SANTA CROCE, SANTACROCE, o S. CROCE

nel Val d'Arno inferiore.

– Terra grossa capoluogo di Comunità con chiesa collegiata (S. Lorenzo prepositura), nella Giurisdizione appena due miglia toscane a levante di Castelfranco di sotto, Diocesi di Sanminiato, già di Lucca, Compartimento di Firenze.
Il ch. Lami, cui Santa Croce fu patria, parlando dell'origine di questa Terra opinò che una chiesa dedicata alla Santa Croce, o al Volto Santo di Lucca, dasse occasione a fabbricare costà nell'antico distretto e diocesi lucchese un paese cui fu dato lo stesso nome, invitata la gente, diss'egli, dalla comodità del sito come opportunissimo per accorrervi ad abitarlo.
Essa è attraversata dalla strada provinciale del Val d'Arno di sotto, lungo la ripa destra del fiume Arno, tagliata a squadra da dieci vie traverse, che sono quasi equidistanti fra loro; sotto il grado 28° 27' longitudine ed il grado 43° 2’ 8" di latitudine, quasi miglia toscane due a libeccio di Fucecchio, circa 4 miglia toscane a maestr. di San Miniato, e intorno a 6 a levante di S. Maria a Monte, 27 miglia toscane a ponente di Firenze, 21 a levante di Pisa, e 20 a scirocco di Lucca.
Diede lustro alla Terra di Santa Croce la Beata Cristiana, la quale sul declinare del secolo XIII fondò nella sua patria un devoto monastero, dove vivono tuttora esemplarmente sotto la regola di S. Agostino circa trenta monache. – Innanzi dell’attuale unica parrocchia di S.
Lorenzo, stata prioria poscia prepositura, esistevano ne’contorni di Santa Croce quattro chiese parrocchiali, del piviere di S. Maria a Monte, due delle quali verso ponente, S. Tommaso di Vignale e S. Andrea del Val d’Arno, la terza S. Donato a Mugnana di Oltrarno sotto l’antico pievanato di Fabbrica di Cigoli, e la quarta dalla parte di levante, sotto il titolo di S. Vito di S. Croce, o alla Villa del pievanato di Cappiano. – (Vedere il catalogo delle chiese della Diocesi di Lucca compilato nel 1260).
Cotesta Terra per quanto non si trovi nominata prima del secolo XIII, pure essa era già circondata di mura sino dall’anno 1289 come rilevasi dalla notizia che si ha dell'epoca in cui la beata Oringa Cristiana fondò in quell'anno il suo monastero dentro la Terra di Santa Croce appoggiato però alle mura castellane. – (LAMI, Odepor.
pag. 294 e altrove). Coteste mura castellane furono in gran parte atterrate dalla terribile inondazione dell’Arno del 1333. – (GIO. VILLANI, Cronica Lib. XI. cap. p.) La villa poi di Mugnano o Muniano attualmente alla sinistra dell'Arno dirimpetto a Santa Croce, era quella stessa ha dato il distintivo alla chiesa di S. Donato d'oltr'Arno, la quale prima del secolo X, sembra che fosse alla destra dello stesso fiume. Tale almeno ce la figura una membrana dell’Arch. Arciv. Lucch. del 9 aprile 909 pubblicata nel Vol. V.P. II. delle Memor. Lucch., dove si tratta del cambio di una casa massarizia posta in loco Muniano inter fluvio Arno et Arme (cioè fra l’Arno e la Gusciana) mentre nel secolo XIII si trova essa compresa nel piviere di Fabbrica di Cigoli, che resta nell’Oltrarno. – Vedere MUGNANO nel Val d'Arno inferiore.
Questa villa di Mugnano, o Muniana , con la sua chiesa di S. Donato è rammentata in un istrumento rogato nell’anno 1311 in Ecclesia S. Donati de Mugnano . – (LAMI, Odepor. pag. 353.) Portava il nomignolo di Mugnano un’altra villa dove fu un’altra chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo, compresa al pari della prima nel piviere della Fabbrica di Cigoli, ma soggetta alla Comunità e Giurisdizione di Sanminiato. – Essa è rammentata non solamente da Gio. Lelmi nel suo Diario sanminiatese, ma ancora nel catalogo delle chiese della diocesi di Lucca del 1260 insieme con l’altra di S. Donato de Muniana.
La più antica memoria autentica superstite in cui trovo nominata la Comunità di Santa Croce del Val d'Arno inferiore è un istrumento del 27 novembre 1224, col quale i camarlinghi delle gabelle de’contralti del Comune di Firenze avendo inteso che la Comunità di Santa Croce del Val d'Arno aveva fatto notificazione ad oggetto di vendere i pascoli ed i boschi da pastura spettanti alla Comunità stessa per l’annuo fitto di cento fiorini d’oro, ed avendo quegli uffiziali esaminato le precedenti convenzioni state fatte fra la Comunità di Santa Croce ed il Comune di Firenze, decisero di annullare e cassare la notificazione sopra indicata. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Comunità di Santa Croce).
Cotesto documento frattanto ci scuopre non solo che la Terra di Santa Croce fino dal 1224 era costituita in corpo comunitativo, ma che i suoi abitanti avevano già stabiliti de’patti con il Comune di Firenze, dal quale Comune doveva dipendere a quella età il popolo di Santa Croce, siccome tornò ad assoggettarvisi dopo il temporario possesso, dal 1261 al 1267, che a nome del re Manfredi ne prese il conte Guido Novello suo vicario in Toscana.
All'Articolo FUCECCHIO dissi, che dal 1270 in poi rispetto al territorio delle Cerbaje si suscitarono frequenti controversie fra le Comunità di Fucecchio, di Santa Croce e di Castel Franco di sotto.
Poiché, a partire dal 1284, esiste un compromesso fatto in detto anno dai sindaci delle tre Comunità sunnominate per rimettere le vertenze sulle Cerbaje al potestà e capitano del popolo di Lucca, i quali adunati con gli anziani, i consoli ed i consiglieri, generali del popolo in pubblico parlamento; discussero la questione nel palazzo nuovo di S. Michele in Foro; ed è relativo alle stesse controversie altro lodo pronunziato nel 27 settembre del 1287 da Bernardino della Porta potestà e da Corrado di Brescia capitano del popolo di Lucca, entrambi eletti dai sindaci dei tre popoli prenominali in causa di confini territoriali nelle Cerbaje fra le loro Comunità. – (LAMI, Odeporic.
pag 408 e segg.) Dopo però che Uguccione della Faggiuola si rese signore di Pisa e poi di Lucca, (1315) alcune castella del Val d’Arno inferiore, dipese fino allora dai Lucchesi, si diedero in guardia ai Fiorentini. – Di questo numero fu Santa Croce, che i Pisani in un medesimo dì, innanzi che terminasse l’anno stesso, conquistarono insieme con S.
Maria Monte e Castelfranco. Ma nell'anno 1323 le stesse terre ricaddero temporariamente in potere delle genti di Castruccio Antelminelli capitano generale de’Lucchesi, e sebbene nel maggio del 1324 succedesse battaglia presso Castelfranco tra le genti d'arme di Castruccio e la guarnigione de’Fiorentini, che occupavano Castelfranco, con l'ajuto da Fucecchio sopraggiunto a quest’ultimi furono messe in rotta le Lucchesi. – (G. VILLANI, Cronica Lib. IX. Cap. 252). Con tutto ciò l'anno dopo allo stesso Castruccio riescì di occupare armata mano i paesi fra la Gusciana e l'Arno, compreso il passo del ponte a Cappiano, il quale fu preso nel giugno del 1325, ma tenuto per poco dall'armata fiorentina, mentre nel settembre successivo tutto quell'esercito rimase sconfitto da Castruccio nei campi dell’Altopascio.
Però alla fine del luglio del 1327 i Fiorentini con numerose masnade e con le genti d’arme del duca di Calabria loro vicario feciono oste sopra Castruccio nel Val d'Arno inferiore; per cui avendo passato la Gusciana, occuparono le Terre di Santa Croce, di Castelfranco, e di S. Maria a Monte, l'ultima delle quali pochi giorni dopo (a agosto) presero di assalto, mentre nel 10 agosto ebbero a patti anche la rocca.
Aggiunge il Villani, come, dappoiché il duca di Calabria venne vicario in Firenze, la qual cosa accadde nel 31 luglio 1326, infino alla tornata della detta oste in Firenze, che fa pochi di più d'un anno (agosto 1317) si trovò che il Comune medesimo, calcolato il salario del duca (ch’era di 2000,000 fiorini) aveva speso più di 500,000 fiorini d’oro (circa 7 milioni delle nostre lire attuali), lo che sarebbe gran cosa ad un ricco reame; e tutti questi denari, soggiunge lo storico, uscirono delle borse de’Fiorentini. – (Cronic. cit. Lib. X cap. 30.) Finalmente per patti accettati in Firenze sotto dì 4 dicembre del 1330, nel tempo che un esercito dellu repubblica stava all’assedio della città di Lucca, gli uomini di Fucecchio, di Santacroce e di Castelfranco , le quali Terre tutte erano state fino allora alla guardia de’Fiorentini, si sottomisero di libera volontà come distrettuali al Comune di Firenze, con obbligo di pagare l'estimo della lira, e ciascuna di dette Terre l'annuo tributo di un cero grande figurato da offrirsi nel giorno della festa di S. Giovanni Battista in Firenze. – (G. VILLANI, Cronica, Lib. X, cap. 165).
Dopo l’inutile congresso di Le rici, tenuto nel gennajo del 1334, essendo ricominciata la guerra, per non lasciar prendere forza al legato pontificio ed al re Giovanni di Boemia, le truppe fiorentine ch'erano in Val di Nievole, cavalcarono sopra Borgo a Buggiano, mentre quelle di Lucca correvano sopra Fucecchio e Santacroce, dove levarono grande preda di bestie grosse. – (G. VILLANI, Cronica, Lib. XI cap. 5.) Ho già detto qualmente le terre del Valdarno di sotto fino dal dicembre del 1330 si erano sottomesse come distrettuali alla Signoria di Firenze; ma dopo tutto ciò gli uomini di Santacroce avendo contemplato gli oneri dai quali il loro paese dal governo fiorentino era stato gravato, con deliberazione del 27 gennajo 1356, o 1357 a stile comune, risolverono di pagare all’uffizio de’regolatori dell'entrate e uscite del Comune di Firenze, invece dei soliti aggravj, la somma annua di lire 990; proposizione stata dai reggitori della Repubblica Fiorentina accettata.
Quindi quasi un secolo dopo la Signoria di Firenze con provvisione del 28 aprile 1452 concesse al Comune di Santacroce per sei anni una diminuzione della tassa solita, a condizione che gli uomini di Santacroce con quell’avanzo costruissero di nuovo i muri del loro castello stati, o rovinati o guasti dalle inondazioni dell’Arno – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Com. di Santacroce).
Dello stesso anno 1452, sotto dì 10 ottobre esiste nell’Arch. Dipl. Fior. fra le membrane della collegiata di S. Lorenzo in Santacroce un istrumento rogato in Roma relativo all’elezione fatta da Niccolò dei Bonaparte da Sanminiato, auditore del cardinal Giovanni Orsini, di un suo sindaco nella persona del rettore della chiesa de’SS.
Jacopo e Filippo a Pancole di Sanminiato, affinchè presentasse a chi spettava le lettere apostoliche onde il Bonaparte fosse provvisto della chiesa di S. Vito di Santacroce per governarla tanto nello spirituale come nel temporale. Dal quale mandato sembra di rilevare, che la chiesa di S. Vito presso le quarta chiesa parrocchiale di S.
Andrea trattano due mura di Santacroce continuava parrocchiale anco nel 1452. In quanto poi all’altra chiesa di S. Tommaso al Vignale, che essa nel 1381 si conservasse fra le parrocchie di Santacroce lo dichiara la spedizione delle bolle fatta in detto anno li 23 maggio dal pievano di S. Maria a Monte al prete Jacopo di Simone presentato dai parrocchiani di S. Tommaso al Vignale, e messo dal pievano in possesso li 26 maggio dell'anno medesimo. – (LAMI, Odepor. pag. 678.) Rispetto alla chiesa di S. Donato di Mugnana della pieve di Fabbrica, altra cura antica di Santacroce, essa è rammentata in un istrumento del 1414 per l’elezione del suo rettore (ivi pag. 295), come pure dagli istrumenti del 1315 e 1322 citati dallo stesso Lami. – (ivi, pag. 359).
Comunque sia, rispetto alla soppressione delle quattro parrocchie prenominate, e della traslazione de’loro titoli in quattro altari della nuova chiesa di S. Lorenzo in Santacroce, non resta dubbio per ammettere, che una almeno di quelle quattro chiese (S. Vito di Santa Croce) si conservava cura nel 1452, e che tale si mantenne fino a tutto il sec. XV. Cotesto fatto è dimostrato da un articolo delle costituzioni date nell'episcopio di Lucca li 28 gennajo 1451 da Sietano Trenta vescovo di quella città in aumento alla bolla spedita nel 1442 dal Vescovo Baldassarre Manni suo antecessore.
Nelle quali costituzioni, state poco dopo approvate dal Pontefice Niccolò V, trovansi registrati i capitoli riguardanti le controversie tra il priore di Santa Croce, ed i cappellani delle 4 chiese parrocchiali di S. Vito, S.
Andrea, S. Tommaso e S. Donato. – (Odepor. cit. da pag.
303 a 309).
Fu veramente nel 1500, quando il vescovo di Lucca Felino Maria Sandei convertì le quattro parrocchie sopranominate in altrettanti canonicati della prioria di S.
Lorenzo in Santacroce cui in seguito vennero aggiunti altri sette, che in tutto formarono 11 canonici di quella collegiata.
Uno de’parrochi più distinti della chiesa di S. Lorenzo fu Vincenzo di Banduccio Duranti di Santacroce, il quale fino dalla seconda decade del secolo XVI fu priore di cotesta chiesa, cui egli accrebbe la dote, l'ampliò e la tenne in benefizio anche dopo aver ottenuto nel 1529 il vescovado d'Orvieto.
Egli morì nel 1548, nell'anno stesso in cui un di lui pronipote, Gio. Battista d'Antonio di Francesco Duranti, impetrò dalla curia romana l’investitura di uno di quei canonicati sotto il titolo di S. Tommaso, e la cappellania di S. Antonio, posta nella stessa chiesa parrocchiale di S.
Lorenzo a Santacroce. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte della Collegiata di Santa Croce.) Della provenienza medesima è un’altra pergamena contenente un breve dato in Sanminiato li 6 novembre 1654, col quale Gio. Francesco Bonaparte vicario generale di Pietro Frescobaldi vescovo di Sanminiato investì Domenico Bartolommeo del fu Ridolfo de’Vecchiani da Santacroce della chiesa parrocchiale di S.
Lorenzo di detta Terra, ch’era padronato di quel Comune, stante la morte del priore Santi dei Turi.
Il primo vescovo che eresse in prioria collegiata la chiesa parrocchiale di S. Lorenzo fu Baldassarre Manni vescovo di Lucca, mediante bolla del 1442. Due buoni secoli dopo i vescovi di Sanminiato accordarono al priore di S.
Lorenzo a Santa Croce il titolo di preposto.
Ma ciò che rende maggior lustro alla Terra in discorso è l'essere stata culla e l'avere visto nascere verso la metà del secolo XIII la vergine ed ora Beata Cristiana . Fu poi nel 1279 quando gli abitanti di Santa Croce donarono alla donzella predetta una casa posta presso le mura castellane, affinchè potesse erigervi, come fece, un monastero di monache sotto la regola di S. Agostino, dove nel 1286 la stessa Cristiana era badessa, e la cui chiesa annessa fu dedicata a S. Maria Novella e a S.
Michele. In favore pertanto di quelle recluse il vescovo di Lucca Paganello de’Porcaresi con bolla del 16 marzo 1398 ordinò che la badessa e le monache di S. Maria e S.
Michele di Santa Croce restassero stabilmente in clausura; concedendo loro facoltà di eleggersi il confessore e di poterlo far abitare per maggiore comodità nelle case annesse al detto monastero.
Cotesti privilegi furono la continuazione di altri stati accordati a quelle monache dal cardinale legato in Toscana, Pietro Valeriano, mediante un breve dato in Firenze li 16 settembre del 1296, confermato 90 anni dopo dal vescovo di Lucca Fr. Giovanni Saluzzi di Fucecchio sotto di 26 ottobre del 1386 che poi nel primo dicembre del 1441 anche dal vescovo Baldassarre Manni venne rinnovato. – (LAMI, Mon. Eccl. Flor. pag. 195- 199).
Nel balzello imposto dalla Rep. Fior. nel dicembre del 1444 a tulli i popoli del contado e distretto di Firenze e di Pisa, la Comunità di Santa Croce compresa sempre nel distretto fiorentino, trovossi tassata in 100 fiorini d'oro, quella di Fucecchio in fiorini 200, l'altra di Castelfranco di sotto per fiorini 80, e la Comunità di S. Maria a Monte per soli fiorini 40.
MOVIMENTO della Popolazione della TERRA DI SANTA CROCE a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici dei due sessi -; numero delle famiglie 213; totale della popolazione 1214.
ANNO 1745: Impuberi maschi 406; femmine 391; adulti maschi 529, femmine 536; coniugati dei due sessi 796; ecclesiastici dei due sessi 95; numero delle famiglie 469; totale della popolazione 2753.
ANNO 1833: Impuberi maschi 736; femmine 728; adulti maschi 610, femmine 662; coniugati dei due sessi 1394; ecclesiastici dei due sessi 73; numero delle famiglie 783; totale della popolazione 4203.
ANNO 1840: Impuberi maschi 743; femmine 701; adulti maschi 642, femmine 637; coniugati dei due sessi 1394; ecclesiastici dei due sessi 59; numero delle famiglie 770; totale della popolazione 4176.
Comunità di Santa Croce. – Il territorio di questa comunità, diviso e staccato in due porzioni quasi eguali occupa una superficie di 78053 quadrati, 303 de’quali sono presi da corsi di acque e da strade.
Vi si trovava nel 1833 una popolazione di 6678 abitanti, a proporzione media di circa 72 persone per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Il territorio nel quale è compreso il capoluogo confina dal lato di levante con quello comunitativo di Fucecchio, dalla parte di scirocco e di ostro mediante l’Arno con la Comunità di Sanminiato, e dal lato di grecale girando per settentrione e ponente sino all’Arno con quello della Comunità di Castelfranco di sotto; il qual ultimo territorio, come si disse all’Articolo CASTELFRANCO DI SOTTO, Comunità, disgiunge la seconda porzione del territorio comunitativo di Santa Croce da quella del capoluogo, ed in essa nel 1833 abitavano 3247 individui spettanti alle due parrocchie di Orentano e di Staffoli.
Imperocché quest’ultima, proporzione di territorio disunito sebbene appartenente alla Comunità di Santa Croce, dal lato di settentrione e di ponente confina con la porzione staccata della Comunità di Castelfranco di sotto, la quale rasenta la gronda orientale del padule e lago di Bientina.
Dal lato poi volto a libeccio si tocca con il territorio della Comunità di S. Maria Monte, mediante lo stretto di Staffoli, in fondo al quale dirimpetto a ostro ritrova l’altra porzione di territorio spettante al capoluogo di Castelfranco, con la quale dopo essersi la nostra diretta da ponente a levante forma un angolo quasi retto per indirizzarsi a settentrione.
Costì sottentra di faccia a levante la Comunità di Fucecchio, e con quest'ultima l'altra tocca dirimpetto a settentrione un segmento del territorio comunitativo di Monte Carlo dove la nostra ritrova la porzione disunita spettante alla Comunità di Castelfranco di sotto.
Il canale della Gusciana ed il Poggio Adorno separano il territorio del capoluogo di Santa Croce da quello staccato di Staffoli e Orentano, in modo che quest'ultimo trovasi incluso tutto nelle Cerbaje.
Fra i corsi maggiori d’acqua che attraversano la prima porzione di questo territorio, contasi l’Arno il quale passa al suo ostro, mentre lambisce l’estremo suo confine di fronte a settentrione il canale della Gusciana.
L'altra porzione di territorio non ha corsi d'acqua, comecchè lo rasenti dal lato di maestrae e di ponente il padule di Bientina.
Fra le strade rotabili oltre la regia traversa di Val di Nievole che passa per Staffoli, ve ne sono due provinciali.
Una denominata impropriamente Via Francesca, staccasi dalla regia Lucchese presso la Pieve a Nievole avviandosi nella direzione di scirocco per Monsummano basso, Castel Martini, Fucecchio, Santa Croce, Castelfranco di sotto sino al ponte nuovo presso Bocca d’Usciana. L’altra che è veramente l’antica Via Francesca , appellasi odiernamente Strada Lucchese romana. Essa passa per il Gallero e l'Altopascio e rasenta i lembi a grecale del territorio disunito di Staffoli eOrentano innanzi di avviarsi per l'Altopascio a Lucca. – È poi comunitativa l’antica strada che in linea retta attraversa il territorio del capoluogo, a partire da Santa Croce fino al ponte omonimo sul canale della Gusciana, la quale di là prosegue nel territorio di Castelfranco di sotto, salendo sul Poggio Adorno, di dove riscende dal fianco opposto per riunirsi alla Via Francesca, ossia provinciale Lucchese romana.
Dissi che quest'ultima strada comunitativa è antica siccome parimenli antico è il ponte al passo della Gusciana, stato fortificato da una torre nel modo che lo manifestano molti documenti, e fra gli altri due deliberazioni prese dal governo della Repubblica di Lucca negli anni 1284 e 1287, rispetto ai confini controversi fra la Comunità di Santa Croce e quelle di Fucecchio e di Castelfranco di sotto. – Vedere POGGIO ADORNO.
Inoltre sul canale del la Gusciana fino dal secolo XIII esisteva un mulino con steccaja di pertinenza della Comunità di Santa Croce. difeso da un fortilizio a tenore di un ordine dato li 16 luglio del 1305 dai reggitori della Repubblica Fiorentina – (Vedere sopra).
Pel qual mulino fra il Comune di Santa Croce e quello di Fucecchio si accesero liti, che duravano ancora nel principio del secolo XVI, nel modo che può rilevarsi da un compromesso e successiva sentenza del 5 maggio 1505, data nella sala di udienza degli anziani di Fucecchio da maestro Domenico del fu Niccolò de’Canacci di Firenze arbitro designato nella causa che verteva fra i due Comuni predetti rispetto al mulino e steccaja sopra il fiume Guscina. – (ARCH.
DIPL. FIOR. Carte della Com. di Santa Croce).
In quanto poi al secolo che cuopre la superficie delle due sezioni di cotesto territorio, esso è tutto di alluvione sparso di ciottoli e di grosse ghiaje di alberese e di macigno trascinatevi dal superiore Mont’Albano. – Assai produttivo in granaglie ed in piante baccelline e filamentose è quello fra l’Arno e la Gusciana ridotto tutto a poderi e a campi contornati di viti maritate a loppi, le quali danno molto sebbene debole vino; mentre nel territorio disunito di Staffoli e di Orentano abbondano sempre le macchie di alto fusto e cedue di querci, lecci, ontani e quercioli, per quanto non vi manchino poderi in mezzo ad ottime pasture, le ultime delle quali forniscono copioso foraggio agli animali da frutto, specialmente del genere bovino e porcino.
La popolazione di Santa Croce è assai laboriosa. e le campagne sono ben coltivate.
Vi si conta una stamperia con tre conce di pelli, due tintorie ed altrettante gualchiere; l’industria maggiore peraltro di quegli abitanti consiste nella costruzione de’navicelli che conducono a Livorno e a Firenze per trasportarvi generi interni, o d'oltremare. – Un altro genere d’industria è quello che procacciano molti Santecrocesi ai loro figli appena fatti adulti coll’inviarli per la Toscana, provvisti di pochi e meschini generi onde venderli o farne cambio con altri esonerando così di buon'ora le loro famiglie dalle spese di vitto e di vestiario.
In Santa Croce non vi sono nè mercati settimanali nè fiere annuali, trovandosi cotesta Terra molto vicina a Castelfranco ed a Fucecchio, nei quali paesi si tengono, oltre varie fiere annuali, anco mercati settimanali nel lunedì e nel mercoledì.
La Comunità mantiene nel capoluogo un medico, un chirurgo, un maestro di scuola, ed un'altro maestro di scuola essa tiene nel paese disunito di Orentano.
Santa Croce vide nascere nel secolo passato due letterati, il più insigne de’quali fu il celebre proposto Giovanni Lami, che spetta alla prima metà del secolo XVIII, mentre nella seconda metà venne costì alla luce l'erudito poeta Averardo Genovesi, che morì nel 1842 professore di belle lettere in Sanminiato.
Il potestà di Santa Croce trovasi in Castelfranco, il vicario regio in Fucecchio, dove sono la cancelleria comunitativa e l’uffizio d'esazione del Registro. L'ingegnere di Circondario sta in Sanminiato, dov'è il suo tribunale di Prima istanza; la conservazione delle Ipoteche trovasi in Pisa.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di SANTA CROCE a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Orientano (1), titolo della chiesa: S.
Lorenzo (Pieve), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 862, abitanti anno 1833 n° 2676, abitanti anno 1840 n° - nome del luogo: SANTA CROCE, titolo della chiesa: S.
Lorenzo (Prepositura Collegiata), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 2753, abitanti anno 1833 n° 4203, abitanti anno 1840 n° 4426 - nome del luogo: Staffoli, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Sanminiato (già Lucca), abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 254, abitanti anno 1833 n° 571, abitanti anno 1840 n° 674 - Totale abitanti anno 1551: n° 1214 - Totale abitanti anno 1745: n° 3869 - Totale abitanti anno 1833: n° 7450 - Totale abitanti anno 1840: n° 6788 N.B. Dalla parrocchia contrassegnata con la nota (1) nelle ultime due epoche entravano nella Comunità di Castelfranco di Sotto - anno 1833, abitanti n° 772 - anno 1840, abitanti n° 1161 - RESTANO anno 1833: abitanti n° 6678 - RESTANO anno 1840: abitanti n° 5627
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 137.