DICOMANO fiume

(Decumanus fl.) altrimenti detto di S. GODENZO.

Fiumana tributaria del fiume Sieve. Essa nasce sul dorso settentrionale della Falterona, a circa 2000 braccia sopra il livello del mare, nella pendice opposta a quella delle fonti di Capo d’Arno e che, dopo un corso di circa 13 miglia (la prima metà del quale da levante a ponente e la seconda metà da grecale-libeccio) si dirige a guisa di parabola nel fiume Sieve.
Ha origine da più ruscelli che sotto nomignoli diversi si raccolgono in due fossi maggiori, il Boccina e il Castagno. Riuniti in un solo alveo acquistano il nome di S. Godenzo dal sottostante castello omonimo, alle falde orientali del di cui poggio possa la fiumana per giungere sulla strada R. di Romagna al borghetto e albergo che porta il nome del Ponticino. Poco appresso la stessa fiumana accoglie dal lato di settentrione il borro di Petrognano, e tre miglia più sotto il torrente Corella, quindi passa sotto il ponte davanti a Tizzano, e poscia sotto quello di Agnano prima di attraversare il borgo di Dicomano, dove trova l’ultimo ponte un quarto di miglio innanzi di sboccare in Sieve. La sua confluenza, stando alla livellazione barometrica fatta nel 1815 dal cavaliere Giovanni Baillou, corrisponderebbe a braccia 266 e 1/2 sopra il livello del mare Mediterraneo; vale a dire, che dalla sorgente al suo sbocco in Sieve il Dicomano ha una tendenza di 133 braccia per miglio, presa la media proporzionale.
Da quali terreni il Dicomano si dechini, lo dichiarano le smotte più fiate accadute sui fianchi di quel vallone, una delle quali nel 15 maggio 1335 fu descritta da Giovanni Villani, (Cron. Lib. XI. c. 26) e l’ultima ai tempi nostri.
Tali avvallamenti pertanto portarono tale e tanta quantità di terra argillo-cretacea, e di un tal colore rubiginoso, che per molti giorni restarono tinte le acque della Sieve e dell’Arno sino al mare.
Il fiume Dicumano è rammentato in un diploma del 26 febbrajo 1191 a favore delle monache di S. Ellero in Alfiano sotto Vallombrosa, alle quali recluse l’imperatore (ERRATA: Arrigo VII) Arrigo VI, ad imitazione di Federico I di lui padre, confermò tra le altre cose le possessioni che avevano intorno ai fiumi Mosci a e Decumano. (LAMI. Mon. Eccl. Flor.)
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 10.