FIVIZZANO
(FIVISANUM, FIVIZANUM, FORUM VERRUCOLAE BOSORUM) in Val di Magra.
â Terra nobile, grande, ben fabbricata con mura castellane, capo luogo di comunitĂ , residenza di un vicario regio nella Diocesi di Pontremoli, gia di Luni-Sarzana, Compartimento di Pisa.
Ă situata alla sinistra del fiume Rosaro disotto alla confluenza in esso del torrente Mommio, sopra di un pianeggiante contrafforte che scende nella direzione di grecale a libeccio dal giogo dellâAppennino appellato lâAlpe di Mommio. Ă attraversata dalla nuova strada militare che dalla Lunigiana per Cerretto dellâAlpe guida a Modena, ed ha vicino un terzo di miglio toscano a grecale lâantico castelletto della Verrucola.
Fivizzano trovasi fra il grado 27° 47â longitudine e il grado 44° 14â 4ââ latitudine, a unâelevatezza di 724 br.
sopra il livello del mare Mediterraneo; 24 miglia toscane a scirocco di Pontremoli per le nuove strade rotabili, 20 miglia per le vie traverse, 14 miglia da Bagnone nella stessa direzione, 14 a settentrione di Carrara, 12 da Fosdinovo, e circa 16 miglia da Sarzana, entrambi questi ultimi situati al suo libeccio.
II nome di Fivizzano non figura châio mi sappia in documenti anteriori al 1200; che perciò è una mera congettura quella di coloro, i quali fanno di questo paese un corrispondente del Viracelum di Tolomeo, e i suoi monti specificano per i monti Violati che accennò Plinio.
La cosa meno controversa è, che in cotesta contrada si estendeva quella tribĂš deâLiguri etruschi, ai quali, dopo essere stati vinti e traslocati fra i Sannit i, subentrò nellâanno di Roma 577, una romana colonia dedotta a Lucca, aggregando cosĂŹ allâantico municipio lucchese una nuova popolazione di 2000 militari ammessi alla cittadinanza della capitale. A ciascuno di quel coloni i Triumviri destinali a condurla assegnarono una vastissima estensione di territorio della Lunigiana (jugeri 51 e 1/2 per ogni individuo) corrispondente nella totalitĂ a 103000 jugeri di terre alpestri state tolte ai Liguri, sebbene in origine appartenessero agli Etruschi. (T. Liv. Hist. Rom.
lib. XLI.) Infatti i vocaboli di molti castelli e luoghi di Val di Magra sorti nei predi dei coloni lucchesi, non solo conservano una desinenza di origine latina, ma i nomi stessi rammentano dei padroni, cui quei fondi furono probabilmente consegnati dai Triumviri, o da altri romani posteriormente acquistati. Una consimile derivazione mostrano di avere molti villaggi del territorio di Fivizzano, e della Val di Magra, come sono, per modo di es. Albiano, Bolano, Cecina, Cesariano, Comano, Gragnano, Magliano, Marciaso , Turano, Terenzano, Tenerano, Valerano, Vezzano, ecc, nomi dei quali ne ritroviamo deâconsimili nella Tavola alimentaria di Veleja, in cui si tratta di fondi assegnati in ipoteca aâtempi dell'imp. Trajano dai coloni lucchesi, le di cui possessioni si estendevano fino nella schiena dellâAppennino di Veleja. Dondechè non sarebbe strana cosa il dubitare, che il luogo dove poi sorse Fivizzano fosse stato un fondo di provenienza di qualche romano, Vezzano, o Vizzano, passato nei figli, in guisa da far nascere il composto di Fivizzano.
Ma lasciando ai curiosi tali indagini, dirò bensĂŹ che la storia per molti secoli sembra muta relativamente a questo importante paese della Lunigiana; conciossiachè la sua localitĂ , fino dallâorigine destinata a servire di mercatale, per molti secoli venne compresa sotto la giurisdizione del vicino castello della Verrucola, appellata deâBosi dai feudatarj dei marchesi Estensi, i quali sino dai primi secoli dopo il mille costĂ signoreggiavano.
Che però la Verrucola deâBosi facesse parte del patrimonio dei marchesi di Toscana, discendenti da Oberto conte del palazzo sotto Ottone il grande, lo prova il privilegio dell'imp. Arrigo V concesso nel 1077 ai marchesi Folco ed Ugo figli del march. Azzo dâEste, cui confermò, fra le altre terre del contado di Luni, Filattiera , la Verrucola, Cumano , lâAbazia di Linari ecc. Ma intorno alla stessa etĂ , o poco dopo, i march. Estensi dovettero cedere in enfiteusi il castello della Verrucola con il suo distretto ai nobili della casa di Bosone, mentre nel 1104 fu stipulalo nel castello di Verrucola, nellâabitazione di quel subfeudatario, cioè in Camminata Domini Bosonis, un istrumento, col quale i Benedettini di S. Prospero a Reggio affittarono a Oddone Bianco, per sè e per i suoi discendenti, la vasta possessione della Corte Nasseta, giĂ donata da Carlo Magno al vescovo di Reggio. Era questa una tenuta nella schiena dellâAppennino di Lunigiana, che dai confini di Bismantova arrivava sino alle scaturigini del fiume Secchia, ascendendo dal monte Palaredo per la strada usque in fines Thusciae. La quale espressione abbiamo qui ripetuta per dimostrare, che la criniera dellâAppennino nel medio, come nellâattuale evo, a partire dalla Lunigiana sino alle sorgenti del Tevere, serviva di confine fra la Toscana e le regioni transappennine. â Vedere APPENNINO TOSCANO.
Ma per tornare a Fivizzano, dirò che questo paese prima del 1300 venne riguardato come un sol corpo e popolazione con quello della Verrucola deâBosi, meschinissimo castello situato sopra il dorso di unâangusta lingua di terra, alla riunione di due torrenti; mentre la prossima situazione pianeggiante di Fivizzano offriva spazio e comoditĂ assai maggiore ai passeggieri e agli abitanti.
Ciò non ostante Fivizzano anche nei secoli XIII e XIV continuava a dipendere dalla Verrucola Bosi, non solo per la giurisdizione civile, ma in quanto anche alla spirituale; siccome lo danno a congetturare le bolle dei pontefici Eugenio III (anno 1149) e Innocenzio III (anno 1202) dirette ai vescovi di Luni; nelle quali bolle fra le chiese battesimali e cappelle succursali di quella diocesi, dopo la pieve di S. Paolo a Vendaso, si nominano le cappellanĂŹe di S. Maria di Pognano e di S. Margherita del Castel di Verrucola; la quale ultima sembra che servisse allora di parrocchiale ai Fivizzanesi. Infatti che nella cura di Verrucola anche nel secolo XIII fosse compresa la popolazione di Fivizzano, si può dedurre da varii documenti sincroni, e soprattutto dal lodo pronunziato in Sarzana nel maggio 1202., dagli arbitri sopra lâinfeudazione di alcuni castelli della Lunigiana, ceduti dai march. Estensi ai Malaspina, e da questi alienati a Goffredo vescovo di Luni. Alla quale sentenza furono invitati a prestare il consenso tutti i Comuni e nobili feudatari delle parti contraenti; in guisa che per la parte dei marchesi Malaspina, fra gli altri loro fedeli, vi concorse lâadesione dei signori e del popolo della Verrucola Bosi, ossia di Fivizzano, domini et populus de Verucula. â Questo documento, giova eziandio a confermarci, che il distretto di Fivizzano col castello della Verrucola nel secolo XIII riconosceva per suoi diretti padroni i marchesi Malaspina, comecchè da centâanni innanzi vi dominasse costĂ la famiglia subfeudataria dei discendenti di quel Bosone che abitava in Verrucola nel 1104.
II distretto di Verrucola Bosi, ossivvero la giurisdizione di Fivizzano, nel primo istrumento di divise della famiglia Malaspina, celebrato nel 1221 nella cittĂ di Parma fra Currado lâantico e Obicino figlio del march. Guglielmo cugino di Currado, toccò al marchese Obicino Malaspina con gli altri feudi di Val di Magra situati alla sinistra del fiume.
Mediante una successiva suddivisione fatta nel 1175 fra il march. Alberto figlio del nominato Obicino, e due suoi nipoti nati da Bernabò e da Isnardo, la Verrucola col suo Foro fu assegnata a Gabbriello figlio del march. Isnardo, da cui nacquero i marchesi Isnardo II, Azzolino e Spinetta. Questâultimo, che per le sue gesta marziali si acquistò il titolo di grande, non avendo ottenuta prole maschile, lasciò il suo patrimonio ai nipoti nati dai due fratelli; cosicchè i figli di Azzolino ebbero i feudi di Fosdinovo, di Gragnola e di Olivola, mentre Niccolò figliuolo dâIsnardo II divenne lo stipite deâmarchesi della Verrucola e del distretto Fivizzanese.
Era Niccolò uno di quei marchesi di Lunigiana, che il Comune di Firenze, per atto pubblico dei 26 settembre del 1404, ricevè coi suoi feudi in accomandigia dopo che ebbe dato prove di affezione alla Rep. fior. siccome lo provano le sue lettere scritte nellâanno stesso 1404 al comune e uomini di Carrara. Gli abitanti di quel paese essendo soggetti ai Visconti di Milano, erano invitati dal march. a scuotere il giogo del Biscione, innanzi di vedersi venire addosso come nemiche le masnade che dirigevansi costĂ dalla Signoria di Firenze. (BALUZII, Miscell. T.
IV.) Ma lâassassinio crudelmente ordinato nel 1418 di Leonardo march. di Gragnola per torre la vita al vecchio march. di Fivizzano Niccolò, al di lui figlio e successore Bartolommeo e alla nuora, mosse a sdegno i Fiorentini in guisa che fu tosto inviata in Lunigiana una numerosa coorte di armati, onde punire quel ribaldo, e prender cura del piccolo fanciullo Spinetta figlio unico del march.
Bartolommeo scampato fra tanta tragedia. â Infatti giunto ques ti alla maggior etĂ venne ristabilito dalla Rep. fior.
nei suoi diritti al marchesato di Fivizzano; e fu mediante il patrocinio di quei Repubblicani che il march. Spinetta II, dopo aver visto i suoi feudi occupati dallâoste milanese, li riacquistò per condizione stipulata in uno degli articoli nella pace di Ferrara (aprile 1433).
Per altro Spinetta II non fu molto piĂš fortunato del di lui padre, di cui ebbe a subire un egual fine, divenuto vittima nel 1475 di una congiura tramata e consumata dagli abitanti di Fivizzano. Dopo di che i Fivizzanesi, essendosi dichiarati di vivere a comune, chiesero protezione dal governo di Firenze, il quale fino dâallora teneva in alcune terre e castella di Lunigiana giurisdizione e dominio. Fu inviato a tal uopo a Fivizzano (anno 1477) mess. Agnolo della Stufa diplomatico di gran fama, ad oggetto di capitolare con quei popoli, e per regolare altri politici negozii relativi a quella contrada. (MANNI, Sigilli antichi T. XX .) Da quellâepoca Fivizzano cominciò a divenire capoluogo di un capitanato al pari di quello di Castiglione del Terziere, detto poi di Bagnone, con lâautoritĂ e le onorificenze medesime dellâaltro di Sarzana, tre capitanati allora dipendenti dallo stesso dominio fiorentino.
La Terra di Fivizzano fu travagliata diverse volte da ostili incursioni. Nel 1317 dalle genti di Castruccio, che obbligarono il march. Spinetta ospite di Uguccione della Faggiola a rifugiarsi a Verona; nel 1430, allorchè fu occupata dallâarmata deâVisconti di Milano comandata da Niccolò Piccinino; nel 1494 fu assalita dai Francesi scesi con Carlo VIII ai danni dellâItalia, ai quali servĂŹ di scorta il march. Gabbriello di Fosdinovo; e finalmente nel 1537 questa Terra ebbe a soffrire un vandalico saccheggio dalle truppe spagnuole comandate dal march. del Vasto.
Lâimportante posizione di Fivizzano allo sbocco di una foce dellâAppennino, e i frequenti saccheggi, cui essa trovossi esposta, indusse da primo la Rep. fior., di poi Cosimo I, mentre era duca di Firenze, a circondare nuovamente la Terra di muraglie castellane, e a stabilirvi una guarnigione militare sotto il comando di un maestro di campo.
Attualmente che non vi ha cagione di ladroneggi o di aggressioni ostili, i muri castellani di Fivizzano, al pari di tante altre mura di Terre e Castelli , servono dâingombro piuttosto che di difesa alle case ivi racchiuse.
Del resto questa Terra è ben fabbricata con regolari e larghe strade lastricate, con una vasta piazza sede del suo antico e copioso mercato, mentre il pretorio trovasi alquanto lungi di là . Nel centro di essa piazza havvi una bella fonte stata eretta al principio del secolo XVIII.
La chiesa parrocchiale col titolo di prepositura deâSS.
Jacopo e Antonio, situata prossima alla piazza del mercato fu restaurata, se non fabbricata di pianta, nel secolo XVI, allorchè i suoi altari vennero decorati di buone pitture, fra le quali il miracolo di Lazzaro. Alla stessa etĂ spettano tre buone tavole, gia situate nel coro, quella cioè che rappresenta S. Sebastiano, unâaltra S.
Rocco, e la terza una deposizione della Croce.
La chiesa di S. Giov. Battista, presso cui fu costruito un convento di Agostiniani Leccetani, esisteva sino dallâanno 1321, siccome lo provano le carte sincrone di quel monastero trasportate nel R. Arch. Dipl. di Firenze. Lo che starebbe a infirmare lâespressioni di una lapida stata collocala in tempi meno antichi presso lâaltar maggiore, a tenor della quale si crederebbe questo tempio fondato (forse restaurato) da Puccio di Duccio della Verrucola, nel mese di aprile del 1336.
Il pont. Bonifazio IX sulla fine del secolo XV concesse la stessa chiesa ai Frati Eremiti dellâOrdine di S. Agostino, ad istanza del march. Niccolò Malaspina, cui è dovuta la fabbrica del convento annesso.
La detta religiosa famiglia diede varii uomini distinti, la cui biografia fu data dallâA. delle Memorie storiche di Lunigiana. Meritano tra quelli di essere segnalati mons.
Agostino Molari sagrista del S. Palazzo apostolico sotto i pontefici Gregorio XIII e Clemente VIII, e mercè cui la ch. di S. Gio. Batt. di Fiv izzano fu non solo arricchita di sacri arredi e di sante reliquie, ma ottenne eziandio nel 1535, sotto il di 1 ottobre, un breve dal pont. Gregorio XIII che sopprimeva la badia di S. Bartolommeo a Linari sul giogo di quellâAppennino, per ammensare i suoi beni alla ch. e mon. degli Agostiniani di Fivizzano.
Questâultimo venne soppresso sul declinare del sec. XVIII e poi convertito in un conservatorio sotto la stessa regola di S. Agostino, attualmente ridotto in monastero di Benedettine.
Tre altri conventi esistevano nei contorni di Fivizzano, uno di CarmelÏtani, posto a mezzo miglio toscano a levante del paese, nella cura di Cerignano, stato soppresso nel passato secolo al pari di quello delle monache Clarisse del castello di Verrucola; mentre il terzo è tuttora abitato dai Francescani zoccolanti fuori della porta di sopra.
Questâultimo fu aperto nel 1440 per le cure del march.
Spinetta II; quindi stato ampliato nel 1490 a spese del Comune e dei particolari.
La chiesina dello Spedalino, situata al principio della strada del borgo, fra la piazza del mercato e la porta chiamata di sopra, si crede che sia il primo spedale fondato dal march. Spinetta il Grande, in ordine al suo testamento del 1352; per quanto le memorie locali lo dichiarino appartenuto ai Canonici, detti di S. Antonio del Fuoco della Congregazione di Vienna nel Delfinato, siccome lo mostrano le pergamene di quella PrecettorĂŹa pervenute nellâArch. Dipl. di Firenze, e piĂš specialmente unâiscrizione scolpita sopra quel fabbricato con lâarme dello stesso Ordine religioso.
Lâattuale ospedale capace di 30 letti, e ben provvisto di assegnamenti, fu eretto nel 1732 dal Commissario di Fivizzano Giuliano Capponi di Firenze.
Al mantenimento dei fanciulli esposti provvedono le rendite dello stesso spedale secondo il sistema usato da quello deglâInnocenti di Firenze, sistema dimostrato fecondo di ottimi resultamenti.
Vi e un Monte pio fondato nel 1588 da un benemerito concittadino Giov. Antonio Neri; altri legati pii furono lasciati da diversi benefattori per dotare cinque fanciulle lâanno.
La ComunitĂ mantiene per lâistruzione della gioventĂš quattro maestri di scuola, dallâabbaco sino alla filosofia; mentre le Benedettine del monastero di S. Giov. Battista insegnano gratis alle fanciulle del paese, leggere, scrivere ed i piĂš essenziali lavori donneschi.
Vi sono pure due medici, un chirurgo e una levatrice stipendiati dal Comune. â Bello e ben decorato è il moderno teatro; ben fornita la nuova tipografia Bartoli, la quale ci rammenta una delle prime stamperie dellâItalia stata aperta nel 1472 in cotesta Terra da tre compagni (comites) gratuitamente supposti conti delta famiglia Onorati; avvegnachè essi da Venezia si recarono nella loro patria a Fivizzano, dove impressero in detto anno le opere di Virgilio, comecchè nellâanno appresso ritornassero a Venezia, dove avevano appresa lâarte, e dove nelle case di Marco deâConti, stamparono nel 1474 il Giovenale e il Cicerone de Officiis.
Danno occasione di movimento e di lucro ai Fivizzanesi due mercati settimanali di gran concorso nei giorni di mercoledÏ e di sabato, stantechè quà fanno la loro stazione tanto i conduttori dei prodotti che provengono per la via modenese dalla Lombardia in Lunigiana, quanto quelli che si esportano per il giogo medesimo dalla Riviera di Levante e da Livorno in Lombardia.
I prodotti di suolo che sogliono abbondare oltre il consumo del distretto, sono le castagne, il carbone, le legna, il bestiame minuto, le pelli, il burro, il cacio e poco piĂš.
L'industria manifatturiera avrebbe bisogno costĂ , al pari, se non piĂš che in altri luoghi, di migliorare e di accrescersi, per emancipare la popolazione il piĂš che fosse possibile da tanti onerosi e volontari tributi.
Ciò non ostante, mercè le esenzioni dalle gabelle, che gode questa porzione di territorio distaccata dal Granducato, e in grazia delle strade aperte, delle leggi benefiche e protettrici dellâindustria, e dellâindividuo, la Terra di Fivizzano al pari del castello della Verrucola, da tre secoli a questa parte vĂ ognora piĂš aumentando di abitazioni e di abitanti, siccome può vedersi dal quadro statistico delle solite tre epoche qui sotto riportato.
MOVIMENTO della popolazione della TERRA di FIVIZZANO e del CASTELLO della VERRUCOLA a tre epoche diverse diviso per famiglie.
TERRA DI FIVIZZANO ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 175; totalitĂ della popolazione 882.
ANNO 1745: Impuberi maschi 178; femmine 187; adulti maschi 171, femmine 273; coniugati dei due sessi 448; ecclesiastici 72 (1); numero delle famiglie 240; totalitĂ della popolazione 1329.
ANNO 1833: Impuberi maschi 285; femmine 230; adulti maschi 259, femmine 360; coniugati dei due sessi 649; ecclesiastici 31 (2); numero delle famiglie 367; totalitĂ della popolazione 1805.
CASTELLO DELLA VERRUCOLA ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 16; totalitĂ della popolazione 57.
ANNO 1745: Impuberi maschi 16; femmine 10; adulti maschi 13, femmine 25; coniugati dei due sessi 28; ecclesiastici 27 (3); numero delle famiglie 19; totalitĂ della popolazione 119.
ANNO 1833: Impuberi maschi 30; femmine 31; adulti maschi 32, femmine 25; coniugati dei due sessi 68; ecclesiastici 1; numero delle famiglie 36; totalitĂ della popolazione 187.
(1) In questo numero sono compresi 34 religiosi dei due conventi allora esistenti.
(2) Facevano parte di questo numero 12 monache.
(3) Cioè, 26 monache clarisse, e un solo prete parroco.
ComunitĂ di Fivizzano. â La superficie territoriale di questa ComunitĂ fu calcolata estendersi a 64043 quadrati, dai quali debbonsi detrarre 2533 per i corsi di acque e strade. Nellâanno 1833 vi esistevano 12672 abit.
corrispondenti a circa 166 individui per ogni miglio toscano quadr. di suolo imponibile.
II territorio comunitativo di Fivizzano può dirsi diviso in due sezioni, una delle quali subappennina, e lâaltra subapuana. La prima di esse, che è la porzione maggiore, in mezzo a cui risiede il capoluogo, scende dal fianco meridionale dellâAppennino sino alla base; lâaltra, che guarda la faccia settentrionale, si appoggia sulla schiena dellâAlpe Apuana, a cominciare dalle sue radici sino alle piĂš elevate creste del Pizzo di Uccello e del Monte Sagro.
Cosicchè il territorio Fivizzanese nella sua maggior lunghezza, che è di circa 18 miglia , attraversa da ostro a settentrione tutta la valle orientale della Magra, il cui fondo o talveg è solcato dal fiume Aulella. In cotesto fondo il territorio della ComunitĂ in discorso vedesi talmente ristringere, che riducesi in alcuni punti a unâangusta tangente, siccomâè quella davanti alle ville di Alebbio e di Sercognano.
Esso confina sul crine dellâAppennino con la Lombardia, cioè a settentrione con il Ducato di Parma mediante la giogana di Camporaghena, a partire dalla foce dellâAlpe detta di Linari al termine triplice della Branciola, per dirigersi a levante verso il laghetto Squincio, dove attraversa le piĂš alte scaturigini del fiume Ensa, quindi volgendo la fronte a grecale trapassa la Tecchia deâCorvi (grotta), le cime di Montauto e di Pietra Saginda , sino a che al Masso delle 4 Croci sottentra a confine dallo stesso lato sul giogo della montagna il Ducato di Modena. Di fronte a questo si dirige verso il varco della strada militare, e di lĂ alle prime fonti del fiume Secchia, e percorrendo in seguito la giogana dellâAlpe di Mommio rasenta lâestremo lembo della selva ducale del Cerreto dellâAlpi, un tempo della Corte Nasseta dei Benedettini di Reggio, sino a che arriva sulla cima di Monte Mondo. A questo punto, dove nasce il torrente Mommio, il territ.
comunit. di Fivizzano, volgendo la fronte da grecale a scirocco, abbandona il crine dell'Appennino e i confini della Lombardia per scendere in Val di Magra, avendo costĂ a confine la comunitĂ granducale di Casola; con la quale percorre di conserva le creste dei poggi di Monte Grosso, della Croce di Ferro e di Monte di Po, sino a che arriva nei contorni di Turlago, dove taglia la strada comunitativa fra Casola e Fivizzano: quindi passa per Terenzano, dopo di che entra nel borro di Sarcognano, e lunghâesso arriva nel fiume Aulella. A cotesta tangente il territorio Fivizzanese rimonta per breve tragitto verso levante il corso dellâAulella; quindi rivolgendosi a grecale oltrepassa alla sinistra del fiume per entrare nella sezione subapuana. CostĂ dirigendosi contro la corr. del torrente Lucido di Equi; quindi rimontando il profondo fosso suo tributario, denominato il Solco, giunge con esso alla ripida parete del Pizzo dâUccello. Sormontata quellâaltissima cresta dellâAlpe Apuana, sottentra a confine su quella sommitĂ dal lato di levante la comunitĂ di Minucciano, spettante allo Stato di Lucca. Con questâultima il territorio comunitativo di Fivizzano costeggia circa due miglia per le nude balze che portano i nomignoli di Tana deâGracchi, del Bastione, del Vallino dellâAsino, e del Sasso galante. A cotesta balza dietro le spalle del monte Tambura trova dal lato di scirocco la ComunitĂ di Massa Ducale, con la quale perviene allâavvallamento che unisce il monte della Tambura al marmoreo Monte Sagro spettante alla ComunitĂ di Carrara. QuĂ piegando da scirocco a libeccio, passa sopra le scaturigini del torrente Lucido di Vinca, sale sui prati di Campo Cecina nella sommitĂ del Sagro, poscia percorrendo lâerbose cime dei poggi di Faggiuola, di Birola, di Acqua sparta e di Prato secco, dopo il tragitto di circa tre miglia toscane abbandona a ostro la ComunitĂ di Carrara , al termine denominato dellâUomo morto, dove si tocca dal lato di ponente-libeccio con la ComunitĂ Estense, giĂ ex-feudo di Fosdinovo. Di fronte a questa il territorio comunitativo di Fivizzano riscende lâAlpe Apuana lungo il borro CostĂŹa sino passato il villaggio di Cecina, al qual punto retrocede nella direzione di scirocco sino verso le sorgenti del fosso di Tenerano, per dirigersi nel torrente Lucido di Vinca, e lunghâesso ritornare nel fiume Aulella poco lungi dallo sbocco del fosso di Sarcognano. â CostĂ seconda per poco la corrente del fiume sino al borro di Ripa, dove passa alla sinistra dellâAulella per ritornare nel borro CostĂŹa presso il villaggio di Cecina: quindi inoltrandosi nella direzione di libeccio, sale nella schiena dei monti di Fosdinovo per il torrente di Pulica sino a S. Terenzo deâMonti, di dove si avanza nella direzione di ponente per andare incontro al fosso di Ruggiano, e con esso scendere nel torrente Bardine. â A tale confluente cessa la ComunitĂ di Fosdinovo, ed entra a confine quella dellâex-feudo di Aulla appartenente pur essa al ducato di Modena, da primo mediante il Bardine, cui presto attraversa per quindi varcare lâAulella di dove in seguito imbocca nel suo confluente Arcinnasso , e lo abbandona dietro al poggio di Collecchia, proseguendo dal lato di ponente per termini artificiali sino al colle di Migliarino. CostĂ trova i confini degli ex-feudi della Bastia e di Varano compresi nella ComunitĂ Estense di Licciana; di fronte alla quale il territorio di Fivizzano arriva alla confluenza del torrente Tana con quello del Canalone o Tavarone, e rimontando questâultimo, sale sulla vetta dellâAppennino, lĂ dove ritrova al triplice termine della Barciola lâestremo confine del Ducato di Parma.
Dalla corografica descrizione del territorio di Fivizzano è facile congetturare dellâaspetto di ques to paese, come quello che trovasi situato fra i due gruppi piĂš elevati dei monti toscani; giacchè dalla parte dellâAppennino la sommitĂ dellâAlpe di Camporaghena trovasi a 3424 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, mentre dal lato dellâAlpe Apuana la cima del Pizzo dâUccello si alza 3212 br. â Cotesto Pizzo si unisce a levante con il piĂš eccelso monte della Toscana, denominato il Pisanino della Pania, mentre secondo le osservazioni trigonometriche del Pad. Giov. Inghirami trovasi a 3511 br. fior. sebbene per le osservazioni dellâastronomo pad.
Michele Bertini non apparisca piĂš alto di 3296,4 br.
lucchesi. Questâultimo astronomo riscontrò pure la cima del monte Tambura elevata br. lucch. 3203,1 sopra il livello del mare.
Dal fianco dellâAppennino si stendono sopra il territorio Fivizzanese tre sproni subalterni, i quali costituiscono le due vallecole dellâAulella e del Rosaro, oltre una terza che si forma in mezzo ad esse mediante lâavvallamento interposto fra lâalpe di Camporaghena e quella di Mommio, il quale avvallamento è percorso dal torrente Mommio. Al principio della vallecola del Rosaro, fra mezzo a sempre verdi praterie ed a vaghi boschetti di carpini e di ontani, apresi un limpido laghetto che circonda una rupe cavernosa, da cui ha origine la fiumana del Rosaro, la quale scendendo di lĂ , presso a Fivizzano si marita al torrente del Mommio, fin tanto che nel centro della valle non si scarica nel fiume Aulella.
Dal lato dellâAlpe Apuana si staccano, sopra le balze cavernose di Equi, le guglie di S. Giorgio, di Ajola, di Tenerano e del monte della Spolverina. Da questi sproni nascono i profondi burroni, nei quali scorrono i torrenti Lucido dâEqui, Lucido di Vinca, e il Bardine, tutti tributarii dellâAulella dal sinistro suo lato.
Gli sproni dei monti che scendono dalla parte dellâAppennino, sono assai piĂš accessibili di quelli che precipitano nella valle dal lato dellâAlpe Apuana, dove pochi e malagevoli varchi si aprono fra quellâaggregato di acutissime rupi.
Da pochi anni il territ. di Fivizzano non contava alcuna strada carreggiabile, mentre anguste, ripide e mal tenute erano le vie pedonali e mulattiere, che nei tempi andati attraversavano cotesta contrada; lâalveo dei di cui torrenti e borri serviva di traccia comune alle acque piovane e al viaggiatore. Attualmente Fivizzano è attraversato dalla via militare, che da Modena per Castelnuovo neâMonti guida in Val di Magra, passando per Aulla, Fosdinovo e Caniparola, dove si unisce alla strada Regia di Genova.
Una nuova importantissima comunicazione rotabile fu aperta nel 1835 tra Fivizzano e Pontremoli per la nuova strada che mette questa cittĂ in comunicazione non solamente con Bagnone e lâAulla, ma con Fornuovo e Parma mediante il varco carreggiabile dellâAppennino della Cisa. Una terza strada carreggiabile stĂ attualmente costruendosi fra Fosdinovo e Carrara, passando il varco piĂš depresso dellâAlpe Apuana sul monte della Spolverina.
La via militare modanese, che entra per la foce di Sassalbo nel territorio Fivizzanese, è a sufficenza larga e comodamente rotabile. Essa, ad eccezione di alcuni brevi tratti, non ha piĂš di 8 br. per 100 di pendenza. Il benemerito autore del Calendario Lunese, lâavvocato Girolamo Gargiolli, fino dal primo numero (anno 1834) di quella pregevole operetta fornĂŹ molti dati statistici relativi alla Terra e distretto di Fivizzano, sua patria, alcuni dei quali mi gioverĂ qui il riepilogare.
Dalle osservazioni meteorologiche ivi riportate si deduce, che il clima di cotesto territorio nellâinverno riesce generalmente molto meno rigido, e nella estate assai piĂš temperato di ciò che promette la elevazione del suolo e la posizione deâmonti circostanti.
I venti, che vi predominano, sono il levante, lo scirocco, il ponente e il cosĂŹ detto vento dâAlpe, (grecale), il quale ultimo piĂš dannoso degli altri soffia con impeto funesto a quelle campagne.
La neve non si trattiene molto sulle colline e nei luoghi piĂš depressi della valle. La pioggia è per ordinario molto copiosa in tulle le stagioni. Le nebbie di primavera sogliono esser fatali alle raccolte del vino e dellâolio, mentre le grandini, che investono per lo piĂš la sola parte elevata del suolo non riescono tanto funeste ai prodotti dellâagricoltura.
Generalmente la temperatura del clima Fivizzanese è sottoposta a subiti passaggi, causa non infrequente di malattie; quindi le infiammazioni, il di cui sviluppo è maggiore in primavera e in autunno, possono riguardarsi come le sole malattie climateriche di cotesto paese.
La struttura geognostica della contrada in questione presenta due formazioni essenzialmente tra loro diverse, oltre una terza e piĂš recente formazione di terreno interposta fra le due prime. Avvegnachè la faccia settentrionale dellâAppennino di Mommio e di Camporaghena presentasi quasi da per tutto ricoperta di rocce secondarie stratiformi consistenti per la massima parte in arenaria o macigno e in calcaria compatta.
Allâincontro dal lato australe il dorso del Monte Sagro e del Pizzo dâUccello consistono in gran parte in terreno massiccio di steaschisto e di calcarea piĂš o meno saccaroide, cui serve di mantello la calcarea cavernosa.
Lungo la cresta dellâAlpe di Camporaghena, a partire dal varco della via militare sino al segnale trigonometrico del prof. Ingilirami, comparisce la calcarea appenninica di tinta, ora cenerina, ora cerulea, attraversata da frequenti filoni di spato candido, ai quali filoni spesso subentrano in coteste alture quelli di solfato di calce (gesso).
Alle sorgenti piĂš remote del fiume Rosaro si affaccia lâarenaria compatta, di struttura uniforme a quella di molti altri luoghi dellâAppennino toscano. La stessa roccia continua a mostrarsi sino alla foce di un profondo vallone denominato dello Spedalaccio, sopra le gessaje di Sassalbo.
Su cotesto fianco meridionale dellâAlpe di Camporaghena trovasi un fatto geologico importantissimo. Fu nel giugno del 1832, allorchè mi furono di cortese scorta in cotesta montagna due gentili fivizzanesi, lâAvv. Odoardo Sani, e Olinto Sarteschi, poco innanzi che visitasse e descrivesse la stessa localitĂ il chiar. prof. pis ano Paolo Savi (Nuov.
Giorn. Pisano N.° 63). â Ă una ripidissima balza che porta il nome di Lama dello Spedalaccio coperta di un macigno convertito in steaschisto verdastro con vene di solfo in cristalli, in mezzo a cui trovasi un filone di ferro oligisto.
La stessa roccia steaschistosa, a proporzione che si allontana dal filone metallico va perdendo porzione del suo talco, diviene meno lucente e acquista una tinta cupa tendente al nerastro, sino a che a una maggior distanza vedesi ritornare allo stato di comune macigno, o pietra arenaria, nella quale le scaglie talcose sembra che siano rimpiazzate da piĂš minute particelle di mica.
Seguitando a scendere per lo stesso vallone compariscono, a destra e a sinistra del borro, li sproni gessosi e zolforiferi del paese di Sassalbo, in mezzo a un terreno cavernoso e bucherellato a guisa di alveari, per cagione, (io dubito) del gas acido carbonico, e idro- solforico che si svilupparono di lĂ mediante la reciproca decomporizione dei sottostanti solfuri in solfati, e quindi della sovrapposta roccia calcarea carbonata, per ridurla in calcarea solfata, ossia in una gessaja.
Da Sassalbo salendo lo sprone del monte che sta alla sinistra del fiume Rosaro, ricomparisce il grĂŠs antico compatto color ceruleo. Quindi, arrivati al podere di Panigagliola sulla via militare, si affaccia uno schisto calcareo argilloso, che a luoghi convertesi in ardesia, mentre in altre parti è affatto marnoso. Esso tingesi in color rosso cupo mercè dellâossidazione del ferro che ivi intorno si rinviene, talvolta allo stato di ferro oligisto, tali altre fiate unito al solfo o allâacido solforico, formando cosĂŹ dei filoni. di solfuri e di solfati, dei quali sono asperse coteste sommitĂ .
Nella parte orientate dello stesso contrafforte che forma spalliera occidentale alla vallecola percorsa dal torrente Mommio, ricomparisce il grÊs antico (arenaria) a grandi elementi; talchè esso raffigura, ora una breccia calcareo- silicea, ora una varietà di calcarea-silicea stratiforme (pietra forte di Firenze), e ora filoni di spato calcareo- magnesiaco (specie di Miemmite?), cui subentra uno schisto argillo-siliceo, (galestro), sino a che nel canale del Risecco scomparisce il grÊs antico compatto di grana minuta e uniforme, come la pietra serena di Fiesole.
Questâultima roccia costituisce i contorni del laghetto, donde prende origine il fiumicello Rosaro, e forma le rupi che gli sovrastano nella sommitĂ di quellâAppennino. Ă pure della stessa indole la pietra che ricuopre le pendici del monte a destra e a sinistra della strada militare sino alla sommitĂ del poggio di Vendaso. CostĂ sottentra lo schisto argillo -siliceo friabile (galestro) di tinta nerastra, che alterna con la calcarea-arenaria; cui succede una specie di alberese in strati inclinatissimi di tinta cerulea e talvolta ceciata; le quali ultime due rocce continuano ad incontrarsi sino al di sotto del castelletto della Verrucola alla confluenza del torrente Mommio nel Rosaro, nel qual punto alla sinistra del torrente Mommio apparisce di nuovo lâarenaria -cerulea, ossia il macigno fiesolano a grandi elementi; e questa roccia rudimentaria serve di ossatura al poggio, su cui è fabbricata la Terra di Fivizzano.
Scendendo la pendice di Fivizzano, la pietra arenaria alterna con una specie di breccia o poudinga silicea, la quale, in luogo denominato la Valle, si scava per uso di macine da mulino. Di lĂ passando alla destra del fiume Rosaro, oltre il ponte di Posara, il terreno si ricuopre di una marna, nella quale si formano rognoni di petroselce, che incontransi alla superficie del suolo segnatamente al luogo detto il Corso del cavallo.
In quanto alla sezione subapuana del territorio di Fivizzano posta nel lato sinistro del fiume Aulella, sino alla sommitĂ del Pizzo dâUccello e del Monte Sagro, rinvierò il lettore agli articolo ALPE APUANA, AJOLA, EQUI, MONZONE, TENERANO; e solamente quĂŹ avvertirò che da cotesta parte le rocce calcaree, argillose e arenarie trovansi alterate o cangiate affatto di aspetto.
Avvegnachè sui fianchi dei monti Apuani il macigno apparisce in masse di pietra verrucana o schistosa; la roccia argillosa vedesi convertita in ardesia, e la calcarea compatta cangiata in un terreno semicristallino di aspetto saccaroide, coperto bene spesso da una calcarea cavernosa; sicchè in cotesto lato sono frequenti le grotte che costà volgarmente appellansi Buche o Tecchie; avvertendo che la roccia calcarea diviene piÚ candida e piÚ cristallina a misura che si avvicina al centro della montagna, dove sembra essere stata maggiore la forza plutoniana, alla quale i geologi moderni attribuiscono una simile trasformazione del terreno appenninico.
Fra le produzioni minerali del territorio, sono le cave di gesso di Sassalbo, a poca distanza dalle quali esistono alcune tracce di vene e di filoni metallici contenenti ferro e rame, mentre nellâAlpe opposta delle Panie si cavano marmi bianchi e venati presso il villaggio di Equi, siccome nelle vicinanze di Ajola si estrae del feldspato fatiscente, o caolino per uso della Fabbrica Ginori delle porcellane della Doccia presso Firenze ec.
Circa i prodotti agrarj il territorio della ComunitĂ di Fivizzano, secondo i calcoli forniti dal prelod. autore del Calendario Lunese, si suddivide come appresso: Coltivato a viti, Quadrati 3394,00 A viti e olivi, Quadrati 3907,20 Lavorativo nudo, Quadrati 3012,19 Boschi, Quadrati 12684,25 Selve e castagni, Quadrati 16471,04 Praterie, Quadrati 2980,07 Pastura nelle sodaglie, Quadrati 21145,58 Prodotti diversi, Quadrati 284,17 Fabbriche, Quadrati 163,62 Totale, Quadrati 64042,15 In questo territorio i soli prati falciabili possono dare annualmente in massa libbre 3,690,000 di fieno; donde ne consegue, che uno deâpiĂš ragguardevoli prodotti della contrada deve consistere nel bestiame. â I castagni però sono quelli che somministrano il vitto quasi giornaliero alla popolazione agricola, e che costituiscono la maggior ricchezza dei Fivizzanesi, mentre del suo frutto avanzano un anno per lâaltro al consumo della popolazione staja 23000 di castagne, che vendute ai Genovesi e ai Lombardi forniscono una rendita di circa 69000 lire toscane.
La coltura della vigna, benchè sia in aumento, non basta ancora al consumo del paese. Avanza però il prodotto degli olivi, mentre rendono barili 3640 dâolio circa; se non che le piante, tenendosi soverchiamente fitte, alte e frondose, producono meno per loro medesime, e per le semente del sottoposto terreno che aduggiano.
II prodotto deâcereali non basta al consumo. â II grano fĂ appena del 4, sia per mancanza di concimazione, sia per il metodo di preparare le terre, sia per la molta ombra delle alberete che ingombrano i campi. â La raccolta annua dei cereali, al netto dal seme, è di circa staia 39000, il loro consumo di circa staia 43500, a cui si aggiungano circa 7000 staia di formentone, proveniente dallâestero. â Un articolo di risorsa è la canapa accreditata nel commercio a segno che il suo prezzo è di oltre un quarto maggiore di quello della canapa di Bologna. La porzione che si esporta allâestero, si calcola che frutti non meno di lire 6000 per anno.
Fra le produzioni spontanee del suolo, le piante boschive ed i pascoli naturali sono le piĂš rilevanti. La quantitĂ dei faggi, i moltissimi castagni, le quercie, i cerri, i carpini, i frassini e altre specie di alberi di alto fusto forniscono il legname dâuso, non che per esitarne al di fuori.
Tra i frutti di terra, che non hanno dâuopo di cultura, meritano di esser ricordati, per il lucro che essi forniscono, i prugnoli specialmente di Vinca, nelle di cui montuose praterie nascono copiose e fragranti prugnolaje.
Le industrie poi del paese si riducono a una ferriera, a diverse fornaci da mattoni e da calce, a 15 tintorĂŹe,12 gualchiere, 4 concie, 1 cartiera, 2 cererie, 1 polveriera, 1 stamperia, un negozio di librajo, 2 fabbriche di cappelli di pelo, 4 fabbriche di paste, e una trattura di seta, che e stata aperta nel 1835.
Con la legge Leopoldina del 30 settembre 1772, al Vicariato di Fivizzano fu riunita la giurisdizione civile, criminale e mista del distretto che competeva allâAuditore di questa Terra, con piĂš nove castella della soppressa potesteria della cosĂŹ detta Terra e corte di Codiponte.
Finalmente.dopo il motuproprio del 24 febbrajo del 1777, furono riuniti in un sol corpo i comuni conosciuti sotto i vocaboli di terre, ville e castelli della corte di Fivizzano, piu i 21 comunelli della giurisdizione dello stesso Vicariato.
Fivizzano diede i natali a molti uomini illustri in varie facoltĂ . â Nel secolo XIV, a Giovanni Manzini, che visse alla corte del duca Gio. Galeazzo Visconti. Nel sec. XVI si fece un nome allâassedio di Firenze fra Zaccaria da Fivizzano; nelle scienze sacre figurarono fra Alessio Stradella al Concilio di Trento, Andrea Securani generale del suo Ordine Eremitano, e mons., Agostino Molari gia rammentato. Nel secolo XVII ebbero fama di dotti canonisti i fratelli Carlo e Giulio Sarteschi. Nei secoli XVIII e XIX salirono in celebritĂ due altri fratelli Fivizzanesi, Domenico Battini prof. di medicina allâUniver. di Siena, cui si devono varii opuscoli importanti, e Costantino. Battini, che fu generale dellâOrdine deâServi di Maria, prof. allâUniversitĂ di Pisa, e autore dellâApologia deâsecoli barbari. Ma superò in grido ognâaltro Fivizzanese lâOrazio italiano, Giovanni Fantoni, il Labindo fra gli Arcadi. â Fra quelli della nostra etĂ merita lode il testè defunto prete Emanuele Gerini per le Memorie istoriche della Lunigiana pubblicate nel 1826.
Risiede in Fivizzano il Vicario R. che comprende nel civile e nel criminale la ComunitĂ di Casola, e pel solo criminale la ComunitĂ di Albiano. â Vi è un Cancelliere comunitativo di terza classe, che abbraccia anche le ComunitĂ di Casola e di Albiano. Havvi un Esattore dellâufizio del Registro; il Conservatore delle Ipoteche è a Pontremoli; la Ruota a Pisa.
QUADRO della Popolazione della Comunità di FIVIZZANO a tre epoche diverse - nome del luogo: Agnino, titolo della chiesa: S. Michele (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 400, abitanti del 1745 n° 428, abitanti del 1833 n° 524 - nome del luogo: Ajola, titolo della chiesa: S. Maurizio (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 175, abitanti del 1745 n° 170, abitanti del 1833 n° 123 - nome del luogo: Alebbio e sue ville, titolo della chiesa: S. Gemignano (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 242, abitanti del 1745 n° 203, abitanti del 1833 n° 283 - nome del luogo: Arlia, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 130, abitanti del 1745 n° 159, abitanti del 1833 n° 215 - nome del luogo: Bottignana, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 62, abitanti del 1745 n° 76, abitanti del 1833 n° 135 - nome del luogo: Camporaghena, titolo della chiesa: SS.
Pietro e Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 172, abitanti del 1833 n° 238 - nome del luogo: Canneto, titolo della chiesa: SS.
Colombano e Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 174, abitanti del 1833 n° 154 - nome del luogo: Cecina, titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 200, abitanti del 1745 n° 165, abitanti del 1833 n° 169 - nome del luogo: Cerignano, titolo della chiesa: S.
Venanzio Abate (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 116, abitanti del 1745 n° 271, abitanti del 1833 n° 376 - nome del luogo: Ceserano, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 206, abitanti del 1745 n° 248, abitanti del 1833 n° 372 - nome del luogo: Colla e Maglietola, titolo della chiesa: SS. Cipriano e Giustina (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 179, abitanti del 1745 n° 172, abitanti del 1833 n° 132 - nome del luogo: Collecchia, titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 195, abitanti del 1745 n° 109, abitanti del 1833 n° 180 - nome del luogo: Collegnano, titolo della chiesa: S.
Caterina (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 125, abitanti del 1745 n° 99, abitanti del 1833 n° 172 - nome del luogo: Comano, titolo della chiesa: S. Giorgio (Pieve Prepositura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 863, abitanti del 1745 n° 621, abitanti del 1833 n° 709 - nome del luogo: Cotto, titolo della chiesa: S. Jacopo maggiore (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 162, abitanti del 1745 n° 343, abitanti del 1833 n° 215 - nome del luogo: Crespiano, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 718, abitanti del 1745 n° 488, abitanti del 1833 n° 632 - nome del luogo: Debico e Caugliano, titolo della chiesa: S. Andrea Apostolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 121, abitanti del 1745 n° 96, abitanti del 1833 n° 108 - nome del luogo: Equi, titolo della chiesa: S. Francesco (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 115, abitanti del 1745 n° 130, abitanti del 1833 n° 159 - nome del luogo: FIVIZZANO, titolo della chiesa: SS.
Jacopo e Antonio Abate (Pieve Prepositura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 882, abitanti del 1745 n° 1329, abitanti del 1833 n° 1805 - nome del luogo: Gassano e Groppoli, titolo della chiesa: SS. Lorenzo e Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 634, abitanti del 1745 n° 500, abitanti del 1833 n° 490 - nome del luogo: Isolano, titolo della chiesa: S. Martino (Cappellania Curata), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 76, abitanti del 1745 n° -, abitanti del 1833 n° 79 - nome del luogo: Magliano, titolo della chiesa: S.
Martino Vescovo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 214, abitanti del 1745 n° 116, abitanti del 1833 n° 141 - nome del luogo: Mommio, titolo della chiesa: S.
Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 266, abitanti del 1745 n° 177, abitanti del 1833 n° 200 - nome del luogo: Moncigoli, titolo della chiesa: S. Maria Maddalena (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 246, abitanti del 1745 n° 221, abitanti del 1833 n° 243 - nome del luogo: Monte deâBianchi, titolo della chiesa: S. Maria della Neve e S. Martino (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 341, abitanti del 1833 n° - nome del luogo: Monzone, titolo della chiesa: S.
Prospero Vescovo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 224, abitanti del 1745 n° 273, abitanti del 1833 n° 397 - nome del luogo: Poâ, titolo della chiesa: S. Matteo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 193, abitanti del 1745 n° 148, abitanti del 1833 n° 193 - nome del luogo: Pognana, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 224, abitanti del 1745 n° 265, abitanti del 1833 n° 361 - nome del luogo: Posara, titolo della chiesa: S.
Colombano Abate (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 247, abitanti del 1745 n° 157, abitanti del 1833 n° 256 - nome del luogo: Quarazzana, titolo della chiesa: S.
Biagio (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 108, abitanti del 1745 n° 88, abitanti del 1833 n° 107 - nome del luogo: Rometta, titolo della chiesa: SS. Pietro e Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 143, abitanti del 1833 n° 167 - nome del luogo: Sassalbo, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 192, abitanti del 1745 n° 211, abitanti del 1833 n° 394 - nome del luogo: Soliera, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 439, abitanti del 1745 n° 308, abitanti del 1833 n° 447 - nome del luogo: Spicciano, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 123, abitanti del 1745 n° 96, abitanti del 1833 n° 117 - nome del luogo: Tenerano, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 144, abitanti del 1745 n° 162, abitanti del 1833 n° 169 - nome del luogo: Terenzano e Turlago, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Felice (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 213, abitanti del 1745 n° 82, abitanti del 1833 n° 248 - nome del luogo: San Terenzo, titolo della chiesa: S.
Terenzio (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 339, abitanti del 1745 n° 478, abitanti del 1833 n° 476 - nome del luogo: Torsana, titolo della chiesa: S. Jacopo maggiore (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 45, abitanti del 1745 n° -, abitanti del 1833 n° 56 - nome del luogo: Turano, titolo della chiesa: S.
Francesco (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 118, abitanti del 1745 n° 70, abitanti del 1833 n° 70 - nome del luogo: Vendaso, titolo della chiesa: S. Paolo (Pieve), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 225, abitanti del 1745 n° 167, abitanti del 1833 n° 249 - nome del luogo: Verrucola, titolo della chiesa: S.
Margherita (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 57, abitanti del 1745 n° 119, abitanti del 1833 n° 187 - nome del luogo: Vinca, titolo della chiesa: S. Andrea Apostolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 426, abitanti del 1745 n° 340, abitanti del 1833 n° 438 - Somma totale abitanti anno 1551 n° 9644 - Somma totale abitanti anno 1745 n° 9915 - Somma totale abitanti anno 1833 n° 12672
Ă situata alla sinistra del fiume Rosaro disotto alla confluenza in esso del torrente Mommio, sopra di un pianeggiante contrafforte che scende nella direzione di grecale a libeccio dal giogo dellâAppennino appellato lâAlpe di Mommio. Ă attraversata dalla nuova strada militare che dalla Lunigiana per Cerretto dellâAlpe guida a Modena, ed ha vicino un terzo di miglio toscano a grecale lâantico castelletto della Verrucola.
Fivizzano trovasi fra il grado 27° 47â longitudine e il grado 44° 14â 4ââ latitudine, a unâelevatezza di 724 br.
sopra il livello del mare Mediterraneo; 24 miglia toscane a scirocco di Pontremoli per le nuove strade rotabili, 20 miglia per le vie traverse, 14 miglia da Bagnone nella stessa direzione, 14 a settentrione di Carrara, 12 da Fosdinovo, e circa 16 miglia da Sarzana, entrambi questi ultimi situati al suo libeccio.
II nome di Fivizzano non figura châio mi sappia in documenti anteriori al 1200; che perciò è una mera congettura quella di coloro, i quali fanno di questo paese un corrispondente del Viracelum di Tolomeo, e i suoi monti specificano per i monti Violati che accennò Plinio.
La cosa meno controversa è, che in cotesta contrada si estendeva quella tribĂš deâLiguri etruschi, ai quali, dopo essere stati vinti e traslocati fra i Sannit i, subentrò nellâanno di Roma 577, una romana colonia dedotta a Lucca, aggregando cosĂŹ allâantico municipio lucchese una nuova popolazione di 2000 militari ammessi alla cittadinanza della capitale. A ciascuno di quel coloni i Triumviri destinali a condurla assegnarono una vastissima estensione di territorio della Lunigiana (jugeri 51 e 1/2 per ogni individuo) corrispondente nella totalitĂ a 103000 jugeri di terre alpestri state tolte ai Liguri, sebbene in origine appartenessero agli Etruschi. (T. Liv. Hist. Rom.
lib. XLI.) Infatti i vocaboli di molti castelli e luoghi di Val di Magra sorti nei predi dei coloni lucchesi, non solo conservano una desinenza di origine latina, ma i nomi stessi rammentano dei padroni, cui quei fondi furono probabilmente consegnati dai Triumviri, o da altri romani posteriormente acquistati. Una consimile derivazione mostrano di avere molti villaggi del territorio di Fivizzano, e della Val di Magra, come sono, per modo di es. Albiano, Bolano, Cecina, Cesariano, Comano, Gragnano, Magliano, Marciaso , Turano, Terenzano, Tenerano, Valerano, Vezzano, ecc, nomi dei quali ne ritroviamo deâconsimili nella Tavola alimentaria di Veleja, in cui si tratta di fondi assegnati in ipoteca aâtempi dell'imp. Trajano dai coloni lucchesi, le di cui possessioni si estendevano fino nella schiena dellâAppennino di Veleja. Dondechè non sarebbe strana cosa il dubitare, che il luogo dove poi sorse Fivizzano fosse stato un fondo di provenienza di qualche romano, Vezzano, o Vizzano, passato nei figli, in guisa da far nascere il composto di Fivizzano.
Ma lasciando ai curiosi tali indagini, dirò bensĂŹ che la storia per molti secoli sembra muta relativamente a questo importante paese della Lunigiana; conciossiachè la sua localitĂ , fino dallâorigine destinata a servire di mercatale, per molti secoli venne compresa sotto la giurisdizione del vicino castello della Verrucola, appellata deâBosi dai feudatarj dei marchesi Estensi, i quali sino dai primi secoli dopo il mille costĂ signoreggiavano.
Che però la Verrucola deâBosi facesse parte del patrimonio dei marchesi di Toscana, discendenti da Oberto conte del palazzo sotto Ottone il grande, lo prova il privilegio dell'imp. Arrigo V concesso nel 1077 ai marchesi Folco ed Ugo figli del march. Azzo dâEste, cui confermò, fra le altre terre del contado di Luni, Filattiera , la Verrucola, Cumano , lâAbazia di Linari ecc. Ma intorno alla stessa etĂ , o poco dopo, i march. Estensi dovettero cedere in enfiteusi il castello della Verrucola con il suo distretto ai nobili della casa di Bosone, mentre nel 1104 fu stipulalo nel castello di Verrucola, nellâabitazione di quel subfeudatario, cioè in Camminata Domini Bosonis, un istrumento, col quale i Benedettini di S. Prospero a Reggio affittarono a Oddone Bianco, per sè e per i suoi discendenti, la vasta possessione della Corte Nasseta, giĂ donata da Carlo Magno al vescovo di Reggio. Era questa una tenuta nella schiena dellâAppennino di Lunigiana, che dai confini di Bismantova arrivava sino alle scaturigini del fiume Secchia, ascendendo dal monte Palaredo per la strada usque in fines Thusciae. La quale espressione abbiamo qui ripetuta per dimostrare, che la criniera dellâAppennino nel medio, come nellâattuale evo, a partire dalla Lunigiana sino alle sorgenti del Tevere, serviva di confine fra la Toscana e le regioni transappennine. â Vedere APPENNINO TOSCANO.
Ma per tornare a Fivizzano, dirò che questo paese prima del 1300 venne riguardato come un sol corpo e popolazione con quello della Verrucola deâBosi, meschinissimo castello situato sopra il dorso di unâangusta lingua di terra, alla riunione di due torrenti; mentre la prossima situazione pianeggiante di Fivizzano offriva spazio e comoditĂ assai maggiore ai passeggieri e agli abitanti.
Ciò non ostante Fivizzano anche nei secoli XIII e XIV continuava a dipendere dalla Verrucola Bosi, non solo per la giurisdizione civile, ma in quanto anche alla spirituale; siccome lo danno a congetturare le bolle dei pontefici Eugenio III (anno 1149) e Innocenzio III (anno 1202) dirette ai vescovi di Luni; nelle quali bolle fra le chiese battesimali e cappelle succursali di quella diocesi, dopo la pieve di S. Paolo a Vendaso, si nominano le cappellanĂŹe di S. Maria di Pognano e di S. Margherita del Castel di Verrucola; la quale ultima sembra che servisse allora di parrocchiale ai Fivizzanesi. Infatti che nella cura di Verrucola anche nel secolo XIII fosse compresa la popolazione di Fivizzano, si può dedurre da varii documenti sincroni, e soprattutto dal lodo pronunziato in Sarzana nel maggio 1202., dagli arbitri sopra lâinfeudazione di alcuni castelli della Lunigiana, ceduti dai march. Estensi ai Malaspina, e da questi alienati a Goffredo vescovo di Luni. Alla quale sentenza furono invitati a prestare il consenso tutti i Comuni e nobili feudatari delle parti contraenti; in guisa che per la parte dei marchesi Malaspina, fra gli altri loro fedeli, vi concorse lâadesione dei signori e del popolo della Verrucola Bosi, ossia di Fivizzano, domini et populus de Verucula. â Questo documento, giova eziandio a confermarci, che il distretto di Fivizzano col castello della Verrucola nel secolo XIII riconosceva per suoi diretti padroni i marchesi Malaspina, comecchè da centâanni innanzi vi dominasse costĂ la famiglia subfeudataria dei discendenti di quel Bosone che abitava in Verrucola nel 1104.
II distretto di Verrucola Bosi, ossivvero la giurisdizione di Fivizzano, nel primo istrumento di divise della famiglia Malaspina, celebrato nel 1221 nella cittĂ di Parma fra Currado lâantico e Obicino figlio del march. Guglielmo cugino di Currado, toccò al marchese Obicino Malaspina con gli altri feudi di Val di Magra situati alla sinistra del fiume.
Mediante una successiva suddivisione fatta nel 1175 fra il march. Alberto figlio del nominato Obicino, e due suoi nipoti nati da Bernabò e da Isnardo, la Verrucola col suo Foro fu assegnata a Gabbriello figlio del march. Isnardo, da cui nacquero i marchesi Isnardo II, Azzolino e Spinetta. Questâultimo, che per le sue gesta marziali si acquistò il titolo di grande, non avendo ottenuta prole maschile, lasciò il suo patrimonio ai nipoti nati dai due fratelli; cosicchè i figli di Azzolino ebbero i feudi di Fosdinovo, di Gragnola e di Olivola, mentre Niccolò figliuolo dâIsnardo II divenne lo stipite deâmarchesi della Verrucola e del distretto Fivizzanese.
Era Niccolò uno di quei marchesi di Lunigiana, che il Comune di Firenze, per atto pubblico dei 26 settembre del 1404, ricevè coi suoi feudi in accomandigia dopo che ebbe dato prove di affezione alla Rep. fior. siccome lo provano le sue lettere scritte nellâanno stesso 1404 al comune e uomini di Carrara. Gli abitanti di quel paese essendo soggetti ai Visconti di Milano, erano invitati dal march. a scuotere il giogo del Biscione, innanzi di vedersi venire addosso come nemiche le masnade che dirigevansi costĂ dalla Signoria di Firenze. (BALUZII, Miscell. T.
IV.) Ma lâassassinio crudelmente ordinato nel 1418 di Leonardo march. di Gragnola per torre la vita al vecchio march. di Fivizzano Niccolò, al di lui figlio e successore Bartolommeo e alla nuora, mosse a sdegno i Fiorentini in guisa che fu tosto inviata in Lunigiana una numerosa coorte di armati, onde punire quel ribaldo, e prender cura del piccolo fanciullo Spinetta figlio unico del march.
Bartolommeo scampato fra tanta tragedia. â Infatti giunto ques ti alla maggior etĂ venne ristabilito dalla Rep. fior.
nei suoi diritti al marchesato di Fivizzano; e fu mediante il patrocinio di quei Repubblicani che il march. Spinetta II, dopo aver visto i suoi feudi occupati dallâoste milanese, li riacquistò per condizione stipulata in uno degli articoli nella pace di Ferrara (aprile 1433).
Per altro Spinetta II non fu molto piĂš fortunato del di lui padre, di cui ebbe a subire un egual fine, divenuto vittima nel 1475 di una congiura tramata e consumata dagli abitanti di Fivizzano. Dopo di che i Fivizzanesi, essendosi dichiarati di vivere a comune, chiesero protezione dal governo di Firenze, il quale fino dâallora teneva in alcune terre e castella di Lunigiana giurisdizione e dominio. Fu inviato a tal uopo a Fivizzano (anno 1477) mess. Agnolo della Stufa diplomatico di gran fama, ad oggetto di capitolare con quei popoli, e per regolare altri politici negozii relativi a quella contrada. (MANNI, Sigilli antichi T. XX .) Da quellâepoca Fivizzano cominciò a divenire capoluogo di un capitanato al pari di quello di Castiglione del Terziere, detto poi di Bagnone, con lâautoritĂ e le onorificenze medesime dellâaltro di Sarzana, tre capitanati allora dipendenti dallo stesso dominio fiorentino.
La Terra di Fivizzano fu travagliata diverse volte da ostili incursioni. Nel 1317 dalle genti di Castruccio, che obbligarono il march. Spinetta ospite di Uguccione della Faggiola a rifugiarsi a Verona; nel 1430, allorchè fu occupata dallâarmata deâVisconti di Milano comandata da Niccolò Piccinino; nel 1494 fu assalita dai Francesi scesi con Carlo VIII ai danni dellâItalia, ai quali servĂŹ di scorta il march. Gabbriello di Fosdinovo; e finalmente nel 1537 questa Terra ebbe a soffrire un vandalico saccheggio dalle truppe spagnuole comandate dal march. del Vasto.
Lâimportante posizione di Fivizzano allo sbocco di una foce dellâAppennino, e i frequenti saccheggi, cui essa trovossi esposta, indusse da primo la Rep. fior., di poi Cosimo I, mentre era duca di Firenze, a circondare nuovamente la Terra di muraglie castellane, e a stabilirvi una guarnigione militare sotto il comando di un maestro di campo.
Attualmente che non vi ha cagione di ladroneggi o di aggressioni ostili, i muri castellani di Fivizzano, al pari di tante altre mura di Terre e Castelli , servono dâingombro piuttosto che di difesa alle case ivi racchiuse.
Del resto questa Terra è ben fabbricata con regolari e larghe strade lastricate, con una vasta piazza sede del suo antico e copioso mercato, mentre il pretorio trovasi alquanto lungi di là . Nel centro di essa piazza havvi una bella fonte stata eretta al principio del secolo XVIII.
La chiesa parrocchiale col titolo di prepositura deâSS.
Jacopo e Antonio, situata prossima alla piazza del mercato fu restaurata, se non fabbricata di pianta, nel secolo XVI, allorchè i suoi altari vennero decorati di buone pitture, fra le quali il miracolo di Lazzaro. Alla stessa etĂ spettano tre buone tavole, gia situate nel coro, quella cioè che rappresenta S. Sebastiano, unâaltra S.
Rocco, e la terza una deposizione della Croce.
La chiesa di S. Giov. Battista, presso cui fu costruito un convento di Agostiniani Leccetani, esisteva sino dallâanno 1321, siccome lo provano le carte sincrone di quel monastero trasportate nel R. Arch. Dipl. di Firenze. Lo che starebbe a infirmare lâespressioni di una lapida stata collocala in tempi meno antichi presso lâaltar maggiore, a tenor della quale si crederebbe questo tempio fondato (forse restaurato) da Puccio di Duccio della Verrucola, nel mese di aprile del 1336.
Il pont. Bonifazio IX sulla fine del secolo XV concesse la stessa chiesa ai Frati Eremiti dellâOrdine di S. Agostino, ad istanza del march. Niccolò Malaspina, cui è dovuta la fabbrica del convento annesso.
La detta religiosa famiglia diede varii uomini distinti, la cui biografia fu data dallâA. delle Memorie storiche di Lunigiana. Meritano tra quelli di essere segnalati mons.
Agostino Molari sagrista del S. Palazzo apostolico sotto i pontefici Gregorio XIII e Clemente VIII, e mercè cui la ch. di S. Gio. Batt. di Fiv izzano fu non solo arricchita di sacri arredi e di sante reliquie, ma ottenne eziandio nel 1535, sotto il di 1 ottobre, un breve dal pont. Gregorio XIII che sopprimeva la badia di S. Bartolommeo a Linari sul giogo di quellâAppennino, per ammensare i suoi beni alla ch. e mon. degli Agostiniani di Fivizzano.
Questâultimo venne soppresso sul declinare del sec. XVIII e poi convertito in un conservatorio sotto la stessa regola di S. Agostino, attualmente ridotto in monastero di Benedettine.
Tre altri conventi esistevano nei contorni di Fivizzano, uno di CarmelÏtani, posto a mezzo miglio toscano a levante del paese, nella cura di Cerignano, stato soppresso nel passato secolo al pari di quello delle monache Clarisse del castello di Verrucola; mentre il terzo è tuttora abitato dai Francescani zoccolanti fuori della porta di sopra.
Questâultimo fu aperto nel 1440 per le cure del march.
Spinetta II; quindi stato ampliato nel 1490 a spese del Comune e dei particolari.
La chiesina dello Spedalino, situata al principio della strada del borgo, fra la piazza del mercato e la porta chiamata di sopra, si crede che sia il primo spedale fondato dal march. Spinetta il Grande, in ordine al suo testamento del 1352; per quanto le memorie locali lo dichiarino appartenuto ai Canonici, detti di S. Antonio del Fuoco della Congregazione di Vienna nel Delfinato, siccome lo mostrano le pergamene di quella PrecettorĂŹa pervenute nellâArch. Dipl. di Firenze, e piĂš specialmente unâiscrizione scolpita sopra quel fabbricato con lâarme dello stesso Ordine religioso.
Lâattuale ospedale capace di 30 letti, e ben provvisto di assegnamenti, fu eretto nel 1732 dal Commissario di Fivizzano Giuliano Capponi di Firenze.
Al mantenimento dei fanciulli esposti provvedono le rendite dello stesso spedale secondo il sistema usato da quello deglâInnocenti di Firenze, sistema dimostrato fecondo di ottimi resultamenti.
Vi e un Monte pio fondato nel 1588 da un benemerito concittadino Giov. Antonio Neri; altri legati pii furono lasciati da diversi benefattori per dotare cinque fanciulle lâanno.
La ComunitĂ mantiene per lâistruzione della gioventĂš quattro maestri di scuola, dallâabbaco sino alla filosofia; mentre le Benedettine del monastero di S. Giov. Battista insegnano gratis alle fanciulle del paese, leggere, scrivere ed i piĂš essenziali lavori donneschi.
Vi sono pure due medici, un chirurgo e una levatrice stipendiati dal Comune. â Bello e ben decorato è il moderno teatro; ben fornita la nuova tipografia Bartoli, la quale ci rammenta una delle prime stamperie dellâItalia stata aperta nel 1472 in cotesta Terra da tre compagni (comites) gratuitamente supposti conti delta famiglia Onorati; avvegnachè essi da Venezia si recarono nella loro patria a Fivizzano, dove impressero in detto anno le opere di Virgilio, comecchè nellâanno appresso ritornassero a Venezia, dove avevano appresa lâarte, e dove nelle case di Marco deâConti, stamparono nel 1474 il Giovenale e il Cicerone de Officiis.
Danno occasione di movimento e di lucro ai Fivizzanesi due mercati settimanali di gran concorso nei giorni di mercoledÏ e di sabato, stantechè quà fanno la loro stazione tanto i conduttori dei prodotti che provengono per la via modenese dalla Lombardia in Lunigiana, quanto quelli che si esportano per il giogo medesimo dalla Riviera di Levante e da Livorno in Lombardia.
I prodotti di suolo che sogliono abbondare oltre il consumo del distretto, sono le castagne, il carbone, le legna, il bestiame minuto, le pelli, il burro, il cacio e poco piĂš.
L'industria manifatturiera avrebbe bisogno costĂ , al pari, se non piĂš che in altri luoghi, di migliorare e di accrescersi, per emancipare la popolazione il piĂš che fosse possibile da tanti onerosi e volontari tributi.
Ciò non ostante, mercè le esenzioni dalle gabelle, che gode questa porzione di territorio distaccata dal Granducato, e in grazia delle strade aperte, delle leggi benefiche e protettrici dellâindustria, e dellâindividuo, la Terra di Fivizzano al pari del castello della Verrucola, da tre secoli a questa parte vĂ ognora piĂš aumentando di abitazioni e di abitanti, siccome può vedersi dal quadro statistico delle solite tre epoche qui sotto riportato.
MOVIMENTO della popolazione della TERRA di FIVIZZANO e del CASTELLO della VERRUCOLA a tre epoche diverse diviso per famiglie.
TERRA DI FIVIZZANO ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 175; totalitĂ della popolazione 882.
ANNO 1745: Impuberi maschi 178; femmine 187; adulti maschi 171, femmine 273; coniugati dei due sessi 448; ecclesiastici 72 (1); numero delle famiglie 240; totalitĂ della popolazione 1329.
ANNO 1833: Impuberi maschi 285; femmine 230; adulti maschi 259, femmine 360; coniugati dei due sessi 649; ecclesiastici 31 (2); numero delle famiglie 367; totalitĂ della popolazione 1805.
CASTELLO DELLA VERRUCOLA ANNO 1551: Impuberi maschi -; femmine -; adulti maschi -, femmine -; coniugati dei due sessi -; ecclesiastici -; numero delle famiglie 16; totalitĂ della popolazione 57.
ANNO 1745: Impuberi maschi 16; femmine 10; adulti maschi 13, femmine 25; coniugati dei due sessi 28; ecclesiastici 27 (3); numero delle famiglie 19; totalitĂ della popolazione 119.
ANNO 1833: Impuberi maschi 30; femmine 31; adulti maschi 32, femmine 25; coniugati dei due sessi 68; ecclesiastici 1; numero delle famiglie 36; totalitĂ della popolazione 187.
(1) In questo numero sono compresi 34 religiosi dei due conventi allora esistenti.
(2) Facevano parte di questo numero 12 monache.
(3) Cioè, 26 monache clarisse, e un solo prete parroco.
ComunitĂ di Fivizzano. â La superficie territoriale di questa ComunitĂ fu calcolata estendersi a 64043 quadrati, dai quali debbonsi detrarre 2533 per i corsi di acque e strade. Nellâanno 1833 vi esistevano 12672 abit.
corrispondenti a circa 166 individui per ogni miglio toscano quadr. di suolo imponibile.
II territorio comunitativo di Fivizzano può dirsi diviso in due sezioni, una delle quali subappennina, e lâaltra subapuana. La prima di esse, che è la porzione maggiore, in mezzo a cui risiede il capoluogo, scende dal fianco meridionale dellâAppennino sino alla base; lâaltra, che guarda la faccia settentrionale, si appoggia sulla schiena dellâAlpe Apuana, a cominciare dalle sue radici sino alle piĂš elevate creste del Pizzo di Uccello e del Monte Sagro.
Cosicchè il territorio Fivizzanese nella sua maggior lunghezza, che è di circa 18 miglia , attraversa da ostro a settentrione tutta la valle orientale della Magra, il cui fondo o talveg è solcato dal fiume Aulella. In cotesto fondo il territorio della ComunitĂ in discorso vedesi talmente ristringere, che riducesi in alcuni punti a unâangusta tangente, siccomâè quella davanti alle ville di Alebbio e di Sercognano.
Esso confina sul crine dellâAppennino con la Lombardia, cioè a settentrione con il Ducato di Parma mediante la giogana di Camporaghena, a partire dalla foce dellâAlpe detta di Linari al termine triplice della Branciola, per dirigersi a levante verso il laghetto Squincio, dove attraversa le piĂš alte scaturigini del fiume Ensa, quindi volgendo la fronte a grecale trapassa la Tecchia deâCorvi (grotta), le cime di Montauto e di Pietra Saginda , sino a che al Masso delle 4 Croci sottentra a confine dallo stesso lato sul giogo della montagna il Ducato di Modena. Di fronte a questo si dirige verso il varco della strada militare, e di lĂ alle prime fonti del fiume Secchia, e percorrendo in seguito la giogana dellâAlpe di Mommio rasenta lâestremo lembo della selva ducale del Cerreto dellâAlpi, un tempo della Corte Nasseta dei Benedettini di Reggio, sino a che arriva sulla cima di Monte Mondo. A questo punto, dove nasce il torrente Mommio, il territ.
comunit. di Fivizzano, volgendo la fronte da grecale a scirocco, abbandona il crine dell'Appennino e i confini della Lombardia per scendere in Val di Magra, avendo costĂ a confine la comunitĂ granducale di Casola; con la quale percorre di conserva le creste dei poggi di Monte Grosso, della Croce di Ferro e di Monte di Po, sino a che arriva nei contorni di Turlago, dove taglia la strada comunitativa fra Casola e Fivizzano: quindi passa per Terenzano, dopo di che entra nel borro di Sarcognano, e lunghâesso arriva nel fiume Aulella. A cotesta tangente il territorio Fivizzanese rimonta per breve tragitto verso levante il corso dellâAulella; quindi rivolgendosi a grecale oltrepassa alla sinistra del fiume per entrare nella sezione subapuana. CostĂ dirigendosi contro la corr. del torrente Lucido di Equi; quindi rimontando il profondo fosso suo tributario, denominato il Solco, giunge con esso alla ripida parete del Pizzo dâUccello. Sormontata quellâaltissima cresta dellâAlpe Apuana, sottentra a confine su quella sommitĂ dal lato di levante la comunitĂ di Minucciano, spettante allo Stato di Lucca. Con questâultima il territorio comunitativo di Fivizzano costeggia circa due miglia per le nude balze che portano i nomignoli di Tana deâGracchi, del Bastione, del Vallino dellâAsino, e del Sasso galante. A cotesta balza dietro le spalle del monte Tambura trova dal lato di scirocco la ComunitĂ di Massa Ducale, con la quale perviene allâavvallamento che unisce il monte della Tambura al marmoreo Monte Sagro spettante alla ComunitĂ di Carrara. QuĂ piegando da scirocco a libeccio, passa sopra le scaturigini del torrente Lucido di Vinca, sale sui prati di Campo Cecina nella sommitĂ del Sagro, poscia percorrendo lâerbose cime dei poggi di Faggiuola, di Birola, di Acqua sparta e di Prato secco, dopo il tragitto di circa tre miglia toscane abbandona a ostro la ComunitĂ di Carrara , al termine denominato dellâUomo morto, dove si tocca dal lato di ponente-libeccio con la ComunitĂ Estense, giĂ ex-feudo di Fosdinovo. Di fronte a questa il territorio comunitativo di Fivizzano riscende lâAlpe Apuana lungo il borro CostĂŹa sino passato il villaggio di Cecina, al qual punto retrocede nella direzione di scirocco sino verso le sorgenti del fosso di Tenerano, per dirigersi nel torrente Lucido di Vinca, e lunghâesso ritornare nel fiume Aulella poco lungi dallo sbocco del fosso di Sarcognano. â CostĂ seconda per poco la corrente del fiume sino al borro di Ripa, dove passa alla sinistra dellâAulella per ritornare nel borro CostĂŹa presso il villaggio di Cecina: quindi inoltrandosi nella direzione di libeccio, sale nella schiena dei monti di Fosdinovo per il torrente di Pulica sino a S. Terenzo deâMonti, di dove si avanza nella direzione di ponente per andare incontro al fosso di Ruggiano, e con esso scendere nel torrente Bardine. â A tale confluente cessa la ComunitĂ di Fosdinovo, ed entra a confine quella dellâex-feudo di Aulla appartenente pur essa al ducato di Modena, da primo mediante il Bardine, cui presto attraversa per quindi varcare lâAulella di dove in seguito imbocca nel suo confluente Arcinnasso , e lo abbandona dietro al poggio di Collecchia, proseguendo dal lato di ponente per termini artificiali sino al colle di Migliarino. CostĂ trova i confini degli ex-feudi della Bastia e di Varano compresi nella ComunitĂ Estense di Licciana; di fronte alla quale il territorio di Fivizzano arriva alla confluenza del torrente Tana con quello del Canalone o Tavarone, e rimontando questâultimo, sale sulla vetta dellâAppennino, lĂ dove ritrova al triplice termine della Barciola lâestremo confine del Ducato di Parma.
Dalla corografica descrizione del territorio di Fivizzano è facile congetturare dellâaspetto di ques to paese, come quello che trovasi situato fra i due gruppi piĂš elevati dei monti toscani; giacchè dalla parte dellâAppennino la sommitĂ dellâAlpe di Camporaghena trovasi a 3424 braccia sopra il livello del mare Mediterraneo, mentre dal lato dellâAlpe Apuana la cima del Pizzo dâUccello si alza 3212 br. â Cotesto Pizzo si unisce a levante con il piĂš eccelso monte della Toscana, denominato il Pisanino della Pania, mentre secondo le osservazioni trigonometriche del Pad. Giov. Inghirami trovasi a 3511 br. fior. sebbene per le osservazioni dellâastronomo pad.
Michele Bertini non apparisca piĂš alto di 3296,4 br.
lucchesi. Questâultimo astronomo riscontrò pure la cima del monte Tambura elevata br. lucch. 3203,1 sopra il livello del mare.
Dal fianco dellâAppennino si stendono sopra il territorio Fivizzanese tre sproni subalterni, i quali costituiscono le due vallecole dellâAulella e del Rosaro, oltre una terza che si forma in mezzo ad esse mediante lâavvallamento interposto fra lâalpe di Camporaghena e quella di Mommio, il quale avvallamento è percorso dal torrente Mommio. Al principio della vallecola del Rosaro, fra mezzo a sempre verdi praterie ed a vaghi boschetti di carpini e di ontani, apresi un limpido laghetto che circonda una rupe cavernosa, da cui ha origine la fiumana del Rosaro, la quale scendendo di lĂ , presso a Fivizzano si marita al torrente del Mommio, fin tanto che nel centro della valle non si scarica nel fiume Aulella.
Dal lato dellâAlpe Apuana si staccano, sopra le balze cavernose di Equi, le guglie di S. Giorgio, di Ajola, di Tenerano e del monte della Spolverina. Da questi sproni nascono i profondi burroni, nei quali scorrono i torrenti Lucido dâEqui, Lucido di Vinca, e il Bardine, tutti tributarii dellâAulella dal sinistro suo lato.
Gli sproni dei monti che scendono dalla parte dellâAppennino, sono assai piĂš accessibili di quelli che precipitano nella valle dal lato dellâAlpe Apuana, dove pochi e malagevoli varchi si aprono fra quellâaggregato di acutissime rupi.
Da pochi anni il territ. di Fivizzano non contava alcuna strada carreggiabile, mentre anguste, ripide e mal tenute erano le vie pedonali e mulattiere, che nei tempi andati attraversavano cotesta contrada; lâalveo dei di cui torrenti e borri serviva di traccia comune alle acque piovane e al viaggiatore. Attualmente Fivizzano è attraversato dalla via militare, che da Modena per Castelnuovo neâMonti guida in Val di Magra, passando per Aulla, Fosdinovo e Caniparola, dove si unisce alla strada Regia di Genova.
Una nuova importantissima comunicazione rotabile fu aperta nel 1835 tra Fivizzano e Pontremoli per la nuova strada che mette questa cittĂ in comunicazione non solamente con Bagnone e lâAulla, ma con Fornuovo e Parma mediante il varco carreggiabile dellâAppennino della Cisa. Una terza strada carreggiabile stĂ attualmente costruendosi fra Fosdinovo e Carrara, passando il varco piĂš depresso dellâAlpe Apuana sul monte della Spolverina.
La via militare modanese, che entra per la foce di Sassalbo nel territorio Fivizzanese, è a sufficenza larga e comodamente rotabile. Essa, ad eccezione di alcuni brevi tratti, non ha piĂš di 8 br. per 100 di pendenza. Il benemerito autore del Calendario Lunese, lâavvocato Girolamo Gargiolli, fino dal primo numero (anno 1834) di quella pregevole operetta fornĂŹ molti dati statistici relativi alla Terra e distretto di Fivizzano, sua patria, alcuni dei quali mi gioverĂ qui il riepilogare.
Dalle osservazioni meteorologiche ivi riportate si deduce, che il clima di cotesto territorio nellâinverno riesce generalmente molto meno rigido, e nella estate assai piĂš temperato di ciò che promette la elevazione del suolo e la posizione deâmonti circostanti.
I venti, che vi predominano, sono il levante, lo scirocco, il ponente e il cosĂŹ detto vento dâAlpe, (grecale), il quale ultimo piĂš dannoso degli altri soffia con impeto funesto a quelle campagne.
La neve non si trattiene molto sulle colline e nei luoghi piĂš depressi della valle. La pioggia è per ordinario molto copiosa in tulle le stagioni. Le nebbie di primavera sogliono esser fatali alle raccolte del vino e dellâolio, mentre le grandini, che investono per lo piĂš la sola parte elevata del suolo non riescono tanto funeste ai prodotti dellâagricoltura.
Generalmente la temperatura del clima Fivizzanese è sottoposta a subiti passaggi, causa non infrequente di malattie; quindi le infiammazioni, il di cui sviluppo è maggiore in primavera e in autunno, possono riguardarsi come le sole malattie climateriche di cotesto paese.
La struttura geognostica della contrada in questione presenta due formazioni essenzialmente tra loro diverse, oltre una terza e piĂš recente formazione di terreno interposta fra le due prime. Avvegnachè la faccia settentrionale dellâAppennino di Mommio e di Camporaghena presentasi quasi da per tutto ricoperta di rocce secondarie stratiformi consistenti per la massima parte in arenaria o macigno e in calcaria compatta.
Allâincontro dal lato australe il dorso del Monte Sagro e del Pizzo dâUccello consistono in gran parte in terreno massiccio di steaschisto e di calcarea piĂš o meno saccaroide, cui serve di mantello la calcarea cavernosa.
Lungo la cresta dellâAlpe di Camporaghena, a partire dal varco della via militare sino al segnale trigonometrico del prof. Ingilirami, comparisce la calcarea appenninica di tinta, ora cenerina, ora cerulea, attraversata da frequenti filoni di spato candido, ai quali filoni spesso subentrano in coteste alture quelli di solfato di calce (gesso).
Alle sorgenti piĂš remote del fiume Rosaro si affaccia lâarenaria compatta, di struttura uniforme a quella di molti altri luoghi dellâAppennino toscano. La stessa roccia continua a mostrarsi sino alla foce di un profondo vallone denominato dello Spedalaccio, sopra le gessaje di Sassalbo.
Su cotesto fianco meridionale dellâAlpe di Camporaghena trovasi un fatto geologico importantissimo. Fu nel giugno del 1832, allorchè mi furono di cortese scorta in cotesta montagna due gentili fivizzanesi, lâAvv. Odoardo Sani, e Olinto Sarteschi, poco innanzi che visitasse e descrivesse la stessa localitĂ il chiar. prof. pis ano Paolo Savi (Nuov.
Giorn. Pisano N.° 63). â Ă una ripidissima balza che porta il nome di Lama dello Spedalaccio coperta di un macigno convertito in steaschisto verdastro con vene di solfo in cristalli, in mezzo a cui trovasi un filone di ferro oligisto.
La stessa roccia steaschistosa, a proporzione che si allontana dal filone metallico va perdendo porzione del suo talco, diviene meno lucente e acquista una tinta cupa tendente al nerastro, sino a che a una maggior distanza vedesi ritornare allo stato di comune macigno, o pietra arenaria, nella quale le scaglie talcose sembra che siano rimpiazzate da piĂš minute particelle di mica.
Seguitando a scendere per lo stesso vallone compariscono, a destra e a sinistra del borro, li sproni gessosi e zolforiferi del paese di Sassalbo, in mezzo a un terreno cavernoso e bucherellato a guisa di alveari, per cagione, (io dubito) del gas acido carbonico, e idro- solforico che si svilupparono di lĂ mediante la reciproca decomporizione dei sottostanti solfuri in solfati, e quindi della sovrapposta roccia calcarea carbonata, per ridurla in calcarea solfata, ossia in una gessaja.
Da Sassalbo salendo lo sprone del monte che sta alla sinistra del fiume Rosaro, ricomparisce il grĂŠs antico compatto color ceruleo. Quindi, arrivati al podere di Panigagliola sulla via militare, si affaccia uno schisto calcareo argilloso, che a luoghi convertesi in ardesia, mentre in altre parti è affatto marnoso. Esso tingesi in color rosso cupo mercè dellâossidazione del ferro che ivi intorno si rinviene, talvolta allo stato di ferro oligisto, tali altre fiate unito al solfo o allâacido solforico, formando cosĂŹ dei filoni. di solfuri e di solfati, dei quali sono asperse coteste sommitĂ .
Nella parte orientate dello stesso contrafforte che forma spalliera occidentale alla vallecola percorsa dal torrente Mommio, ricomparisce il grÊs antico (arenaria) a grandi elementi; talchè esso raffigura, ora una breccia calcareo- silicea, ora una varietà di calcarea-silicea stratiforme (pietra forte di Firenze), e ora filoni di spato calcareo- magnesiaco (specie di Miemmite?), cui subentra uno schisto argillo-siliceo, (galestro), sino a che nel canale del Risecco scomparisce il grÊs antico compatto di grana minuta e uniforme, come la pietra serena di Fiesole.
Questâultima roccia costituisce i contorni del laghetto, donde prende origine il fiumicello Rosaro, e forma le rupi che gli sovrastano nella sommitĂ di quellâAppennino. Ă pure della stessa indole la pietra che ricuopre le pendici del monte a destra e a sinistra della strada militare sino alla sommitĂ del poggio di Vendaso. CostĂ sottentra lo schisto argillo -siliceo friabile (galestro) di tinta nerastra, che alterna con la calcarea-arenaria; cui succede una specie di alberese in strati inclinatissimi di tinta cerulea e talvolta ceciata; le quali ultime due rocce continuano ad incontrarsi sino al di sotto del castelletto della Verrucola alla confluenza del torrente Mommio nel Rosaro, nel qual punto alla sinistra del torrente Mommio apparisce di nuovo lâarenaria -cerulea, ossia il macigno fiesolano a grandi elementi; e questa roccia rudimentaria serve di ossatura al poggio, su cui è fabbricata la Terra di Fivizzano.
Scendendo la pendice di Fivizzano, la pietra arenaria alterna con una specie di breccia o poudinga silicea, la quale, in luogo denominato la Valle, si scava per uso di macine da mulino. Di lĂ passando alla destra del fiume Rosaro, oltre il ponte di Posara, il terreno si ricuopre di una marna, nella quale si formano rognoni di petroselce, che incontransi alla superficie del suolo segnatamente al luogo detto il Corso del cavallo.
In quanto alla sezione subapuana del territorio di Fivizzano posta nel lato sinistro del fiume Aulella, sino alla sommitĂ del Pizzo dâUccello e del Monte Sagro, rinvierò il lettore agli articolo ALPE APUANA, AJOLA, EQUI, MONZONE, TENERANO; e solamente quĂŹ avvertirò che da cotesta parte le rocce calcaree, argillose e arenarie trovansi alterate o cangiate affatto di aspetto.
Avvegnachè sui fianchi dei monti Apuani il macigno apparisce in masse di pietra verrucana o schistosa; la roccia argillosa vedesi convertita in ardesia, e la calcarea compatta cangiata in un terreno semicristallino di aspetto saccaroide, coperto bene spesso da una calcarea cavernosa; sicchè in cotesto lato sono frequenti le grotte che costà volgarmente appellansi Buche o Tecchie; avvertendo che la roccia calcarea diviene piÚ candida e piÚ cristallina a misura che si avvicina al centro della montagna, dove sembra essere stata maggiore la forza plutoniana, alla quale i geologi moderni attribuiscono una simile trasformazione del terreno appenninico.
Fra le produzioni minerali del territorio, sono le cave di gesso di Sassalbo, a poca distanza dalle quali esistono alcune tracce di vene e di filoni metallici contenenti ferro e rame, mentre nellâAlpe opposta delle Panie si cavano marmi bianchi e venati presso il villaggio di Equi, siccome nelle vicinanze di Ajola si estrae del feldspato fatiscente, o caolino per uso della Fabbrica Ginori delle porcellane della Doccia presso Firenze ec.
Circa i prodotti agrarj il territorio della ComunitĂ di Fivizzano, secondo i calcoli forniti dal prelod. autore del Calendario Lunese, si suddivide come appresso: Coltivato a viti, Quadrati 3394,00 A viti e olivi, Quadrati 3907,20 Lavorativo nudo, Quadrati 3012,19 Boschi, Quadrati 12684,25 Selve e castagni, Quadrati 16471,04 Praterie, Quadrati 2980,07 Pastura nelle sodaglie, Quadrati 21145,58 Prodotti diversi, Quadrati 284,17 Fabbriche, Quadrati 163,62 Totale, Quadrati 64042,15 In questo territorio i soli prati falciabili possono dare annualmente in massa libbre 3,690,000 di fieno; donde ne consegue, che uno deâpiĂš ragguardevoli prodotti della contrada deve consistere nel bestiame. â I castagni però sono quelli che somministrano il vitto quasi giornaliero alla popolazione agricola, e che costituiscono la maggior ricchezza dei Fivizzanesi, mentre del suo frutto avanzano un anno per lâaltro al consumo della popolazione staja 23000 di castagne, che vendute ai Genovesi e ai Lombardi forniscono una rendita di circa 69000 lire toscane.
La coltura della vigna, benchè sia in aumento, non basta ancora al consumo del paese. Avanza però il prodotto degli olivi, mentre rendono barili 3640 dâolio circa; se non che le piante, tenendosi soverchiamente fitte, alte e frondose, producono meno per loro medesime, e per le semente del sottoposto terreno che aduggiano.
II prodotto deâcereali non basta al consumo. â II grano fĂ appena del 4, sia per mancanza di concimazione, sia per il metodo di preparare le terre, sia per la molta ombra delle alberete che ingombrano i campi. â La raccolta annua dei cereali, al netto dal seme, è di circa staia 39000, il loro consumo di circa staia 43500, a cui si aggiungano circa 7000 staia di formentone, proveniente dallâestero. â Un articolo di risorsa è la canapa accreditata nel commercio a segno che il suo prezzo è di oltre un quarto maggiore di quello della canapa di Bologna. La porzione che si esporta allâestero, si calcola che frutti non meno di lire 6000 per anno.
Fra le produzioni spontanee del suolo, le piante boschive ed i pascoli naturali sono le piĂš rilevanti. La quantitĂ dei faggi, i moltissimi castagni, le quercie, i cerri, i carpini, i frassini e altre specie di alberi di alto fusto forniscono il legname dâuso, non che per esitarne al di fuori.
Tra i frutti di terra, che non hanno dâuopo di cultura, meritano di esser ricordati, per il lucro che essi forniscono, i prugnoli specialmente di Vinca, nelle di cui montuose praterie nascono copiose e fragranti prugnolaje.
Le industrie poi del paese si riducono a una ferriera, a diverse fornaci da mattoni e da calce, a 15 tintorĂŹe,12 gualchiere, 4 concie, 1 cartiera, 2 cererie, 1 polveriera, 1 stamperia, un negozio di librajo, 2 fabbriche di cappelli di pelo, 4 fabbriche di paste, e una trattura di seta, che e stata aperta nel 1835.
Con la legge Leopoldina del 30 settembre 1772, al Vicariato di Fivizzano fu riunita la giurisdizione civile, criminale e mista del distretto che competeva allâAuditore di questa Terra, con piĂš nove castella della soppressa potesteria della cosĂŹ detta Terra e corte di Codiponte.
Finalmente.dopo il motuproprio del 24 febbrajo del 1777, furono riuniti in un sol corpo i comuni conosciuti sotto i vocaboli di terre, ville e castelli della corte di Fivizzano, piu i 21 comunelli della giurisdizione dello stesso Vicariato.
Fivizzano diede i natali a molti uomini illustri in varie facoltĂ . â Nel secolo XIV, a Giovanni Manzini, che visse alla corte del duca Gio. Galeazzo Visconti. Nel sec. XVI si fece un nome allâassedio di Firenze fra Zaccaria da Fivizzano; nelle scienze sacre figurarono fra Alessio Stradella al Concilio di Trento, Andrea Securani generale del suo Ordine Eremitano, e mons., Agostino Molari gia rammentato. Nel secolo XVII ebbero fama di dotti canonisti i fratelli Carlo e Giulio Sarteschi. Nei secoli XVIII e XIX salirono in celebritĂ due altri fratelli Fivizzanesi, Domenico Battini prof. di medicina allâUniver. di Siena, cui si devono varii opuscoli importanti, e Costantino. Battini, che fu generale dellâOrdine deâServi di Maria, prof. allâUniversitĂ di Pisa, e autore dellâApologia deâsecoli barbari. Ma superò in grido ognâaltro Fivizzanese lâOrazio italiano, Giovanni Fantoni, il Labindo fra gli Arcadi. â Fra quelli della nostra etĂ merita lode il testè defunto prete Emanuele Gerini per le Memorie istoriche della Lunigiana pubblicate nel 1826.
Risiede in Fivizzano il Vicario R. che comprende nel civile e nel criminale la ComunitĂ di Casola, e pel solo criminale la ComunitĂ di Albiano. â Vi è un Cancelliere comunitativo di terza classe, che abbraccia anche le ComunitĂ di Casola e di Albiano. Havvi un Esattore dellâufizio del Registro; il Conservatore delle Ipoteche è a Pontremoli; la Ruota a Pisa.
QUADRO della Popolazione della Comunità di FIVIZZANO a tre epoche diverse - nome del luogo: Agnino, titolo della chiesa: S. Michele (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 400, abitanti del 1745 n° 428, abitanti del 1833 n° 524 - nome del luogo: Ajola, titolo della chiesa: S. Maurizio (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 175, abitanti del 1745 n° 170, abitanti del 1833 n° 123 - nome del luogo: Alebbio e sue ville, titolo della chiesa: S. Gemignano (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 242, abitanti del 1745 n° 203, abitanti del 1833 n° 283 - nome del luogo: Arlia, titolo della chiesa: S. Pietro (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 130, abitanti del 1745 n° 159, abitanti del 1833 n° 215 - nome del luogo: Bottignana, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 62, abitanti del 1745 n° 76, abitanti del 1833 n° 135 - nome del luogo: Camporaghena, titolo della chiesa: SS.
Pietro e Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 172, abitanti del 1833 n° 238 - nome del luogo: Canneto, titolo della chiesa: SS.
Colombano e Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 174, abitanti del 1833 n° 154 - nome del luogo: Cecina, titolo della chiesa: S. Giovanni Evangelista (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 200, abitanti del 1745 n° 165, abitanti del 1833 n° 169 - nome del luogo: Cerignano, titolo della chiesa: S.
Venanzio Abate (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 116, abitanti del 1745 n° 271, abitanti del 1833 n° 376 - nome del luogo: Ceserano, titolo della chiesa: S.
Bartolommeo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 206, abitanti del 1745 n° 248, abitanti del 1833 n° 372 - nome del luogo: Colla e Maglietola, titolo della chiesa: SS. Cipriano e Giustina (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 179, abitanti del 1745 n° 172, abitanti del 1833 n° 132 - nome del luogo: Collecchia, titolo della chiesa: S. Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 195, abitanti del 1745 n° 109, abitanti del 1833 n° 180 - nome del luogo: Collegnano, titolo della chiesa: S.
Caterina (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 125, abitanti del 1745 n° 99, abitanti del 1833 n° 172 - nome del luogo: Comano, titolo della chiesa: S. Giorgio (Pieve Prepositura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 863, abitanti del 1745 n° 621, abitanti del 1833 n° 709 - nome del luogo: Cotto, titolo della chiesa: S. Jacopo maggiore (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 162, abitanti del 1745 n° 343, abitanti del 1833 n° 215 - nome del luogo: Crespiano, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 718, abitanti del 1745 n° 488, abitanti del 1833 n° 632 - nome del luogo: Debico e Caugliano, titolo della chiesa: S. Andrea Apostolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 121, abitanti del 1745 n° 96, abitanti del 1833 n° 108 - nome del luogo: Equi, titolo della chiesa: S. Francesco (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 115, abitanti del 1745 n° 130, abitanti del 1833 n° 159 - nome del luogo: FIVIZZANO, titolo della chiesa: SS.
Jacopo e Antonio Abate (Pieve Prepositura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 882, abitanti del 1745 n° 1329, abitanti del 1833 n° 1805 - nome del luogo: Gassano e Groppoli, titolo della chiesa: SS. Lorenzo e Lucia (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 634, abitanti del 1745 n° 500, abitanti del 1833 n° 490 - nome del luogo: Isolano, titolo della chiesa: S. Martino (Cappellania Curata), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 76, abitanti del 1745 n° -, abitanti del 1833 n° 79 - nome del luogo: Magliano, titolo della chiesa: S.
Martino Vescovo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 214, abitanti del 1745 n° 116, abitanti del 1833 n° 141 - nome del luogo: Mommio, titolo della chiesa: S.
Martino (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 266, abitanti del 1745 n° 177, abitanti del 1833 n° 200 - nome del luogo: Moncigoli, titolo della chiesa: S. Maria Maddalena (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 246, abitanti del 1745 n° 221, abitanti del 1833 n° 243 - nome del luogo: Monte deâBianchi, titolo della chiesa: S. Maria della Neve e S. Martino (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 341, abitanti del 1833 n° - nome del luogo: Monzone, titolo della chiesa: S.
Prospero Vescovo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 224, abitanti del 1745 n° 273, abitanti del 1833 n° 397 - nome del luogo: Poâ, titolo della chiesa: S. Matteo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 193, abitanti del 1745 n° 148, abitanti del 1833 n° 193 - nome del luogo: Pognana, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (giĂ di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 224, abitanti del 1745 n° 265, abitanti del 1833 n° 361 - nome del luogo: Posara, titolo della chiesa: S.
Colombano Abate (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 247, abitanti del 1745 n° 157, abitanti del 1833 n° 256 - nome del luogo: Quarazzana, titolo della chiesa: S.
Biagio (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 108, abitanti del 1745 n° 88, abitanti del 1833 n° 107 - nome del luogo: Rometta, titolo della chiesa: SS. Pietro e Paolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° -, abitanti del 1745 n° 143, abitanti del 1833 n° 167 - nome del luogo: Sassalbo, titolo della chiesa: S. Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 192, abitanti del 1745 n° 211, abitanti del 1833 n° 394 - nome del luogo: Soliera, titolo della chiesa: S. Maria Assunta (Pieve Arcipretura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 439, abitanti del 1745 n° 308, abitanti del 1833 n° 447 - nome del luogo: Spicciano, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 123, abitanti del 1745 n° 96, abitanti del 1833 n° 117 - nome del luogo: Tenerano, titolo della chiesa: S.
Michele (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 144, abitanti del 1745 n° 162, abitanti del 1833 n° 169 - nome del luogo: Terenzano e Turlago, titolo della chiesa: SS. Jacopo e Felice (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 213, abitanti del 1745 n° 82, abitanti del 1833 n° 248 - nome del luogo: San Terenzo, titolo della chiesa: S.
Terenzio (Prioria), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 339, abitanti del 1745 n° 478, abitanti del 1833 n° 476 - nome del luogo: Torsana, titolo della chiesa: S. Jacopo maggiore (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 45, abitanti del 1745 n° -, abitanti del 1833 n° 56 - nome del luogo: Turano, titolo della chiesa: S.
Francesco (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 118, abitanti del 1745 n° 70, abitanti del 1833 n° 70 - nome del luogo: Vendaso, titolo della chiesa: S. Paolo (Pieve), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni- Sarzana), abitanti del 1551 n° 225, abitanti del 1745 n° 167, abitanti del 1833 n° 249 - nome del luogo: Verrucola, titolo della chiesa: S.
Margherita (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 57, abitanti del 1745 n° 119, abitanti del 1833 n° 187 - nome del luogo: Vinca, titolo della chiesa: S. Andrea Apostolo (Cura), diocesi cui appartiene: Pontremoli (già di Luni-Sarzana), abitanti del 1551 n° 426, abitanti del 1745 n° 340, abitanti del 1833 n° 438 - Somma totale abitanti anno 1551 n° 9644 - Somma totale abitanti anno 1745 n° 9915 - Somma totale abitanti anno 1833 n° 12672
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 298.
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