PRATO MAGNO
giĂ MONTE MAGNO, non mai Pianto Magno, fra il Val dâArno casentinese, e il Val dâArno superiore.
â Ă uno dei contrafforti piĂš elevati del Appennino che si attacca verso grecale con le montuositĂ di Vallombrosa e della Consuma , mentre nella parte di scirocco confonde il suo nome con quello dellâAlpe di S.
Trinita che scende verso Subbiano a separare il casentino dal Val dâArno aretino.
La sua piĂš elevata sommitĂ fu trovata dal Cavaliere P.
Inghirami dentro il territorio della ComunitĂ di Loro nel Val dâArno superiore, a braccia 2707,4; mentre dalla parte del Casentino al segnale di Reggello nella ComunitĂ di Castel S. Niccolò una prominenza dello stesso monte si alza 2600 braccia, vale a dire braccia 107 e 1/2 inferiore allâaltra cima, alla quale resta superiore 118 braccia la montagna della Falterona, ed è ad essa inferiore il varco della Consuma di braccia 911,7.
Fu creduto da alcuni che questa montagna si appellasse Pianto Magno, mentre sotto nome di Prato maggio, o maggiore, una localitĂ nella diocesi aretina è rammentata in due privilegi scritti nel marzo dellâanno 1015 e del 1028 da Adalberto e da Teobaldo vescovo di Arezzo, di sopra rammentati, dove si tratta di una chiesa e di una corte in Prato majo o Prato magno donata alla mensa vescovile aretina dalla contessa Willa. â Vedere PRATO-ANTICO.
â (Arch. della Cattedrale di Arezzo).
In oltre un Monte Maggio posto in Val dâAmbra è rammentato negli annali Camaldolensi, e di un altro situato nel distretto di Castel Fiorentino fanno parola le carte dellâArch. Archiv. Fior. spogliate in quel Bullettone.
AllâArticolo MONTAGNA FIORENTINA dissi, che questa montuositĂ era situata sulle spalle dei monti di Vallombrosa e di Prato Magno, la quale abbracciava i territori comunitativi di Montemignajo e di Castel S.
Niccolò, e che solamente dopochè quei popoli si diedero a al Comune di Firenze quella parte di Prato Magno fu appellata la Montagna fiorentina .
Rapporto alla qualitĂ delle rocce che incontransi costĂ veggansi gli articoli delle ComunitĂ di LORO, di PIAN DI SCOâ, di CASTEL FRANCO DI SOPRA, di MONTE MIGNAJO, di CASTEL S. NICCOLOâ, di RAGGIOLO DI TERRA NUOVA.
Trinita che scende verso Subbiano a separare il casentino dal Val dâArno aretino.
La sua piĂš elevata sommitĂ fu trovata dal Cavaliere P.
Inghirami dentro il territorio della ComunitĂ di Loro nel Val dâArno superiore, a braccia 2707,4; mentre dalla parte del Casentino al segnale di Reggello nella ComunitĂ di Castel S. Niccolò una prominenza dello stesso monte si alza 2600 braccia, vale a dire braccia 107 e 1/2 inferiore allâaltra cima, alla quale resta superiore 118 braccia la montagna della Falterona, ed è ad essa inferiore il varco della Consuma di braccia 911,7.
Fu creduto da alcuni che questa montagna si appellasse Pianto Magno, mentre sotto nome di Prato maggio, o maggiore, una localitĂ nella diocesi aretina è rammentata in due privilegi scritti nel marzo dellâanno 1015 e del 1028 da Adalberto e da Teobaldo vescovo di Arezzo, di sopra rammentati, dove si tratta di una chiesa e di una corte in Prato majo o Prato magno donata alla mensa vescovile aretina dalla contessa Willa. â Vedere PRATO-ANTICO.
â (Arch. della Cattedrale di Arezzo).
In oltre un Monte Maggio posto in Val dâAmbra è rammentato negli annali Camaldolensi, e di un altro situato nel distretto di Castel Fiorentino fanno parola le carte dellâArch. Archiv. Fior. spogliate in quel Bullettone.
AllâArticolo MONTAGNA FIORENTINA dissi, che questa montuositĂ era situata sulle spalle dei monti di Vallombrosa e di Prato Magno, la quale abbracciava i territori comunitativi di Montemignajo e di Castel S.
Niccolò, e che solamente dopochè quei popoli si diedero a al Comune di Firenze quella parte di Prato Magno fu appellata la Montagna fiorentina .
Rapporto alla qualitĂ delle rocce che incontransi costĂ veggansi gli articoli delle ComunitĂ di LORO, di PIAN DI SCOâ, di CASTEL FRANCO DI SOPRA, di MONTE MIGNAJO, di CASTEL S. NICCOLOâ, di RAGGIOLO DI TERRA NUOVA.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1841, Volume IV, p. 663.
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