GELLO DELL’ABATE, o sia GELLO del Casentino
– Casale da cui prende il nomignolo una chiesa parrocchiale ora battesimale, (S. Martino) già filiale della pieve di Partina, con l’annesso di S. Giovanni a Tramoggiano, nella Comunità Giurisdizione e 4 miglia toscane a levante grecale di Bibbiena, Diocesi e Compartimento di Arezzo.
Giace sopra un risalto di poggio alla sinistra del torrente Corsalone e della strada pedonale che monta verso l’Appennino del Bastione.
Si disse Gello dell’Abate stante che questo castelletto fù soggetto agli abati Camaldolensi di Prataglia, i quali ne divennero a poco a poco signori mediante varie donazioni fatte loro pro remedio animae sotto gli anni 1019, 1021, 1065 e 1114 (ANNAL. CAMALD.).
Verso il 1314 il castello di Gello e quelli di Banzena e di Serravalle furono tolti agli abbati di Prataglia da Guido Tarlati vescovo di Arezzo, dal quale passarono nel fratello Pier Saccone e suoi figli; con tutto chè al Com. di Arezzo fosse stato confermato da Carlo IV (anno 1356) il castello di Gello dell’Abate. Ma espugnata dai Fiorentini Bibbiena, e fatto ivi prigioniero Marco di Pier Saccone, egli, o piuttosto un di lui fratello bastardo, come altri scrissero, per nome Luzzi, con la mediazione dei Senesi annuendovi l’abbate di Prataglia, vendè (5 aprile 1361) alla Signoria di Firenze il castello di Gello dell’Abate, onorato da Matteo Villani del titolo di bel castelletto attorniato da buoni terreni, per fornire il quale nel 1390 la Rep. fior. inviò, al dire dell’Ammirato, 100 muli carichi di grano.
Alla parrocchia di S. Martino a Gello dell’Abate fu da lunga mano aggregata quella di S. Giovanni a Tramoggiano, uno degli antichi comunelli di Bibbiena, e patria di quell’eccellente miniatore, Domenico della Tramoggiana, che miniò per la Metropolitana fiorentina due libri corali, pei quali ottenne di premio 1000 fiorini d’oro. (TIRABOSCHI Humiliat. Monum. T. II. P. 405).
La parrocchia di Gello dell’Abate conta 150 abitanti.
Giace sopra un risalto di poggio alla sinistra del torrente Corsalone e della strada pedonale che monta verso l’Appennino del Bastione.
Si disse Gello dell’Abate stante che questo castelletto fù soggetto agli abati Camaldolensi di Prataglia, i quali ne divennero a poco a poco signori mediante varie donazioni fatte loro pro remedio animae sotto gli anni 1019, 1021, 1065 e 1114 (ANNAL. CAMALD.).
Verso il 1314 il castello di Gello e quelli di Banzena e di Serravalle furono tolti agli abbati di Prataglia da Guido Tarlati vescovo di Arezzo, dal quale passarono nel fratello Pier Saccone e suoi figli; con tutto chè al Com. di Arezzo fosse stato confermato da Carlo IV (anno 1356) il castello di Gello dell’Abate. Ma espugnata dai Fiorentini Bibbiena, e fatto ivi prigioniero Marco di Pier Saccone, egli, o piuttosto un di lui fratello bastardo, come altri scrissero, per nome Luzzi, con la mediazione dei Senesi annuendovi l’abbate di Prataglia, vendè (5 aprile 1361) alla Signoria di Firenze il castello di Gello dell’Abate, onorato da Matteo Villani del titolo di bel castelletto attorniato da buoni terreni, per fornire il quale nel 1390 la Rep. fior. inviò, al dire dell’Ammirato, 100 muli carichi di grano.
Alla parrocchia di S. Martino a Gello dell’Abate fu da lunga mano aggregata quella di S. Giovanni a Tramoggiano, uno degli antichi comunelli di Bibbiena, e patria di quell’eccellente miniatore, Domenico della Tramoggiana, che miniò per la Metropolitana fiorentina due libri corali, pei quali ottenne di premio 1000 fiorini d’oro. (TIRABOSCHI Humiliat. Monum. T. II. P. 405).
La parrocchia di Gello dell’Abate conta 150 abitanti.
Riferimento bibliografico:
E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 424.
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