GALATRONA
(Galatruna, già Canastruna) nei poggi del Val d’Arno superiore.
– Castellare già castello formato da più torri, di cui resta tuttora una delle maggiori con antica pieve (S. Gio. Battista) detta a Petriolo, nella Comunità e quasi 3 miglia toscane a ponente libeccio del Bucine, Giurisdizione e miglia toscane 3 e 1/2 a ostro di Montevarchi, Diocesi e Compartimento di Arezzo.
Risiede sulla cresta dei poggi che formano il contrafforte settentrionale a Monteluco del Chianti sulla sinistra del fiume Ambra, e alla destra del torrente Trigesimo o di Caposelvi suo tributario. La torre superstite di Galatrona si alza a una elevatezza di 859 br. sopra il livello del mare Mediterraneo.
Nelle scritture antiche questo luogo portava il nome di Canastruna; tale fra le altre ce lo indica una carta del 25 maggio 963 scritta in Canastruna, nella quale si tratta della renunzia fatta da un Teudiperto figlio del fu Rigimbaldo della porzione del suo giuspadronato sulla chiesa di S. Martino posta in luogo Streula (forse Stielle) nel piviere di S. Marcellino in Chianti. (ARCH. DIPL.
FIOR. Badia di Coltibuono).
Il castello di Galatrona, e la torre di S. Reparata con altre terre del Viscontado di Val d’Ambra dei CC. Guidi, furono occupate da Saccone Tarlati, al quale le tols ero nel 1335 i Fiorentini, allorchè quegli abitanti furono affrancati per cinque anni da ogni gravezza. –(GIOV.
VILLANI, Cronaca lib. XI cap. 41.) Nel secolo XIV il magistrato degli Otto destinati alla conservazione delle fortezze e rocche del Comune di Firenze diedero la consegna, come castellani della rocca e torri di Galatrona, a quei cittadini che furono estratti a sorte dalle borse. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. Gen.).
La pieve di S. Giovan Battista a Petriolo, ossia a Galatrona, fu dichiarata arcipretura con decreto vescovile del 2. maggio 1744. Essa nel secolo XIV contava undici chiese filiali, attualmente ridotte a 7, cioè: 1.S. Maria di Strada; 2. S. Giusto a Nusenna; 3. S. Donato a Rendola; 4. S. Michele a Tontenano; 5. S. Biagio alla Torre a Mercatale; 6. S. Reparata a Mercatale; 7. SS. Jacopo e Cristofano a Solata. – Le atre quattro ch. filiali erano: 1.
S. Mattia a Castelvecchio , distrutta; 2. S. Lorenzo a Caposelvi , assegnata al piviere di Levane; 3. S. Croce a Pietravelsa , soppressa; 4. S. Andrea a Cennano assegnata alla diocesi di Fiesole, e traslocata nella Terra di Montevarchi.
La chiesa di Galatrona è di antica costruzione; ivi conservasi un battistero di alto-rilievo in terra verniciata lavorato dagli artisti della Robbia.
Al popolo di Galatrona apparteneva quel Nepo fatto comparire Mago da Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico in una celia un po’ troppo pericolosa e lunga, che raccontasi fatta al medico maestro Manente in una giocosa novella del Lasca, ripetuta nelle Veglie piacevoli del Manni.
La parrocchia plebana di Petriolo, ossia di S. Giov.
Battista a Galatrona conta 256 abitanti.
Risiede sulla cresta dei poggi che formano il contrafforte settentrionale a Monteluco del Chianti sulla sinistra del fiume Ambra, e alla destra del torrente Trigesimo o di Caposelvi suo tributario. La torre superstite di Galatrona si alza a una elevatezza di 859 br. sopra il livello del mare Mediterraneo.
Nelle scritture antiche questo luogo portava il nome di Canastruna; tale fra le altre ce lo indica una carta del 25 maggio 963 scritta in Canastruna, nella quale si tratta della renunzia fatta da un Teudiperto figlio del fu Rigimbaldo della porzione del suo giuspadronato sulla chiesa di S. Martino posta in luogo Streula (forse Stielle) nel piviere di S. Marcellino in Chianti. (ARCH. DIPL.
FIOR. Badia di Coltibuono).
Il castello di Galatrona, e la torre di S. Reparata con altre terre del Viscontado di Val d’Ambra dei CC. Guidi, furono occupate da Saccone Tarlati, al quale le tols ero nel 1335 i Fiorentini, allorchè quegli abitanti furono affrancati per cinque anni da ogni gravezza. –(GIOV.
VILLANI, Cronaca lib. XI cap. 41.) Nel secolo XIV il magistrato degli Otto destinati alla conservazione delle fortezze e rocche del Comune di Firenze diedero la consegna, come castellani della rocca e torri di Galatrona, a quei cittadini che furono estratti a sorte dalle borse. – (ARCH. DIPL. FIOR. Carte dell’Arch. Gen.).
La pieve di S. Giovan Battista a Petriolo, ossia a Galatrona, fu dichiarata arcipretura con decreto vescovile del 2. maggio 1744. Essa nel secolo XIV contava undici chiese filiali, attualmente ridotte a 7, cioè: 1.S. Maria di Strada; 2. S. Giusto a Nusenna; 3. S. Donato a Rendola; 4. S. Michele a Tontenano; 5. S. Biagio alla Torre a Mercatale; 6. S. Reparata a Mercatale; 7. SS. Jacopo e Cristofano a Solata. – Le atre quattro ch. filiali erano: 1.
S. Mattia a Castelvecchio , distrutta; 2. S. Lorenzo a Caposelvi , assegnata al piviere di Levane; 3. S. Croce a Pietravelsa , soppressa; 4. S. Andrea a Cennano assegnata alla diocesi di Fiesole, e traslocata nella Terra di Montevarchi.
La chiesa di Galatrona è di antica costruzione; ivi conservasi un battistero di alto-rilievo in terra verniciata lavorato dagli artisti della Robbia.
Al popolo di Galatrona apparteneva quel Nepo fatto comparire Mago da Lorenzo de’ Medici detto il Magnifico in una celia un po’ troppo pericolosa e lunga, che raccontasi fatta al medico maestro Manente in una giocosa novella del Lasca, ripetuta nelle Veglie piacevoli del Manni.
La parrocchia plebana di Petriolo, ossia di S. Giov.
Battista a Galatrona conta 256 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 374.
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