SANTA LUCE, o SANTA LUCE
in Val di Fine nelle Colline superiori pisane.
– Piccolo castello ridotto a villaggio alquanto lungi dalla chiesa plebana che le diede il nome (S. Angelo) capoluogo di Comunità nella Giurisdizione e circa 9 miglia a ostro di Lari, Diocesi e Compartimento di Pisa.
È situato sopra una delle più eminenti colline superiori pisane, le quali si attaccano dal lato orientale con la piccola giogana de' poggi che si prolunga nella linea di settentrione a ostro verso Chianni, Montevaso e la Castellina sino a Riparbella.
Nella parte più alta del villaggio esistono gli avanzi della rocca con alcuni resti di una torre di pietre quadrate ed il cassero o torrione appartenuti al castello di S. Luce.
Trovasi fra il grado 28° 14' di longitudine ed il grado 43° 31' e 4" latititudine, 10 miglia toscane a grecale di Rosignano, 19 a scirocco levante di Livorno e a 3 a ostro scirocco di Pisa.
Dissi, che questo castello ripete il nome dal titolare della sua pieve, fondato in un istrumento dell' Arch. Arciv.
pisano del 18 maggio (ERRATA : dell'anno 887) dell’anno 877, edito dal Muratori nel T. III delle sue Antiq. M. Aevi. Avvegnaché con quell’ atto Teudice figlio del fu Teudegrimo ricevé a livello da Giovanni vescovo di Pisa la metà di una casa dominicale con sua corte compresa nei confini delle Colline in luogo appellato Sala Tachaldi presso la chiesa battesimale di S.
Angelo. – Vedere SALA DI SANTA LUCE.
Cotesta pieve di Santa Luce è situata vicina alla ripa sinistra del fiume Fine un miglio toscano circa a maestrale dalle sue sorgenti, ed un buon miglio toscano a ponente del castelletto omo nimo, dove fu eretta più tardi una chiesa succursale che si dedicò a S. Lucia, forse per la somiglianza del nome con l'altro del castelletto di Santa Luce. – Giova inoltre avvertire qualmente cotesta pieve ebbe per SS. patroni S. Maria, S. Angiolo, e S. Gio.
Battista, l'ultimo de' quali è il tito lare comune a tutte le chiese battesimali. Chese all’ Articolo Fine di questa parrocchia stante la moltiplicità de' santi suoi titolari ne feci di ima due pievi, mi trovo ora in debito di correggermi. Conciosiachè, qualora questa volta pure non m'inganno, mi sembra che alla pieve in discorso volesse riferire quell'Opizzone vescovo di Pisa, quando con breve del 5 marzo 1046 istituì nella pieve di Sant’ Angelo delle Colline un claustro di preti cappellani obbligati a far vita comune e regolare sotto gli ordini del pievano loro superiore.
Questo documento stato pubblicato dal P. Mattei nell'appendice al T. I della sua Histor. Eccles. Pis. fu copiato in una carta esistente in quell’ Arch. Arciv.
Trattasi di una donazione di beni e decime fatta da Opizzone vescovo al pievano della pieve di S. Angelo delle Colline posta in luogo a Fine, a condizione che d' allora in poi i canonici (cappellani) addetti a quella chiesa vivessero secondo l'ordine regolare e canonico insieme col prete Pietro proposto della pieve medesima, ecc.
Ebbero poi signoria nel Castello di Santa Luce i conti Gudolingi di Fucecchio fondatori della Badia di Morrona.
Ad essi appartenne quel conte Ugo figlio che fu del C.
Uguccione di Guglielmo Boi parò, il quale nel dì 6 aprile del 1109 vendè alla Badia di S. Bartolommeo a Morrona la metà della sua giurisdizione D’Aqui (Bagno a Acqua) ed altro, eccettuando il castello di Santa Luce con la sua corte o distretto. E fu qualche tempo dopo quando gli Upezzinghi di Pisa, eredi de'Cadolingi, contrastarono alla mensa pisana alcune possessioni comprese nel distretto di Santa Luce. Alla qual controversia ne richiama una sentenza pronunziata dai giudici e consoli di Pisa, in data del due dicembre anno 1135 (stile comune) nella curia di Uberto arcivescovo rispetto alla lite vertente fra quella mensa arcivescovile da una e dall'altra parte con un Visconti con Enrico e Ridolfo fratelli e figli del fu Gualfredo; i quali furono dagli arbitri condannati, dopo aver essi rinunziato alle loro pretensioni per non aver potuto provare, dice il lodo, che da 40 anni addietro possedevano ciò che alla mensa pisana essi contendevano rispetto al castello e beni di Santa-Luce. – (op. cit.) All’' Articolo RIPARBELLA è stato già indicato, qualmente gli arcivescovi di Pisa nel secolo XIII erano signori tanto nel tempora e come nello spirituale di varie castella delle Colline superiori pisane, fra le quali anche questa di Santa Luce, comecché dopo il 1282 il dominio temporale di quegli arcivescovi sul popolo di Santa Luce fosse limitato al solo diritto sui maleiizj.
Vero è che per molti anni gli arcivescovi di Pisa reclamarono sull'infrazione del loro dominio. Il dovizioso archivio di quell’ arcivescovato possiede fra le tante una pergamena, in cui si contiene un istrumento del 30 diecembre 1 3 5 1 (stile comune) scritto nella rocca di Monte Vaso dove l'arcivescovo Oddone investì un suo visconte della giurisdizione temperate delle terre e castelli di Monte Vaso, Pomaja, Riparbella, Meli, Bellora, Santa Luce, Lorenzana e Nuvila comecché non riescisse più a quei prelati di riottenere su cotesti paesi altra giurisdizione eccetto quella dell' utile dominio. – (ARCH. ARCIV. PIS.) Santa Luce fu uno de' primi castelli delle Colline che all'epoca dell'assedio di Pisa si dette alle armi de' Fiorentini sotto dì 9 marzo 1406 (stile comune), per la qual cosa i suoi abitanti ottennero una capitolazione più vantaggiosa di quella degli altri popoli del contado pisano che si sottomisero ai Fiorentini dopo l'acquisto di quella città. Fra i capitoli convenuti eravi l' obbligo che gli uomini di Santa-Luce portassero ogn' anao a Firenze un cero di libbre 15 nel giorno della festa di S. Gio.
Battista.
Cotesto castelletto fu perduto e ripreso nell'anno stesso 1496 all'occasione della ribellione de' Pisani, e fu allora che i Dieci di Badia di Guerra fecero smantellare la rocca ed ogni altra fortificazione intorno a Santa Luce.
Gli uomini di Santa Luce, fra il 1554 ed il 1558 fecero istanza a Cosimo I acciocché volesse risolvere sopra certe vertenze che aveva il loro Comune con P Arcivescovo di Pisa per dipendenza di alcuni beni censuarj di dominio diretto della mensa predetta, situati a confine di una pastura sul fiume Torà in luogo detto le Cannelle: rapporto;i che gli arcivescovi di Pisa intendevano obbligare il Comune di Santa Luce a litigare nel loro foro ecclesiastico. Ma una tal pretensione essendo stata reputata ingiusta, quel Granduca commise la causa ai giudici di Ruota, i quali decisero in favore del Co mune di Santa Luce. – (ARCH. DELLE RIFORMAG, DI FIR.) La chiesa plebana di S. Maria e S. Angiolo posta fra il fiumicello Fine ed il Castello di Santa Luce era prepositiva fino dal secolo XI, siccome tale la dichiarò la bolla del vescovo Opizzone del 1046 di sopra citata, e fu, se non m'inganno, la prima chiesa battesimale dove venne introdotta la regola di tenere i cappellani a convivere canonicamente col loro pievano. E siccome quello di Santa Luce aveva allora tre preti cappellani, si può ragionevolmente congetturare che la stessa pieve fino dal 1040 avesse tre chiese suffraganee, ridotte nel secolo XIV, ed ora similmente a due parrocchie; cioè, S. Lucia nel castello di Santa Luce, e S. Bartolommeo a Pastina.
La Comunità di Santa Luce nei tempi scorsi era compresa per il criminale sotto il capitanato, quindi vicariato R. di Lari e per il civile sotto la potesteria di Peccioli, attualmente anche per il civile dipende dal vicario R. di Lari.
MOVIMENTO della Popolazione del CASTELLO DI SANTA LUCE a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551 (*): Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie 125; totale della popolazione 616.
ANNO 1745: Impuberi maschi 14; femmine 31; adulti maschi 59, femmine 83; coniugati dei due sessi 41; ecclesiastici secolari e regolari 2; numero delle famiglie 57; totale della popolazione 257.
ANNO 1833: Impuberi maschi 135; femmine 99; adulti maschi 104, femmine 108; coniugati dei due sessi 147; ecclesiastici secolari e regolari 3; numero delle famiglie 108; totale della popolazione 696.
ANNO 1840: Impuberi maschi 140; femmine 135; adulti maschi 103, femmine 119; coniugati dei due sessi 291; ecclesiastici secolari e regolari 2; numero delle famiglie 112; totale della popolazione 790.
(1) La Comunità di Santa Luce nel 1551 era separata da quella di Pomaja.
Comunità di Santa Luce. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 19344 quadrati, 300 de' quali sono presi da corsi d'acqua e da pubbliche strade.
Nel 1833 vi abitavano 1935 persone, a proporzione di circa 82 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con i territorj di sette Comunità; dal lato di levante ha quello di Chianni, di fronte a grecale fronteggia con la Comunità di Lari, dirimpetto a maestrale con i territorj comunitativi di Lorenzana e di Orciano; dalla parte di ponente con quelli di Colle Salvetti e di Rosignano; finalmente verso ostro con la Comunità della Castellina Marittima.
Il territorio di Santa Luce confina con quello della Castellina mediante i botri del Canale e del Vallino di Meone influenti nel torrente Marmorajo. Con quest’ ultimo entrambi i territorj s'inoltrano da libeccio a levante per circa due miglia toscane sino al borro della Sughera.
Costì sottentra a confine la Comunità di Chianni, da primo mediante il borro predetto, col quale variando direzione a grecale e quindi piegando a sett. per termini artificiali arrivano sul fosso detto della Fabbrica e di là entrano in quello del Mascoso. Là dove in quest'ultimo influisce il borro Fufarello i due territorj riprendono la direzione di grecale mediante il corso del Fufarello medesimo; finché abbandonano cotesto corso d'acqua onde salire il poggio nella direzione di settentrione per termini artificiali. – In cotesto tragitto essi attraversano la strada che da Chianni conduce a Pastina, ed un tronco di quella che viene dal castello di Santa Luce. Proseguendo per termini artificiali nella stessa direzione di settentrione i due territorj comunitativi dopo un altro mezzo miglio toscano di cammino trovano la via livornese che dal villaggio della pieve di Santa Luce porta a Chianni. Quindi sotto il termine murato della Serra di Chiusi viene a confine il territorio della Comunità di Lari, col quale il nostro piegando verso maestrale fronteggia per il cammino di circa tre miglia col scendere nel fiumicello Torà sino passato il mulinvecchio al termine del Paggetto. Costì formando una brusca voltata da maestrale a ostro e poscia a libeccio il nostro fronteggia con il territorio della Comunità di Lorenzana per quasi due miglia fino al luogo de' Tre termini sul Poggio Gaddo e di là per altre due miglia e mezzo sino passato il termine di Barlunga, di dove scendono insieme nel torrente Scivolano, il cui corso proseguono dirimpetto a ponente per il tragitto di un quarto di miglio avendo costà di fronte il territorio dalla Comunità di Collesalvetti. Giunti sulla via che da Castelnuovo della Misericordia guida ad Orciano, sottentra a confine il territorio della Comunità di Rosignano mediante l’ ultimo tronco del Salvalano sino al suo sbocco nel fiumicello Fine che rimontano nella direzione di grecale e levante fino dove confluisce in esso il botro Lespetta. Ivi i due territorj dirigendosi a scirocco levante poi a ostro, finalmente a ponente arrivano sull'antica strada Maremmana, o Emilia di Scauro, e con essa camminano per mezzo miglio innanzi di entrare nei botri Canale e del Vallino al punto dove ritorna a confine la Comunità della Castellina Marittima.
Fra le strade regie che lambiscono i confini del territorio di Santa Luce non vie che la Maremmana. È comunitativa rotabile la strada maestra che da Rosignano conduce al castello di Santa Luce; tutte le altre vie sono pedonali o mulattiere.
Fra i maggiori corsi d'acqua che passano o che rasentano il territorio di questa Comunità si trovano i fiumicelli Fine e Tora. Fra i torrenti più copiosi contansi, sul confine occidentale, il torrente Salvalano, e nel centro il torrente Sabbiena che bagna la base della collina su cui risiede il castelletto del capoluogo finché si avvia nel fiumicello Fine presso la confluenza del Salvalano, del qual fiumicello sono tributarj il torrente Marmorajo che lambisce i confini della Comunità dirimpetto a scirocco, ed il torrente Riseccoli che scorre fra quest' ultimo ed il Sabbiena.
In quanto alla qualità del terreno che cuopre la superficie di questa Comunità, dirò, come nella giogana dei poggi che separa no la Val di Fine e quella della Torà dal vallone della Cascina la natura del suolo è galestrino, cui serve di base la calcarea stratiforme compatta, mentre nelle colline inferiori e per tutto altrove domina la marna conchigliare cerulea marina coperta nelle piagge più elevate dal tufo arenario calcare spettante al terreno terziario superiore.
Rispetto all’' economia agraria cotesto territorio (scriveva il capitan Mariti nella continuazione del suo Odeporico MS.
alla lettera XVIII anno 1788) negli anni ubertosi forniva circa barili milleducento d'olio, intorno a mille barili di vino, la maggior parte di vigna bassa, grano di mediocre qualità sacca 400, altre granaglie sacca 600. Non vi erano praterie stabili, abbondava però di boschi di alto fusto, fra i quali si trovano anche de' faggi e de' tigli: erano nelle sodaglie molte mortelle, che si smerciavano per le concie.
Scarso però di bestiame vaccino, contava circa 800 pecore del paese e 400 capre. Vi erano, e vi sono tuttora 4 mu lini, che tre di essi a un palmento, e l'altro a due, mossi dal, torrente Sabbiena.
Innanzi Tanno 1 7 7 6 il popolo del castel di S. Luce con quello della Pieve formava Comunità separata dall'altra di Pastina, state riunite insieme dal regolamento Leopoldino di detto anno relativo all'organizzazione delle Comunità del contado pisano.
La Comunità di Santa Luce mantiene attualmente un medico chirurgo ed un maestro di scuola.
Il vicario R. l'ingegnere di Circondario, la cancelleria comunitativa, e l' uffizio di esazione del Registro sono in Lari; la conservazione delle Ipoteche è in Livorno ed il tribunale di Prima istanza in Pisa.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di SANTA LUCE a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Pastina, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 155, abitanti anno 1833 n° 450, abitanti anno 1840 n° 500 - nome del luogo: Pomata (*), titolo della chiesa: S.
Stefano (Pieve), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 91, abitanti anno 1833 n° 392, abitanti anno 1840 n° 369 - nome del luogo: SANTA LUCE (*), titolo della chiesa: S. Maria e S. Angelo (Pieve, già Prepositura), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 176, abitanti anno 1833 n° 397, abitanti anno 1840 n° 452 - nome del luogo: SANTA LUCE (*), titolo della chiesa: S. Lucia nel Castel di S. Luce (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 257, abitanti anno 1833 n° 696, abitanti anno 1840 n° 790 - Totale abitanti anno 1551: n° 734 - Totale abitanti anno 1745: n° 679 - Totale abitanti anno 1833: n° 1935 - Totale abitanti anno 1840: n° 2111 N.B. Le due parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nell’ultima epoca mandavano nelle Comunità di Lari e della Castellina Marittima - abitanti n° 95 - RESTANO abitanti anno 1840: n° 2016
È situato sopra una delle più eminenti colline superiori pisane, le quali si attaccano dal lato orientale con la piccola giogana de' poggi che si prolunga nella linea di settentrione a ostro verso Chianni, Montevaso e la Castellina sino a Riparbella.
Nella parte più alta del villaggio esistono gli avanzi della rocca con alcuni resti di una torre di pietre quadrate ed il cassero o torrione appartenuti al castello di S. Luce.
Trovasi fra il grado 28° 14' di longitudine ed il grado 43° 31' e 4" latititudine, 10 miglia toscane a grecale di Rosignano, 19 a scirocco levante di Livorno e a 3 a ostro scirocco di Pisa.
Dissi, che questo castello ripete il nome dal titolare della sua pieve, fondato in un istrumento dell' Arch. Arciv.
pisano del 18 maggio (ERRATA : dell'anno 887) dell’anno 877, edito dal Muratori nel T. III delle sue Antiq. M. Aevi. Avvegnaché con quell’ atto Teudice figlio del fu Teudegrimo ricevé a livello da Giovanni vescovo di Pisa la metà di una casa dominicale con sua corte compresa nei confini delle Colline in luogo appellato Sala Tachaldi presso la chiesa battesimale di S.
Angelo. – Vedere SALA DI SANTA LUCE.
Cotesta pieve di Santa Luce è situata vicina alla ripa sinistra del fiume Fine un miglio toscano circa a maestrale dalle sue sorgenti, ed un buon miglio toscano a ponente del castelletto omo nimo, dove fu eretta più tardi una chiesa succursale che si dedicò a S. Lucia, forse per la somiglianza del nome con l'altro del castelletto di Santa Luce. – Giova inoltre avvertire qualmente cotesta pieve ebbe per SS. patroni S. Maria, S. Angiolo, e S. Gio.
Battista, l'ultimo de' quali è il tito lare comune a tutte le chiese battesimali. Chese all’ Articolo Fine di questa parrocchia stante la moltiplicità de' santi suoi titolari ne feci di ima due pievi, mi trovo ora in debito di correggermi. Conciosiachè, qualora questa volta pure non m'inganno, mi sembra che alla pieve in discorso volesse riferire quell'Opizzone vescovo di Pisa, quando con breve del 5 marzo 1046 istituì nella pieve di Sant’ Angelo delle Colline un claustro di preti cappellani obbligati a far vita comune e regolare sotto gli ordini del pievano loro superiore.
Questo documento stato pubblicato dal P. Mattei nell'appendice al T. I della sua Histor. Eccles. Pis. fu copiato in una carta esistente in quell’ Arch. Arciv.
Trattasi di una donazione di beni e decime fatta da Opizzone vescovo al pievano della pieve di S. Angelo delle Colline posta in luogo a Fine, a condizione che d' allora in poi i canonici (cappellani) addetti a quella chiesa vivessero secondo l'ordine regolare e canonico insieme col prete Pietro proposto della pieve medesima, ecc.
Ebbero poi signoria nel Castello di Santa Luce i conti Gudolingi di Fucecchio fondatori della Badia di Morrona.
Ad essi appartenne quel conte Ugo figlio che fu del C.
Uguccione di Guglielmo Boi parò, il quale nel dì 6 aprile del 1109 vendè alla Badia di S. Bartolommeo a Morrona la metà della sua giurisdizione D’Aqui (Bagno a Acqua) ed altro, eccettuando il castello di Santa Luce con la sua corte o distretto. E fu qualche tempo dopo quando gli Upezzinghi di Pisa, eredi de'Cadolingi, contrastarono alla mensa pisana alcune possessioni comprese nel distretto di Santa Luce. Alla qual controversia ne richiama una sentenza pronunziata dai giudici e consoli di Pisa, in data del due dicembre anno 1135 (stile comune) nella curia di Uberto arcivescovo rispetto alla lite vertente fra quella mensa arcivescovile da una e dall'altra parte con un Visconti con Enrico e Ridolfo fratelli e figli del fu Gualfredo; i quali furono dagli arbitri condannati, dopo aver essi rinunziato alle loro pretensioni per non aver potuto provare, dice il lodo, che da 40 anni addietro possedevano ciò che alla mensa pisana essi contendevano rispetto al castello e beni di Santa-Luce. – (op. cit.) All’' Articolo RIPARBELLA è stato già indicato, qualmente gli arcivescovi di Pisa nel secolo XIII erano signori tanto nel tempora e come nello spirituale di varie castella delle Colline superiori pisane, fra le quali anche questa di Santa Luce, comecché dopo il 1282 il dominio temporale di quegli arcivescovi sul popolo di Santa Luce fosse limitato al solo diritto sui maleiizj.
Vero è che per molti anni gli arcivescovi di Pisa reclamarono sull'infrazione del loro dominio. Il dovizioso archivio di quell’ arcivescovato possiede fra le tante una pergamena, in cui si contiene un istrumento del 30 diecembre 1 3 5 1 (stile comune) scritto nella rocca di Monte Vaso dove l'arcivescovo Oddone investì un suo visconte della giurisdizione temperate delle terre e castelli di Monte Vaso, Pomaja, Riparbella, Meli, Bellora, Santa Luce, Lorenzana e Nuvila comecché non riescisse più a quei prelati di riottenere su cotesti paesi altra giurisdizione eccetto quella dell' utile dominio. – (ARCH. ARCIV. PIS.) Santa Luce fu uno de' primi castelli delle Colline che all'epoca dell'assedio di Pisa si dette alle armi de' Fiorentini sotto dì 9 marzo 1406 (stile comune), per la qual cosa i suoi abitanti ottennero una capitolazione più vantaggiosa di quella degli altri popoli del contado pisano che si sottomisero ai Fiorentini dopo l'acquisto di quella città. Fra i capitoli convenuti eravi l' obbligo che gli uomini di Santa-Luce portassero ogn' anao a Firenze un cero di libbre 15 nel giorno della festa di S. Gio.
Battista.
Cotesto castelletto fu perduto e ripreso nell'anno stesso 1496 all'occasione della ribellione de' Pisani, e fu allora che i Dieci di Badia di Guerra fecero smantellare la rocca ed ogni altra fortificazione intorno a Santa Luce.
Gli uomini di Santa Luce, fra il 1554 ed il 1558 fecero istanza a Cosimo I acciocché volesse risolvere sopra certe vertenze che aveva il loro Comune con P Arcivescovo di Pisa per dipendenza di alcuni beni censuarj di dominio diretto della mensa predetta, situati a confine di una pastura sul fiume Torà in luogo detto le Cannelle: rapporto;i che gli arcivescovi di Pisa intendevano obbligare il Comune di Santa Luce a litigare nel loro foro ecclesiastico. Ma una tal pretensione essendo stata reputata ingiusta, quel Granduca commise la causa ai giudici di Ruota, i quali decisero in favore del Co mune di Santa Luce. – (ARCH. DELLE RIFORMAG, DI FIR.) La chiesa plebana di S. Maria e S. Angiolo posta fra il fiumicello Fine ed il Castello di Santa Luce era prepositiva fino dal secolo XI, siccome tale la dichiarò la bolla del vescovo Opizzone del 1046 di sopra citata, e fu, se non m'inganno, la prima chiesa battesimale dove venne introdotta la regola di tenere i cappellani a convivere canonicamente col loro pievano. E siccome quello di Santa Luce aveva allora tre preti cappellani, si può ragionevolmente congetturare che la stessa pieve fino dal 1040 avesse tre chiese suffraganee, ridotte nel secolo XIV, ed ora similmente a due parrocchie; cioè, S. Lucia nel castello di Santa Luce, e S. Bartolommeo a Pastina.
La Comunità di Santa Luce nei tempi scorsi era compresa per il criminale sotto il capitanato, quindi vicariato R. di Lari e per il civile sotto la potesteria di Peccioli, attualmente anche per il civile dipende dal vicario R. di Lari.
MOVIMENTO della Popolazione del CASTELLO DI SANTA LUCE a quattro epoche diverse, divisa per famiglie.
ANNO 1551 (*): Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici secolari e regolari -; numero delle famiglie 125; totale della popolazione 616.
ANNO 1745: Impuberi maschi 14; femmine 31; adulti maschi 59, femmine 83; coniugati dei due sessi 41; ecclesiastici secolari e regolari 2; numero delle famiglie 57; totale della popolazione 257.
ANNO 1833: Impuberi maschi 135; femmine 99; adulti maschi 104, femmine 108; coniugati dei due sessi 147; ecclesiastici secolari e regolari 3; numero delle famiglie 108; totale della popolazione 696.
ANNO 1840: Impuberi maschi 140; femmine 135; adulti maschi 103, femmine 119; coniugati dei due sessi 291; ecclesiastici secolari e regolari 2; numero delle famiglie 112; totale della popolazione 790.
(1) La Comunità di Santa Luce nel 1551 era separata da quella di Pomaja.
Comunità di Santa Luce. – Il territorio di questa Comunità occupa una superficie di 19344 quadrati, 300 de' quali sono presi da corsi d'acqua e da pubbliche strade.
Nel 1833 vi abitavano 1935 persone, a proporzione di circa 82 individui per ogni miglio quadrato di suolo imponibile.
Confina con i territorj di sette Comunità; dal lato di levante ha quello di Chianni, di fronte a grecale fronteggia con la Comunità di Lari, dirimpetto a maestrale con i territorj comunitativi di Lorenzana e di Orciano; dalla parte di ponente con quelli di Colle Salvetti e di Rosignano; finalmente verso ostro con la Comunità della Castellina Marittima.
Il territorio di Santa Luce confina con quello della Castellina mediante i botri del Canale e del Vallino di Meone influenti nel torrente Marmorajo. Con quest’ ultimo entrambi i territorj s'inoltrano da libeccio a levante per circa due miglia toscane sino al borro della Sughera.
Costì sottentra a confine la Comunità di Chianni, da primo mediante il borro predetto, col quale variando direzione a grecale e quindi piegando a sett. per termini artificiali arrivano sul fosso detto della Fabbrica e di là entrano in quello del Mascoso. Là dove in quest'ultimo influisce il borro Fufarello i due territorj riprendono la direzione di grecale mediante il corso del Fufarello medesimo; finché abbandonano cotesto corso d'acqua onde salire il poggio nella direzione di settentrione per termini artificiali. – In cotesto tragitto essi attraversano la strada che da Chianni conduce a Pastina, ed un tronco di quella che viene dal castello di Santa Luce. Proseguendo per termini artificiali nella stessa direzione di settentrione i due territorj comunitativi dopo un altro mezzo miglio toscano di cammino trovano la via livornese che dal villaggio della pieve di Santa Luce porta a Chianni. Quindi sotto il termine murato della Serra di Chiusi viene a confine il territorio della Comunità di Lari, col quale il nostro piegando verso maestrale fronteggia per il cammino di circa tre miglia col scendere nel fiumicello Torà sino passato il mulinvecchio al termine del Paggetto. Costì formando una brusca voltata da maestrale a ostro e poscia a libeccio il nostro fronteggia con il territorio della Comunità di Lorenzana per quasi due miglia fino al luogo de' Tre termini sul Poggio Gaddo e di là per altre due miglia e mezzo sino passato il termine di Barlunga, di dove scendono insieme nel torrente Scivolano, il cui corso proseguono dirimpetto a ponente per il tragitto di un quarto di miglio avendo costà di fronte il territorio dalla Comunità di Collesalvetti. Giunti sulla via che da Castelnuovo della Misericordia guida ad Orciano, sottentra a confine il territorio della Comunità di Rosignano mediante l’ ultimo tronco del Salvalano sino al suo sbocco nel fiumicello Fine che rimontano nella direzione di grecale e levante fino dove confluisce in esso il botro Lespetta. Ivi i due territorj dirigendosi a scirocco levante poi a ostro, finalmente a ponente arrivano sull'antica strada Maremmana, o Emilia di Scauro, e con essa camminano per mezzo miglio innanzi di entrare nei botri Canale e del Vallino al punto dove ritorna a confine la Comunità della Castellina Marittima.
Fra le strade regie che lambiscono i confini del territorio di Santa Luce non vie che la Maremmana. È comunitativa rotabile la strada maestra che da Rosignano conduce al castello di Santa Luce; tutte le altre vie sono pedonali o mulattiere.
Fra i maggiori corsi d'acqua che passano o che rasentano il territorio di questa Comunità si trovano i fiumicelli Fine e Tora. Fra i torrenti più copiosi contansi, sul confine occidentale, il torrente Salvalano, e nel centro il torrente Sabbiena che bagna la base della collina su cui risiede il castelletto del capoluogo finché si avvia nel fiumicello Fine presso la confluenza del Salvalano, del qual fiumicello sono tributarj il torrente Marmorajo che lambisce i confini della Comunità dirimpetto a scirocco, ed il torrente Riseccoli che scorre fra quest' ultimo ed il Sabbiena.
In quanto alla qualità del terreno che cuopre la superficie di questa Comunità, dirò, come nella giogana dei poggi che separa no la Val di Fine e quella della Torà dal vallone della Cascina la natura del suolo è galestrino, cui serve di base la calcarea stratiforme compatta, mentre nelle colline inferiori e per tutto altrove domina la marna conchigliare cerulea marina coperta nelle piagge più elevate dal tufo arenario calcare spettante al terreno terziario superiore.
Rispetto all’' economia agraria cotesto territorio (scriveva il capitan Mariti nella continuazione del suo Odeporico MS.
alla lettera XVIII anno 1788) negli anni ubertosi forniva circa barili milleducento d'olio, intorno a mille barili di vino, la maggior parte di vigna bassa, grano di mediocre qualità sacca 400, altre granaglie sacca 600. Non vi erano praterie stabili, abbondava però di boschi di alto fusto, fra i quali si trovano anche de' faggi e de' tigli: erano nelle sodaglie molte mortelle, che si smerciavano per le concie.
Scarso però di bestiame vaccino, contava circa 800 pecore del paese e 400 capre. Vi erano, e vi sono tuttora 4 mu lini, che tre di essi a un palmento, e l'altro a due, mossi dal, torrente Sabbiena.
Innanzi Tanno 1 7 7 6 il popolo del castel di S. Luce con quello della Pieve formava Comunità separata dall'altra di Pastina, state riunite insieme dal regolamento Leopoldino di detto anno relativo all'organizzazione delle Comunità del contado pisano.
La Comunità di Santa Luce mantiene attualmente un medico chirurgo ed un maestro di scuola.
Il vicario R. l'ingegnere di Circondario, la cancelleria comunitativa, e l' uffizio di esazione del Registro sono in Lari; la conservazione delle Ipoteche è in Livorno ed il tribunale di Prima istanza in Pisa.
QUADRO della Popolazione della COMUNITA’ di SANTA LUCE a quattro epoche diverse.
- nome del luogo: Pastina, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 155, abitanti anno 1833 n° 450, abitanti anno 1840 n° 500 - nome del luogo: Pomata (*), titolo della chiesa: S.
Stefano (Pieve), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 91, abitanti anno 1833 n° 392, abitanti anno 1840 n° 369 - nome del luogo: SANTA LUCE (*), titolo della chiesa: S. Maria e S. Angelo (Pieve, già Prepositura), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 176, abitanti anno 1833 n° 397, abitanti anno 1840 n° 452 - nome del luogo: SANTA LUCE (*), titolo della chiesa: S. Lucia nel Castel di S. Luce (Cura), diocesi cui appartiene: Pisa, abitanti anno 1551 n° -, abitanti anno 1745 n° 257, abitanti anno 1833 n° 696, abitanti anno 1840 n° 790 - Totale abitanti anno 1551: n° 734 - Totale abitanti anno 1745: n° 679 - Totale abitanti anno 1833: n° 1935 - Totale abitanti anno 1840: n° 2111 N.B. Le due parrocchie contrassegnate con l’asterisco (*) nell’ultima epoca mandavano nelle Comunità di Lari e della Castellina Marittima - abitanti n° 95 - RESTANO abitanti anno 1840: n° 2016
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 159.
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