CESA
in Val di Chiana.
Casale già castello che ha dato il nome a un'antica contea dei vescovi di Arezzo, ai quali spetta tuttora il possesso territoriale di questo distretto e il giuspadronato della chiesa battesimale de'SS. Michele e Lucia a Cesa, già filiale della diruta pieve di Ficareto, nella Comunità e circa un miglio toscano a levante grecale di Marciano, Giurisdizione di Lucignano, Diocesi e Compartimento di Arezzo.
Era Cesa di dominio dei vescovi Aretini sino da quando uno dei suoi prelati, Elemberto, nel settembre 1008, donò alla badia di Prataglia, fra gli altri beni cinque moggia di terreno presso Cesa in Val di Chiana. (ANNAL.
CAMALD.).
Che in Cesa possedesse in proprio quel vescovo medesimo lo prova un placito, emanato li 25 marzo dell'anno 1008, davanti lo stesso Elemberto nella sua casa Dominicale posta nel luogo di Cesa, quando l'abate di S.
Flora a Turrita voleva rivendicare da certi usurpatori col mezzo della pugna personale un predio posto presso la pieve di S. Mustiola a Quarto. (MURAT. Ant. M. Aevi) L'elargità di Elemberto, le opere da esso fatte, l'influenza di che egli godeva presso i re d'Italia, a nome dei quali governò la città e contado di Arezzo, la situazione dei suoi possessi tanto in Val di Chiana quanto nell'Appennino casentinese, a contatto cioè con quelli dei marchesi del Monte S. Maria, finalmente il nome stesso di Elemberto o Alemberto frequentissimo fra quei toparchi, sono altrettanti titoli che danno sempre più a sospettare essere appartenuto quel personaggio ai marchesi di legge Ripuaria che governarono fra i secoli X e XI la Toscana.
In seguito acquistò alcune giurisdizioni in Cesa la badia di S. Quirico delle Rose, o a Nasciano, confermate dal pontefice Eugenio III con breve del 30 marzo 1151, e da Gregorio IX nel 1228. – Vedere BADIA di S. QUIRICO DELLE ROSE.
Cesa nel secolo XII contava due chiese, S. Michele e S.
Lucia, entrambe dipendenti dalla distrutta pieve di S.
Pietro a Ficareto, riunite più tardi in una sola parrocchia, la cui popolazione nel 1833 ascendeva a 558 abitanti. – Vedere MARCIANO in Val di Chiana.
Era Cesa di dominio dei vescovi Aretini sino da quando uno dei suoi prelati, Elemberto, nel settembre 1008, donò alla badia di Prataglia, fra gli altri beni cinque moggia di terreno presso Cesa in Val di Chiana. (ANNAL.
CAMALD.).
Che in Cesa possedesse in proprio quel vescovo medesimo lo prova un placito, emanato li 25 marzo dell'anno 1008, davanti lo stesso Elemberto nella sua casa Dominicale posta nel luogo di Cesa, quando l'abate di S.
Flora a Turrita voleva rivendicare da certi usurpatori col mezzo della pugna personale un predio posto presso la pieve di S. Mustiola a Quarto. (MURAT. Ant. M. Aevi) L'elargità di Elemberto, le opere da esso fatte, l'influenza di che egli godeva presso i re d'Italia, a nome dei quali governò la città e contado di Arezzo, la situazione dei suoi possessi tanto in Val di Chiana quanto nell'Appennino casentinese, a contatto cioè con quelli dei marchesi del Monte S. Maria, finalmente il nome stesso di Elemberto o Alemberto frequentissimo fra quei toparchi, sono altrettanti titoli che danno sempre più a sospettare essere appartenuto quel personaggio ai marchesi di legge Ripuaria che governarono fra i secoli X e XI la Toscana.
In seguito acquistò alcune giurisdizioni in Cesa la badia di S. Quirico delle Rose, o a Nasciano, confermate dal pontefice Eugenio III con breve del 30 marzo 1151, e da Gregorio IX nel 1228. – Vedere BADIA di S. QUIRICO DELLE ROSE.
Cesa nel secolo XII contava due chiese, S. Michele e S.
Lucia, entrambe dipendenti dalla distrutta pieve di S.
Pietro a Ficareto, riunite più tardi in una sola parrocchia, la cui popolazione nel 1833 ascendeva a 558 abitanti. – Vedere MARCIANO in Val di Chiana.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 675.
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