Lucca 1o storico Giovanni Villani, allorchè, al Capitolo 140 del Lib. XI della sua Cronica, discorrendo, come l’oste de’Fiorentini dal 10 al 19 maggio 1341 si strinse a Lucca per fornirla, e non potendo ciò effettuare, Lucca s’arrendè ai Pisani, egli lasciò scritto che, la mattina per tempo del di 10 maggio di quell’anno si mosse l’oste fiorentina da S. Pietro in Campo, e non potendo aver coi nemici battaglia, i Fiorentini passarono i primi due rami del fiume Serchio; ma il terzo ramo (il Serchio attuale) era dai nemici ingrossato per acqua ritenuta, e per pioggia incominciata, in guisa che la sera non lo poterono passare, sicchè quella notte con grande disagio e penuria di vitluaglia e di tutte cose, e inquietati dai nemici, stettono in su quell’isola (fria il secondo e il terzo ramo del Serchio) facendo lare in detta notte un gran ponte di legname per passare sopra quel ramo del Serchio.
Il di appresso (11 maggio) passò tutta l’oste di là alquanto sopra il Colle di S. Quirico dov’era un forte battifolle guarnito per li Pisani alla guardia del poggio e del Ponte S. Quirico.
Veggendo i Pisani (continua lo storico) che i nostri avevano passato il fiume e temendo di perdere la fortezza di S. Quirico, vi mandarono più gente alla difesa del battifolle e del ponte, ecc.
Allora il nostro capitano accorgendosi di non poter fornire Lucca, fece retrocedere l’oste, la quale a dì 19 maggio 1342 tornossi di là dal Serchio dond’era venuta, ripassando il fiume (il ramo orientale ossia l’Ozzori) prese la via d’Altopascio, ecc. – Ved. l’Art. LUCCA Vol. II.
pag. 888 e 891.
A quella età il Ponte S. Quirico era interamente di legname, come conveniva in tanta vicinanza di un fortilizio o battifolle, ma nell’anno 1363 le pile di cotesto ponte furono fatte di pietra. Però non poterono da sè reggere all’urto straordinario delle piene del Serchio, sicchè il ponte nella prima metà del sec. XVII con spavento grandis simo della città rovinò affatto. Alla quale sventura riparò la Repubblica lucchese quando nel 1641 lo fece costruire di pietra con la direzione dell’architctto Bramante Soldini, siccome costa dalla seguente iscrizione ivi murata: PUBLICAE VIATORUM SECURITATI LIGNEUM PONTEM VETUSTATE FERE COLLAPSUM S. P. Q. L.
LAPIDEUM HUMC A FUNDAMENTIS REFECIT. A. MDCXLL BRAMANTE SOLDINI OPIFICE.
Ma stante il progressivo rialzamento del letto del Secchio essendo rimasti troppo anguste le luci degli archi, lo stesso ponte da una piena del 1813 fu di nuovo atterrato, e quindi riedificato ad archi più ampli tra il 1816 e il 1820 nel modo che ora si vede.
Quirico, chiamato per contrazione dal popolo Mon-San- Quilici, da un monticello e da una chiesa posta di fronte sulla ripa destra del fiume dov’è un borgo assai popolato lungo la strada provinciale della Freddana nella Comunità Giurisdizione Diocesi e Ducato di Lucca. – Ved. L’Art.
MONTE S. QUIRICO, al quale si può aggiungere che la chiesa di S. Quirico in Monticello nel catalogo del 1260 è qualificata monastero; e che tale fosse di fatto lo dichiarano alcune testimonianze del tempo, tra le quali un istrumento del 4 agosto anno 1227, dell’Archivio Arcivescovile di Lucca relativo a una sentenza data in Lucca nella chiesa di S. Senzio dai consoli Trèguani ad istanza del priore della chiesa e abbadia di S. Quirico in Monticello di Lucca, sotto la regola e costituzioni della Casa Dei in Francia.
Appella al Ponte S. Quirico ed alle sue diramazioni del Serchio davanti a Lucca 1o storico Giovanni Villani, allorchè, al Capitolo 140 del Lib. XI della sua Cronica, discorrendo, come l’oste de’Fiorentini dal 10 al 19 maggio 1341 si strinse a Lucca per fornirla, e non potendo ciò effettuare, Lucca s’arrendè ai Pisani, egli lasciò scritto che, la mattina per tempo del di 10 maggio di quell’anno si mosse l’oste fiorentina da S. Pietro in Campo, e non potendo aver coi nemici battaglia, i Fiorentini passarono i primi due rami del fiume Serchio; ma il terzo ramo (il Serchio attuale) era dai nemici ingrossato per acqua ritenuta, e per pioggia incominciata, in guisa che la sera non lo poterono passare, sicchè quella notte con grande disagio e penuria di vitluaglia e di tutte cose, e inquietati dai nemici, stettono in su quell’isola (fria il secondo e il terzo ramo del Serchio) facendo lare in detta notte un gran ponte di legname per passare sopra quel ramo del Serchio.
Il di appresso (11 maggio) passò tutta l’oste di là alquanto sopra il Colle di S. Quirico dov’era un forte battifolle guarnito per li Pisani alla guardia del poggio e del Ponte S. Quirico.
Veggendo i Pisani (continua lo storico) che i nostri avevano passato il fiume e temendo di perdere la fortezza di S. Quirico, vi mandarono più gente alla difesa del battifolle e del ponte, ecc.
Allora il nostro capitano accorgendosi di non poter fornire Lucca, fece retrocedere l’oste, la quale a dì 19 maggio 1342 tornossi di là dal Serchio dond’era venuta, ripassando il fiume (il ramo orientale ossia l’Ozzori) prese la via d’Altopascio, ecc. – Ved. l’Art. LUCCA Vol. II.
pag. 888 e 891.
A quella età il Ponte S. Quirico era interamente di legname, come conveniva in tanta vicinanza di un fortilizio o battifolle, ma nell’anno 1363 le pile di cotesto ponte furono fatte di pietra. Però non poterono da sè reggere all’urto straordinario delle piene del Serchio, sicchè il ponte nella prima metà del sec. XVII con spavento grandis simo della città rovinò affatto. Alla quale sventura riparò la Repubblica lucchese quando nel 1641 lo fece costruire di pietra con la direzione dell’architctto Bramante Soldini, siccome costa dalla seguente iscrizione ivi murata: PUBLICAE VIATORUM SECURITATI LIGNEUM PONTEM VETUSTATE FERE COLLAPSUM S. P. Q. L.
LAPIDEUM HUMC A FUNDAMENTIS REFECIT. A. MDCXLL BRAMANTE SOLDINI OPIFICE.
Ma stante il progressivo rialzamento del letto del Secchio essendo rimasti troppo anguste le luci degli archi, lo stesso ponte da una piena del 1813 fu di nuovo atterrato, e quindi riedificato ad archi più ampli tra il 1816 e il 1820 nel modo che ora si vede.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 521.
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