GERFALCO

in Val di Cecina.

– Castello smantellato, ora villaggio sopra un monte omonimo con pieve (S. Biagio) nella Comunità Giurisdizione e circa 6 miglia toscane a maestro di Montieri, Diocesi di Volterra, Comprensorio di Siena.
Risiede fra le sorgenti del fiume Cecina a del torrente Pavone suo tributario, in una insenatura di monte verso l’estremità orientale delle Cornate di Gerfalco, che gli sovrastano; benchè il villaggio sia a un’elevatezza di 1345 br. sopra il livello del mare Mediterraneo.
Essendo stata designata con il vocabolo istesso di Gerfalco la rocca sopra il monte di Cortona, dove ora si dice il Torreone, ciò darebbe quasi a indicare, che sotto simili nomignoli si volesse una volta dare ad intendere un qualche fortilizio situato nella cima di un monte scosceso, quasi abituro dei falchi, che gli girano intorno.
Ma se l’etimologia di Gerfalco è ignota, anche l’istoria del paese non si rende gran fatto palese prima del secolo XII.
A quell’età tenevano pertanto un baronale dominio in Gerfalco i conti Pannocchieschi, dalla di cui di schiatta era disceso Ildebrando potentissimo vescovo di Volterra che fu, ora tra i seguaci della lega guelfa in Toscana, ora uno dei capi dell’opposto partito, militante per Federigo I e per Arrigo VI suo figliuolo. Da quest’ultimo infatti, vivente ancora il padre, nell’agosto del 1186 il vesc.
Ildebrando impetrò un magnifico privilegio, col quale ottenne, fra i molti dominii e giurisdizioni temporali dei villaggi e casali compresi nella diocesi di Volterra, la conferma della metà del castello di Gerfalco e del suo distretto, comprese eziandio le sue miniere di argento.
In conseguenza di ciò i vescovi volterrani successori d’Ildedbrando continuarono a godere di una porzione del feudo e dei vassalli di Gerfalco anche dopo la battaglia di Montaperto (anno 1260), tostochè in un registro dell’Arch. delle Riformagioni di Siena, all’anno 1266, si trovano descritti i nomi e il numero degli abitanti di Gerfalco che dovevano restare fedeli del C. Manovello figlio del C. Ranieri d’Elci, mediante la cessione fatta a di lui favore dal vescovo di Volterra della sua porzione feudale di quel castello.
Nel 1303 Dino de’ Pannocchieschi, conte di Castiglion Bernardi, vendè a uno dei suoi consorti, Mangiante d’Inghiramo del castel della Pietra, i diritti che gli appartenevano sopra quello di Gerfalco.
Ma nel 1317, il C. Bernardino di Fazio de’ Pannocchieschi avendo obbligato con istrumento del 16 ottobre al Com. di Volterra altra porzione dei castelli di Travale e di Gerfalco, gli abitanti risolvettero di sottomettersi al Comune di Massa, dal quale, per quanto essi ottenessero condizioni onorevoli, ben presto si distaccarono; tostochè è volontariamente, oppur costretti, nel 1318, ai 13 ottobre mediante i loro sindachi si posero sotto il patrocinio dei Senesi, salve le ragioni, che avevano nel loro paese i conti Pannocchieschi.
Un consimile atto di sudditanza, con l’obbligo di recare nel 14 agosto, un annuo tributo a Siena fu rinnovato dai delegati del Comune di Gerfalco avanti ai Nove governatori di Siena nel 16 dicembre del 1331: e nuovamente, nel 1340, all’occasione che il C. Gaddo e il C. Andronico del fu Cantino signori di Elci alienarono alla Rep. senese la loro porzione dei diritti che potevano pretendere su quel castello. Quindi si aggiunsero nel 1357 e nel 1360 le rendite di altri individui della stessa stirpe, i quali rinunziarono ogni loro ragione sul castello di Gerfalco e suo territorio alla Repubblica. – (ARCH.
DIPL. FIOR. e SEN.,Carte di Massa, e Kaleffo nero delle Riformagioni di Siena).
Da quell’epoca i Nove governatori della Rep. senese destinarono in Gerfalco un giusdicente minore, per giudicare nel civile a tenore dello statuto comunitativo.
Il territorio di Gerfalco è noto per i suoi marmi color persichino, dei quali nel secolo XIV si giovarono i Senesi per la fabbrica specialmente del loro bel Duomo. – Vedere CORNATE DI GERFALCO.
Non sò però quanto potessero i ves covi di Volterra, o chi per essi, dalle miniere di argento, delle quali fu fatta menzione nel diploma di Arrigo VI sopra enunciato. Ad esse probabilmente appartengono le vestige di antichi scavi che attualmente ripieni incontransi nelle convalli di Gerfalco, e nominatamente fra il Poggio di Mutti e le due Cornate. –(SANTI, Viaggio terzo per la Toscana).
.Nell’anno 1323 edificavasi prossimo a Gerfalco un convento di Eremiti Agostiniani sotto il titolo di S. Croce, dopo che per cagion delle guerre restò devas tato un più antico claustro situato nel distretto medesimo sopra il poggio denominato Monte Beni. Non avendo pertanto quei frati mezzi sufficienti da proseguire la fabbrica dalla chiesa e del chiostro, con istrumento degli 11 agosto 1323, venderono al Com. di Massa il predetto poggio di Monte Beni con i terreni adiacenti.(ARCH. DIPL. FIOR.
Carte di Massa).
La parrocchia di S. Biagio a Gerfalco nel 1594 aveva 870 abitanti; nel 1640 ne contava 717; nel 1745 era ridotta a 413, mentre nel 1833 noverava 748 abitanti.
Riferimento bibliografico:

E. REPETTI, Dizionario geografico fisico storico della Toscana, 1835, Volume II, p. 430.