BABILA (S.) S. BABILLO, o S. BAVELLO

in Val di Sieve.

Castellare e pieve del Mugello nella Comunità e 3 miglia toscane a ponente di S. Godenzo, Giurisdizione e 5 miglia toscane a grecale di Dicomano, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Firenze.
Risiede la pieve in pianura sulla ripa sinistra del torrente Sangodenzio nella strada Regia che varca quell’Appennino per scendere a S. Benedetto in Alpe; mentre le vestige della rocca di S. Bavello esistono nel poggio situato a cavaliere della strada maestra, ch’era pure l’antica via per passare nella Romagna forlivese e nell’alto Casentino. Fu S. Bavello uno dei castelli posseduti dai conti Guidi sino dal secolo XI e confermato loro dall’imperatore Arrìgo VI, nel 1191, e da Federigo II, nel 1220. Esso ha figurato assai nella eredità di quei dinasti e nella storia della Repubblica fiorentina, specialmente per l’aneddoto raccontato da Govanni Villani all’anno 1341, quando i fiorentini, nel dì 15 d’aprile, avendo posto l’oste e assediato il castello di S.
Bavello, lo fecero totalmente abbattere e diroccare per ricordo e vendetta contro Guido Alberto de’conti Guidi, il quale più tempo innanzi per dispetto del Comune di Firenze costrinse il messo fiorentino a trangugiare la lettera di citazione con tutto il suggello, e poi accomiatollo villanamente dicendo che, se più vi tornasse, o egli o altri, gli farebbe impiccare per la gola. (Cron. l.
XI, c. 125). Nacquero da questo Guido i conti di Porciano, mentre ebbe a progenitori il C. tegrimo ed Albiera, che il sopracitato storico credè figlia di Tancredi re di Sicilia, e conte di Lecce. (ivi l. IV, C. 20) Ed è quella C. Albiera che nel 1254 risiedeva nel palazzo della rocca di S.
Bavello, quando sottoscrisse e consentì al contratto fatto dalla consorteria de’Conti Guidi relativo alla vendita dei castelli di Montemurlo e Montevarchi acquistati dalla Repubblica fiorentina. (PAD. ILDEFONSO, Delizia degli Eruditi Toscani T. VIII).
Gli abitanti di S. Bavello e quelli di S. Godenzo, nel 1352 difesero valorosamente il giogo di quell’alpe contro l’esercito milanese comandato da Oleggio Visconti e contro gli Ubaldini. In ricompensa della qual fedeltà, essi furono dalla Repubblica fiorentina esentati per tre anni delle pubbliche gravezze. (AMMIR. Istor. fior. l. X).
Nel luogo della distrutta rocca di S. Bavello trovasi attualmente una cappella sotto il titolo di S. Lucia, nel popolo della pieve omonima, a cui da lunga età fu unita la chiesa parrocchiale di S. Maria in Castello.
L’antica pieve di S. Babillo era costruita di pietre scarpellate, e fu una di quelle tante che il volgo attribuì alla generosa pietà della contessa Matilde. Essa trovasi registrata nelle bolle spedite ai vescovi di Fiesole da Pasquale II e Innocenzo II, negli anni 1103 e 1134.
Appartengono a questo piviere le seguenti parrocchie 1. S.
Gaudenzio a Sangodenzo, già abazia, 2. S. Andrea a Tizzano; 3. S. Martino a Castagno; 3. S. Maria a Ficciana ; 4. S. Niccolò a Casale; 5. S. Maria all’Eremo; 6. Giorgio a Petrognano.
Fra le chiese soppresse e dirute si contavano quelle di S.
Pietro al Poggio, e Santo al Vico, due annessi della pieve; e di S. Alessandro in Alpe, riunita a S. Maria all’Eremo.
La pieve di S. Bavello conta 471 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 177.