CHIUSURA OBERTENGA, o CHIUSA UBERTENGA e CHIUSURE di Val di Chiana

Antica bandita selvosa posta all’ingresso della Val di Chiana, la quale possessione per lungo tempo portò il nome del suo signore marchese Oberto conte del palazzo sotto l’imperatore Ottone I in Italia.
Essa fu talvolta appellata Chiusura di Torrita, sia perché occupasse la collina di S. Fiora a Torrita, sia perché i monaci della badia omonima possedettero una parte di questa Chiusura; per causa della quale i Benedettini di Torrita reclamarono ed ottennero dagl’imperatorj, o dai loro giudici delegati in Italia, varj placiti in conferma de’beni situati nella Chiusura Ubertenga. La quale bandita confinare doveva coi pivieri di S. Maria in Grandis, di S.
Martino a Galognano, della Pieve al Toppo, e di S.
Mustiola a Quarto.
Al principio del secolo XI una quarta parte della Chiusura Ubertenga era pervenuta in mano di un conte Walfredo figlio del fu conte Ranieri di Asciano, il quale, stando in S. Gimignanello delle Serre, nel febbrajo del 1022, donò ai canonici della cattedrale Aretina l’intiera sua porzione de terra illa quae fuit Obberti Marchio, quae vocatur CLUSE in comitatu Aretino infra plebe S. Mustiolae sito Quarto. Della qual Chiusa descrive i confini in guisa che i terreni donati confinavano da una parte col fiume Chiana, da due lati con la strada pubblica, una delle quali dal ponte di Chiani sino alla via di Zeno sul confine della Chiusura donata, mentre dal quarto lato aveva i beni della chiesa Aretina, dei monaci di S. Fiora e dei Longobardi.
Nel mese di maggio del 1023 un altro conte per nome Ugo figlio del fu conte Ranieri (forse un fratello del prenominato Walfredo) donò allo stesso capitolo una porzione di beni ereditati dal padre, i quali erano nel piviere di S. Mustiola a Quarto, in loco qui dicitur Clusure Uberti.
Un’altra porzione della stessa Chiusura Ubertenga fu venduta dal marchese Alberto a un conte Rodolfo, dal quale pervenne ai suoi figli Alberto e Arrigo, o Rigone dei conti della Scialenga: mentre quest’ultimo per atto testamentario offrì la sua quota al capitolo della cattedrale di Arezzo, siccome risulta da un istrumento dal novembre 1072 riportato dal Muratori nelle sue Antichità Estensi (P.
I. pag. 192).
Prendeva il titolo dalla stessa Chiusura la selva, detta il Cerreto Ubertengo, situata nel piviere del Toppo fra la strada pubblica e la Terra Ubertenga; la quale selva fu donata nel 1076 da Ildebrando di Pagano e dalla sua moglie Porporella figlia di Uberto ai monaci di S. Flora di Torrita. – Vedere CERRETO OBERTENGO.
Portò pure il nome da questa Chiusura un castellare o battifolle, cui forse riferire voleva lo storico Giovanni Villani all’anno 1289, quando i Fiorentini dopo la vittoria di Campaldino presero Monte S. Savino, Lucignano e Chiusura in Val di Chiana.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1833, Volume I, p. 729.