ACQUEDOTTI DI LUCCA

Era già gran tempo che la città di Lucca abbisognava di buon'acqua potabile, poichè ivi le cisterne e le acque dei pozzi non sono purissime. La Repubblica di Lucca pensò di provvedervi, e a tal effetto vari progetti furono proposti e soventi volte ventilati senza che alcuno ricevesse la sanzione del Consiglio deliberante.
Appena assunse le redini di questo Stato la principessa Elisa sorella di Napoleone intenta com'era ad accrescere decoro alla sua capitale, rivolse l'animo anche all'importante oggetto delle pubbliche fonti, giovandosi delle acque limpide che sgorgano dal fianco settentrionale del Monte Pisano presso il villaggio di Vorno, due buone miglia a ostro della città. Dopo una tale deliberazione fu posto mano all'allacciatura delle acque che scaturiscono da varie copiose polle nel poggio di Massa Macinaja, e successivamente fu data in accollo la grande impresa dell'Acquedotto ad archi, i quali furono eseguiti in parte durante il Regime che l'ordinò, sebbene gli acquedotti più bassi riuscissero degli attuali. La qual'opera restò interrotta al cambiamento politico delle cose d'Italia, finché non salì sul trono del Ducato lucchese la regina Maria Luisa di Borbone. Essa, sulla proposizione e al seguito di un piano esebitole dal Gonfaloniere Nicolao Giorgini, ordinò che fosse proseguita l'opera a forma del progetto che le fu presentato dal R. architetto Lorenzo Nottolini in modo che 20000 barili al giorno fossero portati dagli Acquedotti in Lucca a tale livello da poter giungere sino ai primi piani delle case. Lo che si ottenne col portare ad una maggiore elevazione gli archi, e aumentare in proporzione la mole dei pilastri, la cui altezza ragguagliata sale a braccia ventidue. Si pensò ancora di accrescere la copia delle acque con quelle del vicino rivo perenne, destinando le ultime alla decorazione delle fontane e agli usi economici meno delicati. Le quali racchiuse in separato doccione, conducendole di conserva in conserva camminano unitamente all'acqua potabile in sotterranei condotti per il tragitto di mezzo miglio lungo le pendici del poggio. Giunte entrambe al grandioso e vago Castello rotondo costruito tutto di pietre quadrate delle vicine cave di Vorno, esse attraversano il piano meridionale di Lucca da ostro a settentrione in linea retta sopra una serie di circa 400 arcate da solidi altissimi pilastri sorrette sino a che l'Acquedotto presso al pomerio della città s'introduce in una magnifica Cisterna di pietrame lavorato. Questa, a guisa di rotonda contornata da un cornicione, e da colonne che lo sorreggono, fa bella mostra di se in mezzo a quelle r identi campagne. Di la per canale sotterraneo le acque, introdotte in tubi di ferro fuso, passano sotto ai fossi delle mura urbane, attraversando il bastione di S. Colombano, da dove debbono diramarsi in varie piazze ed in altri luoghi della città. Già sino dal giugno 1832 la piazza della cattedrale gode di questo benefizio.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 42.