VICO DI VAL D’ELSA

già VICO FRORENTINO.

– Castello circondato di mura con due porte e due chiese parrocchiali (S. Andrea in Prepositura, e S. Angelo in S.
Salvatore a Vico) nel piviere di S. Appiano, Comunità e circa 4 miglia toscane a libeccio di Barberino di Val d’Elsa, Giurisdizione di Poggibonsi, Diocesi e Compartimento di Firenze.
E’ posto sopra un poggetto alla destra dell’Elsa, circa 320 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, poco distante dalla strada Traversa postale Livornese, la quale passa al suo libeccio lungo la ripa destra della fiumana Elsa.
Sebbene la collina su cui Vico risiede sia intorno al paese scoscesa, pure dalla parte di grecale vi si entra per una bella porta torrita con le armi Torrigiani e Guidacci, mediante una strada rotabile. Così dal lato di scirocco si scende per l’altra porta che guida sulla strada Traversa postale Livornese.
Si disse Vico Fiorentino per distinguerlo dal Vico Pisano e da molti altri Vici, e Vicchi sparsi per la Toscana Granducale.
Quando cotesto castello fosse murato, o piuttosto rimurato dalla repubblica Fiorentina, per ora lo ignoro; so bene che fino dal principio del secolo XII esisteva costà in Vico un castellano, tostochè fra i testimoni firmati al lodo pronunziato in Poggibonsi li 6 giugno del 1203, rispetto alla demarcazione de’ confini ed altri diritti fra il territorio fiorentino e quello senese, vi si trova fra gli altri nomi quello di Strufaldo di Bellincione, che i vi si qualifica castellano di Vico .
Quindi dopo la metà del secolo XIII assisterono al sinodo fiorentino, di aprile del 1286, i parrochi delle chiese di S.
Andrea e di S. Salvatore a Vico.
Rispetto alla storia di Vico Fiorentino essa non presenta gran cose, né si può con sicurezza accertare, che a questo Vico riferire volesse il Pontefice Alessandro III, allorché mediante bolla del 29 aprile 1176 confermò alla Badia Fiorentina il castello di Vico col suo distretto, le sue chiese e loro pertinenze donate da Bonifazio fratello di benedetto stato abate di detta badia; e più le decime di esse chiese spettanti state concesse alla badia medesima del vescovo fiorentino. – Né tampoco fu onorevole per quei terrazzani quanto scrisse l’Ammirato nelle sue storie fiorentine sotto l’anno 1479, cioè al tempo della guerra mossa ai Fiorentini dal Pontefice Sisto IV e dall’Aragonese re di Napoli: quando dice, che i nemici entrati per la Val d’Elsa a dì 11 settembre presero Certaldo che posero a sacco ed abbruciarono; e che nel dì seguente s’impadronirono del castello di Vico a patti, più per difetto de’ terrazzani che de’ soldati.
In seguito acquistarono grandi tenute in cotesta contrada due antiche nobili famiglie toscane, la Bonsignori di Siena, e la Guidacci di Firenze. Dalla prima la tenuta di vico è passata per donne nella casa Brancadori pure di Siena e dalla seconda nei Marchesi Torrigiani di Firenze, che sono ancora i patroni delle due chiese parrocchiali.
Esiste nella casa signorile de’Bonsignori, ora Brancadori, dentro Vico una cappellina ben conservata e dipinta a fresco in tutte le sue pareti da Giovanni da S. Giovanni.
Le parrocchie di Vico anticamente erano tre, e tutte dentro il castello, spettanti al piviere di S. Appiano, cioè, il priorato di S. Andrea, ora prepositura, la chiesa di S.
Salvatore riunita alla seguente di S. Angelo a Vico, oltre uno spedaletto che fu intitolato a S. Maria a Vico.
La prepositura di S. Andrea a Vico nel 1833 noverava 212 abitanti.
La cura di S. Angelo in S. Salvatore a Vico nell’anno stesso aveva 196 popolani.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1843, Volume V, p. 753.