GASTRA (S. BARTOLOMMEO A)
nel Val d’Arno superiore.
– Eremo abbandonato nel giogo dell’appennino di Pratomagno sopra le sorgenti del torrente Resco Simontano, fra il piviere di Cascia e quello del Pian di Scò, Comunità medesima, Giurisdizione di Castel Franco, Diocesi di Fiesole, Compartimento di Arezzo.
La prima memoria dell’eremo di Gastra risale al principio del secolo XI, quando, nel marzo del 1008, un tal Guido, chiamato Guinizzone, figlio di un altro Guinizzone, stando in Gastra donò alla badia di S. Trinita in Alpi, e per essa a Bonizzone abbate della medesima, quattro piccoli poderi posti nel piviere di S. Maria a Scò, nei nomignoli detti alla Corte, al Campo Romagnoli, e a Vitoni, oltre la sesta parte dei prati e selve con altri beni che egli possedeva nell’Alpe di Gastra , in Frassineta, e a Gastrigola, le quali possessioni si descrissero con i seguenti confini; 1.° rio de Lecuville, qui dividit intra Frassinetulo et Lecuville usque alla Incisa; 2.° intra Castilione et Monte Acutulo, et usque in jugo de Alpe; de 3.° latere jugo de Alpe; et de 4.° latere currit rio qui vocatur Resclo. – Tale donazione fu accompagnata dall’obbligo all’abbate e monaci di S. Trinita in Alpi di edificare dentro i designati beni nel termine di tre anni una chiesa in onore della B. Vergine, di S. Bartolommeo e di S. Benedetto con l’abitazione per gli eremiti. Quindi nell’agosto del 1014 Uberto figlio di Guido (forse del suddetto Guido di Guinizzone) e Ranieri del fu Ranieri, stando in Soffena, rinunziarono ai monaci di S. Trinita in Alpi la porzione del giuspadronato che lor competeva sopra i beni e la chiesa de’SS. Bartolommeo e Benedetto a Gastra, con aggiunger inoltre il dono di un podere situato in Laterina.
Nel 1278 ai 20 marzo, Ranieri ed altri Pazzi del Val d’Arno, di quelli che fecero alle strade orribil guerra, promisero all’abbate di S. Trinita in Alpi di restituire i possessi che avevano tolti al monastero di S.
Bartolommeo di Gastra, appartenuti alla stessa badia.
(ARCH. DIPL. FIOR. Carte della badia di Ripoli).
Nei secoli posteriori l’eremo di Gastra fu riunito coi suoi beni e con titolo di priorato alla badia di Soffena, stata pur’essa membro della badia di S. Trinita in Alpi, innanzi che l’una e l’altro fossero dati alla Congregazione di Vallombrosa; cosicchè l’abbate claustrale quindi l’abb.
commendatario portava il doppio titolo di abbate di Gastra e Soffena.
Era commendatario di quei luoghi pii l’abb. Baldovinetti di Firenze, allorchè il GRANDUCA PIETRO LEOPOLDO I, nel 1779, soppresse i due già deserti cenobii, assegnando il patrimonio di Gastra alla nuova pieve di S. Tommaso a Castel Franco di Sopra. – Vedere CASTEL FRANCO DI SOPRA.
La prima memoria dell’eremo di Gastra risale al principio del secolo XI, quando, nel marzo del 1008, un tal Guido, chiamato Guinizzone, figlio di un altro Guinizzone, stando in Gastra donò alla badia di S. Trinita in Alpi, e per essa a Bonizzone abbate della medesima, quattro piccoli poderi posti nel piviere di S. Maria a Scò, nei nomignoli detti alla Corte, al Campo Romagnoli, e a Vitoni, oltre la sesta parte dei prati e selve con altri beni che egli possedeva nell’Alpe di Gastra , in Frassineta, e a Gastrigola, le quali possessioni si descrissero con i seguenti confini; 1.° rio de Lecuville, qui dividit intra Frassinetulo et Lecuville usque alla Incisa; 2.° intra Castilione et Monte Acutulo, et usque in jugo de Alpe; de 3.° latere jugo de Alpe; et de 4.° latere currit rio qui vocatur Resclo. – Tale donazione fu accompagnata dall’obbligo all’abbate e monaci di S. Trinita in Alpi di edificare dentro i designati beni nel termine di tre anni una chiesa in onore della B. Vergine, di S. Bartolommeo e di S. Benedetto con l’abitazione per gli eremiti. Quindi nell’agosto del 1014 Uberto figlio di Guido (forse del suddetto Guido di Guinizzone) e Ranieri del fu Ranieri, stando in Soffena, rinunziarono ai monaci di S. Trinita in Alpi la porzione del giuspadronato che lor competeva sopra i beni e la chiesa de’SS. Bartolommeo e Benedetto a Gastra, con aggiunger inoltre il dono di un podere situato in Laterina.
Nel 1278 ai 20 marzo, Ranieri ed altri Pazzi del Val d’Arno, di quelli che fecero alle strade orribil guerra, promisero all’abbate di S. Trinita in Alpi di restituire i possessi che avevano tolti al monastero di S.
Bartolommeo di Gastra, appartenuti alla stessa badia.
(ARCH. DIPL. FIOR. Carte della badia di Ripoli).
Nei secoli posteriori l’eremo di Gastra fu riunito coi suoi beni e con titolo di priorato alla badia di Soffena, stata pur’essa membro della badia di S. Trinita in Alpi, innanzi che l’una e l’altro fossero dati alla Congregazione di Vallombrosa; cosicchè l’abbate claustrale quindi l’abb.
commendatario portava il doppio titolo di abbate di Gastra e Soffena.
Era commendatario di quei luoghi pii l’abb. Baldovinetti di Firenze, allorchè il GRANDUCA PIETRO LEOPOLDO I, nel 1779, soppresse i due già deserti cenobii, assegnando il patrimonio di Gastra alla nuova pieve di S. Tommaso a Castel Franco di Sopra. – Vedere CASTEL FRANCO DI SOPRA.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 411.
We can't find the internet
Attempting to reconnect
Something went wrong!
Hang in there while we get back on track